Difendiamo il profeta Agabo dagli attacchi
di Nicola Martella (aggiornato il 19 Marzo 2010) |
In
questo articolo dal titolo ‘AGABO’ di Nicola Martella, che è un noto studioso
biblico appartenente a quel gruppo di Chiese Evangeliche chiamate ‘Chiese dei
fratelli’, ho riscontrato diverse menzogne dette contro il nostro fratello
Agabo, che era profeta, e di cui parla Luca nel libro degli Atti, e voglio
quindi confutarle. |
http://www.puntoacroce.altervista.org/DizBB/Agabo_Sh.htm
Martella dice: |
Agabo è una figura singolare e difficile da inquadrare. Era un profeta
del cristianesimo o del giudaismo? È difficile dirlo. A quel tempo il
cristianesimo era a maggioranza giudaica e tra il giudaismo cristiano e
quello storico era tutto fluido. Agabo viene menzionato in due circostanze
specifiche del libro degli Atti (11; 21). |
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Io dico: |
Io
non vedo affatto in Agabo una figura singolare e difficile da inquadrare, in
quanto egli era un profeta, uno dei profeti esistenti nella Chiesa Primitiva.
Egli era un Giudeo credente, cioè un Giudeo che aveva creduto che Gesù era il
Cristo. Quando leggiamo di lui la prima volta nel libro degli Atti, ci viene
detto: “Or in que’ giorni, scesero de’ profeti da Gerusalemme ad Antiochia. E
un di loro, chiamato per nome Agabo, levatosi, predisse per lo Spirito che ci
sarebbe stata una gran carestia per tutta la terra; ed essa ci fu sotto
Claudio” (Atti 11:27-28). |
Dunque
Agabo era un profeta; aveva ricevuto uno dei doni di ministerio di cui Paolo
parla ai santi di Efeso, doni fatti da Cristo per l’edificazione del corpo di
Cristo e per il perfezionamento dei santi (Efesini 4:11-12). Non sappiamo i
nomi degli altri profeti che in quell’occasione salirono da Gerusalemme ad
Antiochia, ma comunque conosciamo i nomi di altri profeti Giudei credenti di
allora, ed erano Giuda e Sila, secondo che è scritto: “E Giuda e Sila,
anch’essi, essendo profeti, con molte parole li esortarono e li confermarono”
(Atti 15:32), i quali sono definiti “uomini autorevoli tra i fratelli” (Atti
15:22). |
C’erano
altri profeti di cui si fa il nome anche nella Chiesa di Antiochia, secondo
che è scritto: “Or nella chiesa d’Antiochia v’eran dei profeti e dei dottori:
Barnaba, Simeone chiamato Niger, Lucio di Cirene, Manaen, fratello di latte
di Erode il tetrarca, e Saulo” (Atti 13:1). |
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Martella dice: |
La prima volta che Agabo comparve, fu ad Antiochia, quando scese
insieme ad altri profeti da Gerusalemme (At 11). Qui su quanto egli «predisse
per lo Spirito», ossia una «gran carestia per tutta la terra», Luca confermò
che «essa ci fu sotto Claudio» (At 11,27s). In quel tempo di estrema fluidità
religiosa all’interno del giudaismo globale (cristiano e non), predire non
era riservato solo ai cristiani e neppure farlo mediante lo Spirito (o
appellarsi a Lui per predire); Giovanni, ad esempio, attribuì al sommo
sacerdote una facoltà profetica e addirittura proditoria, legata al suo
ufficio particolare e non limitata solo a Caiafa (Gv 11,49-52). |
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Io dico: |
Dunque,
in base a queste parole di Martella, che come vedremo dopo lui le conferma,
Agabo era un Giudeo che ancora non aveva creduto, e il fatto che egli
predisse per lo Spirito che ci sarebbe stata una grande carestia non deve far
pensare che fosse un profeta Giudeo credente, appartenente dunque alla
comunità dei Cristiani, e questo perché in quel periodo il futuro era
predetto pure da persone non credenti, come infatti aveva fatto Caiàfa. |
Ora
vediamo cosa ci viene detto dalla Scrittura di questa profezia fatta da
Caiàfa: “I capi sacerdoti quindi e i Farisei radunarono il Sinedrio e
dicevano: Che facciamo? perché quest’uomo fa molti miracoli. Se lo lasciamo
fare, tutti crederanno in lui; e i Romani verranno e ci distruggeranno e
città e nazione. E un di loro, Caiàfa, che era sommo sacerdote di quell’anno,
disse loro: Voi non capite nulla; e non riflettete come vi torni conto che un
uomo solo muoia per il popolo, e non perisca tutta la nazione. Or egli non
disse questo di suo; ma siccome era sommo sacerdote di quell’anno, profetò
che Gesù dovea morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche
per raccogliere in uno i figliuoli di Dio dispersi” (Giovanni 11:47-52). Ora,
io dico, ma come si fa a mettere Caiàfa sullo stesso livello di Agabo,
semplicemente perché Dio gli aprì la bocca in quell’occasione e gli fece
proferire delle parole profetiche? Caiàfa – benché fosse un nemico di Gesù
Cristo - non disse quelle parole di suo, e quindi le disse sospinto da Dio
senza però che lui se ne rendesse conto che quelle parole fossero profetiche.
