Contro il teatro 'cristiano' |
Prefazione
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Roma, Agosto 2011 |
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Fratelli, questo mio scritto ha lo scopo di
mettervi severamente in guardia dal teatro 'cristiano' che si va via via sempre maggiormente diffondendo nelle Chiese, e che viene
usato da molti sia come strumento di evangelizzazione che anche come forma di
divertimento in alcune circostanze. |
Ormai quasi tutte le Chiese anche qui in
Italia usano scene teatrali e mimi per evangelizzare. |
Persino le Assemblee di Dio in Italia - che
per tanti anni hanno severamente biasimato le altre Chiese a motivo del loro
uso di scene teatrali e mimi nell'evangelizzazione - hanno spalancato le
porte al teatro. Ecco alcuni esempi. La
Chiesa ADI di Catania per esempio (di cui è pastore Paolo Lombardo) nel Giugno
del 2007, nel piazzale a fianco del locale di culto della Chiesa ADI sito in
via Susanna, ha tenuto una manifestazione teatrale di evangelizzazione
(intitolata 'Il dono'), manifestazione in cui c’è stato di tutto:
Rap, yoga, chi interpretava il diavolo (con tanto di corna e forcone!!!) con
urla e sottofondi diabolici, chi interpretava Gesù che porta la croce, e
altro. La Chiesa ADI che si riunisce in Piazza Europa n°
44, a Corsico – Milano, e di cui è pastore Carmelo
Fiorello, ha creato una vera e propria compagnia teatrale. Il 24 Ottobre 2009
hanno interpretato ‘Il sogno di Martino’, presso il Teatro Verdi. Anche la
Chiesa ADI che si riunisce in via delle Forze Armate a Milano, che è una
delle Chiese ADI più grandi ed antiche si è data al teatro e ai mimi. A
proposito delle ADI va detto che in questi ultimi anni si sono dati pure al
cinema, perchè hanno prodotto alcuni cortometraggi
presso il campeggio di Poggiale. |
Le scene teatrali e i mimi come mezzo di
evangelizzazione si sono diffusi in mezzo alle Chiese Evangeliche in Italia
principalmente tramite la Tenda 'Cristo è la Risposta' (che ormai si può
tranquillamente chiamare un teatro tenda, e dove il teatro viene usato anche
per divertimento in determinate occasioni), e la Missione 'Gioventù in
Missione'. |
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Il teatro greco e latino
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Il teatro è una antica forma di
intrattenimento. |
Nell'antica Grecia le opere teatrali si
dividevano in tragedie, i cui temi ricorrenti derivavano dai miti e dai
racconti eroici; e le commedie, che avevano un carattere più leggero e
divertente, e prendevano spesso di mira la politica, i personaggi pubblici e
gli usi del tempo. La tradizione attribuisce le prime forme di teatro, a Tespi (566 avanti Cristo -), un semileggendario poeta e
drammaturgo greco antico, che è praticamente l'inventore della tragedia
greca. Ad Atene le rappresentazioni teatrali venivano fatte durante le feste
popolari che si tenevano in inverno, caratterizzate dalla rappresentazione di
commedie e a volte di tragedie; e durante le feste Dionisie,
che erano delle celebrazioni liturgiche dedicate al dio Dioniso, che si
dividevano in Grandi Dionisie e Dionisie
rurali (durante le prime venivano messe in scena sia tragedie che commedie,
mentre nelle seconde venivano rappresentate solo commedie). |
Oltre al teatro greco c'era anche il teatro
romano, che prese molto da quello greco e che ha influenzato molto il teatro
moderno. |
I Ludi Romani erano delle festività del
calendario dell'antica Roma, che furono istituite sotto Tarquinio Prisco, re di Roma (616-579 avanti Cristo), e che si
tenevano nel mese di Settembre. Questi ludi erano dedicati a Giove. Nel 364 avanti Cristo, durante i ludi romani
fu introdotta per la prima volta nel programma della festa una forma di
teatro originale, costituita da una successione di scenette farsesche,
contrasti, parodie, canti e danze, chiamati fescennina
licentia. Durante i fescennini si svolgevano canti,
travestimenti e danze buffonesche. Tito Livio, in Ab Urbe condita libri, [VII, 2.] racconta come in quell'anno i
romani, non riuscendo a debellare una pestilenza, decisero di inserire, per
placare l'ira divina, anche ludi scenici, per i quali fecero venire
appositamente degli artisti e danzatori dall'Etruria. |
I generi teatrali che si svilupparono
furono quelli comici e tragici. Ad un certo punto però questi generi andarono
in decadenza ed allora si impose all'attenzione del pubblico il mimo (che era
giunto a Roma dalla Magna Grecia e raggiunse la sua massima popolarità negli
ultimi anni della repubblica e soprattutto in età imperiale), che consisteva
nell'imitazione teatrale della vita quotidiana e dei suoi aspetti più grotteschi
accompagnata da musica, in altre parole il mimo era una rappresentazione
satirica di aspetti della vita quotidiana. Gli spettacoli dei mimi erano
predominanti durante i ludi Florales (verso la fine
di Aprile), in onore della dea Flora. Le compagnie di mimo presentavano anche
una vasta gamma di intrattenimenti come funamboli, trapezisti, mangiatori di
fuoco, giocolieri, acrobati e animali ammaestrati. |
Altra cosa importante da dire sui mimi, è
che i Romani con il mimo presero di mira anche i Cristiani, infatti spesso i
mimi ridicolizzavano la condotta santa dei Cristiani e gli ordinamenti della
Chiesa, cioè il battesimo e la cena del Signore. |
Un altro genere teatrale minore che
riscosse molto successo fu il pantomimo. Esso raccontava una storia
attraverso la danza. I temi erano tratti dalla mitologia o dalla storia.
