Nicola Martella e il battesimo con lo Spirito Santo |
Introduzione Nicola
Martella, che è un noto studioso biblico appartenente a quel gruppo di Chiese
Evangeliche chiamate ‘Chiese dei fratelli’, nel suo libro Carismosofia, nel suo insensato sforzo
di confutare quello che la Scrittura afferma sul battesimo con lo Spirito
Santo come seconda esperienza dopo la conversione (esperienza che è sempre
accompagnata dal parlare in lingue), afferma in merito al battesimo con lo
Spirito Santo: ‘Dobbiamo credere al «battesimo dello Spirito Santo»? Sì,
certamente; ma in ogni modo non a quello carismatico ma a quello biblico. Noi
crediamo che il cosiddetto «battesimo dello Spirito Santo» coincida con la
nuova nascita e abbia luogo nel momento di una conversione genuina. La
dottrina carismatica, secondo cui il battesimo di Spirito si manifesti con il
parlare in lingue, è ideologia e non dottrina biblica. Paolo afferma
espressivamente che ognuno è stato battezzato con (mediante) lo Spirito Santo
(passato!), ma che non è da tutti parlare in lingue (1 Cor 12,4.13.30; la
glossolalia è sempre all’ultimo posto! 1 Cor 12,10.27.30; 14,20ss)’ (Nicola
Martella, Carismosofia, 1995, pag.
37). E
per avvalorare questa sua tesi afferma quanto segue sui circa dodici
discepoli che Paolo incontrò ad Efeso: ‘Nel «campo entusiastico» si afferma
che Atti 19,1-7 mostri che si possa venire battezzati di Spirito dopo essere
diventati discepoli di Cristo. Non confondiamo le carte … e i discepoli! In
Efeso i discepoli incontrati erano stati battezzati solo col battesimo di
Giovanni ed erano quindi discepoli del Battista (At 19,2s). Paolo dovette
istruirli non solo su Gesù ma anche sullo Spirito Santo, di cui ignoravano
addirittura l’esistenza! In questo caso, l’accompagnamento delle lingue e
della profezia alla conversione e all’effusione dello Spirito doveva
dimostrare alla «comunità battista» di Efeso la superiorità di Cristo su
Giovanni, del Signore sul suo precursore (cf. Mc. 1,8). C’è da notare che
Paolo attesta come cosa scontata che lo Spirito Santo si riceve nel momento
in cui si crede in Gesù Cristo (v. 2)’ (Nicola Martella, op. cit., pag. 41).
E non solo, Martella, siccome deve provare che quello che dice è giusto
afferma che ‘la comunicazione dello Spirito Santo rigenerante non avvenne al
momento in cui i discepoli di Giovanni esercitarono la fede in Gesù quale
Messia e furono battezzati, ma solo mediante l’atto dell’imposizione delle
mani (At 19)’. http://puntoacroce.altervista.org/DizBB/Imposizione_Spirito_Car.htm Dunque,
quei circa dodici uomini quando credettero non furono rigenerati, perché lo
furono solo dopo che Paolo impose le sue mani su di loro! Una
cosa molto simile avvenne anche ai credenti di Samaria, che secondo Martella
non furono neppure loro rigenerati quando credettero: ‘Similmente l’atto
dell’imposizione delle mani si rese necessario per motivi storici e teologici
anche nella questione giudeo-samaritana (At 8). La fede dei Samaritani in
Gesù non coincise con il momento della rigenerazione né lo fu il battesimo.