Caiàfa non credeva infatti che Gesù fosse il Messia che Dio aveva preordinato
sin dalla fondazione del mondo a morire per i peccati di Israele, e oltre a ciò,
Caiàfa non era un profeta. Ma Agabo era uno che aveva creduto che in Gesù di
Nazaret si erano adempiute le profezie degli antichi profeti, quindi si
trattava di un VERO CREDENTE; e oltre
a ciò Agabo era profeta. |
E
poi Luca ci dice che Agabo fece la predizione per lo Spirito, esattamente
come avveniva sotto l’Antico Testamento con i profeti di Dio, perché anche
loro fecero le loro predizioni per lo Spirito. Prendiamo ad esempio Davide,
che la Scrittura dice che era profeta (Atti 2:30): egli fece una precisa
predizione per lo Spirito concernente Giuda, secondo che è scritto:
“Fratelli, bisognava che si adempisse la profezia della Scrittura pronunziata
dallo Spirito Santo per bocca di Davide intorno a Giuda, che fu la guida di
quelli che arrestarono Gesù” (Atti 1:16). L’espressione dunque ‘Predisse per
lo Spirito” sta ad indicare che lo Spirito parlò per bocca di Agabo, nella
stessa maniera che aveva parlato tramite Davide sotto l’Antico Patto. |
Ed
ancora, vorrei ricordare che nel Nuovo Testamento quando viene detto di
qualcuno che ha fatto qualcosa PER LO SPIRITO ciò vuol dire che lo Spirito di
Dio era in lui. Facciamo l’esempio di Gesù: Luca dice che “Gesù giubilò per
lo Spirito Santo” (Luca 10:21), e che, prima di essere assunto in cielo, egli
diede “per lo Spirito Santo dei comandamenti agli apostoli che avea scelto”
(Atti 1:2). |
Noi
gridiamo ‘Abba! Padre!’ per lo Spirito Santo che è nei nostri cuori (Romani
8:15), che è lo spirito d’adozione che abbiamo ricevuto da Dio; e preghiamo
“per lo Spirito, con ogni sorta di preghiere e di supplicazioni” (Efesini 6:18), appunto perché lo Spirito è
in noi. |
Dunque,
se Agabo fece quella predizione per lo Spirito, ciò vuol dire che lo Spirito
di Cristo era in lui, e quindi egli era di Cristo (Romani 8:9); ed anche che
lo Spirito Santo non aveva cessato di annunciare le cose a venire. |
E
c’è anche da dire un'altra cosa, che mentre Caiàfa non si rese conto o non fu
consapevole di avere profetizzato, il profeta Agabo si rese perfettamente
conto di avere fatto una predizione. |
Dunque
le parole del Martella sono del tutto sbagliate, come sono sbagliati anche i
suoi paragoni. |
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Martella dice: |
Si noti comunque come Luca tiene tutto indistinto — «alcuni profeti…
e uno di loro, chiamato per nome Agabo» — come se non fosse poi così
conosciuto ai lettori. Solo un’altra volta c’è negli Atti l’espressione «(un
certo…) chiamato per nome» e si riferisce al rabbino Gamaliele, che mai
divenne cristiano e che era perciò sconosciuto alla maggioranza dei
cristiani, sebbene in Gerusalemme fosse «onorato da tutto il popolo» (At
5,34). Agabo era quindi un profeta del giudaismo cristiano o del giudaismo
storico? La bilancia sembra pendere per la seconda possibilità. |
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Io dico: |
Ecco
adesso un altro sofisma che tira fuori Martella, per far passare Agabo per un
profeta appartenente al giudaismo storico e non alla comunità di Giudei che
avevano creduto in Cristo, e quindi per sostenere che Agabo NON ERA UN
CRISTIANO. Lui praticamente dice che l’espressione “un di loro, chiamato per
nome Agabo” fa il paio con l’espressione “un certo …. chiamato per nome” che
si riferisce a Gamaliele, che non era un Cristiano. |
Ma
la Scrittura dice esplicitamente che Gamaliele non era un credente in quanto
dice: “Un certo Fariseo, chiamato
per nome Gamaliele” (Atti 5:34), mentre di Agabo dice esplicitamente che era
uno dei profeti scesi da Gerusalemme ad Antiochia, che sono cose molto
differenti tra loro. |
E
poi, non solo questo, chissà perché al Martella quando ha letto ‘un di loro,
chiamato per nome Agabo’ è venuto in mente “un certo …. chiamato per nome
Gamaliele”, e non invece questi altri ‘un certo’ trascritti nel libro degli
Atti: “E venne anche a Derba e a Listra; ed ecco, quivi era un certo discepolo, di nome Timoteo,
figliuolo di una donna giudea credente, ma di padre greco” (Atti 16:1), “Dopo
queste cose egli (Paolo), partitosi da Atene, venne a Corinto. E trovato un certo Giudeo, per nome Aquila,