L'azione era eseguita da un solo ballerino che interpretava tutte le parti,
inframmezzando monologhi lirici accompagnato da un coro e un'orchestra di
flauti e cembali. |
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I primi Cristiani e il teatro
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Dunque il teatro esisteva nell'impero
Romano ai giorni degli apostoli, ed era anche molto diffuso. Ma nella Bibbia
è assente ogni suo uso da parte della Chiesa primitiva, per trasmettere il
Vangelo al mondo o per intrattenere i credenti in occasioni particolari. Ora,
domandatevi: 'Come mai i primi Cristiani non fecero alcun uso del teatro?' La
ragione è perchè essi lo aborrivano in quanto lo
consideravano una mondana concupiscenza, un qualcosa di diabolico che
praticavano i pagani idolatri che non conoscevano Dio, da cui essi dovevano
quindi astenersi per piacere a Dio in tutta la loro condotta, secondo che è
scritto: "E, come figliuoli d’ubbidienza, non vi conformate alle
concupiscenze del tempo passato quand’eravate nell’ignoranza; ma come Colui
che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra
condotta; poiché sta scritto: Siate santi, perché io son santo" (1
Pietro 1:14-16). E che non poteva essere altrimenti, si evince chiaramente dal
fatto che il teatro era collegato all'idolatria e costituiva una forma di
dissolutezza oltre che un mezzo di cui si usavano i pagani per deridere e
ridicolizzare la Parola di Dio. Quindi i primi Cristiani - naturalmente
quelli che ubbidivano ai comandamenti degli apostoli - si astenevano non solo
dal partecipare alle rappresentazioni teatrali pagane ma anche dall'usare il
teatro come mezzo di evangelizzazione. |
Oltretutto un eventuale uso del teatro
nell'evangelizzazione avrebbe ridicolizzato il messaggio del Vangelo, e lo
avrebbe svuotato della sua potenza, e quindi essi si guardarono bene
dall'adottarlo nel campo dell'evangelizzazione. Ma se Paolo diceva ai santi
di Corinto: "Cristo non mi ha mandato a battezzare ma ad evangelizzare;
non con sapienza di parola, affinché la croce di Cristo non sia resa
vana" (1 Corinzi 1:17), ed anche: "Quant’è a me, fratelli, quando
venni a voi, non venni ad annunziarvi la testimonianza di Dio con eccellenza
di parola o di sapienza; poiché mi proposi di non saper altro fra voi,
fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso. .... E la mia parola e la mia
predicazione non hanno consistito in discorsi persuasivi di sapienza umana,
ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede fosse
fondata non sulla sapienza degli uomini, ma sulla potenza di Dio" (1
Corinzi 2:1-2,4-5), come si può pensare che egli potesse ammettere il teatro
come mezzo di evangelizzazione? E' il teatro una dimostrazione di Spirito e
di potenza? Non mi pare proprio. Semmai è una dimostrazione di finzione e
debolezza. Infatti il teatro è finzione o falsità, ed ha come scopo quello di
far emergere determinati messaggi che si vogliono trasmettere al pubblico
proprio tramite la finzione (secondo Boccaccio, Dante e Petrarca, la funzione
del commediografo è quella di nascondere e oscurare la reale verità dietro un
velo di finzione). Non poteva dunque essere considerato un mezzo lecito per
portare il Vangelo al mondo. Se il Vangelo era trasmesso dagli apostoli con
lo Spirito Santo, e i santi avevano un esempio da imitare proprio negli
apostoli, e "lo Spirito è la verità" (1 Giovanni 5:6), esso non poteva
essere portato appoggiandosi alla finzione o alla falsità. E questo essi lo
compresero bene, cioè che non potevano mescolare la menzogna con la verità
sia pure per un fine giusto. |
E poi, domandiamoci, che bisogno potevano
sentire i santi del teatro per evangelizzare quando sapevano che Dio aveva
dotato la Chiesa delle potenze del mondo a venire, cioè dei doni dello
Spirito Santo, al fine di confermare la sua Parola, e quindi trarre i pagani
all'ubbidienza della fede? Non avevano forse visto i doni di guarigione e di
potenza di operare miracoli confermare la parola dei santi apostoli, e lo
Spirito compungere i cuori dandogli il ravvedimento? Ricorrere al teatro per
evangelizzare e guadagnare il mondo a Cristo, sarebbe equivalso a sminuire e
sprezzare l'opera e la potenza dello Spirito Santo. Oltre che non credere più
che Dio si è compiaciuto di salvare i credenti mediante la pazzia della
predicazione, ma mediante la sapienza di questo mondo, che è carnale, terrena
e diabolica. |
La Chiesa primitiva dunque mostrò
giustamente avversione verso il teatro, e questa avversione proseguì nel
tempo. |
Tertulliano di
Cartagine (155 circa – 230 circa) nel suo De Spectaculis
riprovò energicamente il teatro dicendo: 'Passiamo ora a considerare le
rappresentazioni sceniche: l'origine di esse è comune agli altri giochi,
uguali i caratteri: la denominazione generale era quella di ludi e abbiamo
già visto come l'ordinamento si collegasse in certo modo anche alle
manifestazioni equestri. Tutto quello che costituisca elemento esteriore si
ritrova poi anche nella preparazione della scena. Ci si parte sempre da
templi, altari e da quella vergognosa offerta di incenso e di sangue, fra
suoni di tibie e di trombe, alla presenza di quei due che sovrintendono alle
cerimonie sacre e ai funerali; l'aruspice dico e l'ordinatore dei funebri
riti. Passammo prima dall'origine dei giochi, a considerare, in particolare,
i Circensi; ora ci rivolgiamo ai ludi scenici e cominceremo ad esaminare il
luogo nel quale vengono compiuti: il teatro è proprio la sede di Venere: andò
così che questa specie di pubbliche costruzioni riuscì ad affermarsi: i
censori facevano in principio distruggere i teatri che andavano via via sorgendo, cercando in tal modo di provvedere alla
moralità dei pubblici costumi, allontanandoli da quelle sorgenti di
corruzione, che costituivano un pericolo estremo: così che la loro stessa
condotta costituisce per noi testimonianza di alto valore e viene ad
accrescere e a corroborare quanto sempre per noi abbiamo pensato in
proposito. Pertanto Pompeo il Grande, la cui
grandezza non cedé che a quella del suo teatro, avendo costruito quello
appunto che era la sede d'ogni vergogna e di ogni turpitudine, temendo che
una bella volta il suo nome non venisse menomato perché i censori gli
movessero giusta e aspra critica, con qualche trasformazione lo fece passare
per un tempio dedicato a Venere, e chiamò alla cerimonia di consacrazione,
con un editto, il popolo: e così non fu più un teatro, ma un tempio. Nella
parte inferiore, ci abbiamo fatto, disse, delle gradinate per gli spettacoli;
così un'opera sacrilega, meritevole di condanna, la camuffò sotto il nome di
tempio e in tal modo, colla scusa di un principio di culto, riuscì a deludere
ogni regola e sorveglianza. A Venere e a Libero fu dedicato molto opportunatamente: due potenze nemiche, strette fra loro
da un intimo accordo: l'ubriachezza, e il capriccio e la dissoluzione: il
teatro di Venere è quindi giustamente anche la sede di Libero. E infatti
chiamavano propriamente Liberali anche altri giochi scenici, oltre che
consacrati a Libero, istituiti dallo stesso Libero, e che presso i Greci
dicevano Dionisiaci. Nelle manifestazioni sceniche si comprende come Libero e
Venere debbano esercitare la loro azione e il loro potere: ciò che appartiene
intimamente al teatro, i gesti, i vari movimenti richiesti al nostro corpo
dalla danza, si riportano bene al carattere di mollezza di Venere e di Libero
facilmente abbandonantisi ad ogni forma di
scompostezza, di lascivia e di lussuosità. Quanto
poi deriva dalla modulazione della voce, dal ritmo musicale e che, richiede
l'uso di strumenti diversi, richiama Apollo, e Minerva e le Muse e Mercurio:
sono essi gli inventori e i protettori di queste manifestazioni. Ebbene, o
Cristiano, tu non potrai che odiare quelle cose i cui autori non possono che
