Dio castiga, eccome se castiga |
Introduzione
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Fratelli
nel Signore, voglio che sappiate che l'Iddio che adoriamo e serviamo è un Dio
che castiga, flagella, giudica, punisce - ora, qui sulla terra - in quanto è giusto.
Egli è un giusto giudice (Salmo 7:11) e in quanto tale "non tiene il
colpevole per innocente" (Nahum 1:3) ma lo giudica con giustizia, e si
badi che il giudicio ha da cominciare dalla casa di Dio, cioè da noi (1
Pietro 4:17). |
E con
questo mio scritto voglio ricordarvi proprio questo aspetto del carattere di
Dio - ignorato o rigettato dalla stragrande maggioranza delle Chiese anche
qui in Italia - trascrivendo gran parte dei castighi di Dio presenti nella
Bibbia, escludendo però da essi quelli che Dio deve ancora infliggere (tra i
quali ci sono quelli che infliggerà al mondo degli empi, e che sono
trascritti nell'Apocalisse). |
Ecco
contro chi, come e per quale ragione Dio ha esercitato i suoi giudizi. |
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Il serpente perchè sedusse la donna, la
donna perchè si lasciò sedurre e l'uomo perchè diede ascolto alla donna
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Dopo che
l'uomo peccò, trasgredendo il comando di Dio, Dio punì il serpente che aveva
sedotto la donna, la donna che era rimasta sedotta, e l'uomo che aveva dato retta
alla donna. Ecco cosa troviamo scritto: "Or il serpente era il più
astuto di tutti gli animali dei campi che l’Eterno Iddio aveva fatti; ed esso
disse alla donna: ‘Come! Iddio v’ha detto: Non mangiate del frutto di tutti
gli alberi del giardino?’ E la donna rispose al serpente: ‘Del frutto degli
alberi del giardino ne possiamo mangiare; ma del frutto dell’albero ch’è in
mezzo al giardino Iddio ha detto: Non ne mangiate e non lo toccate, che non
abbiate a morire’. E il serpente disse alla donna: ‘No, non morrete affatto;
ma Iddio sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri s’apriranno, e
sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male’. E la donna vide
che il frutto dell’albero era buono a mangiarsi, ch’era bello a vedere, e che
l’albero era desiderabile per diventare intelligente; prese del frutto, ne
mangiò, e ne dette anche al suo marito ch’era con lei, ed egli ne mangiò.
Allora si apersero gli occhi ad ambedue, e s’accorsero ch’erano ignudi; e
cucirono delle foglie di fico, e se ne fecero delle cinture. E udirono la
voce dell’Eterno Iddio, il quale camminava nel giardino sul far della sera; e
l’uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza dell’Eterno Iddio, fra gli
alberi del giardino. E l’Eterno Iddio chiamò l’uomo e gli disse: ‘Dove sei?’
E quegli rispose: ‘Ho udito la tua voce nel giardino, e ho avuto paura,
perch’ero ignudo, e mi sono nascosto’. E Dio disse: ‘Chi t’ha mostrato ch’eri
ignudo? Hai tu mangiato del frutto dell’albero del quale io t’avevo comandato
di non mangiare?’ L’uomo rispose: ‘La donna che tu m’hai messa accanto, è lei
che m’ha dato del frutto dell’albero, e io n’ho mangiato’. E l’Eterno Iddio
disse alla donna: ‘Perché hai fatto questo?’ E la donna rispose: ‘Il serpente
mi ha sedotta, ed io ne ho mangiato’. Allora l’Eterno Iddio disse al serpente:
‘Perché
hai fatto questo, sii maledetto fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali
dei campi! Tu camminerai sul tuo ventre, e mangerai polvere tutti i giorni
della tua vita. E io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua
progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo,
e tu le ferirai il calcagno’. Alla donna disse: ‘Io moltiplicherò
grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore
partorirai figliuoli; i tuoi desiderî si volgeranno verso il tuo marito, ed
egli dominerà su te’. E ad Adamo disse: ‘Perché hai dato
ascolto alla voce della tua moglie e hai mangiato del frutto dell’albero
circa il quale io t’avevo dato quest’ordine: Non ne mangiare, il
suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti
i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e triboli, e tu mangerai
l’erba dei campi; mangerai il pane col sudore del tuo volto, finché
tu ritorni nella terra donde fosti tratto; perché sei polvere, e in polvere
ritornerai’. E l’uomo pose nome Eva alla sua moglie, perch’è stata la madre
di tutti i viventi. E l’Eterno Iddio fece ad Adamo e alla sua moglie delle
tuniche di pelle, e li vestì. Poi l’Eterno Iddio disse: ‘Ecco, l’uomo è
diventato come uno di noi, quanto a conoscenza del bene e del male. Guardiamo
ch’egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell’albero della vita,
e ne mangi, e viva in perpetuo’. Perciò l’Eterno Iddio mandò via l’uomo dal
giardino d’Eden, perché lavorasse la terra donde era stato tratto. Così egli
scacciò l’uomo; e pose ad oriente del giardino d’Eden i cherubini, che
vibravano da ogni parte una spada fiammeggiante, per custodire la via
dell’albero della vita" (Genesi 3:1-24) |
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Caino, per avere ucciso suo fratello Abele
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Dio punì
Caino per avere ucciso suo fratello Abele. Egli gli disse: “E
ora tu sarai maledetto, condannato ad errar lungi dalla terra che ha
aperto la sua bocca per ricevere il sangue del tuo fratello dalla tua mano. Quando
coltiverai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti, e tu sarai
vagabondo e fuggiasco sulla terra” (Genesi 4:11-12). |
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I figliuoli di Dio che commisero
fornicazione con le figliuole degli uomini
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Nel libro
della Genesi è scritto: "Or quando gli uomini cominciarono a
moltiplicare sulla faccia della terra e furon loro nate delle figliuole,
avvenne che i figliuoli di Dio videro che le figliuole degli uomini erano
belle, e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte. E l’Eterno
disse: ‘Lo spirito mio non contenderà per sempre con l’uomo; poiché, nel suo
traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni saranno quindi
centovent’anni’. In quel tempo c’erano sulla terra i giganti, e ci furono
anche di poi, quando i figliuoli di Dio si accostarono alle figliuole degli
uomini, e queste fecero loro de’ figliuoli. Essi sono gli uomini potenti che,
fin dai tempi antichi, sono stati famosi" (Genesi 6:1-4). Quei figli di
Dio erano degli angeli infatti così sono chiamati gli angeli di Dio nel libro
di Giobbe: “Su che furon poggiate le sue fondamenta [della terra], o chi ne
pose la pietra angolare quando le stelle del mattino cantavan tutte assieme e
tutti i figli di Dio davan in gridi di giubilo?" (Giobbe 38:6-7). Chi
potevano essere infatti quegli esseri che giubilarono quando Dio pose le
fondamenta della terra se non gli angeli?' Certamente non potevano essere
degli esseri umani che ancora non erano stati creati, dato che l'uomo fu
creato il sesto giorno della creazione. Quegli angeli furono puniti da Dio,
secondo che dice Pietro che “Dio non risparmiò gli angeli che aveano
peccato, ma li inabissò, confinandoli in antri tenebrosi per esservi
custoditi pel giudizio” (2 Pietro 2:4); e Giuda che “Egli
ha serbato in catene eterne, nelle tenebre, per il giudicio del gran giorno,
gli angeli che non serbarono la loro dignità primiera, ma lasciarono la loro
propria dimora. Nello stesso modo Sodoma e Gomorra e le città
circonvicine, essendosi abbandonate alla fornicazione nella stessa maniera di
costoro” (Giuda 6-7). |
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Il mondo degli empi ai giorni di Noè
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Dio punì
il mondo degli empi ai giorni di Noè facendo venire il diluvio che sterminò
tutti gli animali e tutti gli esseri umani, tranne Noè e sette altri, assieme
a tutti gli animali che erano entrati nell’arca che Dio gli aveva comandato
di costruire. Ecco quanto dice la Scrittura: “E l’Eterno vide che la
malvagità degli uomini era grande sulla terra, e che tutti i disegni dei
pensieri del loro cuore non erano altro che male in ogni tempo. E l’Eterno si
pentì d’aver fatto l’uomo sulla terra, e se ne addolorò in cuor suo. E
l’Eterno disse: ‘Io sterminerò di sulla faccia della terra l’uomo che ho
creato: dall’uomo al bestiame, ai rettili, agli uccelli dei cieli; perché mi
pento d’averli fatti’ …. farò piovere sulla terra per quaranta giorni e
quaranta notti, e sterminerò di sulla faccia della terra tutti gli esseri
viventi che ho fatto’ …. E il diluvio venne sopra la terra per
quaranta giorni; e le acque crebbero e sollevarono l’arca, che fu levata in
alto d’in su la terra. E le acque ingrossarono e crebbero grandemente sopra
la terra, e l’arca galleggiava sulla superficie delle acque. E le acque
ingrossarono oltremodo sopra la terra; e tutte le alte montagne che erano sotto
tutti i cieli, furon coperte. Le acque salirono quindici cubiti al disopra
delle vette dei monti; e le montagne furon coperte. E perì ogni carne che si moveva
sulla terra: uccelli, bestiame, animali salvatici, rettili d’ogni sorta
striscianti sulla terra, e tutti gli uomini. Tutto quello ch’era sulla terra
asciutta ed aveva alito di vita nelle sue narici, morì. E tutti gli esseri
ch’erano sulla faccia della terra furono sterminati: dall’uomo fino al