Anche qui bisognava risolvere prima il contenzioso storico-teologico fra
Giudei e Samaritani, che perdurava da secoli. I Samaritani, facendosi imporre
le mani dagli apostoli della chiesa di Gerusalemme, si sottomettevano a loro
e riconoscevano che «la salvezza viene dai Giudei» (Gv 4,22), anzi dal giudeo
Gesù, che diventava così anche il loro Messia’. http://puntoacroce.altervista.org/DizBB/Imposizione_Spirito_Car.htm Confutazione Adesso
passerò a dimostrare la falsità di quello che dice Nicola Martella, e questo
lo voglio fare per mostrare ancora una volta – se qualcuno ne avesse ancora
bisogno – quanto quest’uomo non solo non conosca le Scritture, ma come anche
usi l’astuzia del serpente antico per far sparire davanti agli occhi di tanti
credenti parti importanti del consiglio di Dio. La differenza
tra il battesimo ministrato dallo Spirito Santo e quello ministrato da
Cristo, e tra le lingue come segno e le lingue come dono Ora,
Nicola Martella cita due passi che secondo lui fanno cadere tutta la dottrina
dei Pentecostali sul battesimo con lo Spirito Santo, e questi passi sono i
seguenti: il primo è: “Infatti noi tutti abbiam ricevuto il battesimo di un
unico Spirito per formare un unico corpo, e Giudei e Greci, e schiavi e
liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un unico Spirito” (1 Corinzi
12:13); e il secondo è: “Parlan tutti in altre lingue?” (1 Corinzi 12:30). Secondo
lui, come del resto secondo tutti quelli che rifiutano le lingue come segno
esteriore ed iniziale del battesimo con lo Spirito Santo, questi passi dicono
chiaramente che tutti i credenti sono stati battezzati con lo Spirito Santo
quando hanno creduto ma non tutti parlano in altre lingue. Dunque non c’è da
aspettare o bramare, dopo avere creduto, il battesimo con lo Spirito perché
lo si è già ricevuto; e non solo, ma quando lo si riceve non occorre
necessariamente parlare in altre lingue. Martella
però fa due errori. Innanzi tutto egli scambia il battesimo di cui parla
Paolo ai Corinzi (cfr. 1 Corinzi 12:13) con il battesimo con lo Spirito
Santo, infatti qui Paolo sta parlando di un altro battesimo e precisamente di
quello che compie lo Spirito Santo sul credente quando lo inserisce nel corpo
di Cristo, mentre quando si parla del battesimo con lo Spirito si parla di un
battesimo ministrato da Cristo Gesù secondo che disse Giovanni: “Egli vi
battezzerà con lo Spirito Santo e con fuoco” (Matteo 3:11). Quindi? Quindi
non è vero che tutti coloro che hanno creduto sono stati battezzati da Cristo
con lo Spirito Santo; è vero però che tutti coloro che hanno creduto sono
stati battezzati dallo Spirito Santo nel corpo di Cristo. L’altro
errore che fa Martella è quello di non tenere presente che Paolo dicendo che
non tutti parlano in lingue non ha inteso dire che non tutti coloro che sono
stati battezzati con lo Spirito Santo parlano in altre lingue, ma che non
tutti hanno il dono della diversità delle lingue che lui menziona tra i doni
spirituali. Lui infatti quando nel dodicesimo capitolo di prima Corinzi parla
delle lingue ne parla in primo luogo in riferimento al dono della diversità
delle lingue che è la capacità data dallo Spirito Santo di parlare diverse
lingue straniere. E che sia così è confermato dal fatto che poco prima di
domandare “parlano tutti in altre lingue?", Paolo dice che Dio ha
costituito nella Chiesa “la diversità delle lingue” (1 Corinzi 12:28). Dunque
le parole di Paolo vogliono dire che non tutti i credenti hanno il dono della
diversità delle lingue, il che è vero, come è vero che non tutti sono
apostoli, non tutti sono profeti, non tutti sono dottori, non tutti fanno
miracoli, non tutti hanno doni di guarigioni, non tutti interpretano. Quindi
Martella ancora una volta dimostra di non tagliare rettamente la parola di
Verità. Proprio lui che suggerisce quindi di tagliare rettamente la parola di
verità per non rimanere confusi, rimane confuso appunto perché non taglia