suscitare in te un tale sentimento. Noi vogliamo ormai trattare di quelle
istituzioni, e della qualità di coloro che l'hanno fissate, il solo nome dei
quali deve essere per noi abominevole. Noi sappiamo bene che i nomi dei morti
sono vani, come vane le loro immagini, ma pure non ignoriamo che sotto tali
denominazioni, e in quei loro vani aspetti si cacciano e agiscono colla più
viva compiacenza di poter mentire la loro reale natura sotto l'aspetto del
divino, spiriti avversi e potenze demoniache. E vediamo anche che le azioni
teatrali sono dedicate a loro, e da loro ripetono l'essenza e il carattere e
che quindi non possono essere libere da un principio d'idolatria, dal momento
che sono considerati Dei, coloro che ne sono gli ispiratori. Ed anzi noi
dobbiamo tener per fermo che i demoni, nella ricerca fin da principio di
quello che avrebbe fatto al loro caso, fra le altre cose inerenti
all'idolatria, abbiano appunto favorito l'invenzione degli spettacoli, coi
quali potessero allontanare gli uomini dal pensiero del Signore, e aggiogarli
invece al proprio carro. Né invero avrebbe potuto esser favorito da altri ciò
che sarebbe ridondato poi in loro vantaggio. Nè
avrebbero potuto le potenze del male raggiungere questo scopo per mezzo di
altri uomini, all'infuori di quelli stessi, nei nomi, nelle immagini e nelle
imprese dei quali, esse avevano ormai fissato di fare il loro gioco,
facendosi falsamente riconoscere Divinità' (capitolo X), ed anche: 'Se noi
proviamo un senso di dispregio per i dettami della letteratura profana, come
di quella che non può esser giudicata da Dio se non come qualcosa di stolto e
di sacrilego, mi sembra anche che siano implicitamente proibiti a noi tutti
quei generi di rappresentazioni che trovano motivo e ripetono la loro natura
dalla letteratura stessa e che pongono sulla scena o elementi di ridicolo o
caratteri di forza e di violenza. Se infatti le tragedie o le commedie
mettono dinanzi ai nostri occhi lo svolgersi di azioni atroci, o di violente
passioni che trovano loro sfogo nel sangue o nelle più volgari bassezze, non
senza empietà e dilagare di altre colpe; non può darsi che esse siano in
certo modo più tollerabili delle azioni stesse. Ciò che viene respinto e
stimato degno di condanna, nell'atto stesso di compierlo, non si può neppure
accettarlo in parole. Se poi mi verrai a dire che eppure nelle sacre
scritture si fa menzione dello stadio, oh, sì, questo è vero, ma a tutto
quanto si svolge nello stadio, non potrai mica negare che sia indegno e
indecoroso per te rivolgere lo sguardo! Sono colpi di pugno, e di piede, sono
atti molteplici di violenza e di forza e si viene colpendo, alterando,
guastando la più bella e nobile parte del corpo dell'uomo che è la faccia,
pur creata a sembianza e ad immagine di Dio. Non potrai tu, o cristiano,
approvare mai la folle magnificenza delle corse, il lancio del disco, e i
salti, occupazioni più sciocche ancora. Non ti potranno mai piacere le
manifestazioni di forza o vane o miranti all'altrui offesa; e non approverai
neppure quella soprastruttura di ornamenti e di abbellimenti del corpo, come
qualcosa che tende a snaturare l'eccelsa opera di Dio. E un sentimento d'odio
proverai per coloro che s'ingrassano a bella posta, perché siano poi di
spasso e di sollazzo alla Grecia! Fu il diavolo che soffocò ed uccise i primi
uomini: ebbene; anche l'arte della palestra ha qualcosa di diabolico: nei
primi movimenti hai qualcosa di molto simile a quelli del serpente, infatti:
tenace nell'afferrare, tortuoso nell'avviticchiarsi, lubrico e sdrucciolevole
per cercare di svincolarsi e di sfuggire. Se a te nulla servono le corone
colle quali tali arti ginniche si premiano, a che vai cercando di
procacciarti quelle tali soddisfazioni che ti arrecano, come premio, queste
corone stesse?' (capitolo XVIII). E poi Tertulliano
afferma che i Cristiani sono chiamati a rinunciarci quando vengono battezzati:
'Qualcuno potrebbe anche pensare che noi andiamo accattando argomenti sottili
e sofistici: non lo voglio: io mi volgerò a quel che rappresenta il principio
più saldo, all'autorità più inconcussa della nostra stessa credenza;
allorché, entrati nell'acqua purificatrice, noi facciamo professione di fede
in Cristo, secondo le parole del nostro rito, noi testimoniamo solennemente
d'aver rinnegato colla nostra stessa aperta parola, ogni potenza avversa,
ogni falsa e sacrilega manifestazione, ogni altra relazione impura e
colpevole con potenze nemiche. E quale altra cosa può esservi, dove la
potenza satanica possa campeggiare, come nel campo dell'idolatria, nella
magnificenza di cerimonie diverse e molteplici, nella forza di altre
influenze nemiche? È questo il campo principale: è dall'idolatria appunto che
ogni potenza perversa e volgare può, per così dire, assurgere ad un superiore
grado di onore. Se risulterà dunque, che è proprio dall'idolatria che gli
spettacoli abbiano la completezza e il loro più pieno svolgimento e
carattere, sarà ormai assicurato e riconosciuto che la dichiarazione che noi
facciamo nell'atto del Battesimo, riguarda pure gli spettacoli, come quelli
che, evidentemente, nell'intimo carattere idolatra che essi posseggono, sono
sotto l'azione diretta della potenza diabolica e di quanto ad essa s'unisce
per influenze molteplici e per tutte le altre esterne manifestazioni. Noi
ricorderemo come gli spettacoli abbiano avuto origine, ad uno ad uno, e da
quali principî sorti, siano andati col tempo rafforzandosi e prendendo
sviluppo: dipoi vedremo quali denominazioni essi prendano, a chi si
riferiscano; le pompe esteriori, magnifiche, di cui vanno ornandosi le false
e bugiarde credenze; ne esamineremo i luoghi dove vengono fatti, coloro che
vi presiedono, qualsiasi altro carattere essi abbiano e chi se ne possa quasi
affermare inventore e sostenitore. Se fra questi elementi vari e molteplici,
alcuno ve ne sarà che si possa considerare estraneo all'idolatria, non dovrà
esso esser compreso neppure nel nostro atto di abiura' (capitolo IV); |
http://www.tertullian.org/articles/mazzoni_trattati/mazzoni_trattati_03spect.htm |
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Il teatro 'cristiano'
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Arriviamo ora al Medio Evo, perchè è in questo periodo che nasce il cosiddetto teatro
cristiano. Nel 970 circa, il vescovo di Winchester (Inghilterra), desideroso
di enfatizzare il momento in cui le donne arrivano al sepolcro e lo trovano
vuoto, introdusse una usanza che lui diceva esisteva già in alcuni monasteri
francesi. |
Durante la messa mattutina di Pasqua tre monaci
recitano l'arrivo al sepolcro delle donne, con un altro che interpreta
l'angelo che siede a fianco dell'altare (che rappresenta il sepolcro).
L'angelo, in latino, domanda alle donne 'Chi cercate?', e le donne rispondono
'Gesù di Nazaret'. L'angelo allora risponde: 'Gesù
non è qui, egli è risorto, andate e ditelo al popolo'.
Le donne allora si volgono verso la corale con un gioioso 'Alleluia! resurrexit
Dominus' ('Alleluia, il Signore è risorto'), e la corale parte con il Te Deum. |
Da questi flebili inizi si sviluppò il
teatro 'cristiano' medievale. Sempre più scene furono rappresentate durante
le messe. |
Verso il 1170, dei preti in Francia decisero
di spostare una rappresentazione su un palco fuori dal luogo di culto, e
portarla nella lingua del popolo. La loro opera teatrale si chiamava Mystère d'Adam
(Mistero di Adamo), durante la quale i demoni arrivavano a legare Adamo ed
Eva con delle catene, prima di trascinarli via e svanire con le loro vittime
in un buco da cui eruttava del fumo. |
Nel corso dei secoli si moltiplicarono le
trame delle scene teatrali, che vennero a includere la creazione e il giorno
del giudizio. Vennero anche rappresentate le vite dei 'santi', i cui tormenti
sofferti durante il loro martirio davano a queste storie una particolare attrattiva.