oriundo del Ponto, venuto di recente dall’Italia insieme con Priscilla sua
moglie, perché Claudio avea comandato che tutti i Giudei se ne andassero da
Roma, s’unì a loro. E siccome era del medesimo mestiere, dimorava con loro, e
lavoravano; poiché, di mestiere, eran fabbricanti di tende” (Atti 18:1-3),
“Or un certo Giudeo, per nome
Apollo, oriundo d’Alessandria, uomo eloquente e potente nelle Scritture,
arrivò ad Efeso. Egli era stato ammaestrato nella via del Signore; ed essendo
fervente di spirito, parlava e insegnava accuratamente le cose relative a
Gesù, benché avesse conoscenza soltanto del battesimo di Giovanni” (Atti
18:24-25); “Ma un certo uomo,
chiamato Anania, con Saffira sua moglie, vendé un possesso, e tenne per sé
parte del prezzo, essendone consapevole anche la moglie; e portatane una
parte, la pose ai piedi degli apostoli” (Atti 5:1-2); “Or in Damasco v’era un certo discepolo, chiamato Anania;
e il Signore gli disse in visione: Anania! Ed egli rispose: Eccomi, Signore.
E il Signore a lui: Levati, vattene nella strada detta Diritta, e cerca, in
casa di Giuda, un uomo chiamato Saulo, da Tarso; poiché ecco, egli è in
preghiera, e ha veduto un uomo, chiamato Anania, entrare e imporgli le mani
perché ricuperi la vista” (Atti 9:10-12)! Io ritengo che sia perché lui
partiva dal presupposto che Agabo non fosse un Cristiano, perché se lo avesse
riconosciuto come tale avrebbe pure dovuto riconoscere il ministerio di
profeta ricevuto da Agabo che consisteva anche nel predire eventi futuri ben
precisi come facevano i profeti sotto l’Antico Testamento - e dato che per
Martella: ‘Un «profeta» nel NT è un cristiano che parla pubblicamente, sotto
ispirazione dello Spirito mediante lettura della Scrittura, in modo estemporaneo
«agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di
consolazione»’, in altre parole un ‘«parlatore in pubblico» (sebbene ispirato
dalla lettura della sacra Scrittura mediante lo Spirito Santo) e non, come
falsamente si afferma e si ripete, chi predice il futuro’ |
http://www.puntoacroce.altervista.org/DizBB/Profeti_NT_Car.htm
lui
ha dovuto inventarsi questo paragone del tutto fuori luogo e insensato tra
‘un di loro’ e ‘un certo … chiamato Gamaliele’ per avvalorare la sua tesi
errata. Perché non fare quindi il paragone tra l’espressione ‘un di loro’ (o
quella ‘un certo profeta’ di Atti 21:10, sempre riferita ad Agabo) e gli ‘un
certo’ da me sopra citati, che sono in riferimento tutti a CRISTIANI? Per
evitare appunto di parlare di Agabo come di un Cristiano. Ma ecco che qui
spunta un’altra menzogna detta dal Martella, perché dice che ‘Solo un’altra volta c’è negli Atti l’espressione «(un
certo…) chiamato per nome» e si riferisce al rabbino Gamaliele’, perché come abbiamo visto NON E’
AFFATTO COSI’. Che dire? Basterebbe solo questo per mostrare che il Martella
non conosce le Scritture, e gli fa dire quello che vuole lui. |
E’ chiaro dunque che dal punto di vista del
Martella, ragionando come ragiona lui, la bilancia pende dalla parte della
possibilità che Agabo facesse parte del giudaismo storico e non del giudaismo
cristiano. Ma siccome i suoi ragionamenti sono vani, la sua bilancia è falsa,
ecco perché pende da quella parte. Sono le stesse Scritture che giudicano la
sua bilancia falsa. |
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Martella dice: |
Tutto ciò si rafforza in At 21, in cui molte delle cose che Agabo
predisse non si avverarono nel modo che egli le annunziò. Infatti, di lui è
scritto che a Cesarea (sulla costa della Palestina) «scese dalla Giudea un
certo profeta, di nome Agabo, il quale, venuto da noi…» (At 21,10s). Luca
usando «un certo» (come per Gamaliele in At 5,34) e «da noi», rimarcò
certamente una qualche distanza! Si noti pure che la sua predizione
spettacolare con richiamo allo Spirito Santo e con legamento di mani e piedi
non si avverò nei termini da lui predetti! È vero che Paolo fu catturato dai
Giudei in Gerusalemme, tuttavia non lo legarono mani e piedi, ma «gli misero
le mani addosso» (v. 27) e lo buttarono fuori del tempio (v. 30). Quindi non
solo non lo legarono mani e piedi, ma neppure lo misero «nelle mani dei
Gentili»; successe al contrario che come i Giudei cercavano d’ucciderlo (v.