rettamente la Parola di Dio. La
ricezione dello Spirito Santo, intesa come il battesimo con lo Spirito Santo,
avviene dopo avere creduto nel Signore Martella
nel suo libro nel parlare del quando si riceve lo Spirito Santo o il
battesimo con lo Spirito Santo, afferma che i Pentecostali sono nell’errore
nell’affermare che esso si riceve dopo avere creduto. E’
falso quello che lui afferma; perché? Perché lui non fa una distinzione tra
la ricezione dello Spirito Santo che avviene quando si nasce di nuovo e
quella invece che avviene dopo, cioè quando si viene riempiti di Spirito
Santo che costituisce il battesimo con lo Spirito Santo. E’ vero che quando
si nasce di nuovo lo Spirito Santo entra nel credente e viene a dimorare in
lui, attestando così che egli è un figlio di Dio, ma differente è la
ricezione dello Spirito Santo all’atto del battesimo con lo Spirito Santo,
perché in quest’ultimo caso si viene riempiti di Spirito Santo; per dirlo in
altre parole, quando si crede si riceve una misura di Spirito Santo mentre
quando si viene riempiti di Spirito Santo (o si viene battezzati con lo
Spirito Santo) si riceve una misura maggiore di Spirito Santo. Per spiegare
questo concetto con la Parola di Dio e dimostrare così l’errore che fa
Martella citerò l’esempio degli apostoli. Ora,
gli apostoli avevano creduto nel Signore, per cui avevano ottenuto la
remissione dei loro peccati mediante la fede in Cristo, ancora prima che Gesù
risorgesse dai morti, infatti Gesù la notte in cui fu tradito parlando di
loro disse al Padre: “Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu m’hai
dati dal mondo; erano tuoi, e tu me li hai dati; ed essi hanno osservato la
tua parola. Ora hanno conosciuto che tutte le cose che tu m’hai date, vengon
da te; poiché le parole che tu mi hai date, le ho date a loro; ed essi le
hanno ricevute, e hanno veramente conosciuto ch’io son proceduto da te, e
hanno creduto che tu m’hai mandato. Io prego per loro; non prego per il
mondo, ma per quelli che tu m’hai dato, perché son tuoi; e tutte le cose mie
son tue, e le cose tue son mie; ed io son glorificato in loro” (Giovanni
17:6-10). Non c’è dunque il minimo dubbio sul fatto che gli apostoli del
Signore avessero veramente creduto ancora prima del giorno della Pentecoste.
Certo, è vero che dopo essi ebbero uno sbandamento perché lo lasciarono, e in
particolare Pietro lo rinnegò tre volte (cosa però di cui si pentì perché
egli in seguito si convertì), come anche è vero che essi inizialmente non credettero
neppure che Gesù fosse stato visto dalle donne risorto, ma è altresì vero che
in seguito essi credettero nella sua resurrezione. Ora,
forse Martella dirà la stessa cosa di Tommaso Heinze: ‘Siamo d’accordo che
gli apostoli avevano creduto prima del giorno della Pentecoste, ma prima di
quel giorno essi non avevano ricevuto lo Spirito Santo perché ancora Esso non
era stato dato, per cui gli apostoli furono una di quelle eccezioni in cui lo
Spirito Santo fu ricevuto dopo avere creduto’. Non
è proprio così in tutto e per tutto, infatti è anche scritto che quando Gesù
apparve ai suoi discepoli dopo essere risorto disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo” (Giov.
20:22), quindi gli apostoli ancora prima del giorno della Pentecoste avevano
lo Spirito Santo. Ovviamente una misura di Spirito Santo, perché la pienezza
la ricevettero solo il giorno della Pentecoste quando furono battezzati con
lo Spirito. Questo è un punto molto importante su cui gli antipentecostali
preferiscono sorvolare e comprendiamo il perché, perché annulla tutto il loro
ragionamento. Se infatti gli apostoli ricevettero lo Spirito Santo quando
Gesù disse loro: ‘Ricevete lo Spirito Santo’ che cosa ricevettero il giorno
della Pentecoste? Ancora una volta lo Spirito Santo? Certo, ma in questo
caso, come detto prima, essi ricevettero la pienezza dello Spirito infatti
furono ripieni di Spirito Santo cosa che ancora non avevano sperimentato.