Gradualmente le scene diventarono più lunghe e le produzioni più elaborate. |
I Riformatori si schierarono contro il
teatro religioso, anche a motivo del suo collegamento con il Cattolicesimo. I
Puritani affermavano che il teatro era senza autorità in base alle Sacre
Scritture, e al solo pensiero di paragonare una rappresentazione teatrale ad
un sermone, dicevano che si trattava di 'blasfemia intollerabile'. |
Nel ventesimo secolo, però, molte Chiese
Evangeliche hanno riscoperto il teatro 'cristiano' come mezzo per raggiungere
gli altri con il messaggio del Vangelo. |
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In che cosa consiste fare teatro
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Vediamo di spiegare ora in breve cosa
significa fare teatro, per poi vedere se sia compatibile con la Parola di
Dio. |
Il teatro è una attività che consiste nel
prendere su sè stessi la natura e la persona di un
altro. In altre parole, si tratta di un tentativo di diventare un'altra
persona. L'attore quindi cerca di diventare un soggetto che compie le azioni
di un altro uomo, e addirittura prova ad acquisire i tratti e la personalità
di quell'altra persona. Questa attività può essere descritta con la parola impersonificazione. Spesso infatti nel mondo dicono che
un buon attore è colui che si impersonifica bene
nel personaggio che interpreta. C'è un espressione che viene usata nel cinema
e nel teatro, a tale riguardo, che è 'calarsi nel personaggio'. |
Quando dunque ci si trova davanti alle
rappresentazioni teatrali 'cristiane', c'è chi impersonifica
Gesù, il diavolo, il peccatore, Adamo, Davide, e così via. |
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Perchè il teatro è dal diavolo e quindi va
rigettato
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A questo punto, dopo avere considerato che
cosa fa chi fa teatro, bisogna vedere se Dio disapprova che un suo figliuolo
si metta ad impersonificare qualcun altro, ed anche
se questo comportamento costituisca la violazione di qualche comandamento
divino. Perchè se così fosse, bisogna rigettare il
teatro immediatamente. E difatti così è, per le seguenti ragioni. |
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Perchè induce all'ipocrisia e alla menzogna
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Il teatro induce chi lo fa all'ipocrisia e
alla menzogna. L'impersonificazione infatti
consiste nel fingere di essere un'altra persona. Chi dunque impersonifica Gesù fingerà di essere Gesù: chi impersonifica il peccatore, fingerà di essere ancora
schiavo del peccato; chi impersonifica il diavolo
fingerà di essere il diavolo, e così via. Questo significa fare gli ipocriti
ed amare e praticare la menzogna, e non essere sinceri ed amare e praticare
la verità. |
Possiamo noi figliuoli di Dio fare gli
ipocriti e amare e praticare la menzogna, sia pur con il fine di portare il
Vangelo al nostro prossimo? No, perchè la Scrittura
ci comanda di gettare via le ipocrisie, secondo che è scritto: "Gettando
dunque lungi da voi ogni malizia, e ogni frode, e le ipocrisie, e le invidie,
ed ogni sorta di maldicenze, come bambini pur ora nati, appetite il puro
latte spirituale, onde per esso cresciate per la salvezza, se pure avete
gustato che il Signore è buono" (1 Pietro 2:1-2); e di bandire la
menzogna dalla nostra vita e dire la verità gli uni agli altri (Efesini 4:25). |
A proposito del termine 'ipocrita' vi
ricordo che esso deriva dalla parola greca 'hypokrités' che significa 'attore' - e
difatti nel teatro dell'antica Grecia gli attori erano conosciuti come gli
'ipocriti' - e quindi un attore è un ipocrita perchè
fa finta di essere qualcuno o qualcosa che in realtà non è. Gli scribi e i
Farisei furono definiti da Gesù 'ipocriti' perchè
nella pratica recitavano la parte dei giusti, o meglio facevano credere alla
gente indossando una maschera che essi erano giusti, quando invece erano
pieni di iniquità ed ingiustizia. |
Ora, vi domando: 'Può un Cristiano, anche
se occasionalmente, indossare una maschera, ossia far finta di essere
un'altra persona, buona o cattiva che questa sia?' Certo che no. |
Può un Cristiano cominciare a dire parole e
cose che non sono vere perchè non procedono dal suo
cuore, perchè impersonifica
un altra persona e quelle parole sono da ripetere a memoria perchè parte di un copione? La risposta è di nuovo 'no'. |
Come fanno dunque tanti pastori ad
affermare che esiste un talento che Dio dona a taluni credenti di fare
teatro? Evidentemente perchè sono ciechi, avendo
perso il discernimento. E così dicendo, attribuiscono a Dio le menzogne e le
finzioni che vengono perpetrate nelle scene teatrali. |
E poi tenete a mente che questa scuola di
ipocrisia e di menzogna comincia da piccoli, perchè
in quasi tutte le comunità, ai bambini vengono fatte fare scene teatrali, o
in occasione della cosiddetta festa di Natale, o per il capodanno, o in
occasione della chiusura della Scuola Domenicale. |
Ecco dunque a cosa vengono ammaestrati i
bambini: ad essere degli ipocriti. Non c'è da meravigliarsi dunque se poi una
volta adulti lo diventano per davvero ipocriti, e difatti le comunità
abbondano di ipocriti. E' tutta una conseguenza. |
Basterebbe solo questo dunque per capire
che il teatro è dal diavolo, perchè induce a
trasgredire i comandamenti di Dio. |
Ma voglio proseguire per mostrarvi quanti
principi biblici il teatro va ad intaccare. |
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Perchè si oppone alla sovranità di Dio
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Il teatro attacca in maniera spudorata la
sovranità di Dio, perchè mentre Dio governa singolarmente
le persone e la loro natura, in quanto è Lui che ha stabilito nella sua
sovrana sapienza la natura dell'uomo, e le circostanze della sua vita, e noi
per la Sua grazia siamo stati resi partecipi della Sua natura divina, e siamo
stati resi figli dell'ubbidienza; il teatro va ad attaccare tutto ciò, perchè chi recita la parte del peccatore (cosa molto
frequente nelle scene teatrali) non fa altro che fingere di avere un'altra
natura e di essere un figlio della disubbidienza, e quindi diciamo che si
ribella alla sovranità di Dio. |
In altre parole, un Cristiano non può
recitare la parte del peccatore perchè così facendo
si immedesima in qualcuno che è ancora sotto il peccato. |
Se fa così si ribella a Dio, perchè un Cristiano non ha il diritto di diventare o
fingere di essere qualcun altro. Egli è in Cristo, e quindi una nuova
creatura, le cose vecchie sono passate, e sono diventate tutte nuove (2
Corinzi 5:17), e quindi non può negare questa verità mettendosi ad impersonificare qualcuno in cui le cose vecchie ancora
non sono passate perchè non è in Cristo. |
Ma il teatro attacca la sovranità di Dio
anche sotto un altro aspetto, e cioè perchè induce
a confidare nell'uomo anzichè in Dio. Mi spiego
meglio. Coloro che fanno il teatro 'cristiano' dicono che in questa maniera
pensano di attirare le anime a Cristo, ma dicendo questo non si rendono conto
di offendere Dio, e di contrastare quello che dice Gesù a tale riguardo. Perchè è Dio che attira le anime a Cristo, secondo che
disse Gesù: "Niuno può venire a me se non che il Padre, il quale mi ha
mandato, lo attiri; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno" (Giovanni
6:44) ed anche: " Per questo v’ho detto che niuno può venire a me, se
non gli è dato dal Padre" (Giovanni 6:65). |
In un certo senso, quindi, chi fa teatro si
sostituisce a Dio, perchè pensa di essere lui ad
attirare le anime a Cristo con la sua recitazione, che è finzione. Giudicate
voi. |
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Perchè induce a giocare con il peccato
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Il peccato è la violazione della legge,
dice l'apostolo Giovanni (1 Giovanni 3:4). Ed è una grave cosa peccare, non è
una cosa da prendere alla leggera per
niente, magari mettendosi a fingere di peccare, come avviene nelle scene
teatrali. Per esempio quando in una rappresentazione teatrale un credente
interpreta la parte di un ubriacone, di un ladro, di un omicida, di un mago,
di un effeminato, di un vanitoso, di un orgoglioso, di uno schernitore, di un
fornicatore, e così via, in quel momento non fa altro che impersonificare
un peccatore, e quindi è trascinato in quel momento a pensare ed agire da
peccatore. |
Farà dunque dei movimenti con il suo corpo,
dirà con la sua bocca delle cose, che un Cristiano che vuole condursi in
maniera degna del Vangelo, non deve fare e dire, neppure per scherzo. E
quindi egli pecca. Che bene dunque ci può essere nell'impersonificare
un uomo schiavo del peccato? Nessuno. Anzi ne verrà fuori certamente del
male, perchè chi impersonifica
il peccatore può essere poi nella realtà indotto a commettere realmente quei
peccati. Non è forse quello che avviene nel teatro e nel cinema? Non è forse
vero infatti che attori mondani hanno ammesso che la loro personalità è
irrimediabilmente cambiata per il peggio dopo avere interpretato dei
personaggi dati a particolari peccati? |
Quindi attenzione fratelli, a non lasciarvi
trascinare dietro il teatro 'cristiano', perchè di
sicuro la recitazione avrebbe delle conseguenze negative, molto negative,
sulla vostra vita. Dio solo sa quanti peccati vengono commessi da 'attori
cristiani', dopo che hanno interpretato la parte dei peccatori. |
Questo ci insegna che con il peccato non si
deve giocare, facendo finta di peccare, perchè il
peccato sta in agguato per colpire. Nessuno si illuda. Ecco perchè Paolo ci comanda di astenerci da ogni specie di
male o mala apparenza (1 Tessalonicesi 5:22), perchè
il male va aborrito in ogni sua forma. |
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Perchè offende l'opera espiatoria di Cristo
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L'opera che Cristo ha compiuto morendo e
resuscitando dai morti, è stata un'opera divina e non umana, che l'uomo non
avrebbe giammai potuto far accadere per la sua volontà. Perchè
dunque ora la Chiesa vuole rappresentare di nuovo tali cose che sono cose
meravigliose avvenute una volta per sempre? Non basta più predicare la sua
morte e la sua resurrezione? |
E' evidente dunque che l'impersonificazione di Cristo, e quindi la
rappresentazione fisica delle sue sofferenze e della sua morte, è una grave
offesa verso Cristo da parte dell'attore, perchè
orgogliosamente si mette al posto di
Cristo. |
Può la Chiesa tollerare una simile cosa?