bestiame, ai rettili e agli uccelli del cielo; furono sterminati di sulla
terra; non scampò che Noè con quelli ch’eran con lui nell’arca”
(Genesi 6:5-7; 7:4, 17-23). |
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Faraone per essersi preso la moglie di
Abramo
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Dio colpì Faraone
e la sua casa perchè egli si era preso Sarai, moglie del patriarca Abramo,
secondo che è scritto: "E avvenne che quando Abramo fu giunto in Egitto,
gli Egiziani osservarono che la donna era molto bella. E i principi di
Faraone la videro e la lodarono dinanzi a Faraone; e la donna fu menata in
casa di Faraone. Ed egli fece del bene ad Abramo per amor di lei; ed Abramo
ebbe pecore e buoi e asini e servi e serve e asine e cammelli. Ma
l’Eterno colpì Faraone e la sua casa con grandi piaghe, a motivo di Sarai,
moglie d’Abramo" (Genesi 12:14-17). |
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La casa di Abimelec a motivo della moglie
di Abrahamo
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E'
scritto: "Abrahamo si partì di là andando verso il paese del mezzodì, dimorò
fra Kades e Shur, e abitò come forestiero in Gherar. E Abrahamo diceva di
Sara sua moglie: ‘Ell’è mia sorella’. E Abimelec, re di Gherar, mandò a
pigliar Sara. Ma Dio venne, di notte, in un sogno, ad Abimelec, e gli disse:
‘Ecco, tu sei morto, a motivo della donna che ti sei presa; perch’ella ha
marito’. Or Abimelec non s’era accostato a lei; e rispose: ‘Signore, faresti
tu perire una nazione, anche se giusta? Non m’ha egli detto: È mia sorella? e
anche lei stessa ha detto: Egli è mio fratello. Io ho fatto questo nella
integrità del mio cuore e con mani innocenti’. E Dio gli disse nel sogno:
‘Anch’io so che tu hai fatto questo nella integrità del tuo cuore; e t’ho
quindi preservato dal peccare contro di me; perciò non ti ho permesso di
toccarla. Or dunque, restituisci la moglie a quest’uomo, perché è profeta; ed
egli pregherà per te, e tu vivrai. Ma, se non la restituisci, sappi che, per
certo, morrai: tu e tutti i tuoi’. E Abimelec si levò la mattina per tempo,
chiamò tutti i suoi servi, e raccontò in loro presenza tutte queste cose. E
quegli uomini furon presi da gran paura. Poi Abimelec chiamò Abrahamo e gli
disse: ‘Che ci hai tu fatto? E in che t’ho io offeso, che tu abbia fatto
venir su me e sul mio regno un sì gran peccato? Tu m’hai fatto cose che non
si debbono fare’. E di nuovo Abimelec disse ad Abrahamo: ‘A che miravi,
facendo questo?’ E Abrahamo rispose: ‘L’ho fatto, perché dicevo fra me:
Certo, in questo luogo non c’è timor di Dio; e m’uccideranno a causa di mia
moglie. Inoltre, ella è proprio mia sorella, figliuola di mio padre, ma non
figliuola di mia madre; ed è diventata mia moglie. Or quando Iddio mi fece
errare lungi dalla casa di mio padre, io le dissi: Questo è il favore che tu
mi farai; dovunque giungeremo, dirai di me: È mio fratello’. E Abimelec prese
delle pecore, de’ buoi, de’ servi e delle serve, e li diede ad Abrahamo, e
gli restituì Sara sua moglie. E Abimelec disse: ‘Ecco, il mio paese ti sta
dinanzi; dimora dovunque ti piacerà’. E a Sara disse: ‘Ecco, io ho dato a tuo
fratello mille pezzi d’argento; questo ti sarà un velo sugli occhi di fronte
a tutti quelli che sono teco, e sarai giustificata dinanzi a tutti’. E
Abrahamo pregò Dio, e Dio guarì Abimelec, la moglie e le serve di lui, ed
esse poteron partorire. Poiché l’Eterno avea del tutto resa
sterile l’intera casa di Abimelec, a motivo di Sara moglie di Abrahamo"
(Genesi 20:1-18). |
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Gli abitanti di Sodoma, Gomorra e le città
circonvicine, perchè erano dati alla fornicazione ed altri peccati
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Dio punì le
città di Sodoma e Gomorra per tutti i loro peccati tra cui c’erano la
fornicazione e dei vizi contro natura a cui si erano abbandonati i loro
abitanti. Ecco quanto dice la Scrittura: “Allora l’Eterno fece piovere dai cieli su
Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco, da parte dell’Eterno; ed egli distrusse
quelle città e tutta la pianura e tutti gli abitanti delle città e quanto
cresceva sul suolo” (Genesi 19:24-25), e: “Ecco, questa fu l’iniquità
di Sodoma, tua sorella: lei e le sue figliuole vivevano nell’orgoglio,
nell’abbondanza del pane, e nell’ozio indolente; ma non sostenevano la mano
dell’afflitto e del povero. Erano altezzose, e commettevano
abominazioni nel mio cospetto; perciò le feci sparire, quando vidi ciò”
(Ezechiele 16:49-50), ed anche: “Riducendo in cenere le città di Sodoma e
Gomorra, le condannò alla distruzione perché servissero d’esempio a quelli
che in avvenire vivrebbero empiamente” (2 Pietro 2:6); ed ancora: “Nello
stesso modo Sodoma e Gomorra e le città circonvicine, essendosi abbandonate alla
fornicazione nella stessa maniera di costoro ed essendo andate dietro a vizî
contro natura, sono poste come un esempio, portando la pena d’un fuoco
eterno” (Giuda 7). |
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La moglie di Lot, perchè si voltò a
guardare indietro
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Dio punì la
moglie di Lot perchè essa si voltò a guardare indietro, disubbidendo così
all'ordine di Dio (Genesi 19:17), secondo che è scritto: "Ma la moglie
di Lot si volse a guardare indietro, e diventò una statua di sale"
(Genesi 19:26). |
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Giacobbe per avere ingannato Isacco
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Giacobbe,
figlio di Isacco, ingannò suo padre Isacco spacciandosi per suo fratello Esaù
al fine di ricevere la benedizione spettante al primogenito. Ecco il
resoconto di questo inganno: "Or avvenne, quando Isacco era divenuto
vecchio e i suoi occhi indeboliti non ci vedevano più, ch’egli chiamò Esaù,
suo figliuolo maggiore, e gli disse: ‘Figliuol mio!’ E quello rispose:
‘Eccomi!’ E Isacco: ‘Ecco, io sono vecchio, e non so il giorno della mia
morte. Deh, prendi ora le tue armi, il tuo turcasso e il tuo arco, vattene
fuori ai campi, prendimi un po’ di caccia, e preparami una pietanza saporita
di quelle che mi piacciono; portamela perch’io la mangi e l’anima mia ti
benedica prima ch’io muoia’. Ora Rebecca stava ad ascoltare, mentre Isacco
parlava ad Esaù suo figliuolo. Ed Esaù se n’andò ai campi per fare qualche
caccia e portarla a suo padre. E Rebecca parlò a Giacobbe suo figliuolo, e
gli disse: ‘Ecco, io ho udito tuo padre che parlava ad Esaù tuo fratello, e
gli diceva: Portami un po’ di caccia e fammi una pietanza saporita perch’io
la mangi e ti benedica nel cospetto dell’Eterno, prima ch’io muoia. Or
dunque, figliuol mio, ubbidisci alla mia voce e fa’ quello ch’io ti comando.
Va’ ora al gregge e prendimi due buoni capretti; e io ne farò una pietanza
saporita per tuo padre, di quelle che gli piacciono. E tu la porterai a tuo
padre, perché la mangi, e così ti benedica prima di morire’. E Giacobbe disse
a Rebecca sua madre: ‘Ecco, Esaù mio fratello è peloso, e io no. Può darsi
che mio padre mi tasti; sarò allora da lui reputato un ingannatore, e mi
trarrò addosso una maledizione, invece di una benedizione’. E sua madre gli
rispose: ‘Questa maledizione ricada su me, figliuol mio! Ubbidisci pure alla
mia voce, e va’ a prendermi i capretti’. Egli dunque andò a prenderli, e li
menò a sua madre; e sua madre ne preparò una pietanza saporita, di quelle che
piacevano al padre di lui. Poi Rebecca prese i più bei vestiti di Esaù suo
figliuolo maggiore, i quali aveva in casa presso di sé, e li fece indossare a
Giacobbe suo figliuolo minore; e con le pelli de’ capretti gli coprì le mani
e il collo, ch’era senza peli. Poi mise in mano a Giacobbe suo figliuolo la
pietanza saporita e il pane che avea preparato. Ed egli venne a suo padre e
gli disse: ‘Padre mio!’ E Isacco rispose: ‘Eccomi; chi sei tu, figliuol mio?’
E Giacobbe disse a suo padre: ‘Sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come
tu m’hai detto. Deh, lèvati, mettiti a sedere e mangia della mia caccia,
affinché l’anima tua mi benedica’. E Isacco disse al suo figliuolo: ‘Come hai
fatto a trovarne così presto, figliuol mio?’ E quello rispose: ‘Perché
l’Eterno, il tuo Dio, l’ha fatta venire sulla mia via’. E Isacco disse a
Giacobbe: ‘Fatti vicino, figliuol mio, ch’io ti tasti, per sapere se sei
proprio il mio figliuolo Esaù, o no’. Giacobbe dunque s’avvicinò a Isacco suo
padre e, come questi l’ebbe tastato, disse: ‘La voce è la voce di Giacobbe;
ma le mani son le mani d’Esaù’. E non lo riconobbe, perché le mani di lui
eran pelose come le mani di Esaù suo fratello: e lo benedisse. E disse: ‘Sei
tu proprio il mio figliuolo Esaù?’ Egli rispose: ‘Sì’. E Isacco gli disse:
‘Servimi, ch’io mangi della caccia del mio figliuolo e l’anima mia ti
benedica’. E Giacobbe lo servì, e Isacco mangiò. Giacobbe gli portò anche del
vino, ed egli bevve. Poi Isacco suo padre gli disse: ‘Deh, fatti vicino e
baciami, figliuol mio’. Ed egli s’avvicinò e lo baciò. E Isacco sentì l’odore
de’ vestiti di lui, e lo benedisse dicendo: ‘Ecco, l’odor del mio figliuolo è
come l’odor d’un campo, che l’Eterno ha benedetto. Iddio ti dia della rugiada
de’ cieli e della grassezza della terra e abbondanza di frumento e di vino.
