Ai pastori e membri delle AD: i ‘vostri’
fratelli e le ‘vostre’ sorelle omosessuali, lesbiche, transessuali,
Valdesi-Metodisti sono preoccupati |
Pastori
e membri delle AD (Assemblee di Dio), voglio farvi sapere che c’è una parte
di Valdesi-Metodisti che è seriamente preoccupata del patto che le comunità
Valdometodiste hanno concluso con voi, perché non sono chiare alcune
questioni di vitale importanza per loro, come per esempio la vostra posizione
sull’omosessualità. Vi
propongo qui di seguito un articolo a firma di Rosa Salamone, per farvi
capire quanto i ‘vostri’ fratelli e le ‘vostre’ sorelle omosessuali,
lesbiche, transessuali Valdesi-Metodisti siano preoccupati e in merito a
quali questioni. Vi esorto dunque a rispondergli, chiarendo i loro dubbi.
Così anche noi avremo chiaro cosa affermate in merito all’omosessualità, al
pastorato femminile, e così via. Giacinto
Butindaro Non nel mio nome.
Perchè dico No al 'patto' tra le comunità valdometodiste e le Assemblee di
Dio pentecostali Riflessioni di Rosa
Salamone, vicepresidente REFO (Rete evangelica fede e omosessualità) Sono
molto preoccupata, come donna e come lesbica, sul possibile “patto” tra le
comunità valdometodiste e le chiese dell’AD (Assemblee di Dio da non
confondere con ADI Assemblee di Dio in Italia), patto che porterebbe ad
affratellare le due comunità un po’ come succede tra le chiese battiste e le
valdometodiste. Credo
di poter affermare che tale preoccupazione è condivisa dai gruppi e dalle
commissioni che in parte rappresento e di cui sono membro: REFO, VARCO (di
Milano), Progetto Moltiplicare le benedizioni. Facendo
parte inoltre di un portale, Gionata, che si occupa di Fede e Omosessualità e
che raccoglie credenti omosessuali, lesbiche, trans e bisex di ogni
provenienza religiosa, posso affermare che l’ipotesi di un patto con i
fratelli e le sorelle delle comunità pentecostale AD ha lasciato perplesso
più di qualche amico. La
proposta del patto viene auspicata in un testo sinodale 2009 a firma, per ciò
che riguarda la parte valdese, di Emanuele Fiume, Eric Noffke e Paolo Ricca,
disponibile sul sito della chiesa valdese.
In
linea generale anche io mi auspico che il dialogo con le chiese pentecostali
AD non s'interrompa ma prosegua nel segno dell’ecumenismo e del reciproco
rispetto, così come accade con altre chiese e comunità religiose. Tuttavia,
pur apprezzando la metodologia del testo e la buona volontà di chi lo ha
prodotto mettendo in risalto ciò che accomuna le due comunità, invece che
sottolineare quanto ci separa, non posso che condividere i timori espressi da
altri fratelli e sorelle valdesi in base
ai quali il testo finirebbe con il tacere questioni importanti che all'atto
pratico impedirebbero la realizzazione del patto. In
particolare il testo proposto sembra reticente su questioni non del tutto
secondarie. Provo ad elencarne alcune: 1)
nel testo non si fa cenno ai criteri di lettura della Bibbia applicati dalle
chiese dell’AD: letterale-integralista o critico-storico come nelle nostre
comunità? 2)
tra le questioni che potrebbero ostacolare la realizzazione del patto c’è il
ruolo della donna, a cui non si fa espresso accenno in tutte le pagine del
documento (ben nove), per non parlare del silenzio sul ruolo delle pastore.