No. |
Ricordo che tanti anni fa i pastori
evangelici riprovavano la Via Crucis fatta dai Cattolici Romani durante la
quale viene rappresentata la flagellazione di Cristo, ora ci sono tante
Chiese Evangeliche che fanno cose simili nei locali di culto. |
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Perchè rende vana la croce di Cristo
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Come ho detto innanzi, lo ripeto anche qui.
Le rappresentazioni teatrali che hanno come fine quello di presentare il
Vangelo al mondo, rendono vana la croce di Cristo, perchè
portare il Vangelo in questa maniera equivale ad evangelizzare con sapienza
di parola (1 Corinzi 1:17), ossia usando la sapienza di questo mondo e non la
sapienza di Dio. E la sapienza di questo mondo è pazzia presso Dio. |
Paolo, quantunque era a conoscenza del
teatro greco drammatico, non ricorse mai ad esso per predicare il Vangelo. Non
si mise ad impersonificare Gesù o qualche altro
personaggio biblico per evangelizzare. Ma si limitò a predicare la croce,
potenza, sapienza e pazzia di Dio. Perchè così Dio
ha decretato di salvare i credenti, mediante "la pazzia della predicazione"
(1 Corinzi 1:21) di Cristo e Lui crocifisso. |
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Perchè mondanizza la Chiesa
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Il teatro è una mondana concupiscenza e
quindi mondanizza la Chiesa. Le Chiese che fanno
teatro sono dunque mondane. Esse mostrano di amare le cose che sono nel
mondo. Hanno deciso di conformarsi al mondo, per non sentirsi così diverse da
esso. Per loro però il teatro è una sorta di ponte che serve a mettere gli
increduli in contatto con la Chiesa, quando in effetti è un ponte tramite cui
la mondanità entra nella Chiesa e la corrompe. Ecco perchè
è scritto: "Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama
il mondo, l’amor del Padre non è in lui. Poiché tutto quello che è nel mondo:
la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia
della vita non è dal Padre, ma è dal mondo" (1 Giovanni 2:15-16), ed
anche: "E non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati
mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per
esperienza qual sia la volontà di Dio, la buona, accettevole
e perfetta volontà" (Romani 12:2). |
E poi si tenga presente che la Chiesa che
comincia ad usare il teatro per evangelizzare, finisce con il fare teatro
anche per semplice divertimento. Ci sono tanti credenti infatti che amano
buffoneggiare impersonificando pastori. Praticamente
fanno una sorta di cabaret. Naturalmente questi insensati giustificano pure
questo teatro dicendo che Dio ci vuole allegri, dimenticando che le
buffonerie sono cose sconvenienti che non si addicono ai santi, e che per
esse viene l'ira di Dio sugli uomini ribelli (Efesini 5:3-4,6). |
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Perchè induce a disonorare il proprio corpo
che è il tempio di Dio
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Il teatro induce i santi a tenere dei
comportamenti indegni. Vi farò degli esempi pratici. Chi interpreta la parte
dell'indemoniato di Gerasa dovrà svestirsi e
apparire almeno mezzo nudo: chi interpreta Gesù nella resurrezione dovrà
farsi spogliare e apparire anche lui mezzo nudo; la donna che interpreta la
donna adultera colta in flagrante adulterio o una meretrice, dovrà tenere
degli atteggiamenti carnali e vestirsi da meretrice. E coloro che si mettono a fare i mimi, si dovranno
pitturare la faccia con diversi colori ed in maniera strana, e si metteranno
a fare delle smorfie con il loro viso. E tutto questo, dicono sempre i
sostenitori di quest’arte, per diffondere l’Evangelo. |
Ora, noi sappiamo che il nostro corpo è il
tempio dello Spirito Santo (secondo che è scritto: "Non sapete voi che
il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale avete
da Dio, e che non appartenete a voi stessi?" [1 Corinzi 6:19]), e perciò
nessuno di noi ha il diritto di mettersi mezzo nudo davanti agli altri, o mettersi
a pitturare il proprio corpo o a disegnarci sopra. Chi pensa di avere il
diritto di fare del proprio corpo l’uso che vuole, profana il tempio di Dio
che è santo perchè non lo onora come dovrebbe fare
(ricordatevi che Paolo dice che Dio vuole che ciascuno di noi "sappia
possedere il proprio corpo in santità ed onore" [1 Tessalonicesi 4:4]).
Oltre a ciò noi sappiamo che il nostro portamento deve essere convenevole a
santità (secondo che è scritto: "Come Colui che vi ha chiamati è santo,
anche voi siate santi in tutta la vostra condotta" [1 Pietro 1:15]),
quindi deve essere serio, santo e privo di buffonerie. Per quanto riguarda
poi una donna che interpreta la parte dell'adultera o di una meretrice con
relativo abito da meretrice, è evidente che ci si trova davanti ad una palese
violazione della Parola che dice: "Similmente che le donne si adornino
d’abito convenevole, con verecondia e modestia: non di trecce e d’oro o di
perle o di vesti sontuose, ma d’opere buone, come s’addice a donne che fanno
professione di pietà" (1 Timoteo 2:9-10). |
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Risposte ad alcune obbiezioni
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Ora risponderò alle principali obiezioni
che muovono i sostenitori del teatro 'cristiano', dimostrandovi mediante le
Scritture come esse siano semplicemente degli abili sofismi. |
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Paolo si fece Giudeo coi Giudei
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I sostenitori del teatro prendono alcune
parole scritte dall’apostolo Paolo a supporto di quello che fanno, o meglio
di questa cosiddetta moderna tecnica di evangelizzazione. Le parole sono
queste: “Poiché, pur essendo libero da tutti, mi son fatto servo a tutti, per
guadagnarne il maggior numero; e coi Giudei, mi son fatto Giudeo, per
guadagnare i Giudei; con quelli che son sotto la legge, mi son fatto come uno
sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per
guadagnare quelli che son sotto la legge; con quelli che son senza legge, mi
son fatto come se fossi senza legge (benché io non sia senza legge riguardo a
Dio, ma sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che son senza legge.