Ti servano i popoli, e le nazioni s’inchinino davanti a te. Sii padrone de’
tuoi fratelli, e i figli di tua madre s’inchinino davanti a te. Maledetto sia
chiunque ti maledice, benedetto sia chiunque ti benedice!’ " (Genesi
27:1-29). |
In
appresso, Dio fece sì che Giacobbe fosse ingannato da Labano. Ecco cosa
troviamo scritto: "Poi Giacobbe si mise in cammino e andò nel paese
degli Orientali. E guardò, e vide un pozzo in un campo; ed ecco tre greggi di
pecore, giacenti lì presso; poiché a quel pozzo si abbeveravano i greggi; e
la pietra sulla bocca del pozzo era grande. Quivi s’adunavano tutti i greggi;
i pastori rotolavan la pietra di sulla bocca del pozzo, abbeveravano le
pecore, poi rimettevano al posto la pietra sulla bocca del pozzo. E Giacobbe
disse ai pastori: ‘Fratelli miei, di dove siete?’ E quelli risposero: ‘Siamo
di Charan’. Ed egli disse loro: ‘Conoscete voi Labano, figliuolo di Nahor?’
Ed essi: ‘Lo conosciamo’. Ed egli disse loro: ‘Sta egli bene?’ E quelli: ‘Sta
bene; ed ecco Rachele, sua figliuola, che viene con le pecore’. Ed egli
disse: ‘Ecco, è ancora pieno giorno, e non è tempo di radunare il bestiame;
abbeverate le pecore e menatele al pascolo’. E quelli risposero: ‘Non
possiamo, finché tutti i greggi siano radunati; allora si rotola la pietra di
sulla bocca del pozzo, e abbeveriamo le pecore’. Mentr’egli parlava ancora
con loro, giunse Rachele con le pecore di suo padre; poich’ella era pastora.
E quando Giacobbe vide Rachele figliuola di Labano, fratello di sua madre, e
le pecore di Labano fratello di sua madre, s’avvicinò, rotolò la pietra di
sulla bocca del pozzo, e abbeverò il gregge di Labano fratello di sua madre.
E Giacobbe baciò Rachele, alzò la voce, e pianse. E Giacobbe fe’ sapere a
Rachele ch’egli era parente del padre di lei, e ch’era figliuolo di Rebecca.
Ed ella corse a dirlo a suo padre. E appena Labano ebbe udito le notizie di
Giacobbe figliuolo della sua sorella, gli corse incontro, l’abbracciò, lo
baciò, e lo menò a casa sua. Giacobbe raccontò a Labano tutte queste cose; e
Labano gli disse: ‘Tu sei proprio mie ossa e mia carne!’ Ed egli dimorò con lui
durante un mese. Poi Labano disse a Giacobbe: ‘Perché sei mio parente dovrai
tu servirmi per nulla? Dimmi quale dev’essere il tuo salario’. Or Labano
aveva due figliuole: la maggiore si chiamava Lea, e la minore Rachele. Lea
aveva gli occhi delicati, ma Rachele era avvenente e di bell’aspetto. E
Giacobbe amava Rachele, e disse a Labano: ‘Io ti servirò sette anni, per
Rachele tua figliuola minore’. E Labano rispose: ‘È meglio ch’io la dia a te
che ad un altr’uomo; sta’ con me’. E Giacobbe servì sette anni per Rachele; e
gli parvero pochi giorni, per l’amore che le portava. E Giacobbe disse a
Labano: ‘Dammi la mia moglie, poiché il mio tempo è compiuto, ed io andrò da
lei’. Allora Labano radunò tutta la gente del luogo, e fece un convito. Ma,
la sera, prese Lea, sua figliuola, e la menò da Giacobbe, il quale entrò da
lei. E Labano dette la sua serva Zilpa per serva a Lea, sua figliuola.
L’indomani mattina, ecco che era Lea. E Giacobbe disse a Labano: ‘Che m’hai
fatto? Non è egli per Rachele ch’io t’ho servito? Perché dunque m’hai ingannato?’
E Labano rispose: ‘Non è usanza da noi di dare la minore prima della
maggiore. Finisci la settimana di questa; e ti daremo anche l’altra, per il
servizio che presterai da me altri sette anni’. Giacobbe fece così, e finì la
settimana di quello sposalizio; poi Labano gli dette in moglie Rachele sua
figliuola. E Labano dette la sua serva Bilha per serva a Rachele, sua
figliuola. E Giacobbe entrò pure da Rachele, ed anche amò Rachele più di Lea,
e servì da Labano altri sette anni" (Genesi 29:1-30). |
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Er e Onan perchè erano perversi
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Dio fece
morire Er e Onan, figli di Giuda, figlio di Giacobbe, perché erano perversi
agli occhi di Dio, secondo che è scritto: “Or avvenne che, in quel tempo,
Giuda discese di presso ai suoi fratelli, e andò a stare da un uomo di
Adullam, che avea nome Hira. E Giuda vide quivi la figliuola di un Cananeo,
chiamato Shua; e se la prese, e convisse con lei. Ed ella concepì e partorì
un figliuolo, al quale egli pose nome Er. Poi ella concepì di nuovo, e
partorì un figliuolo, al quale pose nome Onan. E partorì ancora un figliuolo,
al quale pose nome Scela. Or Giuda era a Kezib, quand’ella lo partorì. E
Giuda prese per Er, suo primogenito, una moglie che avea nome Tamar. Ma
Er, primogenito di Giuda, era perverso agli occhi dell’Eterno, e l’Eterno lo
fece morire. Allora Giuda disse a Onan: ‘Va’ dalla moglie del tuo
fratello, prenditela come cognato, e suscita una progenie al tuo fratello’. E
Onan, sapendo che quella progenie non sarebbe sua, quando s’accostava alla
moglie del suo fratello, faceva in modo d’impedire il concepimento, per non
dar progenie al fratello. Ciò ch’egli faceva dispiacque all’Eterno,
il quale fece morire anche lui” (Genesi 38:1-10). |
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Faraone e gli Egiziani ai giorni di Mosè,
per essersi ribellati a Dio
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Dio punì
Faraone e gli Egiziani con dieci piaghe, perchè essi si rifiutarono di
lasciare andare il popolo di Israele, secondo che Egli aveva detto a Mosè:
"E Faraone non vi darà ascolto; e io metterò la mia mano sull’Egitto, e
farò uscire dal paese d’Egitto le mie schiere, il mio popolo, i figliuoli
d’Israele, mediante grandi giudizi. E gli Egiziani conosceranno che
io sono l’Eterno, quando avrò steso la mia mano sull’Egitto e avrò tratto di
mezzo a loro i figliuoli d’Israele’ (Esodo 7:4-5). Nei salmi è scritto a
proposito di questi giudizi divini: "Mandò le tenebre e fece oscurar
l’aria, eppure non osservarono le sue parole. Cangiò le acque loro in sangue,
e fece morire i loro pesci. La loro terra brulicò di rane, fin nelle camere
dei loro re. Egli parlò, e vennero mosche velenose e zanzare in tutto il loro
territorio. Dette loro grandine invece di pioggia, fiamme di fuoco sul loro
paese. Percosse le loro vigne e i loro fichi e fracassò gli alberi del loro
territorio. Egli parlò e vennero le locuste e i bruchi senza numero, che
divorarono tutta l’erba nel loro paese e mangiarono il frutto della loro
terra. Poi percosse tutti i primogeniti nel loro paese, le primizie d’ogni
loro forza" (Salmo 105:28-36). |
Dio punì
Faraone e il suo esercito, uccidendoli, quando essi tentarono di passare il
Mar Rosso per andare a sterminare gli Israeliti, secondo che è scritto:
"L’Eterno è un guerriero, il suo nome è l’Eterno. Egli ha gettato in mare i carri
di Faraone e il suo esercito, e i migliori suoi condottieri sono stati
sommersi nel mar Rosso. Gli abissi li coprono; sono andati a fondo
come una pietra. La tua destra, o Eterno, è mirabile per la sua forza, la tua
destra, o Eterno, schiaccia i nemici. Con la grandezza della tua maestà, tu
rovesci i tuoi avversari; tu scateni la tua ira, essa li consuma come
stoppia. Al soffio delle tue nari le acque si sono ammontate, le onde
si son drizzate come un muro, i flutti si sono assodati nel cuore del mare. Il
nemico diceva: ‘Inseguirò, raggiungerò, dividerò le spoglie, la mia brama si
sazierà su loro; sguainerò la mia spada, la mia mano li sterminerà’; ma tu
hai mandato fuori il tuo soffio; e il mare li ha ricoperti; sono affondati
come piombo nelle acque potenti. Chi è pari a te fra gli dèi, o
Eterno? Chi è pari a te, mirabile nella tua santità, tremendo anche a chi ti
loda, operator di prodigi? Tu hai steso la destra, la terra li ha
ingoiati" (Esodo 15:3-12) |
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Il popolo che si dette all'idolatria presso
il Monte Horeb
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Dio fece
uccidere circa tremila Israeliti che si erano dati all'idolatria, presso il
Monte Horeb quando si erano fatti un vitello d'oro e gli avevano offerto
