Nicola Legrottaglie e le preghiere per i morti |
Nicola Legrottaglie, noto calciatore di
calcio attualmente in forza alla Juventus, che da alcuni anni (a partire dal
2006) testimonia pubblicamente anche sui mass-media della sua fede in Cristo
e che frequenta una Chiesa Evangelica di Torino, nel suo libro ‘Ho fatto una
promessa’ (che dicono fino ad ora ha venduto 100.000 copie), afferma:
‘Solamente nella preghiera sta la nostra ancora di salvezza. Solo pregando
Dio si può davvero ricercare – nell’atto stesso di pregare – una mano che ci
venga incontro per sollevarci mentre stiamo cadendo nei momenti più neri e
bui della nostra esistenza. Si prega
per i morti, certamente, ma si deve pregare anche per i vivi. Per coloro
i quali, con dolore, sopravvivono ai loro cari chiamati a lasciare questo
mondo’ (Nicola Legrottaglie, Ho fatto
una promessa, Edizione Serie Oro Piemme, Marzo 2010, pag. 142 – Grassetto
mio). Ora, queste parole di Nicola Legrottaglie
sono un avallo alle preghiere per i morti, perché il fatto che lui dice che
si deve pregare ANCHE per i vivi, presuppone che secondo lui si può, o meglio
si deve, pregare anche per i morti. Cosa questa che è sbagliata, in quanto la
Bibbia ci autorizza a pregare SOLO per i vivi. Quindi mi è parso doveroso confutare le
preghiere per i morti, affinché nessuno di quei credenti che leggeranno
questo libro rimanga sedotto da queste parole sbagliate di Nicola
Legrottaglie. Innanzi tutto voglio spiegare brevemente
perché esistono le preghiere per i morti nella Chiesa Cattolica Romana. I teologi cattolici romani affermano che
pregando per coloro che sono morti, si possano lenire le pene delle anime
meritevoli di salvezza che sono nel purgatorio, e si possa pure abbreviare il
tempo che ci devono rimanere! Le preghiere per i morti infatti fanno parte
del cosiddetto suffragio che è il frutto di queste opere; preghiere,
indulgenze, elemosine ed altre opere buone, e sopratutto la Messa, applicato
alle anime del Purgatorio. Viene chiamato suffragio, perché suffraga, cioè
allieva le pene delle anime del Purgatorio e ne affretta la liberazione. In
altre parole, secondo la Chiesa Cattolica Romana con le preghiere, le
elemosine, le indulgenze, le opere buone e soprattutto con la messa i
Cattolici Romani concorrono a pagare i debiti che le anime dei defunti devono
espiare in purgatorio. Questa dottrina, come potete vedere, é
strettamente legata al purgatorio. Essa è stata fabbricata con delle parole
attinte dal libro dei Maccabei (uno dei libri apocrifi non ispirati da Dio)
che dicono che un certo Giuda Maccabeo assieme ad altri supplicarono Dio di
perdonare i peccati di alcuni soldati Giudei caduti in battaglia (cfr. 2
Maccabei 12:41,42), e che questo Giuda fece raccogliere del denaro che mandò
a Gerusalemme per fare offrire un sacrificio espiatorio per il peccato di
quei morti. A queste parole sono state aggiunte diverse parole dei cosiddetti
padri della Chiesa che erano in favore delle preghiere per i morti. Tra
queste spiccano quelle di Agostino di Ippona: i Cattolici Romani citano
infatti spesso queste parole di Agostino che lui rivolse a Dio per sua madre
dopo che questa morì: ‘Rimetti anche Tu a lei i suoi debiti, quelli che
contrasse in tanti anni, dopo avere ricevuto l’acqua della salute. Rimettili,
o Signore, rimettili, te ne supplico, non entrare in giudizio con essa...’
(Agostino di Ippona, Le Confessioni,
Lib. IX, cap. XIII); poi delle altre sue parole con le quali egli dice a Dio
di ispirare i suoi servi affinché si ricordino all’altare di sua madre Monica
e di suo padre Patrizio, defunti (cfr. Agostino, op. cit., Lib. IX, cap.