Coi deboli mi son fatto debole, per guadagnare i deboli; mi faccio ogni cosa
a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni. E tutto fo a motivo dell’Evangelo,
affin d’esserne partecipe anch’io” (1 Corinzi
9:19-23). |
Ora, vediamo quale era il metodo usato da
Paolo per evangelizzare il mondo, cioè sia i Giudei che i Gentili, perché
dato che le sue parole vengono usate per giustificare il teatro e i mimi come
mezzi di evangelizzazione, dobbiamo verificare se Paolo usava dei particolari
metodi di evangelizzazione a secondo che evangelizzava i Giudei o i Gentili. |
Alcuni esempi di evangelizzazione diretta ai
Giudei. |
Ad Iconio: “Or
avvenne che in Iconio pure, Paolo e Barnaba entrarono nella sinagoga dei Giudei e parlarono
in maniera, che una gran moltitudine di Giudei e di Greci credette”
(Atti 14:1) – la città precedente era stata Antiochia di Pisidia. |
A Tessalonica:
“Ed essendo passati per Amfipoli e per Apollonia, vennero a Tessalonica,
dov’era una sinagoga de’ Giudei; e Paolo, secondo la sua usanza, entrò da
loro, e per tre sabati tenne loro ragionamenti tratti dalle Scritture,
spiegando e dimostrando ch’era stato necessario che il Cristo soffrisse e
risuscitasse dai morti; e il Cristo, egli diceva, è quel Gesù che io
v’annunzio” (Atti 17:1-3). |
A Corinto: “E ogni sabato discorreva nella
sinagoga, e persuadeva Giudei e Greci” (Atti 18:4) |
A Efeso: “Poi entrò nella sinagoga, e quivi
seguitò a parlare francamente per lo spazio di tre mesi, discorrendo con
parole persuasive delle cose relative al regno di Dio” (Atti 19:8) |
Un esempio di evangelizzazione diretta ai
Gentili. |
Ad
Atene: “Egli dunque ragionava nella sinagoga coi Giudei e con le persone pie;
e sulla piazza, ogni giorno, con quelli che vi si trovavano. E anche certi
filosofi epicurei e stoici conferivan con lui. E
alcuni dicevano: Che vuol dire questo cianciatore?
E altri: Egli pare essere un predicatore di divinità straniere; perché
annunziava Gesù e la risurrezione. E presolo con sé, lo condussero su nell’Areopàgo, dicendo: Potremmo noi sapere qual sia questa
nuova dottrina che tu proponi? Poiché tu ci rechi agli orecchi delle cose
strane. Noi vorremmo dunque sapere che cosa voglian
dire queste cose. Or tutti gli Ateniesi e i forestieri che dimoravan quivi, non passavano il tempo in altro modo,
che a dire o ad ascoltare quel che c’era di più nuovo. E Paolo, stando in piè
in mezzo all’Areopàgo, disse: Ateniesi, io veggo che siete in ogni cosa quasi troppo religiosi.
Poiché, passando, e considerando gli oggetti del vostro culto, ho trovato
anche un altare sul quale era scritto: Al dio sconosciuto. Ciò dunque che voi
adorate senza conoscerlo, io ve l’annunzio. L’Iddio che ha fatto il mondo e
tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non
abita in templi fatti d’opera di mano; e non è servito da mani d’uomini; come
se avesse bisogno di alcuna cosa; Egli, che dà a tutti la vita, il fiato ed
ogni cosa. Egli ha tratto da un solo tutte le nazioni degli uomini perché
abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro
assegnate, e i confini della loro abitazione, affinché cerchino Dio, se mai
giungano a trovarlo, come a tastoni, benché Egli non sia lungi da ciascun di
noi. Difatti, in lui viviamo, ci moviamo, e siamo, come anche alcuni de’
vostri poeti han detto: ‘Poiché siamo anche sua progenie’. Essendo dunque
progenie di Dio, non dobbiam credere che la
Divinità sia simile ad oro, ad argento, o a pietra scolpiti dall’arte e
dall’immaginazione umana. Iddio dunque, passando sopra ai tempi
dell’ignoranza, fa ora annunziare agli uomini che tutti, per ogni dove,
abbiano a ravvedersi, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il
mondo con giustizia, per mezzo dell’uomo ch’Egli ha stabilito; del che ha
fatto fede a tutti, avendolo risuscitato dai morti. Quando udiron mentovar la risurrezione de’ morti, alcuni se ne
facevano beffe; ed altri dicevano: Su questo noi ti sentiremo un’altra volta.
Così Paolo uscì dal mezzo di loro. Ma alcuni si unirono a lui e credettero; fra i quali anche Dionisio l’Areopagita, una
donna chiamata Damaris, e altri con loro” (Atti
17:17-34). |
Ora, io non vedo nessuna differenza nel
modo di evangelizzare usato da Paolo. Voi la vedete? Non credo. |
Dunque, l’apostolo Paolo usava solo un
metodo di evangelizzazione sia verso i Giudei che verso i Gentili, che era
quello della predicazione della croce fatta con ogni franchezza, come si
conviene, ed infatti era per questo che esortava i santi a pregare per lui
“acciocché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con
franchezza il mistero dell’Evangelo, per il quale io sono ambasciatore in
catena; affinché io l’annunzî francamente, come convien
ch’io ne parli” (Efesini 6:19-20). E questo perché il Vangelo non va
predicato con sapienza di parola, o mediante la sapienza di questo mondo,
affinché la croce di Cristo non sia resa vana. |
Paolo dunque non cambiava il suo metodo di
evangelizzare a secondo che evangelizzava i Giudei o i Gentili. Ed oltre a
ciò non usava altri mezzi, all’infuori della predicazione della croce. Eppure
anche a quel tempo esisteva il teatro! Perché allora Paolo, come anche gli
altri apostoli, non adottarono altri metodi di evangelizzazione? Perché essi
credevano fermamente che l’Evangelo è potenza di Dio per ognuno che crede, e
che coloro che Dio ha ordinato a vita eterna crederanno appunto tramite la
predicazione del Vangelo! E quindi si limitavano ad annunciare agli uomini il
Vangelo secondo l’esempio che aveva loro lasciato Gesù Cristo, pienamente
persuasi e fiduciosi che Dio avrebbe concesso il ravvedimento e la fede a
coloro che Egli aveva eletti fin dalla fondazione del mondo. Ricordatevi poi
che la predicazione di Paolo era spesso accompagnata da segni e prodigi fatti
nel nome di Gesù, che erano la testimonianza che Dio aggiungeva a quella
degli apostoli per confermare la sua Parola. E questi segni e prodigi
servivano anche per attirare le anime. |
Purtroppo però oggi in molte Chiese manca
proprio questa fiducia, come anche la franchezza e la potenza di Dio, e
allora tanti ricorrono a moderne tecniche di evangelizzazione, che sono ormai
dei veri e propri spettacoli mondani, che non hanno nulla di diverso da
quelli organizzati dai pagani, tranne che cambia il tema. E quindi assistiamo
alla profanazione del messaggio del Vangelo, perché si unisce il sacro al
profano, invece di tenere le due cose ben separate. Il messaggio della croce
viene presentato sotto forma di scene teatrali e mimi, con clowns e pupazzi, e quindi non con franchezza ma in
maniera che la rappresentazione deve essere interpretata, e non solo, ma in
questa maniera la si riduce ad una sorta di favola o storiella, perché il
messaggio viene spogliato della sua gravità e della sua potenza. E tutto
questo, loro dicono, serve ad attirare i giovani del mondo al Signore! Queste
persone si devono convertire prima loro dalle loro vie tortuose al Signore
prima di poter dire che vogliono convertire i giovani del mondo. |
E’ evidente dunque che costoro che usano in
questa maniera le parole di Paolo ‘coi Giudei mi sono fatto Giudeo’, le hanno
interpretate male, perché esse non vogliono dire che con quelli del mondo ho
adottato metodi di evangelizzazione diversi da quello della semplice