sacrifici, secondo che è scritto: "Or il popolo, vedendo che Mosè
tardava a scender dal monte, si radunò intorno ad Aaronne e gli disse: ‘Orsù,
facci un dio, che ci vada dinanzi; poiché, quanto a Mosè, a quest’uomo che ci
ha tratto dal paese d’Egitto, non sappiamo che ne sia stato’. E Aaronne
rispose loro: ‘Staccate gli anelli d’oro che sono agli orecchi delle vostre
mogli, dei vostri figliuoli e delle vostre figliuole, e portatemeli’. E tutto
il popolo si staccò dagli orecchi gli anelli d’oro e li portò ad Aaronne, il
quale li prese dalle loro mani, e, dopo averne cesellato il modello, ne fece
un vitello di getto. E quelli dissero: ‘O Israele, questo è il tuo dio che ti
ha tratto dal paese d’Egitto!’ Quando Aaronne vide questo, eresse un altare
davanti ad esso, e fece un bando che diceva: ‘Domani sarà festa in onore
dell’Eterno!’ E l’indomani, quelli si levarono di buon’ora, offrirono
olocausti e recarono de’ sacrifizi di azioni di grazie; e il popolo si adagiò
per mangiare e bere, e poi si alzò per divertirsi..... Quando Mosè vide che il
popolo era senza freno e che Aaronne lo aveva lasciato sfrenarsi esponendolo
all’obbrobrio de’ suoi nemici, si fermò all’ingresso del campo, e disse:
‘Chiunque è per l’Eterno, venga a me!’ E tutti i figliuoli di Levi si
radunarono presso a lui. Ed egli disse loro: ‘Così dice l’Eterno, l’Iddio
d’Israele: Ognuno di voi si metta la spada al fianco; passate e ripassate nel
campo, da una porta all’altra d’esso, e ciascuno uccida il fratello, ciascuno
l’amico, ciascuno il vicino!’ I figliuoli di Levi eseguirono l’ordine di
Mosè, e in quel giorno caddero circa tremila uomini" (Esodo
32:1-6, 25-28) |
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Nadab ed Abihu, figli di Aaronne, per avere
offerto fuoco estraneo davanti a Dio
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Nadab ed Abihu
furono uccisi da Dio perchè offrirono del fuoco estraneo nel Suo cospetto:
"Or Nadab ed Abihu, figliuoli d’Aaronne, presero ciascuno il suo
turibolo, vi misero dentro del fuoco, vi posero su del profumo, e
offrirono davanti all’Eterno del fuoco estraneo: il che egli non aveva loro
ordinato. E un fuoco uscì dalla presenza dell’Eterno, e li divorò; e morirono
davanti all’Eterno. Allora Mosè disse ad Aaronne: ‘Questo è quello di
cui l’Eterno ha parlato, quando ha detto: Io sarò santificato per mezzo di quelli
che mi stanno vicino, e sarò glorificato in presenza di tutto il popolo’. E
Aaronne si tacque" (Levitico 10:1-3). |
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Gli Israeliti a Taberah, per avere
mormorato empiamente contro Dio
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Dio colpì gli
Israeliti a Taberah quando essi fecero arrivare alle sue orecchie degli empi
mormorii, secondo che è scritto: "Or il popolo fece giungere empi mormorii
agli orecchi dell’Eterno; e come l’Eterno li udì, la sua ira si accese, il
fuoco dell’Eterno divampò fra loro e divorò l’estremità del campo. E
il popolo gridò a Mosè; Mosè pregò l’Eterno, e il fuoco si spense. E a quel
luogo fu posto nome Taberah, perché il fuoco dell’Eterno avea divampato fra
loro" (Numeri 11:1-3). |
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Gli Israeliti a Kibroth-Hattaava, a motivo
della loro concupiscenza
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Gli
Israeliti, quando Dio provvide loro la carne, si diedero alla concupiscenza,
e Dio li colpì uccidendone parecchi, secondo che è scritto: "E un vento si
levò, per ordine dell’Eterno, e portò delle quaglie dalla parte del mare, e
le fe’ cadere presso il campo, sulla distesa di circa una giornata di cammino
da un lato e una giornata di cammino dall’altro intorno al campo, e a
un’altezza di circa due cubiti sulla superficie del suolo. E il popolo si
levò, e tutto quel giorno e tutta la notte e tutto il giorno seguente
raccolse le quaglie. Chi ne raccolse meno n’ebbe dieci omer; e se le
distesero tutt’intorno al campo. Ne avevano ancora la carne fra i denti e non
l’avevano peranco masticata, quando l’ira dell’Eterno s’accese contro il
popolo, e l’Eterno percosse il popolo con una gravissima piaga. E a quel
luogo fu dato il nome di Kibroth-Hattaava, perché vi si seppellì la gente
ch’era stata presa dalla concupiscenza" (Numeri 11:31-34) |
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Maria, la sorella di Mosè, per avere
parlato contro Mosè
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Maria, che
era la sorella di Mosè ed era profetessa, fu colpita da Dio con la lebbra per
avere parlato contro suo fratello Mosè, secondo che è scritto: "Maria ed
Aaronne parlarono contro Mosè a cagione della moglie Cuscita che avea preso;
poiché avea preso una moglie Cuscita. E dissero: ‘L’Eterno ha egli parlato
soltanto per mezzo di Mosè? non ha egli parlato anche per mezzo nostro?’ E
l’Eterno l’udì. Or Mosè era un uomo molto mansueto, più d’ogni altro uomo
sulla faccia della terra. E l’Eterno disse a un tratto a Mosè, ad Aaronne e a
Maria: ‘Uscite voi tre, e andate alla tenda di convegno’. E uscirono tutti e
tre. E l’Eterno scese in una colonna di nuvola, si fermò all’ingresso della
tenda, e chiamò Aaronne e Maria; ambedue si fecero avanti. E l’Eterno disse:
‘Ascoltate ora le mie parole; se v’è tra voi alcun profeta, io, l’Eterno, mi
faccio conoscere a lui in visione, parlo con lui in sogno. Non così col mio servitore
Mosè, che è fedele in tutta la mia casa. Con lui io parlo a tu per tu,
facendomi vedere, e non per via d’enimmi; ed egli contempla la sembianza
dell’Eterno. Perché dunque non avete temuto di parlar contro il mio servo,
contro Mosè?’ E l’ira dell’Eterno s’accese contro loro, ed egli se ne andò, e la
nuvola si ritirò di sopra alla tenda; ed ecco che Maria era lebbrosa, bianca
come neve; Aaronne guardò Maria, ed ecco era lebbrosa. E Aaronne
disse a Mosè: ‘Deh, signor mio, non ci far portare la pena di un peccato che
abbiamo stoltamente commesso, e di cui siamo colpevoli. Deh, ch’ella non sia
come il bimbo nato morto, la cui carne è già mezzo consumata quand’esce dal
seno materno!’ E Mosè gridò all’Eterno, dicendo: ‘Guariscila, o Dio, te ne
prego!’ E l’Eterno rispose a Mosè: ‘Se suo padre le avesse sputato in viso,
non ne porterebbe ella la vergogna per sette giorni? Stia dunque rinchiusa
fuori del campo sette giorni; poi, vi sarà di nuovo ammessa’. Maria dunque fu
rinchiusa fuori del campo sette giorni; e il popolo non si mise in cammino
finché Maria non fu riammessa al campo. Poi il popolo partì da Hatseroth, e
si accampò nel deserto di Paran" (Numeri 12:1-16). |
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Dieci dei dodici esploratori mandati ad esplorare
il paese di Canaan, perchè fecero mormorare il popolo
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Dieci dei
dodici esploratori mandati da Mosè ad esplorare il paese di Canaan furono
fatti morire da Dio, perchè al loro ritorno con le loro parole stolte avevano
fatto mormorare la raunanza contro Mosè ed Aaronne, secondo che è scritto:
"E gli uomini che Mosè avea mandato ad esplorare il paese e che,
tornati, avean fatto mormorare tutta la raunanza contro di lui screditando il
paese, quegli uomini, dico, che aveano screditato il paese, morirono colpiti
da una piaga, dinanzi all’Eterno. Ma Giosuè, figliuolo di Nun, e
Caleb, figliuolo di Gefunne, rimasero vivi fra quelli ch’erano andati ad
esplorare il paese" (Numeri 14:36-38). |
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Gli Israeliti che non ebbero fiducia in Dio
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Gli Israeliti
che quando Dio ordinò loro di prendere possesso della terra di Canaan non
ebbero fiducia nelle sue parole, non furono fatti entrare nella terra
promessa ma fatti vagare per 40 anni nel deserto fino alla loro morte. Ecco
quello che è scritto: "L’Eterno parlò a Mosè, dicendo: ‘Manda degli
uomini ad esplorare il paese di Canaan che io do ai figliuoli d’Israele.