31) e comparvero il tribuno con soldati e centurioni, i primi «cessarono di
percuotere Paolo» (v. 32). Fu solo allora che i soldati (non i Giudei) su
ordine del tribuno legarono Paolo con «due catene» (v. 33), quindi neppure
con corde, come aveva detto invece Agabo. |
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Io dico: |
Tralascio
la tesi di Martella a proposito dell’espressione ‘un certo profeta’ che
secondo lui rimarca certamente una qualche distanza, perché l’ho già
confutata prima menzionando tutti quei ‘un certo’ presenti negli Atti e che
si riferiscono a CRISTIANI. Dico però solo questo in merito a questo suo
discorso: il Martella dovrebbe spiegarci se anche quando la Bibbia dice “un certo discepolo, di nome Timoteo”,
o “Or in Damasco v’era un certo
discepolo, chiamato Anania” rimarca certamente una qualche distanza!! |
Veniamo
alla predizione fatta da Agabo a casa di Filippo e che concerneva l’arresto
di Paolo a Gerusalemme. |
Innanzi
tutto diciamo che fu lo Spirito a fare quella predizione e che Agabo fu solo
lo strumento, infatti dice la Scrittura: “Eravamo quivi da molti giorni,
quando scese dalla Giudea un certo profeta, di nome Agabo, il quale, venuto
da noi, prese la cintura di Paolo, se ne legò i piedi e le mani, e disse:
Questo dice lo Spirito Santo: Così legheranno i Giudei a Gerusalemme l’uomo
di cui è questa cintura, e lo metteranno nelle mani dei Gentili” (Atti
21:10-11). |
In
secondo luogo diciamo che le parole del profeta Agabo “questo dice lo Spirito
Santo” assomigliano a queste dell’apostolo Paolo: “Lo Spirito dice
espressamente che …” (1 Timoteo 4:1), come anche a questa ben nota
espressione usata dai profeti sotto l’Antico Patto: “Così parla il Signore”
(Ezechiele 3:11). Somiglianza questa che mette in rilievo l’autorità con cui
si esprimeva Agabo. |
Ora,
se fu lo Spirito a dire quelle parole, e noi sappiamo che lo Spirito non
parla di suo ma dice tutto quello che ha udito (Giovanni 16:13), dobbiamo
credere che quelle cose furono dette innanzi tutto da Cristo e poi una volta
udite dallo Spirito, rivelate dallo Spirito ad Agabo. Può essere che lo
Spirito abbia dunque detto delle cose che poi non si sono avverate o che si
sono avverate in maniera differente? Io giudico che questo sia
categoricamente da escludere, quindi dobbiamo credere che benché non ci sia
scritto che i Giudei a Gerusalemme legarono mani e piedi Paolo, ciò avvenne.