predicazione della croce, come neppure che ho cominciato a comportarmi da
persona mondana, a vestirmi da persona mondana, a muovermi da persona
mondana, ad atteggiarmi da persona mondana, per avvicinarli ed annunciargli
il Vangelo. Se infatti Paolo avesse agito così, non avrebbe potuto dire ai
Corinzi: “Noi non diamo motivo di scandalo in cosa alcuna, onde il ministerio non sia vituperato; ma in ogni cosa ci
raccomandiamo come ministri di Dio per una grande costanza, per afflizioni,
necessità, angustie, battiture, prigionie, sommosse, fatiche, veglie,
digiuni; per purità, conoscenza, longanimità, benignità, per lo Spirito
Santo, per carità non finta; per la parola di verità, per la potenza di Dio;
per le armi di giustizia a destra e a sinistra…” (2
Corinzi 6:3-7), ed ai Filippesi: “Siate miei imitatori, fratelli, e
riguardate a coloro che camminano secondo l’esempio che avete in noi”
(Filippesi 3:17). |
Ma allora cosa ha inteso dire Paolo con le
parole ‘coi Giudei mi sono fatto Giudeo’? Ha inteso dire che lui quando era
con i Giudei si studiava di non essere loro d’intoppo andando contro la legge
di Mosè. Vi faccio un esempio pratico trascritto nel libro degli Atti, dove
leggiamo quanto segue: “E venne anche a Derba e a Listra; ed ecco, quivi era un certo discepolo, di nome
Timoteo, figliuolo di una donna giudea credente, ma di padre greco. Di lui
rendevano buona testimonianza i fratelli che erano in Listra
ed in Iconio. Paolo volle ch’egli partisse con lui;
e presolo, lo circoncise a cagione de’ Giudei che erano in quei luoghi;
perché tutti sapevano che il padre di lui era greco” (Atti 16:1-3). Come
potete vedere, quantunque Paolo non predicasse la circoncisione, in quella
occasione volle circoncidere un giovane credente, e questo a motivo dei
Giudei di quel posto, che sapevano che il padre di questo ragazzo era greco
mentre la madre era Ebrea, e quindi per non essere d’intoppo ai Giudei, cioè
per non creare nessun ostacolo all’evangelizzazione dei Giudei. Ma Paolo non
commise peccato circoncidendo Timoteo, perché lo fece solo per non essere
d’intoppo ai Giudei. |
Si potrebbe pure dire che Paolo quando si
trovava ad evangelizzare i Giudei si studiava di non violare il sabato, di
non mangiare cibi impuri secondo la legge, e così via. E questo sempre per
non essere d’intoppo ai Giudei. Ma agire in questa maniera non costituisce
peccato agli occhi di Dio, perché non c’è nessuna violazione della legge in
questo comportamento. Anch’io coi Giudei mi farei Giudeo, per guadagnarli a
Cristo, e quindi in giorno di sabato mi studierei di non violare il sabato,
di non mangiare cibi da loro considerati impuri, e così via. E tutto questo a
motivo del Vangelo, ma così agendo non commetterei nessun peccato. |
Commetterei peccato invece se per
evangelizzare cominciassi a pitturarmi la faccia di bianco o di nero, se
interpretassi la parte del diavolo o di Gesù in una scena teatrale, se mi
vestissi in maniera sconveniente, se mi mettessi a usare musica diabolica, se
mi mettessi a compiere delle buffonerie, perché questi comportamenti sono una
violazione dei comandamenti di Dio. |
Dunque, fratelli, stabilito che le parole
di Paolo non hanno nulla a che fare con metodi di evangelizzazione, non vi
lasciate sedurre da coloro che le usano per giustificare e promuovere
svariate cose storte in mezzo alla Chiesa. |
L’Evangelo va predicato con franchezza, con
pienezza di convinzione e con lo Spirito Santo. Per cui non va rappresentato,
perché in questo caso non solo la rappresentazione teatrale esige la
finzione, che la Bibbia condanna, ma anche una interpretazione, che non ci
deve essere appunto perché questo significherebbe che il messaggio non è
franco, non è diretto, non è facilmente comprensibile. |
L’Evangelo non va portato usando
concupiscenze carnali, perché questo significa usare l’astuzia verso le
persone, in quanto si usano metodi umani come esche, appunto per adescare le
persone. E noi siamo chiamati a pescare gli uomini, non ad adescarli
facendogli vedere qualche rappresentazione teatrale o altre forme di
concupiscenze mondane. |
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Nell'Antico Testamento ci sono esempi di mimi
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Quelli che sostengono che evangelizzare
tramite il teatro è scritturale si appoggiano su alcune cose che dei profeti
fecero per ordine di Dio, che secondo loro mostrano che anche i profeti
fecero dei mimi! |
Nel libro del profeta Geremia per esempio è
scritto: "Così mi ha detto l’Eterno: ‘Và, comprati una cintura di lino,
mettitela sui fianchi, ma non la porre nell’acqua’. Così io comprai la
cintura, secondo la parola dell’Eterno, e me la misi sui fianchi. E la parola
dell’Eterno mi fu indirizzata per la seconda volta, in questi termini:
‘Prendi la cintura che hai comprata e che hai sui fianchi; và verso
l’Eufrate, e quivi nascondila nella fessura di una roccia’. E io andai, e la
nascosi presso l’Eufrate, come l’Eterno mi aveva comandato. Dopo molti giorni
l’Eterno mi disse: ‘Levati, và verso l’Eufrate, e togli di là la cintura, che
io t’avevo comandato di nascondervi’. E io andai
verso l’Eufrate, e scavai, e tolsi la cintura dal luogo dove l’avevo
nascosta; ed ecco, la cintura era guasta, e non era più buona a nulla. Allora
la parola dell’Eterno mi fu rivolta in questi termini: Così parla l’Eterno:
‘In questo modo io distruggerò l’orgoglio di Giuda e il grande orgoglio di
Gerusalemme, di questo popolo malvagio ...esso diventerà come questa cintura,
che non è più buona a nulla. Poichè, come la
cintura aderisce ai fianchi dell’uomo, così io avevo strettamente unita a me
tutta la casa d’Israele e tutta la casa di Giuda, dice l’Eterno, perchè fossero mio popolo, mia fama, mia lode, mia
gloria; ma essi non hanno voluto dare ascolto" (Geremia 13:1-11), ed
anche: "Così m’ha detto l’Eterno: Fatti dei legami e dei gioghi, e
mettiteli sul collo; poi mandali al re di Edom, al
re di Moab, al re dei figliuoli di Ammon, al re di Tiro e al re di Sidone,
mediante gli ambasciatori che sono venuti a Gerusalemme da Sedekia, re di Giuda; e ordina loro che dicano ai loro
signori: Così parla l’Eterno degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Direte questo
ai vostri signori: Io ho fatto la terra, gli uomini e gli animali che sono
sulla faccia della terra, con la mia gran potenza e col mio braccio steso; e
do la terra a chi mi pare bene. E ora do tutti questi paesi in mano di Nebucadnetsar, re di Babilonia, mio servitore; e gli do
pure gli animali della campagna perchè gli siano
soggetti..." (Geremia 27:2-6). |
Vi sono altre cose particolari che Dio
ordinò di fare anche ad Ezechiele e ad Isaia, che vengono prese a sostegno
delle recitazioni teatrali, che io non citerò qui partitamente
perchè ritengo sufficienti i passi qui sopra citati
dal libro del profeta Geremia. |
Ora, fermo restando che Dio rivelò ai suoi
profeti di fare determinate cose che avevano ciascuna di esse un significato
ben preciso che Dio voleva che gli uomini che vedevano ed udivano i profeti
conoscessero, io vi domando: ‘Ma se queste sono le prove che attestano che si
può evangelizzare recitando, come mai nè Gesù e nè gli apostoli fecero uso di scene teatrali e di mimi?’