Mandate un uomo per ogni tribù de’ loro padri; siano tutti dei loro
principi’. E Mosè li mandò dal deserto di Paran, secondo l’ordine dell’Eterno;
quegli uomini erano tutti capi de’ figliuoli d’Israele. E questi erano i loro
nomi: Per la tribù di Ruben: Shammua, figliuolo di Zaccur; per la tribù di
Simeone: Shafat, figliuolo di Hori; per la tribù di Giuda: Caleb, figliuolo
di Gefunne; per la tribù d’Issacar: Igal, figliuolo di Giuseppe; per la tribù
di Efraim: Hoscea, figliuolo di Nun; per la tribù di Beniamino: Palti,
figliuolo di Rafu; per la tribù di Zabulon: Gaddiel, figliuolo di Sodi; per
la tribù di Giuseppe, cioè, per la tribù di Manasse: Gaddi figliuolo di Susi;
per la tribù di Dan: Ammiel, figliuolo di Ghemalli; per la tribù di Ascer:
Sethur, figliuolo di Micael; per la tribù di Neftali: Nahbi, figliuolo di
Vofsi; per la tribù di Gad: Gheual, figliuolo di Machi. Tali i nomi degli
uomini che Mosè mandò a esplorare il paese. E Mosè dette ad Hoscea, figliuolo
di Nun, il nome di Giosuè. Mosè dunque li mandò ad esplorare il paese di
Canaan, e disse loro: ‘Andate su di qua per il mezzogiorno; poi salirete sui
monti, e vedrete che paese sia, che popolo l’abiti, se forte o debole, se
poco o molto numeroso; come sia il paese che abita, se buono o cattivo, e
come siano le città dove abita, se siano degli accampamenti o dei luoghi
fortificati; e come sia il terreno, se grasso o magro, se vi siano alberi o
no. Abbiate coraggio, e portate de’ frutti del paese’. Era il tempo che
cominciava a maturar l’uva. Quelli dunque salirono ed esplorarono il paese
dal deserto di Tsin fino a Rehob, sulla via di Hamath. Salirono per il
mezzogiorno e andarono fino a Hebron, dov’erano Ahiman, Sceshai e Talmai,
figliuoli di Anak. Or Hebron era stata edificata sette anni prima di Tsoan in
Egitto. E giunsero fino alla valle d’Eshcol, dove tagliarono un tralcio con
un grappolo d’uva, che portarono in due con una stanga, e presero anche delle
melagrane e dei fichi. Quel luogo fu chiamato valle d’Eshcol a motivo del
grappolo d’uva che i figliuoli d’Israele vi tagliarono. E alla fine di
quaranta giorni tornarono dall’esplorazione del paese, e andarono a trovar
Mosè ed Aaronne e tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele nel deserto di
Paran, a Kades; riferirono ogni cosa a loro e a tutta la raunanza, e
mostraron loro i frutti del paese. E fecero il loro racconto, dicendo: ‘Noi
arrivammo nel paese dove tu ci mandasti, ed è davvero un paese dove scorre il
latte e il miele, ed ecco de’ suoi frutti. Soltanto, il popolo che abita il
paese è potente, le città sono fortificate e grandissime, e v’abbiamo anche
veduto de’ figliuoli di Anak. Gli Amalekiti abitano la parte meridionale del
paese; gli Hittei, i Gebusei e gli Amorei, la regione montuosa; e i Cananei
abitano presso il mare e lungo il Giordano’. E Caleb calmò il popolo che
mormorava contro Mosè, e disse: ‘Saliamo pure e conquistiamo il paese; poiché
possiamo benissimo soggiogarlo’. Ma gli uomini che v’erano andati con lui,
dissero: ‘Noi non siam capaci di salire contro questo popolo; perché è più
forte di noi’. E screditarono presso i figliuoli d’Israele il paese che
aveano esplorato, dicendo: ‘Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo,
è un paese che divora i suoi abitanti; e tutta la gente che vi abbiam veduta,
è gente d’alta statura; e v’abbiam visto i giganti, figliuoli di Anak, della
razza de’ giganti, appetto ai quali ci pareva d’esser locuste; e tali
parevamo a loro’. Allora tutta la raunanza alzò la voce e diede in alte
grida; e il popolo pianse tutta quella notte. E tutti i figliuoli d’Israele
mormorarono contro Mosè e contro Aaronne, e tutta la raunanza disse loro:
‘Fossimo pur morti nel paese d’Egitto! o fossimo pur morti in questo deserto!
E perché ci mena l’Eterno in quel paese ove cadremo per la spada? Le nostre
mogli e i nostri piccini vi saranno preda del nemico. Non sarebb’egli meglio
per noi di tornare in Egitto?’ E si dissero l’uno all’altro: ‘Nominiamoci un
capo, e torniamo in Egitto!’ Allora Mosè ed Aaronne si prostrarono a terra
dinanzi a tutta l’assemblea riunita de’ figliuoli d’Israele. E Giosuè,
figliuolo di Nun, e Caleb, figliuolo di Gefunne, ch’erano di quelli che
aveano esplorato il paese, si stracciarono le vesti, e parlarono così a tutta
la raunanza de’ figliuoli d’Israele: ‘Il paese che abbiamo attraversato per
esplorarlo, è un paese buono, buonissimo. Se l’Eterno ci è favorevole,
c’introdurrà in quel paese, e ce lo darà: è un paese dove scorre il latte e
il miele. Soltanto, non vi ribellate all’Eterno, e non abbiate paura del
popolo di quel paese; poiché ne faremo nostro pascolo; l’ombra che li copriva
s’è ritirata, e l’Eterno è con noi; non ne abbiate paura’. Allora tutta la
raunanza parlò di lapidarli; ma la gloria dell’Eterno apparve sulla tenda di
convegno a tutti i figliuoli d’Israele. E l’Eterno disse a Mosè: ‘Fino a
quando mi disprezzerà questo popolo? e fino a quando non avranno fede in me
dopo tutti i miracoli che ho fatto in mezzo a loro? Io lo colpirò con la
peste, e lo distruggerò, ma farò di te una nazione più grande e più potente
di lui’. E Mosè disse all’Eterno: ‘Ma l’udranno gli Egiziani, di mezzo ai
quali tu hai fatto salire questo popolo per la tua potenza, e la cosa sarà
risaputa dagli abitanti di questo paese. Essi hanno udito che tu, o Eterno,
sei nel mezzo di questo popolo, che apparisci loro faccia a faccia, che la
tua nuvola si ferma sopra loro, e che cammini davanti a loro il giorno in una
colonna di nuvola, e la notte in una colonna di fuoco; ora, se fai perire
questo popolo come un sol uomo, le nazioni che hanno udito la tua fama,
diranno: Siccome l’Eterno non è stato capace di far entrare questo popolo nel
paese che avea giurato di dargli, li ha scannati nel deserto. E ora si mostri,
ti prego, la potenza del Signore nella sua grandezza, come tu hai promesso
dicendo: L’Eterno è lento all’ira e grande in benignità; egli perdona
l’iniquità e il peccato, ma non lascia impunito il colpevole, e punisce
l’iniquità dei padri sui figliuoli, fino alla terza e alla quarta
generazione. Deh, perdona l’iniquità di questo popolo, secondo la grandezza
della tua benignità, nel modo che hai perdonato a questo popolo dall’Egitto
fin qui’. E l’Eterno disse: ‘Io perdono, come tu hai chiesto; ma, com’è vero
ch’io vivo, tutta la terra sarà ripiena della gloria dell’Eterno, e tutti
quegli uomini che hanno veduto la mia gloria e i miracoli che ho fatto in
Egitto e nel deserto, e nonostante m’hanno tentato già dieci volte e non
hanno ubbidito alla mia voce, certo non vedranno il paese che promisi con
giuramento ai loro padri. Nessuno di quelli che m’hanno disprezzato lo vedrà;
ma il mio servo Caleb, siccome è stato animato da un altro spirito e m’ha
seguito appieno, io lo introdurrò nel paese nel quale è andato; e la sua
progenie lo possederà. Or gli Amalekiti e i Cananei abitano nella valle;
domani tornate addietro, incamminatevi verso il deserto, in direzione del mar
Rosso’. L’Eterno parlò ancora a Mosè e ad Aaronne, dicendo: ‘Fino a quando
sopporterò io questa malvagia raunanza che mormora contro di me? Io ho udito
i mormorii che i figliuoli d’Israele fanno contro di me. Di’ loro: Com’è
vero ch’io vivo, dice l’Eterno, io vi farò quello che ho sentito dire da voi.
I vostri cadaveri cadranno in questo deserto; e voi tutti, quanti siete, di
cui s’è fatto il censimento, dall’età di venti anni in su, e che avete
mormorato contro di me, non entrerete di certo nel paese nel quale giurai di
farvi abitare; salvo Caleb, figliuolo di Gefunne, e Giosuè, figliuolo di Nun.
I vostri piccini, che avete detto sarebbero preda de’ nemici, quelli
vi farò entrare; ed essi conosceranno il paese che voi avete disdegnato. Ma
quanto a voi, i vostri cadaveri cadranno in questo deserto. E i vostri
figliuoli andran pascendo i greggi nel deserto per quarant’anni e porteranno
la pena delle vostre infedeltà, finché i vostri cadaveri non siano consunti
nel deserto. Come avete messo quaranta giorni a esplorare il paese, porterete la
pena delle vostre iniquità quarant’anni; un anno per ogni giorno; e saprete
che cosa sia incorrere nella mia disgrazia. Io, l’Eterno, ho parlato; certo,
così farò a tutta questa malvagia raunanza, la quale s’è messa assieme contro
di me; in questo deserto saranno consunti; quivi morranno’ "(
Numeri 13:1-33; 14:1-35). |
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Il violatore del sabato nel deserto
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Dio diede
ordine di uccidere quell'uomo che nel deserto di sabato aveva fatto un
lavoro, secondo che è scritto: "Or mentre i figliuoli d’Israele erano nel
deserto, trovarono un uomo che raccoglieva delle legna in giorno di sabato.
