21. Potresti eventualmente farmi sapere qualcosa di più sulla coscienza, so che lo Spirito Santo la risveglia; ma il peccato che effetto ha su di essa? I famosi "scrupoli di coscienza" hanno significato biblico?

 

Che ogni essere umano abbia una coscienza la Scrittura lo attesta chiaramente in svariate maniere. Ora questa coscienza nell’uomo che vive lontano da Dio è contaminata dalle opere morte, cioè dai peccati che essi commettono e di cui sono schiavi. Paolo dice a Tito a proposito degli increduli che "tanto la mente che la coscienza loro sono contaminate" (Tito 1:15). Ed è evidente che questa contaminazione l’uomo l’avverte perché la coscienza quando è contaminata lo riprende. Quando gli scribi e i Farisei portarono dinnanzi a Gesù una donna colta in flagrante adulterio dicendogli che la legge di Mosè comandava di lapidare tali persone e chiedendogli il suo parere a riguardo, ed egli ebbe loro risposto: "Chi di voi è senza peccato, scagli il primo la pietra contro di lei" (Giov. 8:7), la Scrittura dice che essi "udito ciò, e ripresi dalla loro coscienza, si misero ad uscire ad uno ad uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi" (Giov. 8:9). Perché si sentirono ripresi dalla loro coscienza? Evidentemente perché essi stessi che erano pronti a condannare una persona, erano anch’essi da condannare a motivo dei loro misfatti che gravavano sulla loro coscienza! Nonostante però la coscienza degli uomini sia contaminata dal peccato, essa continua a testimoniargli che devono fare certe cose giuste scritte nella legge. Infatti Paolo dice ai santi di Roma: "Infatti, quando i Gentili che non hanno legge, adempiono per natura le cose della legge, essi, che non hanno legge, son legge a se stessi; essi mostrano che quel che la legge comanda è scritto nei loro cuori per la testimonianza che rende loro la coscienza, e perché i loro pensieri si accusano od anche si scusano a vicenda" (Rom. 2:14-15).

La coscienza contaminata può essere purificata solo dal sangue di Cristo infatti lo scrittore agli Ebrei dice: "Perché, se il sangue di becchi e di tori e la cenere d’una giovenca sparsa su quelli che son contaminati santificano in modo da dar la purità della carne, quanto più il sangue di Cristo che mediante lo Spirito eterno ha offerto se stesso puro d’ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire all’Iddio vivente?" (Ebr. 9:13-14). Non c’è altro modo per l’uomo per ottenere la purificazione della sua coscienza. Gli stessi sacrifici espiatori prescritti dalla legge sono incapaci di purificare la coscienza dell’uomo dal peccato infatti sempre lo scrittore agli Ebrei dice a proposito del primo tabernacolo che "esso è una figura per il tempo attuale, conformemente alla quale s’offron doni e sacrificî che non possono, quanto alla coscienza, render perfetto colui che offre il culto, poiché si tratta solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, insomma, di regole carnali imposte fino al tempo della riforma" (Ebr. 9:9-10). E’ impossibile dunque che il sangue di becchi e di tori tolga i peccati dalla coscienza dell’uomo, ma quello che è impossibile a quel sangue è possibile al sangue prezioso di Cristo, l’Agnello di Dio ben preordinato prima della fondazione del mondo ad offrire se stesso per compiere questa purificazione.

Una volta ottenuta la purificazione della coscienza mediante il sangue di Cristo, il credente si deve studiare di mantenere una buona coscienza. Pietro infatti nella sua prima epistola ci dice di avere "una buona coscienza" (1 Piet. 3:15). Cosa questa confermata anche da Paolo quando dice a Timoteo: "Ma il fine di quest’incarico è l’amore procedente da un cuor puro, da una buona coscienza e da fede non finta" (1 Tim. 1:5), ed anche: "Io t’affido quest’incarico, o figliuol mio Timoteo, in armonia con le profezie che sono state innanzi fatte a tuo riguardo, affinché tu guerreggi in virtù d’esse la buona guerra, avendo fede e buona coscienza … " (1 Tim. 1:18). Ovviamente questo lo si può fare solo quando ci si studia di vivere una vita santa e immacolata.

Quando con la grazia di Dio ci si conduce onestamente verso gli uomini la coscienza non ci riprende infatti Paolo dice ai Corinzi: "A me poi pochissimo importa d’esser giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, non mi giudico neppur da me stesso. Poiché non ho coscienza di colpa alcuna" (1 Cor. 4:3-4), ma ci rende una testimonianza favorevole di cui possiamo vantarci come si vantavano gli apostoli che dicevano: "Questo, infatti, è il nostro vanto: la testimonianza della nostra coscienza, che ci siam condotti nel mondo, e più che mai verso voi, con santità e sincerità di Dio, non con sapienza carnale, ma con la grazia di Dio" (2 Cor. 1:12). Quanto è importante avere questa testimonianza della coscienza! Quanto è bello e gratificante poter dire, come facevano gli apostoli: " … siamo persuasi di avere una buona coscienza, desiderando di condurci onestamente in ogni cosa" (Ebr. 13:18), e: "Io rendo grazie a Dio, il quale servo con pura coscienza, come l’han servito i miei antenati … " (2 Tim. 1:3). Che ognuno di noi dunque si eserciti del continuo ad avere una coscienza pura dinanzi a Dio e agli uomini, come faceva Paolo che ebbe a dire dinnanzi al governatore Felice: " …. m’esercito ad aver del continuo una coscienza pura dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini" (Atti 24:16).

Rinunciare ad avere una buona coscienza ha delle nefaste conseguenze sul credente perché lo fa naufragare quanto alla fede. Paolo lo dice a Timoteo quando dice: "Della quale [cioè della buona coscienza] alcuni avendo fatto getto, hanno naufragato quanto alla fede. Fra questi sono Imeneo ed Alessandro, i quali ho dati in man di Satana affinché imparino a non bestemmiare" (1 Tim. 1:19-20). Nessuno si illuda, una coscienza traviata è sinonimo di naufragio spirituale.

Alla luce di quanto dice la Bibbia dunque, il peccato ha l’effetto di contaminare la coscienza sia quella degli increduli che quella del credente, e i cosiddetti ‘scrupoli di coscienza’ non sono altro che quei timori che assalgono la nostra mente nel momento in cui siamo tentati a fare il male e non solo ma anche quando siamo tentati a fare qualcosa che anche se non è male in se stesso facendola contristeremmo il nostro fratello e gli saremmo d’intoppo. Per esempio mangiare carne di maiale dinnanzi ad un fratello che reputa questa carne impura per una sua convinzione personale, o bere vino dinnanzi ad un fratello che si astiene dal berlo sempre per una sua convinzione personale.

  

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