Detto ancora in altre parole, gli apostoli nel giorno della Pentecoste furono
battezzati con lo Spirito Santo. Dunque
che cosa c’è di strano nel sentire dire che quando si crede nella morte e
nella resurrezione di Gesù Cristo si riceve una misura di Spirito Santo e poi
quando in seguito si viene battezzati con lo Spirito Santo si viene riempiti
di Spirito Santo? Se una cosa simile avvenne agli apostoli (non uguale
quindi, perché gli apostoli ancora prima che Gesù dicesse loro: ‘Ricevete lo
Spirito Santo’ erano figli di Dio), perché mai ci si dovrebbe scandalizzare
oggi nel sentirci dire che c’è differenza tra la ricezione dello Spirito
Santo al momento della nuova nascita e la ricezione dello Spirito al momento
in cui si viene riempiti di Esso? Dunque,
c’è una differenza tra la ricezione dello Spirito quando si crede e la
ricezione dello Spirito quando in seguito si viene battezzati con lo Spirito
Santo. Nella prima si riceve solo una misura di Spirito e non si riceve
potenza e non ci si mette a parlare in lingue, nella seconda si viene
riempiti di Spirito Santo, si viene rivestiti di potenza e si comincia a
parlare in altre lingue. Gli antipentecostali però con i loro discorsi
vorrebbero fare credere che gli apostoli non avevano ricevuto lo Spirito
Santo prima del giorno della Pentecoste, la chiamano una eccezione assieme a
quella dei credenti di Samaria. Essi vorrebbero far credere che gli apostoli,
dato che lo Spirito Santo non era ancora stato dato, non avevano lo Spirito
Santo. Siamo d’accordo che gli apostoli non erano ancora stati battezzati con
lo Spirito Santo prima del giorno della Pentecoste, e questo perché Gesù
prima di ascendere in cielo disse loro: “Poiché Giovanni battezzò sì con
acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo fra non molti giorni”
(Atti 1:5), ma questo non significa che essi non avessero ancora ricevuto per
nulla lo Spirito Santo, perché come abbiamo visto quando Gesù apparve loro
fece loro ricevere una misura di Spirito Santo soffiando su di loro e dicendo
loro: “Ricevete lo Spirito Santo”. I
circa dodici discepoli ad Efeso Ma
veniamo ora ai circa dodici uomini di Efeso che secondo Martella quando Paolo
li incontrò non erano discepoli di Cristo.
Luca
dice: “Or avvenne, mentre Apollo era a Corinto, che Paolo, avendo traversato
la parte alta del paese, venne ad Efeso; e vi trovò alcuni discepoli, ai
quali disse: Riceveste voi lo Spirito Santo quando credeste? Ed essi a lui:
Non abbiamo neppur sentito dire che ci sia lo Spirito Santo. Ed egli disse
loro: Di che battesimo siete dunque stati battezzati? Ed essi risposero: Del
battesimo di Giovanni. E Paolo disse: Giovanni battezzò col battesimo di
ravvedimento, dicendo al popolo che credesse in colui che veniva dopo di lui,
cioè, in Gesù. Udito questo, furon battezzati nel nome del Signor Gesù; e
dopo che Paolo ebbe loro imposto le mani, lo Spirito Santo scese su loro, e
parlavano in altre lingue, e profetizzavano. Erano, in tutto, circa dodici
uomini” (Atti 19:1-7). Vorrei fare notare però che la Riveduta non è corretta
a proposito della domanda di Paolo a quei credenti infatti la Diodati dice:
“Avete voi ricevuto lo Spirito Santo, dopo che avete creduto?" e così
anche la Versione inglese di Re Giacomo (King James Version), il che attesta
in maniera chiara che la ricezione dello Spirito, cioè il battesimo con lo
Spirito Santo, era consueto che i credenti la sperimentassero dopo avere
creduto, e non solo questo, ma anche che fosse accompagnata dal parlare in
altre lingue. Ma torniamo a quei discepoli; erano veramente dei credenti?
Certo, e questo lo si deduce dal fatto che nella prima domanda Paolo gli
chiese se avevano ricevuto lo Spirito Santo quando (o meglio dopo) che
avevano creduto? Avrebbe mai Paolo usato il verbo credere nei loro confronti
se essi non fossero già stati dei credenti in Cristo? No, perciò essi avevano
veramente creduto che Gesù era il Cristo. E poi, ammesso e non concesso che
quegli uomini fossero discepoli di Giovanni Battista, Giovanni aveva
proclamato agli uomini che essi dovevano credere in “in colui che veniva dopo
di lui, cioè, in Gesù” (Atti 19:4), quindi mi pare ovvio che i discepoli
fatti da Giovanni sapevano tutti che il Messia in cui credere non era
Giovanni ma Gesù di Nazareth. I discepoli fatti da Giovanni in altre parole
erano dei seguaci di Cristo, perché Giovanni era venuto affinchè gli uomini
credessero in Cristo per mezzo di lui. Martella
dunque sbaglia grandemente quando dice che in Efeso quei discepoli incontrati
da Paolo non erano discepoli di Cristo e che Paolo dovette istruirli su Gesù!