Quelli che l’aveano trovato a raccogliere le legna lo menarono a Mosè, ad
Aaronne e a tutta la raunanza. E lo misero in prigione, perché non era ancora
stato stabilito che cosa gli si dovesse fare. E l’Eterno disse a Mosè:
‘Quell’uomo dev’esser messo a morte; tutta la raunanza lo lapiderà fuori del
campo’. Tutta la raunanza lo menò fuori del campo e lo lapidò; e
quello morì, secondo l’ordine che l’Eterno avea dato a Mosè" (Numeri
15:32-36). |
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Kore, Dathan e Abiram e le loro famiglie, e
250 uomini, e altre 14.700 persone, per essersi ribellati a Mosè ed Aaronne
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Dio fece
morire Kore, Dathan e Abiram e le loro famiglie, e 250 uomini, e altre 14.700
persone, perchè si rivoltarono contro Mosè ed Aaronne nel deserto. Ecco il
resoconto di questi castighi di Dio contro quelle persone: "Or Kore,
figliuolo di Itshar, figliuolo di Kehath, figliuolo di Levi, insieme con
Dathan e Abiram figliuoli di Eliab, e On, figliuolo di Peleth, tutti e tre
figliuoli di Ruben, presero altra gente e si levaron su in presenza di Mosè,
con duecentocinquanta uomini dei figliuoli d’Israele, principi della
raunanza, membri del consiglio, uomini di grido; e, radunatisi contro Mosè e
contro Aaronne, dissero loro: ‘Basta! tutta la raunanza, tutti fino ad uno
son santi, e l’Eterno è in mezzo a loro; perché dunque v’innalzate voi sopra
la raunanza dell’Eterno?’ Quando Mosè ebbe udito questo, si prostrò colla
faccia a terra; poi parlò a Kore e a tutta la gente ch’era con lui, dicendo:
‘Domattina l’Eterno farà conoscere chi è suo e chi è santo, e se lo farà
avvicinare: farà avvicinare a sé colui ch’egli avrà scelto. Fate questo:
prendete de’ turiboli, tu, Kore, e tutta la gente che è con te; e domani
mettetevi del fuoco, e ponetevi su del profumo dinanzi all’Eterno; e colui
che l’Eterno avrà scelto sarà santo. Basta, figliuoli di Levi!’ Mosè disse
inoltre a Kore: ‘Ora ascoltate, o figliuoli di Levi! È egli poco per voi che
l’Iddio d’Israele v’abbia appartati dalla raunanza d’Israele e v’abbia fatto
accostare a sé per fare il servizio del tabernacolo dell’Eterno e per tenervi
davanti alla raunanza affin d’esercitare a pro suo il vostro ministerio? Egli vi fa accostare a sé, te e tutti i tuoi
fratelli figliuoli di Levi con te, e cercate anche il sacerdozio? E per
questo tu e tutta la gente che è teco vi siete radunati contro l’Eterno!
poiché chi è Aaronne che vi mettiate a mormorare contro di lui?’ E Mosè mandò
a chiamare Dathan e Abiram, figliuoli di Eliab; ma essi dissero: ‘Noi non
saliremo. È egli poco per te l’averci tratti fuori da un paese ove scorre il
latte e il miele, per farci morire nel deserto, che tu voglia anche farla da
principe, sì, da principe su noi? E poi, non ci hai davvero condotti in un
paese dove scorra il latte e il miele, e non ci hai dato possessi di campi e
di vigne! Credi tu di potere render cieca questa gente? Noi non saliremo’.
Allora Mosè si adirò forte e disse all’Eterno: ‘Non gradire la loro
oblazione; io non ho preso da costoro neppure un asino, e non ho fatto torto
ad alcuno di loro’. Poi Mosè disse a Kore: ‘Tu e tutta la tua gente trovatevi
domani davanti all’Eterno: tu e loro, con Aaronne; e ciascun di voi prenda il
suo turibolo, vi metta del profumo, e porti ciascuno il suo turibolo davanti
all’Eterno: saranno duecentocinquanta turiboli. Anche tu ed Aaronne
prenderete ciascuno il vostro turibolo’. Essi dunque presero ciascuno il suo
turibolo, vi misero del fuoco, vi posero su del profumo, e si fermarono all’ingresso
della tenda di convegno; lo stesso fecero Mosè ed Aaronne. E Kore convocò
tutta la raunanza contro Mosè ed Aaronne all’ingresso della tenda di
convegno; e la gloria dell’Eterno apparve a tutta la raunanza. E l’Eterno
parlò a Mosè e ad Aaronne, dicendo: ‘Separatevi da questa raunanza, e io li
consumerò in un attimo’. Ma essi, prostratisi con la faccia a terra, dissero:
‘O Dio, Dio degli spiriti d’ogni carne! Un uomo solo ha peccato, e ti
adireresti tu contro tutta la raunanza?’ E l’Eterno parlò a Mosè, dicendo:
‘Parla alla raunanza e dille: Ritiratevi d’intorno alla dimora di Kore, di
Dathan e di Abiram’. Mosè si levò e andò da Dathan e da Abiram; e gli anziani
d’Israele lo seguirono. Ed egli parlò alla raunanza, dicendo: ‘Allontanatevi
dalle tende di questi uomini malvagi, e non toccate nulla di ciò ch’è loro,
affinché non abbiate a perire a cagione di tutti i loro peccati’. Così quelli
si ritirarono d’intorno alla dimora di Kore, di Dathan e di Abiram. Dathan ed
Abiram uscirono, e si fermarono all’ingresso delle loro tende con le loro
mogli, i loro figliuoli e i loro piccini. E Mosè disse: ‘Da questo
conoscerete che l’Eterno mi ha mandato per fare tutte queste cose, e che io
non le ho fatte di mia testa. Se questa gente muore come muoion tutti gli uomini,
se la loro sorte è la sorte comune a tutti gli uomini, l’Eterno non mi ha
mandato; ma se l’Eterno fa una cosa nuova, se la terra apre la sua bocca e li
ingoia con tutto quello che appartiene loro e s’essi scendono vivi nel
soggiorno de’ morti, allora riconoscerete che questi uomini hanno disprezzato
l’Eterno’. E avvenne, com’egli ebbe finito di proferire tutte queste parole, che
il suolo si spaccò sotto i piedi di coloro, la terra spalancò la sua bocca e
li ingoiò: essi e le loro famiglie, con tutta la gente che apparteneva a
Kore, e tutta la loro roba. E scesero vivi nel soggiorno de’ morti; la terra
si richiuse su loro, ed essi scomparvero di mezzo all’assemblea.
Tutto Israele ch’era attorno ad essi fuggì alle loro grida; perché dicevano:
‘Che la terra non inghiottisca noi pure!’ E un fuoco uscì dalla presenza
dell’Eterno e divorò i duecentocinquanta uomini che offrivano il profumo.
Poi l’Eterno parlò a Mosè, dicendo: ‘Di’ a Eleazar, figliuolo del sacerdote
Aaronne, di trarre i turiboli di mezzo all’incendio e di disperdere qua e là
il fuoco, perché quelli son sacri; e dei turiboli di quegli uomini che hanno
peccato al prezzo della loro vita si facciano tante lamine battute per
rivestirne l’altare, poiché sono stati presentati davanti all’Eterno e quindi
son sacri; e serviranno di segno ai figliuoli d’Israele’. E il sacerdote
Eleazar prese i turiboli di rame presentati dagli uomini ch’erano stati arsi;
e furon tirati in lamine per rivestirne l’altare, affinché servissero di
ricordanza ai figliuoli d’Israele, e niun estraneo che non sia della progenie
d’Aaronne s’accosti ad arder profumo davanti all’Eterno ed abbia la sorte di
Kore e di quelli ch’eran con lui. Eleazar fece come l’Eterno gli avea detto
per mezzo di Mosè. Il giorno seguente, tutta la raunanza de’ figliuoli
d’Israele mormorò contro Mosè ed Aaronne dicendo: ‘Voi avete fatto morire il
popolo dell’Eterno’. E avvenne che, come la raunanza si faceva numerosa
contro Mosè e contro Aaronne, i figliuoli d’Israele si volsero verso la tenda
di convegno; ed ecco che la nuvola la ricoprì, e apparve la gloria
dell’Eterno. Mosè ed Aaronne vennero davanti alla tenda di convegno. E
l’Eterno parlò a Mosè, dicendo: ‘Toglietevi di mezzo a questa raunanza, e io
li consumerò in un attimo’. Ed essi si prostrarono con la faccia a terra. E
Mosè disse ad Aaronne: ‘Prendi il turibolo, mettivi del fuoco di sull’altare,
ponvi su del profumo, e portalo presto in mezzo alla raunanza e fa’
l’espiazione per essi; poiché l’ira dell’Eterno è scoppiata, la piaga è già
cominciata’. E Aaronne prese il turibolo, come Mosè avea detto; corse in
mezzo all’assemblea, ed ecco che la piaga era già cominciata
fra il popolo; mise il profumo nel turibolo e fece l’espiazione per
il popolo. E si fermò tra i morti e i vivi, e la piaga fu arrestata. Or
quelli che morirono di quella piaga furono quattordicimila settecento, oltre
quelli che morirono per il fatto di Kore. Aaronne tornò a Mosè
all’ingresso della tenda di convegno e la piaga fu arrestata" (Numeri
16:1-50). |
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Mosè ed Aaronne, per non avere avuto
fiducia in Dio
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Dio punì
Mosè ed Aaronne non facendoli entrare nella terra promessa, perchè
disubbidirono ad un suo ordine alle acque di Meriba: "E mancava l’acqua
per la raunanza; onde ci fu assembramento contro Mosè e contro Aaronne. E il
popolo contese con Mosè, dicendo: ‘Fossimo pur morti quando morirono i nostri
fratelli davanti all’Eterno! E perché avete menato la raunanza dell’Eterno in
questo deserto per morirvi noi e il nostro bestiame? E perché ci avete fatti
salire dall’Egitto per menarci in questo tristo luogo? Non è un luogo dove si
possa seminare; non ci son fichi, non vigne, non melagrane, e non c’è acqua
da bere’. Allora Mosè ed Aaronne s’allontanarono dalla raunanza per recarsi
all’ingresso della tenda di convegno; si prostrarono con la faccia in terra,
e la gloria dell’Eterno apparve loro. E l’Eterno parlò a Mosè, dicendo:
‘Prendi il bastone; e tu e tuo fratello Aaronne convocate la raunanza e
parlate a quel sasso, in loro presenza, ed esso darà la sua acqua; e tu farai
sgorgare per loro dell’acqua dal sasso, e darai da bere alla raunanza e al
suo bestiame’. Mosè dunque prese il bastone ch’era davanti all’Eterno, come
l’Eterno gli aveva ordinato. E Mosè ed Aaronne convocarono la raunanza
dirimpetto al sasso, e Mosè disse loro: ‘Ora ascoltate, o ribelli; vi farem
noi uscir dell’acqua da questo sasso?’ E Mosè alzò la mano, percosse il sasso
col suo bastone due volte, e ne uscì dell’acqua in abbondanza; e la raunanza
e il suo bestiame bevvero. Poi l’Eterno disse a Mosè e ad Aaronne:
‘Siccome non avete avuto fiducia in me per dar gloria al mio santo nome agli
occhi dei figliuoli d’Israele, voi non introdurrete questa raunanza nel paese
che io le do’. Queste sono le acque di Meriba dove i figliuoli
d’Israele contesero con l’Eterno che si fece riconoscere come il Santo in
mezzo a loro" (Numeri 20:2-13). |
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Gli Israeliti che parlarono contro Dio e
Mosè
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Nel libro
dei Numeri troviamo scritto: "Poi gl’Israeliti si partirono dal monte Hor,
movendo verso il mar Rosso per fare il giro del paese di Edom; e il popolo si
fe’ impaziente nel viaggio. E il popolo parlò contro Dio e contro
Mosè, dicendo: ‘Perché ci avete fatti salire fuori d’Egitto per farci
morire in questo deserto? Poiché qui non c’è né pane né acqua, e l’anima
nostra è nauseata di questo cibo tanto leggero’. Allora l’Eterno mandò fra il
popolo de’ serpenti ardenti i quali mordevano la gente, e gran numero
d’Israeliti morirono" (Numeri 21:4-6). |
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I re di Heshbon e Basan perchè rifiutarono
di lasciar passare Israele, anzi gli dettero battaglia
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I re di
Heshbon e Basan furono colpiti da Dio, secondo che è scritto: “Celebrate …. Colui che percosse re grandi,
perché la sua benignità dura in eterno;
e uccise re potenti, perché la sua benignità dura in
eterno: Sihon, re degli Amorei, perché
la sua benignità dura in eterno, e Og,
re di Basan, perché la sua benignità dura in eterno” (Salmo
136:1,17-20), ed anche: “Or Israele mandò ambasciatori a Sihon, re degli
Amorei, per dirgli: ‘Lasciami passare per il tuo paese; noi non ci svieremo
per i campi né per le vigne, non berremo l’acqua dei pozzi; seguiremo la
strada pubblica finché abbiamo oltrepassato i tuoi confini’. Ma
Sihon non permise a Israele di passare per i suoi confini; anzi radunò tutta
la sua gente e uscì fuori contro Israele nel deserto; giunse a Jahats, e diè
battaglia a Israele. Israele lo sconfisse passandolo a fil di spada,
e conquistò il suo paese dall’Arnon fino al Jabbok, sino ai confini de’
figliuoli di Ammon, poiché la frontiera dei figliuoli di Ammon era forte. E
Israele prese tutte quelle città, e abitò in tutte le città degli Amorei: in
Heshbon e in tutte le città del suo territorio; poiché Heshbon era la città
di Sihon, re degli Amorei, il quale avea mosso guerra al precedente re di
Moab, e gli avea tolto tutto il suo paese fino all’Arnon. Per questo dicono i
poeti: Venite a Heshbon! La città di Sihon sia ricostruita e fortificata!