Trovo questo omissis davvero inquietante. 4)
molti hanno fatto notare che l'omosessualità non è una questione “attualmente
oggetto di riflessione e dibattito anche all’interno della Chiesa Valdese”
così come si dichiara nel testo al punto 6, perché esiste un documento
preciso (assemblea Sinodo 2006) che confessa il peccato della discriminazione
e dell’omofobia, spingendo le nostre comunità perché si attivino al
riconoscimento delle coppie di fatto 5)
altri hanno inoltre evidenziato che la questione dell'omosessualità non può
essere liquidata come una delle tante questioni etiche su cui si hanno
divergenze di opinione, così come si dichiara nel punto 6, perché il problema
è più complesso e ha a che vedere per esempio con la fede nei carismi tipica
dei pentecostali. Tra i carismi riconosciuti dalle chiese pentecostali c'è
quello della guarigione. Esattamente, qual è la posizione delle chiese AD
rispetto al blocco delle chiese pentecostali ADI da cui si sono staccate?
L’omosessualità è per loro una malattia mentale e pertanto sanabile
attraverso la preghiera? 6)
lo scambio dei pulpiti suggerito come augurio dal testo vuol dire
concretamente che un gruppo di LGBTQ credenti valdesi e battisti come il
VARCO o la REFO potranno organizzare un culto nelle chiese pentecostali? 7)
ci si è chiesti in che modo la struttura sinodale delle nostro comunità possa
essere definita dal testo "perfettamente compatibile" (punto 5,
Questioni di Ordinamento) con la struttura congregazionalista delle chiese
pentecostali. Congregazionalista
vuol dire che una struttura centrale decide e poi le chiese locali sono
libere di aderire o no a certe decisioni, un po’ come i battisti? Sembra,
invece, dall’espressione presente nel punto 5, che a differenza dei battisti,
la struttura che decide sulle questioni etiche e spirituali in ambito
pentecostale AD non sia un Sinodo come il nostro formato da laici e pastori,
ma esclusivamente da un collegio ministeriale composto da pastori, diaconi e
figure chiamate "apostoli". 8)
le chiese AD fanno o non fanno parte della Federazione delle Chiese
Pentecostali? A questo proposito si tenga presente la dichiarazione sull’omosessualità del
2008 di Remo Cristallo, presidente della Federazione, che ho riportato qui di
seguito. Non credo di poter considerare tale dichiarazione, per quanto mi
sforzi, un segnale positivo nei miei confronti o nei confronti della comunità
LGBTQ in generale. 9)
qual è la posizione delle chiese AD sul dialogo interreligioso, in
particolare sul dialogo con l'ebraismo, o sull'ecumenismo? 10)
sembrerebbe che il concetto di una morte dignitosa non sia lo stesso per la
chiesa valdese e per le chiese AD 10)
E' davvero sensato chiamare divergenza di opinioni quello che invece potrebbe
essere un modo diverso di testimoniare il vangelo da parte delle due
comunità? In
conclusione, il cammino verso il “patto” appare non solo accelerato ma anche
scarsamente elaborato, perché molti punti restano oscuri, probabilmente
dovuto al fatto che poco si sappia delle chiese AD. E
proprio per ovviare a questa scarsa comprensione bisognerebbe conoscere
meglio i loro membri perché possano spiegare alcuni degli aspetti messi in
risalto. Invitarli a riunioni e convegni per favorire la reciproca conoscenza
appare senz’altro legittimo prima di approdare a qualunque alleanza. Speriamo
di scoprire in questo caso che le chiese AD hanno preso le distanze dalle
chiese ADI su molti punti, non ultimo l’omosessualità. Sarebbe davvero
imbarazzante scoprire che le comunità valdometodiste dichiarano un giorno il
peccato della discriminazione e dell’omofobia per poi un altro giorno
stringere un patto con le chiese che in tale discriminazione proseguono. La
comunità dei credenti leschica, gay, bisex, trans e queer (LGBTQ) ha ben
presente, per esperienza propria e altrui, la pratica odiosa e ipocrita delle
tante chiese che apparentemente accettano gli omosessuali per poi sottoporli
a un piano di sostanziale recupero. Le
sedicenti terapie volte a recuperare gli omosessuali dalla loro “ condizione