Ma come si possono dire simili cose? La Scrittura poi non dice che Paolo li
istruì su Gesù, perché essi non solo avevano sentito parlare di Gesù ma ci
avevano creduto, e difatti erano discepoli di Cristo. Vorrei
peraltro ricordare che negli Atti quando è menzionato il termine ‘discepoli’
è sempre in riferimento a credenti in Cristo, e quindi a discepoli di Cristo.
Ecco le prove: -
“Or in que’ giorni, moltiplicandosi il numero dei discepoli, sorse un mormorio degli Ellenisti contro gli Ebrei,
perché le loro vedove erano trascurate nell’assistenza quotidiana. E i
dodici, raunata la moltitudine dei discepoli,
dissero: Non è convenevole che noi lasciamo la parola di Dio per servire alle
mense.” (Atti 6:1-2) -
“E la parola di Dio si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente in Gerusalemme; e anche una
gran quantità di sacerdoti ubbidiva alla fede” (Atti 6:7) -
“Or Saulo, tuttora spirante minaccia e strage contro i discepoli del Signore, venne al sommo sacerdote” (Atti 9:1) -
“E Saulo rimase alcuni giorni coi discepoli
che erano a Damasco” (Atti 9:19) -
“E passati molti giorni, i Giudei si misero d’accordo per ucciderlo; ma il
loro complotto venne a notizia di Saulo. Essi facevan perfino la guardia alle
porte, giorno e notte, per ucciderlo; ma i discepoli, presolo di notte, lo calarono a basso giù dal muro in
una cesta. E quando fu giunto a Gerusalemme, tentava d’unirsi ai discepoli; ma tutti lo temevano, non
credendo ch’egli fosse un discepolo” (Atti 9:23-26). -
“E perché Lidda era vicina a Ioppe, i discepoli,
udito che Pietro era là, gli mandarono due uomini per pregarlo che senza
indugio venisse fino a loro” (Atti 9:38) -
“E fu in Antiochia che per la prima volta i discepoli furon chiamati Cristiani” (Atti 11:26) -
“E i discepoli determinarono di
mandare, ciascuno secondo le sue facoltà, una sovvenzione ai fratelli che
abitavano in Giudea, il che difatti fecero, mandandola agli anziani, per mano
di Barnaba e di Saulo” (Atti 11:29-30). -
“E i discepoli eran pieni
d’allegrezza e di Spirito Santo” (Atti 13:52) -
“Ma essendosi i discepoli raunati intorno
a lui, egli si rialzò, ed entrò nella città; e il giorno seguente, partì con
Barnaba per Derba. E avendo evangelizzata quella città e fatti molti discepoli, se ne tornarono a Listra,
a Iconio ed Antiochia, confermando gli animi dei discepoli, esortandoli a perseverare nella fede, e dicendo loro
che dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni” (Atti
14:20-22). -
“Giunti colà e raunata la chiesa, riferirono tutte le cose che Dio avea fatte
per mezzo di loro, e come avea aperta la porta della fede ai Gentili. E stettero non poco tempo coi discepoli” (Atti 14:27-28). -
“Perché dunque tentate adesso Iddio mettendo sul collo de’ discepoli un giogo che né i padri
nostri né noi abbiam potuto portare?” (Atti 15:10) -
“Ed essendosi fermato quivi alquanto tempo, si partì, percorrendo di luogo in
luogo il paese della Galazia e la Frigia, confermando tutti i discepoli” (Atti 18:23) -
“Poi, volendo egli passare in Acaia, i fratelli ve lo confortarono, e
scrissero ai discepoli che
l’accogliessero” (Atti 18:27) -
“Or avvenne, mentre Apollo era a Corinto, che Paolo, avendo traversato la
parte alta del paese, venne ad Efeso; e vi trovò alcuni discepoli … “ (Atti 19:1) -
“Ma siccome alcuni s’indurivano e rifiutavano di credere, dicendo male della
nuova Via dinanzi alla moltitudine, egli, ritiratosi da loro, separò i discepoli, discorrendo ogni giorno
nella scuola di Tiranno” (Atti 19:9) -
“Paolo voleva presentarsi al popolo, ma i discepoli non glielo permisero” (Atti 19:30). -
“Or dopo che fu cessato il tumulto, Paolo, fatti chiamare i discepoli ed esortatili, li abbracciò
e si partì per andare in Macedonia” (Atti 20:1) -
“E di fra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per
trarre i discepoli dietro a sé”
(Atti 20:30) -
“E trovati i discepoli, dimorammo
quivi sette giorni. Essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non metter
piede in Gerusalemme” (Atti 21:4) -