Poiché un fuoco è uscito da Heshbon, una fiamma dalla città di Sihon; essa ha
divorato Ar di Moab, i padroni delle alture dell’Arnon. Guai a te, o Moab!
Sei perduto, o popolo di Kemosh! Kemosh ha fatto de’ suoi figliuoli tanti
fuggiaschi, e ha dato le sue figliuole come schiave a Sihon, re degli Amorei.
Noi abbiamo scagliato su loro le nostre frecce; Heshbon è distrutta fino a
Dibon. Abbiam tutto devastato fino a Nofah, il fuoco è giunto fino a Medeba.
Così Israele si stabilì nel paese degli Amorei. Poi Mosè mandò a esplorare
Jaezer, e gl’Israeliti presero le città del suo territorio e ne cacciarono
gli Amorei che vi si trovavano. E, mutata direzione, risalirono il paese in
direzione di Bashan; e Og, re di Bashan, uscì contro loro con
tutta la sua gente per dar loro battaglia a Edrei. Ma l’Eterno disse a Mosè:
‘Non lo temere; poiché io lo do nelle tue mani: lui, tutta la sua gente e il
suo paese; trattalo com’hai trattato Sihon, re degli Amorei che abitava a
Heshbon’. E gli Israeliti batteron lui, coi suoi figliuoli e con tutto il suo
popolo, in guisa che non gli rimase più anima viva; e s’impadronirono del suo
paese” (Numeri 21:21-35). |
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Gli Israeliti, per essersi dati
all'impurità e all'idolatria a Sittim
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Sempre nel
libro dei Numeri troviamo scritto: "Or Israele era stanziato a Sittim, e
il
popolo cominciò a darsi alla impurità con le figliuole di Moab. Esse
invitarono il popolo ai sacrifizi offerti ai loro dèi, e il popolo mangiò e
si prostrò dinanzi agli dèi di quelle. Israele si unì a Baal-Peor, e l’ira
dell’Eterno si accese contro Israele. E l’Eterno disse a Mosè: ‘Prendi tutti
i capi del popolo e falli appiccare davanti all’Eterno, in faccia al sole,
affinché l’ardente ira dell’Eterno sia rimossa da Israele’. E Mosè
disse ai giudici d’Israele: ‘Ciascuno di voi uccida quelli de’ suoi uomini
che si sono uniti a Baal-Peor’. Ed ecco che uno dei figliuoli d’Israele venne
e condusse ai suoi fratelli una donna Madianita, sotto gli occhi di Mosè e di
tutta la raunanza dei figliuoli d’Israele, mentr’essi stavano piangendo
all’ingresso della tenda di convegno. La qual cosa avendo veduta Fineas,
figliuolo di Eleazar, figliuolo del sacerdote Aaronne, si alzò di mezzo alla
raunanza e die’ di piglio ad una lancia; andò dietro a quell’uomo d’Israele
nella sua tenda, e li trafisse ambedue, l’uomo d’Israele e la donna, nel
basso ventre. E il flagello cessò tra i figliuoli d’Israele. Di
quel flagello morirono ventiquattromila persone" (Numeri
25:1-9). |
Il profeta Balaam per avere suggestionato
le donne Madianite affinché trascinassero gli Israeliti all'infedeltà verso
Dio
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In base a
quello che è scritto nell'Apocalisse, il profeta Balaam insegnò "a Balac
a porre un intoppo davanti ai figliuoli d’Israele, inducendoli a mangiare
delle cose sacrificate agli idoli e a fornicare" (Apocalisse 2:14). Nel
libro dei Numeri questo è confermato in quanto è scritto che le donne
Madianite "a suggestione di Balaam, trascinarono i figliuoli d’Israele alla
infedeltà verso l’Eterno, nel fatto di Peor, onde la piaga scoppiò nella
raunanza dell’Eterno" (Numeri 31:16). Ebbene, egli fu fatto
uccidere da Dio quando Dio ordinò a Mosè di vendicare i figli di Israele,
secondo che è scritto: "Poi l’Eterno parlò a Mosè, dicendo:
‘Vendica
i figliuoli d’Israele dei Madianiti; poi sarai raccolto col tuo popolo’.
E Mosè parlò al popolo, dicendo: ‘Mobilitate tra voi uomini per la guerra, e
marcino contro Madian per eseguire la vendetta dell’Eterno su Madian.
Manderete alla guerra mille uomini per tribù, di tutte le tribù d’Israele’.
Così furon forniti, fra le migliaia d’Israele, mille uomini per tribù: cioè
dodicimila uomini, armati per la guerra. E Mosè mandò alla guerra que’ mille
uomini per tribù, e con loro Fineas figliuolo del sacerdote Eleazar, il quale
portava gli strumenti sacri ed aveva in mano le trombe d’allarme. Essi
marciarono dunque contro Madian, come l’Eterno aveva ordinato a Mosè, e
uccisero tutti i maschi. Uccisero pure, con tutti gli altri, i re di Madian
Evi, Rekem, Tsur, Hur e Reba: cinque re di Madian; uccisero pure con la spada
Balaam, figliuolo di Beor" (Numeri 31:1-8) |
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Le sette nazioni di Canaan, per la loro
malvagità
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Dio
distrusse davanti ad Israele le nazioni di Canaan per la loro malvagità,
secondo che Egli disse ad Israele prima che questi passasse il Giordano:
"Ascolta, Israele! Oggi tu stai per passare il Giordano per andare a
impadronirti di nazioni più grandi e più potenti di te, di città grandi e
fortificate fino al cielo, di un popolo grande e alto di statura, de’
figliuoli degli Anakim che tu conosci, e dei quali hai sentito dire: ‘Chi mai
può stare a fronte de’ figliuoli di Anak?’ Sappi dunque oggi che l’Eterno,
il tuo Dio, è quegli che marcerà alla tua testa, come un fuoco divorante; ei
li distruggerà e li abbatterà davanti a te; tu li scaccerai e li farai perire
in un attimo, come l’Eterno ti ha detto. Quando l’Eterno, il tuo Dio,
li avrà cacciati via d’innanzi a te, non dire nel tuo cuore: ‘A cagione della
mia giustizia l’Eterno mi ha fatto entrare in possesso di questo paese’;
poiché l’Eterno caccia d’innanzi a te queste nazioni, per la loro malvagità.