Eppure anche loro conoscevano bene questi passi delle Scritture! La ragione è
perchè Gesù prima e gli apostoli dopo non ne
avevano bisogno perchè avevano ricevuto potenza
dall’alto, ed anche perchè tagliavano rettamente la
parola di verità. Sì, perchè la parola di Dio va
tagliata rettamente per non rimanere confusi. Le cose che Dio ordinò di fare
ai profeti, gliele rivelò facendogli udire la sua voce, quindi essi non si
misero a fare quelle cose di testa loro; ma poi erano limitate ad un tempo ed
a delle persone specifiche, e quindi non ci si può metterle a fare da noi stessi
semplicemente perchè stanno scritte e perchè fu Dio ad ordinargliele. |
Vi faccio degli esempi esplicativi. Noi non
possiamo farci dei gioghi leggeri per metterceli sulle spalle e poi andare
dalla gente del mondo e dire loro: ‘Così dice il Signore Gesù: ‘Prendete su
voi il mio giogo... perchè il mio giogo è dolce e
il mio carico è leggero’, semplicemente perchè nella Scrittura vi è un riferimento a dei gioghi
che Geremia fece e si mise sul suo collo per ordine di Dio. |
Io, se voglio predicare sulle parole che
Gesù rivolse all’angelo della chiesa di Laodicea:
"Non sai che tu sei infelice fra tutti, e miserabile e povero e cieco e
nudo" (Apocalisse 3:17), non mi tolgo i miei vestiti per apparire
seminudo, per recitare la parte dell’angelo della chiesa di Laodicea, anche se sta scritto che Dio disse ad Isaia:
"Và, sciogliti il sacco di sui fianchi, e togliti i calzari dai piedi.
Questi fece così, e camminò seminudo e scalzo" (Isaia 20:2). |
Oggi, una parte del popolo di Dio si è
prostituita e genera figliuoli di prostituzione, ma per fare capire questo io
non sono obbligato ad andare a prendermi per moglie una prostituta, come
invece fu obbligato Osea dal Signore secondo che è
scritto: "Quando l’Eterno cominciò a parlare a Osea,
l’Eterno disse ad Osea: Và, prenditi per moglie una
meretrice, e genera dei figliuoli di prostituzione; perchè
il paese si prostituisce, abbandonando l’Eterno" (Osea
1:2). |
Noi conosciamo le storie dei patriarchi, la
storia d’Israele, quella dei profeti, e siamo tenuti a parlarne perchè sono storie che ci ammaestrano attorno a molte
cose, ma non siamo tenuti a rappresentarle in teatro davanti ai credenti o
agli infedeli. Gesù ha parlato diverse volte di eventi che si erano
verificati nell’antichità ma non cercò mai di spiegarli o di illustrarli con
recitazioni teatrali o mimi; anche gli apostoli parlarono di eventi e di
situazioni verificatosi sotto l’antico patto, ma non portarono mai sulla
scena quelle cose. |
Gesù ha comandato di predicare l’Evangelo a
voce e non di mettersi a recitare la sua parte o quella degli apostoli, di
Maria Maddalena, e di quelli che da lui furono guariti e liberati. |
Fratelli, se qualcuno vi ha detto che le
scene teatrali sono un’efficace mezzo di evangelizzazione, sappiate che
"una tale persuasione non viene da colui che vi chiama" (Galati 5:8). |
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Le scenette teatrali di evangelizzazione si
possono paragonare alle parabole di Gesù
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Ci sono molti credenti che quando gli si fa
presente che presentare il Vangelo tramite scenette e mimi, non è biblico,
tirano fuori le parabole di Gesù domandandoci: ‘Che differenza c’è?’ Ecco la
risposta. |
Innanzi tutto le parabole venivano
raccontate da Gesù, e non interpretate da lui o fatte interpretare ai suoi
discepoli tramite scenette. In altre parole, Gesù non si metteva a interpretare
la parte di un seminatore, o la parte di un pastore che perdeva una pecora e
andava a cercarla, come neppure diceva a uno dei suoi discepoli: ‘Vestiti da
seminatore, e prendi del seme e comincialo a spargere in quel campo’, o: ‘Vestiti da pastore, e fa finta che hai perso
una pecora e che la stai cercando, e poi quando la trovi, mettitela sulle
spalle tutto contento’, e così via. |
In secondo luogo, Gesù non raccontò le
parabole alle turbe affinché si convertissero, ma affinché non intendessero e
non si convertissero, secondo che Egli disse ai Suoi discepoli: “A voi è dato
di conoscere il mistero del regno di Dio; ma a quelli che son di fuori, tutto
è presentato per via di parabole, affinché: Vedendo, vedano sì, ma non
discernano; udendo, odano sì, ma non intendano; che talora non si convertano,
e i peccati non siano loro rimessi” (Marco 4:11-12). E difatti Gesù non
spiegava le parabole alle turbe, ma ai suoi discepoli in privato secondo che
è scritto: “E con molte cosiffatte parabole esponeva loro la Parola, secondo
che potevano intendere; e non parlava loro senza parabola; ma in privato
spiegava ogni cosa ai suoi discepoli” (Marco 4:33-34). Come possiamo dunque
metterci a rappresentare delle parabole di Gesù con scenette teatrali, quando
esse stesse non avevano lo scopo di convertire le anime, e noi invece ci
proponiamo la conversione delle anime che ci ascoltano? |
E poi noi non dobbiamo predicare al mondo
le parabole di Gesù e neppure il Vangelo tramite parabole, ma il Vangelo così
come lo troviamo scritto nella lettera di Paolo ai Corinzi, e cioè che
“Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu
seppellito; che risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture; che apparve
a Cefa, poi ai Dodici. Poi apparve a più di
cinquecento fratelli in una volta, dei quali la maggior parte rimane ancora
in vita e alcuni sono morti. Poi apparve a Giacomo; poi a tutti gli Apostoli;
e, ultimo di tutti, apparve anche” a Paolo (1 Corinzi 15:3-8). E la
predicazione di questo messaggio va compiuta con ogni franchezza; quella che
manca nelle scene teatrali e nei mimi, perché hanno bisogno
dell’interpretazione. |
Dunque, giustificare le scenette teatrali o
i mimi con le parabole raccontate da Gesù, è segno di grande ignoranza delle
Scritture. |
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Conclusione
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Alla luce della Sacra Scrittura, dunque, il
teatro 'cristiano' deve essere rigettato, e riprovato con ogni franchezza, perchè costituisce una forma di ribellione contro Dio. |
Nessuno si illuda, perchè
Paolo dice che "l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà ed
ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l’ingiustizia"
(Romani 1:18), e difatti l'ira di Dio viene sugli uomini ribelli. |
Chi ha orecchi da udire, oda |
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Giacinto Butindaro |