“E vennero con noi anche alcuni de’ discepoli
di Cesarea, menando seco un certo Mnasone di Cipro, antico discepolo, presso
il quale dovevamo albergare” (Atti 21:16) Chissà
perché però, per Martella il termine ‘discepoli’ di Atti 19:1 non si
riferisce a dei discepoli di Cristo! E’ evidente il motivo, perché Martella
deve portare avanti la sua falsa dottrina sul battesimo con lo Spirito Santo
che secondo lui si riceve alla nuova nascita o quando si crede, e quindi quei
circa dodici discepoli non potevano essere dei Cristiani prima di ricevere il
battesimo con lo Spirito Santo. Questo naturalmente significa usare l’astuzia
del diavolo, è chiaro questo. Ma sono persuaso che tutto ciò contribuisca a
far aprire gli occhi a coloro che vanno dietro le ciance di questo uomo. E’
vero che quei circa dodici discepoli non avevano ricevuto ancora lo Spirito
Santo, ma qui è da intendersi il battesimo con lo Spirito Santo che non salva
ma conferisce potenza e una misura di Spirito Santo maggiore di quella che si
ha già come credenti. Ma
Martella, senza accorgersene naturalmente, finisce con il contraddirsi in
maniera grossolana, infatti afferma: ‘C’è da notare che Paolo attesta come
cosa scontata che lo Spirito Santo si riceve nel momento in cui si crede in
Gesù Cristo’! Infatti,
ammesso e non concesso che i credenti ricevevano lo Spirito quando credevano,
ciò che avvenne quando Paolo impose loro le mani conferma che quando i
credenti anticamente ricevevano lo Spirito Santo si mettevano a parlare in
altre lingue! Come mai allora oggi - vorremmo domandare noi a Martella e ai
suoi contenziosi studenti - quando i credenti ricevono il battesimo con lo
Spirito quando credono non si mettono a parlare in altre lingue?!!! Questo è
il punto: lo ripeto: ‘Come mai ciò non avviene?’ Formulo la domanda in questi
altri termini: ‘Se quando Paolo impose le mani a quei discepoli affinché
ricevessero lo Spirito Santo, avvenne quello che succedeva a quei tempi
quando i credenti credevano, ciò significa che in quei giorni era normale che
quando uno credeva si metteva a parlare in altre lingue; come mai allora oggi
quando le persone credono nel Signore non avviene quello che avvenne a quei
credenti dopo che Paolo impose loro le mani?’ Il punto in altre parole è
proprio questo; se lo Spirito Santo si riceve quando si crede, per forza di
cose quando lo si riceve dovrebbe accadere che chi ha creduto si mette a
parlare in lingue, perché quei discepoli cominciarono a parlare in lingue
quando lo ricevettero; come mai allora oggi quando le persone credono non si
mettono a parlare in lingue? E’ evidente il motivo, perché quando esse
credono ricevono solo una misura di Spirito Santo e non la pienezza; esse non
ricevono il battesimo con lo Spirito Santo. Il battesimo con lo Spirito lo
riceveranno in seguito e quando ciò avverrà si metteranno a parlare in altre
lingue. Dunque quando uno crede lo Spirito Santo viene a dimorare in lui
(quand’anche non sapesse che esiste il battesimo con lo Spirito Santo) in una
certa misura, ma quando viene battezzato con lo Spirito Santo riceve una
misura maggiore di Spirito Santo. Questo conferma che il battesimo con lo
Spirito Santo si riceve DOPO avere creduto nel Signore. Ma
voglio proseguire facendo alcune altre domande: ‘Ammesso e non concesso che
sia così come dice Martella, e cioè che il battesimo con lo Spirito Santo si
riceveva all’atto del credere, come avviene oggi, ciò significa che era
automatico ricevere il battesimo con lo Spirito Santo quando si credeva; come
mai allora Paolo impose le mani a quei credenti affinché ricevessero lo
Spirito Santo?’ E
poi se fosse stato automatico ricevere il battesimo con lo Spirito Santo
quando si credeva, senza che ci fosse nessuna evidenza, come mai Paolo
domandò loro se avevano ricevuto lo Spirito Santo QUANDO AVEVANO CREDUTO? Se
Paolo credeva che quando si crede si riceve implicitamente lo Spirito Santo,
perché mai gli fece quella particolare domanda? Secondo me è logico che Paolo