D’altronde se tempo prima si avverò la predizione dello stesso Agabo a
proposito della carestia, che era stata fatta anche quella per lo Spirito,
dobbiamo anche in questo caso affermare che si avverò tutto quello che lo
Spirito disse tramite lui a proposito dell’arresto di Paolo. E’ vero che non
c’è scritto che i Giudei lo legarono mani e piedi, ma questo non significa
che ciò non avvenne. D’altronde
nel libro degli Atti ci sono cose che non sono scritte, e che noi riteniamo
che si verificarono: una per tutte, il battesimo ministrato nel nome del
Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Noi sappiamo che Gesù comandò
agli apostoli di battezzare in questa maniera (Matteo 28:19), eppure mai nel
libro degli Atti c’è scritto che gli apostoli battezzavano dicendo: ‘Io ti
battezzo nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo’. Che
dovremmo dire allora in questo caso? Che dato che non c’è scritto, gli
apostoli non fecero come Gesù comandò loro di fare? Così non sia. Ma
dirò di più, persino sotto l’Antico Testamento ci fu un profeta di Dio che fece
una predizione di cui poi quando si parla del suo adempimento viene omesso
uno dei particolari predetti, è il caso del profeta Samuele, di cui la
Scrittura dice che “tutto Israele, da Dan fino a Beer-Sceba, riconobbe che
Samuele era stabilito profeta dell’Eterno” (1 Samuele 3:20), ed anche che
“l’Eterno era con lui e non lasciò cader a terra alcuna delle parole di lui”
(1 Samuele 3:19). Samuele era tenuto in grande stima in Israele dal popolo,
tanto che quando Saul e il suo servo non erano riusciti a trovare le asine
perdute, il servo disse a Saul: “Ecco, v’è in questa città un uomo di Dio,
ch’è tenuto in grande onore; tutto quello ch’egli dice, succede sicuramente;
andiamoci; forse egli c’indicherà la via che dobbiamo seguire’ (1 Samuele
9:6). Ora la predizione di Samuele a cui mi riferisco è quella che egli fece
a Saul, poco prima che egli si dipartisse da Samuele per tornare a casa di
suo padre, che è questa: “Oggi, quando tu sarai partito da me, troverai due
uomini presso al sepolcro di Rachele, ai confini di Beniamino, a Tseltsah, i
quali ti diranno: Le asine delle quali andavi in cerca, sono trovate; ed ecco
tuo padre non è più in pensiero per le asine, ma è in pena per voi, e va
dicendo: Che farò io riguardo al mio figliuolo? E quando sarai passato più
innanzi e sarai giunto alla quercia di Tabor, t’incontrerai con tre uomini
che salgono ad adorare Iddio a Bethel, portando l’uno tre capretti, l’altro
tre pani, e il terzo un otre di vino. Essi ti saluteranno, e ti daranno due
pani, che riceverai dalla loro mano. Poi arriverai a Ghibea-Elohim, dov’è la
guarnigione dei Filistei; e avverrà che, entrando in città, incontrerai una
schiera di profeti che scenderanno dall’alto luogo, preceduti da saltèri, da
timpani, da flauti, da cetre, e che profeteranno. E lo spirito dell’Eterno
t’investirà e tu profeterai con loro, e sarai mutato in un altr’uomo. E
quando questi segni ti saranno avvenuti, fa’ quello che avrai occasione di
fare, poiché Dio è teco. Poi scenderai prima di me a Ghilgal; ed ecco io
scenderò verso te per offrire olocausti e sacrifizi di azioni di grazie. Tu
aspetterai sette giorni, finch’io giunga da te e ti faccia sapere quello che
devi fare’. E non appena egli ebbe voltate le spalle per partirsi da Samuele,
Iddio gli mutò il cuore, e tutti quei segni si verificarono in quel medesimo
giorno. E come giunsero a Ghibea, ecco che una schiera di profeti si fece
incontro a Saul; allora lo spirito di Dio lo investì, ed egli si mise a
profetare in mezzo a loro” (1 Samuele 10:2-10). Ora, come potete vedere,
viene detto che “tutti quei segni si verificarono in quel medesimo giorno”,
ma quando lo scrittore passa a descrivere uno di quei segni adempiutosi
(peraltro l’unico di cui dice qualcosa di specifico), dice quanto segue: “E
come giunsero a Ghibea, ecco che una schiera di profeti si fece incontro a
Saul; allora lo spirito di Dio lo investì, ed egli si mise a profetare in
mezzo a loro”. Notate però che in base
a questo racconto la schiera di profeti a Ghibea non erano preceduti da
saltèri, da timpani, da flauti, da cetre, mentre Dio aveva detto tramite
Samuele a Saul: “Poi arriverai a Ghibea-Elohim, dov’è la guarnigione dei
Filistei; e avverrà che, entrando in città, incontrerai una schiera di
profeti che scenderanno dall’alto luogo, preceduti
da saltèri, da timpani, da flauti, da cetre, e che profeteranno. E lo
spirito dell’Eterno t’investirà e tu profeterai con loro, e sarai mutato in
un altr’uomo”. Ora, se dovessimo ragionare come fa Martella, dovremmo dire
che quella particolare predizione non si adempì esattamente nei termini in
cui era stata fatta da Samuele, e quindi che i profeti che Saul incontrò a
Ghibea, che scendevano dall’alto luogo, non erano preceduti ‘da saltèri, da
timpani, da flauti, da cetre’. Possiamo noi arrivare a tale conclusione? No, affatto.