XIII); e questa sua citazione dal libro La città di Dio che dice: ‘La stessa
preghiera della Chiesa o di qualche uomo pio a favore di alcuni defunti è
esaudita, ma soltanto per quelli che, rigenerati in Cristo, non hanno
condotto nel loro corpo una vita tanto cattiva da essere giudicati indegni di
questa misericordia, ma neppure una vita così buona da non avere bisogno di
quella misericordia’ (Agostino di Ippona, La
Città di Dio, Lib. XXI, cap. 24,2). Ora passiamo a confutare brevemente le
preghiere per i morti. Innanzi tutto diciamo che secondo la Scrittura quando
muore un peccatore egli se ne va nel soggiorno dei morti dove c’é un fuoco
non attizzato da mano d’uomo e dove c’é il pianto e lo stridore dei denti
(Salmo 9:17; Luca 16:19-31). Per lui non c’é più nessuna possibilità di
essere salvato; gli rimarrà solo di aspettare il giudizio del gran giorno e
la relativa condanna (Apocalisse 20:11-15). Per chi invece muore nel Signore,
cioè muore riconciliato con Dio, c’é la gloria, perché l’anima sua si diparte
dal corpo e va ad abitare con il Signore lassù nel cielo (2 Corinzi 5:8;
Apocalisse 6:9-11). Quindi se l’uomo muore perduto, perduto rimarrà in attesa
del giudizio e anche dopo che sarà giudicato, cioè per l’eternità; se invece
muore salvato, sarà salvo sia nell’attesa della risurrezione che anche dopo
che Dio giudicherà il suo popolo. Secondo l’insegnamento della Parola di Dio
dunque non esistono vie alternative a quella che mena alla perdizione ed a
quella che mena alla vita; ma non secondo il catechismo cattolico, infatti
per esso esiste, ed é il purgatorio dove secondo loro le anime dei defunti
con l’aiuto delle preghiere dei viventi ricevono l’alleviamento delle loro
pene e la liberazione da esse per potere accedere al paradiso di Dio. Dunque,
stando così le cose alla luce della Parola di Dio, è evidente che le
preghiere per i morti non hanno ragione di esistere, e difatti non esistono
nella Bibbia. La Scrittura ci insegna che noi dobbiamo
pregare per tutti gli uomini affinché siano salvati, ma questo lo dobbiamo
fare mentre essi sono ancora in vita, e non anche dopo che essi sono morti
infatti l’apostolo Paolo dice a Timoteo: "Io esorto dunque, prima d’ogni
altra cosa, che si facciano supplicazioni, preghiere, intercessioni,
ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono in
autorità, affinché possiamo menare una vita tranquilla e quieta, in ogni
pietà e onestà" (1 Timoteo 2:1,2). Paolo stesso in questo ci ha lasciato
l’esempio, perché egli pregava per gli increduli affinché fossero salvati
secondo che é scritto: "Il desiderio del mio cuore e la mia preghiera a
Dio per loro é che siano salvati" (Romani 10:1), ma le sue preghiere
egli le rivolgeva a Dio solo per coloro che erano ancora in vita. E questo
perché lui sapeva che sarebbe stato del tutto inutile pregare per la salvezza
dei peccatori morti, perché non credeva all’esistenza di un purgatorio
nell’aldilà da dove le anime con l’aiuto delle sue preghiere avrebbero potuto
passare in paradiso. Anche per quanto riguarda i credenti la
Scrittura ci insegna che noi dobbiamo pregare per loro mentre sono in vita,
perché una volta che sono morti noi con le nostre preghiere in loro favore
non possiamo fare alcunché in loro favore. Il Figliuol di Dio nei giorni
della sua carne pregò per i vivi, e così anche gli apostoli dopo di lui. Vi
sono molte Scritture che lo confermano; perciò pure noi dobbiamo pregare per
i nostri fratelli solo mentre essi sono in vita, e non anche dopo che sono
morti perché in cielo essi non hanno punto più bisogno delle nostre
preghiere. Dunque, state molto attenti voi che leggete
questo libro di Nicola Legrottaglie perché in esso c’è del lievito da cui vi
dovete guardare. Giacinto Butindaro |