avrebbe dovuto astenersi dal fare una simile domanda a dei discepoli, se
avesse creduto che il battesimo con lo Spirito si riceve quando si crede! Se
io infatti credessi questo non sarei spinto a fare una simile domanda a dei
credenti appena li incontro. Sarebbe come se gli chiedessi se quando hanno
creduto hanno ricevuto Cristo. Questo ovviamente conferma che la vera
traduzione di quel passo è “Avete voi ricevuto lo Spirito Santo dopo che
avete creduto?” Quello che ho voluto dire con tutto ciò è che Paolo non
avrebbe mai chiesto a quei credenti se avevano ricevuto qualcosa che si
riceve automaticamente quando si crede, perché sarebbe stato come se gli
avesse chiesto “Avete voi ricevuto la vita eterna quando avete creduto? o
‘Avete voi ottenuto la remissione dei peccati quando avete creduto?’ o ‘Avete
voi ottenuto pace con Dio quando avete creduto?’ e così via. Ma egli chiese
loro se avevano ricevuto qualcosa che si riceve DOPO che si crede, e cioè il
battesimo con lo Spirito Santo. Ovviamente
Martella, pur sostenendo che quei discepoli incontrati da Paolo non erano
discepoli di Cristo, deve per forza riconoscere che quegli uomini quando
furono battezzati con lo Spirito (ricordatevi però che secondo Martella
questo battesimo si riceve quando si crede) parlavano in lingue; non lo può
negare, è evidente. Cosa dice allora in merito a quei circa dodici uomini di
Efeso? Perché parlarono in lingue quando ricevettero il battesimo con lo
Spirito? Lui dice che ‘l’accompagnamento delle lingue e della profezia alla
conversione e all’effusione dello Spirito doveva dimostrare alla «comunità
battista» di Efeso la superiorità di Cristo su Giovanni, del Signore sul suo
precursore’! Ma non è affatto così, questa risposta è assolutamente falsa,
perché ammesso e non concesso che quegli uomini fossero stati membri della
‘comunità battista’ di Efeso, i membri di quella comunità sapevano già che
Cristo Gesù era superiore a Giovanni il Battista, e questo perché essi
sapevano che Giovanni aveva detto: “Ben vi battezzo io con acqua, in vista
del ravvedimento; ma colui che viene dietro a me è più forte di me, ed io non
son degno di portargli i calzari; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e
con fuoco” (Matteo 3:11), ed anche: “Io battezzo con acqua; nel mezzo di voi
è presente uno che voi non conoscete, colui che viene dietro a me, al quale
io non son degno di sciogliere il legaccio de’ calzari” (Giovanni 1:26-27). E
quindi la spiegazione data da Martella non regge per nulla. Infine
voglio dire qualcosa sull’affermazione di Martella secondo cui quello di
Efeso fu l’ultimo caso di credenti che quando ricevettero il battesimo con lo
Spirito (ricordatevi sempre però che
secondo Martella questo battesimo si riceve quando si crede) parlarono in
lingue; i casi precedenti erano stati quello del giorno della Pentecoste e
quello di Cornelio e quelli di casa sua. Lui dice infatti che in quei casi le
lingue servivano come conferma del battesimo con lo Spirito, ma più tardi, e
precisamente dopo il capitolo diciannove degli Atti, non avvenne più così.
Questa deduzione è arbitraria naturalmente, ma serve al Martella per sedurre
i suoi lettori. I
credenti a Samaria Come
abbiamo visto, Martella a riguardo dei credenti di Samaria afferma che ‘la
fede dei Samaritani in Gesù non coincise con il momento della rigenerazione’,
per cui prima i Samaritani credettero e furono battezzati, e poi furono
rigenerati quando ricevettero l’imposizione delle mani da parte degli
apostoli, il che avvenne tempo dopo. Vediamo
come stanno veramente le cose. La Scrittura dice che essi credettero a
Filippo che annunciava loro la buona novella del Regno di Dio e poi furono
battezzati (cfr. Atti 8:12). Ora, che essi credettero veramente è fuori di
dubbio, per cui essi nacquero da Dio quando credettero. Il fatto è però che
viene anche detto che gli apostoli in Gerusalemme vi mandarono Pietro e
Giovanni affinché pregassero per loro affinché ricevessero lo Spirito Santo.