Perché? Perché la Scrittura dice che “tutti quei segni si verificarono in
quel medesimo giorno”. TUTTI QUINDI,
NESSUNO ESCLUSO, ED ESATTAMENTE COME ERANO STATI PREDETTI, ANCHE SE NON C’E’
SCRITTO CHE I PROFETI CHE SAUL INCONTRO’ A GHIBEA ERANO PRECEDUTI DA SALTERI,
TIMPANI, FLAUTI E CETRE. E quindi
possiamo, o meglio dobbiamo, dire che i profeti che Saul incontrò a Ghibea
erano preceduti da ‘saltèri, da
timpani, da flauti, da cetre’, esattamente come aveva predetto il profeta
Samuele. Dunque,
Martella sbaglia nell’affermare che i Giudei non legarono Paolo mani e piedi’. |
E
Martella sbaglia pure quando afferma che i Giudei non misero Paolo nelle mani
dei Gentili, come invece era stato predetto da Agabo, perché è scritto che i
Giudei lo misero nelle mani dei Gentili, eccome se è scritto. E lo ha scritto
sempre Luca nel libro degli Atti, riportando le parole che l’apostolo Paolo
stesso disse personalmente ai principali fra i Giudei che lui riunì a Roma
tre giorni dopo il suo arrivo nella città. Ecco le sue parole: “Fratelli,
senza aver fatto nulla contro il popolo né contro i riti de’ padri, io fui arrestato in Gerusalemme, e di là
dato in man de’ Romani. I quali, avendomi esaminato, volevano rilasciarmi
perché non era in me colpa degna di morte. Ma opponendovisi i Giudei, fui
costretto ad appellarmi a Cesare, senza però aver in animo di portare alcuna
accusa contro la mia nazione. Per questa ragione dunque vi ho chiamati per
vedervi e per parlarvi; perché egli è a causa della speranza d’Israele ch’io
sono stretto da questa catena” (Atti 28:17-20). Le parole dell’apostolo Paolo
sono dunque UNA CHIARA CONFERMA CHE LA PREDIZIONE DI AGABO SI ADEMPI’
ESATTAMENTE COME AVEVA DETTO IL PROFETA, infatti Paolo dice che lui fu
arrestato in Gerusalemme e dato in mano dei Romani. Domando: ‘E chi furono
coloro che lo diedero in mano dei Romani se non i Giudei che in Gerusalemme
lo avevano preso nel tempio?’ Dunque, se noi consideriamo Paolo un uomo che
diceva la verità (lui stesso disse: “Io dico la verità in Cristo, non mento”
Romani 9:1), dobbiamo dire che i Giudei lo afferrarono (o arrestarono) a
Gerusalemme e poi lo diedero nelle mani dei Gentili. E badate che fu Paolo
stesso a dire queste cose circa la sua consegna nelle mani dei Romani da
parte dei Giudei, lui che aveva vissuto tutti quegli eventi in prima persona.
Che vai dunque cianciando Martella? |
Voglio
anche ricordare al Martella che pure sotto l’Antico Patto, abbiamo un caso di
un profeta che predisse qualcosa da parte di Dio che APPARENTEMENTE SEMBRA
non si adempì nei termini da lui detti. E’ l’esempio del profeta Ahija,
secondo che è scritto: “In quel tempo, Abija, figliuolo di Geroboamo, si
ammalò. E Geroboamo disse a sua moglie: ‘Lèvati, ti prego, e travestiti,
affinché non si conosca che tu sei moglie di Geroboamo, e va’ a Sciloh. Ecco,
quivi è il profeta Ahija, il quale predisse di me che sarei stato re di
questo popolo. E prendi teco dieci pani, delle focacce, un vaso di miele, e
va’ da lui; egli ti dirà quello che avverrà di questo fanciullo’. La moglie
di Geroboamo fece così; si levò, andò a Sciloh, e giunse a casa di Ahija.
Ahija non potea vedere, poiché gli s’era offuscata la vista per la
vecchiezza. - Or l’Eterno avea detto ad Ahija: ‘Ecco, la moglie di Geroboamo
sta per venire a consultarti riguardo al suo figliuolo, che è ammalato. Tu
parlale così e così. Quando entrerà, fingerà d’essere un’altra’. - Come
dunque Ahija udì il rumore de’ piedi di lei che entrava per la porta, disse:
‘Entra pure, moglie di Geroboamo; perché fingi d’essere un’altra? Io sono
incaricato di dirti delle cose dure. Va’ e di’ a Geroboamo: - Così parla
l’Eterno, l’Iddio d’Israele: Io t’ho innalzato di mezzo al popolo, t’ho fatto
principe del mio popolo Israele, ed ho strappato il regno dalle mani della
casa di Davide e l’ho dato a te, ma tu non sei stato come il mio servo Davide
il quale osservò i miei comandamenti e mi seguì con tutto il suo cuore, non
facendo se non ciò ch’è giusto agli occhi miei, e hai fatto peggio di tutti
quelli che t’hanno preceduto, e sei andato a farti degli altri dèi e delle
immagini fuse per provocarmi ad ira ed hai gettato me dietro alle tue spalle;
per questo ecco ch’io faccio scender la sventura sulla casa di Geroboamo, e
sterminerò dalla casa di Geroboamo fino all’ultimo uomo, tanto chi è schiavo
come chi è libero in Israele, e spazzerò la casa di Geroboamo, come si spazza
lo sterco finché sia tutto sparito. Quelli della casa di Geroboamo che
morranno in città, saran divorati dai cani; e quelli che morranno per i
campi, li divoreranno gli uccelli del cielo; poiché l’Eterno ha parlato.