illecita” hanno provocato e provocano ferite insanabili nella propria psiche,
depressione, disturbi psicosomatici, destrutturazione psicologica di cui sono
pieni i libri di medicina e di cui un giorno si parlerà certamente nei libri
di storia. E’
necessario fare chiarezza su questo punto. Basterebbe leggere le
dichiarazioni di Remo Cristallo* per capire quanto siano indigeste. Molte
chiese dichiarano che una legge sull’omofobia impedirebbe la legittima
espressione delle voci che al contrario condannano l’omosessualità, ma forse
bisognerebbe ricordare loro che chi fa dichiarazioni omofobe in Italia non
corre pericolo di vita, di perdere un lavoro o di ritrovarsi sottoposto ad
ogni sorta di ricatto. Non
la mia chiesa e non in mio nome, dunque, me lo auguro dal profondo del
cuore. *
* * Dichiarazione di
Remo Cristallo dell'8 maggio 2008 A
seguito del dibattito che si è aperto nel mondo evangelico italiano sulla
questione dell'omosessualità e che ha visto la pubblicazione di diversi
documenti, il presidente della Federazione delle Chiese Pentecostali, il
Past. Remo Cristallo, sollecitato da diversi organi di informazione ad
esprimere la posizione che hanno sulla questione le chiese da lui
rappresentate, ha rilasciato la seguente dichiarazione affidata a varie
agenzie di stampa per la pubblicazione e la diffusione. “La
Federazione che io rappresento non ha mai nascosto la sua posizione in
materia; una commissione sta lavorando alla definizione di un documento
organico nel quale sarà espressa la posizione ufficiale sull'argomento. Per
il momento posso solo dichiarare che non si è mai persa l'occasione di
ribadire ogni qual volta è stato possibile che per noi il dato biblico
sull'argomento è insuperabile; vale a dire che alla luce di quanto emerge
dalle Scritture l'omosessualità non può essere ritenuta una condizione
lecita. La
nostra comprensione della Bibbia e l'esperienza delle nostre chiese ci
inducono a credere che l'omosessualità è una condizione suscettibile di
cambiamento e pertanto noi crediamo che per la grazia di Dio e attraverso
l'incoraggiamento della comunità di fede un individuo possa vivere in armonia
con i principi della Parola di Dio. Mi
dispiace molto che spesso attraverso gli organi di informazione si dia
l'impressione che il mondo evangelico italiano abbia una posizione omogenea
su questo tema; è noto, invece, che le posizioni sono molto differenziate e
che sicuramente la maggioranza degli evangelici non è affatto favorevole a
considerare l'omosessualità una condizione lecita. Ovviamente
il rispetto per chi la pensa diversamente rimane e non pregiudica ambiti
comuni di impegno e di dialogo; questo, però, non significa mancanza di
differenza e diversità di posizione. Ci tengo a sottolineare questo aspetto
della questione perchè, come è noto, la Federazione pentecostale intrattiene
buoni rapporti con le chiese evangeliche BMV che hanno una posizione molto
diversa dalla nostra su questi temi e pertanto da noi non condivisa. Tutti
sanno che dialogare non significa concordare su tutto. Bisogna fare molta
attenzione alle strumentalizzazioni ideologiche delle posizioni, qualunque
esse siano e da qualunque parte arrivino. Sono assolutamente convinto della
necessità che non si debba operare alcuna forma di discriminazione nei
confronti degli omosessuali. Ma
sono anche molto preoccupato per l'enorme peso che i diritti degli individui
assumono nella discussione e nel dibattito a scapito dei diritti della
famiglia, come pure mi preoccupa il clima di intimidazione che in alcuni
paesi europei iper laicisti si è venuto a creare nel minacciare (e in qualche
caso adottare) misure restrittive per chi in nome della propria fede
considera inaccettabile l'omosessualità. L'affermazione
del diritto a vivere quella che alcuni ritengono la propria condizione
naturale e relazionale non deve cancellare il diritto di parola di chi
ritiene il contrario e lo vuole dire pubblicamente. Solo se si terrà conto
dei diritti di tutti la discussione potrà essere più serena”. Tratto
da: http://www.gionata.org/ |