Come mai? Perché Filippo, l’evangelista, non aveva il dono di imporre le mani
ai credenti affinché ricevessero lo Spirito Santo. I
credenti di Samaria quindi diventarono dei figli di Dio quando credettero a
Filippo, e ovviamente anche loro ricevettero una certa misura di Spirito
Santo tramite cui potevano dire di essere dei figli di Dio. Ma quando Pietro
e Giovanni pregarono per loro, essi ricevettero la pienezza dello Spirito
Santo ossia furono ripieni di Spirito Santo come lo erano stati gli apostoli
il giorno della Pentecoste. Il fatto poi che gli apostoli pregarono per quei
credenti affinché ricevessero lo Spirito Santo sta ad indicare che ci sono
alcuni fratelli dotati di un particolare dono di Dio che è quello di imporre
le mani ad altri fratelli affinché ricevano lo Spirito Santo. E difatti
Pietro parlando della potestà di imporre le mani ai credenti affinché
ricevessero lo Spirito Santo - potestà che aveva sia lui che Giovanni - parlò
di "dono di Dio" (Atti 8:20). Ma
poi vorrei dire qualcosa d’altro per confutare le asserzioni di Martella, e cioè
che Luca ci dice che “Filippo, disceso nella città di Samaria, vi predicò il
Cristo” (Atti 8:5), e quindi dato che poco dopo c’è scritto che i Samaritani
credettero a Filippo, secondo che è scritto: “Ma quand’ebbero creduto a
Filippo che annunziava loro la buona novella relativa al regno di Dio e al
nome di Gesù Cristo, furon battezzati, uomini e donne” (Atti 8:12), è
evidente che essi credettero che Gesù era il Cristo. Ma non dice forse
Giovanni che “chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chiunque
ama Colui che ha generato, ama anche chi è stato da lui generato” (1 Giovanni
5:1)? Ed ancora, non dice sempre Giovanni: “Ma a tutti quelli che l’hanno
ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figliuoli di Dio; a quelli,
cioè, che credono nel suo nome; i quali non son nati da sangue, né da volontà
di carne, né da volontà d’uomo, ma son nati da Dio” (Giovanni 1:12-13)?
Notate come Giovanni dice che coloro che credono nel nome del Figliuolo di
Dio sono nati da Dio. E’ evidente dunque che quei credenti di Samaria erano
dei figli di Dio, rigenerati da Dio, ancora prima che ricevessero lo Spirito
Santo per mezzo dell’imposizione delle mani degli apostoli Pietro e Giovanni.
Ma
che va cianciando dunque Martella? E tutto questo perché, lo ripeto, c’è
differenza tra la ricezione dello Spirito che avviene alla rigenerazione, in
cui una misura di Spirito Santo viene a dimorare nel cuore del credente, e la
ricezione dello Spirito, in cui si viene riempiti di Spirito Santo e si
comincia a parlare in altra lingua secondo che lo Spirito dà di esprimersi.
Qualcuno forse dirà: ‘Ma nel caso dei samaritani non c’è scritto che quando
ricevettero lo Spirito parlarono in lingue, e quindi questo conferma che non
sempre quando si riceve lo Spirito ci si mette a parlare in altra lingua!’ Le
cose però non stanno affatto così perché anche nel loro caso ci fu il parlare
in altra lingua, anche se non viene esplicitamente menzionato. Come facciamo
a dire questo? Dal fatto che viene detto che Simone vide “che per l’imposizione
delle mani degli apostoli era dato lo Spirito Santo” (Atti 8:18); se non ci
fosse stato il segno esteriore delle lingue, Simone non avrebbe potuto
accorgersi di questo. Conclusione Fratelli
nel Signore, vi ho dimostrato che Nicola Martella erra grandemente per
mancanza di conoscenza delle Scritture e della potenza di Dio. Lui può dire
tutto quello che vuole, e così anche i suoi studenti, ma i fatti stanno a
dimostrare che le cose stanno così. Quindi
esorto tutti coloro che in una maniera o nell’altra sono in contatto con
Martella a ritirarsi da lui, perché mente contro la verità e la contrasta
apertamente. La
grazia del nostro Signore Gesù sia con coloro che lo amano con purità
incorrotta Giacinto Butindaro |