Quanto a te, lèvati, vattene a casa tua; e non appena avrai messo piede in
città, il bambino morrà. E tutto Israele lo piangerà e gli darà sepoltura.
Egli è il solo della casa di Geroboamo che sarà messo in un sepolcro, perché
è il solo nella casa di Geroboamo in cui si sia trovato qualcosa di buono,
rispetto all’Eterno, all’Iddio d’Israele. L’Eterno stabilirà sopra Israele un
re, che in quel giorno sterminerà la casa di Geroboamo. E che dico? Non è
forse quello che già succede? E l’Eterno colpirà Israele, che sarà come una
canna agitata nell’acqua; sradicherà Israele da questa buona terra che avea
data ai loro padri, e li disperderà oltre il fiume, perché si son fatti
degl’idoli di Astarte provocando ad ira l’Eterno. E abbandonerà Israele a
cagion dei peccati che Geroboamo ha commessi e fatti commettere a Israele’. -
La moglie di Geroboamo si levò, partì, e giunse a Tirtsa; e com’ella metteva
il piede sulla soglia di casa, il fanciullo morì; e lo seppellirono, e tutto
Israele lo pianse, secondo la parola che l’Eterno avea pronunziata per bocca
del profeta Ahija, suo servo” (1 Re 14:1-18). |
Notate
come il profeta aveva predetto alla donna che il bambino sarebbe morto quando
avrebbe messo piede in città, mentre poi è scritto che il bambino morì mentre
ella metteva il piede sulla soglia di casa. Che faremo allora? Diremo che il
profeta Ahija non era un vero profeta o non era un profeta stabilito da Dio?
Così non sia. E’ chiaro che noi non abbiamo una risposta a questa apparente
contraddizione, ma questo non ci impedisce di credere che la parola del
profeta si adempì nei termini in cui era stata data. |
Peraltro,
a proposito di Agabo, faccio notare che
il profeta Agabo godeva di credibilità e stima nella Chiesa primitiva, in
quanto viene detto da Luca che dopo che Agabo predisse la carestia, “i
discepoli determinarono di mandare, ciascuno secondo le sue facoltà, una
sovvenzione ai fratelli che abitavano in Giudea, il che difatti fecero,
mandandola agli anziani, per mano di Barnaba e di Saulo” (Atti 11:29-30), e
dopo che egli predisse l’arresto di Paolo a Gerusalemme “tanto noi che quei
del luogo lo pregavamo di non salire a Gerusalemme” (Atti 21:12), il che
mostra che quando quell’uomo faceva una predizione veniva accettata come una
parola che poi si sarebbe adempiuta. E questo può accadere solo quando si è
in presenza di un profeta VERO. Quei credenti sapevano che quello che Agabo
prediceva si avverava perché lo prediceva per lo Spirito Santo. |
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Martella dice: |
Che cos’era Agabo? Dio lo sa. A quel tempo era tutto estremamente
in flusso nel giudaismo (cfr. lettera agli Ebrei) e i confini erano tenui.
Anche altri Giudei che non appartenevano ai seguaci di Cristo, facevano opere
simili nel nome di Gesù (Mc 9,38; Lc 9,49) e Gesù disse ai discepoli che non
era il loro compito di vietarlo (Mc 8,39; Lc 9,50). Questo non significa che
ciò non fosse senza conseguenze (At 19,13-16). |
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Io dico: |
Non
lo sa solo Dio, ma anche noi lo sappiamo, egli era infatti un profeta,
costituito tale da Dio. E come facciamo a dirlo? Perché ambedue le sue
predizioni trascritte negli Atti si avverarono. Egli parlò veramente da parte
di Dio come avevano parlato i profeti antichi sotto l’Antico Patto. Alla luce
di quello che ci ha detto Dio non possiamo dire nè che Agabo non era un
profeta e neppure che parlò per presunzione, perché Egli ha detto: “Io rendo vani i presagi degl’impostori,
e rendo insensati gl’indovini; io faccio indietreggiare i savi, e muto la
loro scienza in follia; io confermo la parola del mio servo, e mando ad effetto le predizioni de’ miei
messaggeri” (Isaia 44:25-26), ed ancora: “Ma il profeta che avrà la
presunzione di dire in mio nome qualcosa ch’io non gli abbia comandato di
dire o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta sarà punito di morte’.
E se tu dici in cuor tuo: ‘Come riconosceremo la parola che l’Eterno non ha
detta?’ Quando il profeta parlerà in
nome dell’Eterno, e la cosa non succede e non si avvera, quella sarà una
parola che l’Eterno non ha detta; il profeta l’ha detta per presunzione;
tu non lo temere” (Deuteronomio 18:20-22). |
E
quindi Agabo era un membro della Chiesa di Dio. Non uno dei tanti Giudei ‘che
non appartenevano ai seguaci di Cristo’ come dice stoltamente Martella (le
sue testuali parole sono ‘Anche altri Giudei che non
appartenevano ai seguaci di Cristo, facevano opere simili nel nome di Gesù’),
ma un Giudeo seguace di Cristo. |
Ma
come si fa ad accusare in questa maniera un figliuolo di Dio, lavato nel
prezioso sangue di Cristo? Come si fa ad escludere Agabo dai seguaci di
Cristo, come fa Martella? Ritengo che bisogna proprio non conoscere le
Scritture per dire una simile cosa, ma anche essere presuntuosi. |
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Martella
dice: |
Abbiamo visto che Agabo era un profeta giudaico. Egli non aggiunse
nulla a ciò che Paolo (At 20,22) e i discepoli (At 21,4) non sapessero già; e,
come abbiamo visto, le sue predizioni (At 21,10-13) non s’avverarono
interamente nei termini da lui detti. |
Ci si guardi dal trattare quella di Agabo come un eloquente
esempio di predizione biblica! Bisogna fare altresì attenzione a non addurlo
come un chiaro esempio di predizione all’interno della chiesa! |
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Io dico: |
Abbiamo
visto dunque che Agabo era un Giudeo credente o Cristiano che aveva ricevuto
il ministerio di profeta. Questo non significa che egli aggiunse qualcosa alla
dottrina degli apostoli, ma solo che aveva un ministerio tramite il quale
egli era in grado anche di predire eventi futuri quando e come Dio voleva, e
le sue predizioni si avveravano. |
Sotto
il Nuovo Patto dunque esiste il profeta, inteso come un cristiano che mosso
dallo Spirito di Dio non solo profetizza, cioè parla agli uomini un
linguaggio di edificazione, esortazione e consolazione (1 Corinzi 14:3) ma
anche predice eventi futuri, ed Agabo lo conferma in maniera inequivocabile.
In merito però al linguaggio che il profeta parla agli uomini quando
profetizza, va detto che esso è sì proferito in modo estemporaneo sotto
ispirazione dello Spirito MA NON MEDIANTE LETTURA DELLA SCRITTURA, perché
nella manifestazione del dono di profezia la lettura della Scrittura non
c’entra niente. Facciamo degli esempi tratti dalla Scrittura per spiegare
ciò. Quando Dio pose del Suo Spirito sugli anziani d’Israele, avvenne che
essi si misero a profetizzare, secondo che è scritto: “E l’Eterno scese nella
nuvola e gli parlò; prese dello spirito ch’era su lui, e lo mise sui settanta
anziani; e avvenne che, quando lo spirito si fu posato su loro, quelli
profetizzarono, ma non continuarono” (Numeri 11:25). Quando lo Spirito di Dio
investì i messi di Saul essi si misero a profetizzare, secondo che è scritto:
“E Saul inviò de’ messi per pigliar Davide; ma quando questi videro
l’adunanza de’ profeti che profetavano, con Samuele che tenea la presidenza,
lo spirito di Dio investì i messi di Saul che si misero anch’essi a profetare”
(1 Samuele 19:20), e quando Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, fu
ripieno di Spirito, si mise a profetizzare, secondo che è scritto: “E
Zaccaria, suo padre, fu ripieno dello Spirito Santo, e profetò … “ (Luca
1:67). Ma come si può vedere il profetizzare in tutti questi casi fu
estemporaneo, ma non collegato in nessuna maniera alla lettura della
Scrittura. Così avviene anche oggi quando un credente si mette a profetizzare
per lo Spirito: lo fa indipendentemente dalla lettura della Scrittura. Ecco perché
la manifestazione del dono di profezia può essere data pure ad un bambino o
ad una persona analfabeta, perché è una manifestazione soprannaturale
scollegata dalla lettura della Scrittura. |
Alla
luce di quello che insegna la Scrittura quindi, le parole di Martella vanno
rigettate categoricamente. |
Fratelli,
nessuno vi seduca con vani ragionamenti. |
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La
grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia con tutti coloro che lo amano con
purità incorrotta |
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Giacinto
Butindaro |