No, tu non entri in possesso del loro paese a motivo della tua giustizia, né
a motivo della rettitudine del tuo cuore; ma l’Eterno, il tuo Dio, sta per
cacciare quelle nazioni d’innanzi a te per la loro malvagità e per mantenere
la parola giurata ai tuoi padri, ad Abrahamo, a Isacco e a Giacobbe"
(Deuteronomio 9:1-5). |
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L'esercito di diversi re nella battaglia di
Gabaon perchè avevano attaccato Gabaon
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E' scritto
che ai giorni di Giosuè "quando Adoni-Tsedek, re di Gerusalemme, udì che
Giosuè avea preso Ai e l’avea votata allo sterminio, che avea trattato Ai e
il suo re nel modo che avea trattato Gerico e il suo re, che gli abitanti di
Gabaon avean fatto la pace con gl’Israeliti ed erano in mezzo a loro, fu
tutto spaventato; perché Gabaon era una città grande come una delle città
reali, anche più grande di Ai, e tutti gli uomini suoi erano valorosi. Perciò
Adoni-Tsedek, re di Gerusalemme, mandò a dire a Hoham re di Hebron, a Piram
re di Iarmuth, a Iafia re di Lakis e a Debir re di Eglon: ‘Salite da me,
soccorretemi, e noi batteremo Gabaon, perché ha fatto la pace con Giosuè e
coi figliuoli d’Israele’. E cinque re degli Amorei, il re di Gerusalemme, il
re di Hebron, il re di Iarmuth, il re di Lakis e il re di Eglon si
radunarono, salirono con tutti i loro eserciti, si accamparono dirimpetto a
Gabaon, e l’attaccarono. Allora i Gabaoniti mandarono a dire a Giosuè, al
campo di Ghilgal: ‘Non negare ai tuoi servi il tuo aiuto; affrettati a salire
da noi, liberaci, soccorrici, perché tutti i re degli Amorei che abitano la
contrada montuosa si sono radunati contro di noi’. E Giosuè salì da Ghilgal,
con tutta la gente di guerra e con tutti gli uomini segnalati per valore. E
l’Eterno disse a Giosuè: ‘Non li temere, perché io li ho dati in poter tuo;
nessun di loro potrà starti a fronte’. E Giosuè piombò loro addosso
all’improvviso: avea marciato tutta la notte da Ghilgal. E l’Eterno li mise
in rotta davanti ad Israele, che fe’ loro subire una grande sconfitta presso
Gabaon, li inseguì per la via che sale a Beth-Horon, e li batté fino ad Azeka
e a Makkeda. Mentre fuggivano d’innanzi a Israele ed erano alla scesa di
Beth-Horon, l’Eterno fe’ cader dal cielo su loro delle grosse pietre fino ad
Azeka, ed essi perirono: quelli che morirono per le pietre della grandinata
furon più numerosi di quelli che i figliuoli d’Israele uccisero con la spada"
(Giosuè 10:1-11). |
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Adoni-Bezek rendendogli quello che aveva
fatto a settanta re
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E'
scritto: "Giuda dunque salì, e l’Eterno diede nelle loro mani i Cananei
e i Ferezei; e sconfissero a Bezek diecimila uomini. E, trovato Adoni-Bezek a
Bezek, l’attaccarono, e sconfissero i Cananei e i Ferezei. Adoni-Bezek si diè
alla fuga; ma essi lo inseguirono, lo presero, e gli tagliarono i pollici
delle mani e de’ piedi. E Adoni-Bezek disse: ‘Settanta re, a cui erano stati
tagliati i pollici delle mani e de’ piedi raccoglievano gli avanzi del cibo
sotto la mia mensa. Quello che ho fatto io, Iddio me lo rende’.
E lo menarono a Gerusalemme, dove morì" (Giudici 1:4-7). |
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I figli di Israele al tempo dei Giudici
perchè fecero ciò che è male agli occhi di Dio
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Nel libro
dei Giudici diverse volte leggiamo che Dio diede i figli di Israele nelle mani
dei loro nemici perchè fecero ciò che è male agli occhi di Dio, e quindi
quell'atto di Dio fu una sua punizione contro di essi. |
"I
figliuoli d’Israele fecero ciò ch’è male agli occhi dell’Eterno;
dimenticarono l’Eterno, il loro Dio, e servirono agl’idoli di Baal e
d’Astarte. Perciò l’ira dell’Eterno si accese contro Israele, ed egli li diede
nelle mani di Cushan-Rishathaim, re di Mesopotamia; e i figliuoli
d’Israele furon servi di Cushan-Rishathaim per otto anni" (Giudici
3:7-8). |
"I
figliuoli d’Israele continuarono a fare ciò ch’è male agli occhi dell’Eterno;
e
l’Eterno rese forte Eglon, re di Moab, contro Israele, perch’essi avean fatto
ciò ch’è male agli occhi dell’Eterno. Ed Eglon radunò attorno a sé i
figliuoli di Ammon e di Amalek, e andò e batté Israele e s’impadronì della
città delle palme. E i figliuoli d’Israele furon servi di Eglon, re di Moab,
per diciotto anni" (Giudici 3:12-14) |
"
.... i figliuoli d’Israele continuarono a fare ciò ch’è male agli occhi
dell’Eterno. E l’Eterno li diede nelle mani di Iabin, re di Canaan, che regnava a
Hatsor. Il capo del suo esercito era Sisera che abitava a
Harosceth-Goim" (Giudici 4:1-2), in questo caso la schiavitù durò venti
anni. |
"Or i
figliuoli d’Israele fecero ciò ch’è male agli occhi dell’Eterno, e
l’Eterno li diede nelle mani di Madian per sette anni. La mano di
Madian fu potente contro Israele; e, per la paura dei Madianiti, i figliuoli
d’Israele si fecero quelle caverne che son nei monti, e delle spelonche e dei
forti. Quando Israele avea seminato, i Madianiti con gli Amalekiti e coi
figliuoli dell’oriente salivano contro di lui, s’accampavano contro
gl’Israeliti, distruggevano tutti i prodotti del paese fin verso Gaza, e non
lasciavano in Israele né viveri, né pecore, né buoi, né asini. Poiché
salivano coi loro greggi e con le loro tende, e arrivavano come una
moltitudine di locuste; essi e i loro cammelli erano innumerevoli, e venivano
nel paese per devastarlo" (Giudici 6:1-5). |
"E i figliuoli
d’Israele continuarono a fare ciò ch’è male agli occhi dell’Eterno e
servirono agl’idoli di Baal e di Astarte, agli dèi della Siria, agli dèi di
Sidon, agli dèi di Moab, agli dèi de’ figliuoli di Ammon e agli dèi de’
Filistei; abbandonaron l’Eterno e non gli serviron più. L’ira dell’Eterno s’accese
contro Israele, ed egli li diede nelle mani de’ Filistei e nelle mani de’
figliuoli di Ammon. E in quell’anno, questi angariarono ed oppressero
i figliuoli d’Israele; per diciotto anni oppressero tutti i figliuoli
d’Israele ch’erano di là dal Giordano, nel paese degli Amorei in Galaad. E i
figliuoli di Ammon passarono il Giordano per combattere anche contro Giuda,
contro Beniamino e contro la casa d’Efraim; e Israele fu in grande
angustia" (Giudici 10:6-9) |
"E i
figliuoli d’Israele continuarono a fare quel ch’era male agli occhi
dell’Eterno, e l’Eterno li diede nelle mani de’ Filistei per quarant’anni"
(Giudici 13:1) |
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Abimelec e i Sichemiti perchè avevano
ucciso i figli di Gedeone
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E' scritto:
"Or Abimelec, figliuolo di Ierubbaal, andò a Sichem dai fratelli di sua
madre e parlò loro e a tutta la famiglia del padre di sua madre, dicendo:
‘Deh, dite ai Sichemiti, in modo che tutti odano: Qual cosa è migliore per
voi, che settanta uomini, tutti figliuoli di Ierubbaal, regnino su voi,
oppure che regni su voi uno solo? E ricordatevi ancora che io sono vostre
ossa e vostra carne’. I fratelli di sua madre parlarono di lui, ripetendo a
tutti i Sichemiti tutte quelle parole; e il cuor loro s’inchinò a favore di
Abimelec, perché dissero: ‘E’ nostro fratello’. E gli diedero settanta sicli
d’argento, che tolsero dal tempio di Baal-Berith, coi quali Abimelec assoldò
degli uomini da nulla e audaci che lo seguirono. Ed egli venne alla casa di
suo padre, a Ofra, e uccise sopra una stessa pietra i suoi fratelli,
figliuoli di Ierubbaal, settanta uomini; ma Jotham, figliuolo minore di
Ierubbaal, scampò, perché s’era nascosto. Poi tutti i Sichemiti e tutta la
casa di Millo si radunarono e andarono a proclamar re Abimelec, presso la
quercia del monumento che si trova a Sichem. E Jotham, essendo stato
informato della cosa, andò a porsi sulla sommità del monte Garizim, e alzando
la voce gridò: ‘Ascoltatemi, Sichemiti, e vi ascolti Iddio! Un giorno, gli
alberi si misero in cammino per ungere un re che regnasse su loro; e dissero
all’ulivo: - Regna tu su noi. - Ma l’ulivo rispose loro: Rinunzierei io al
mio olio che Dio e gli uomini onorano in me, per andare ad agitarmi al
disopra degli alberi? Allora gli alberi dissero al fico: - Vieni tu a regnare
su noi. - Ma il fico rispose loro: Rinunzierei io alla mia dolcezza e al mio
frutto squisito per andare ad agitarmi al disopra degli alberi? Poi gli
alberi dissero alla vite: - Vieni tu a regnare su noi. - Ma la vite rispose
loro: Rinunzierei io al mio vino che rallegra Dio e gli uomini, per andare ad
agitarmi al disopra degli alberi? Allora tutti gli alberi dissero al pruno: -
Vieni tu a regnare su noi. - E il pruno rispose agli alberi: Se è proprio in
buona fede che volete ungermi re per regnare su voi, venite a rifugiarvi
sotto l’ombra mia; se no, esca un fuoco dal pruno e divori i cedri del
Libano! E ora, se vi siete condotti con fedeltà e con integrità proclamando
re Abimelec, se avete agito bene verso Ierubbaal e la sua casa, se avete
ricompensato lui, mio padre, di quel che ha fatto per voi quando ha
combattuto per voi, quando ha messo a repentaglio la sua vita e vi ha
liberati dalle mani di Madian, mentre voi, oggi, siete insorti contro la casa
di mio padre, avete ucciso i suoi figliuoli, settanta uomini, sopra una
stessa pietra, e avete proclamato re dei Sichemiti Abimelec, figliuolo della
sua serva, perché è vostro fratello, se, dico, avete oggi agito con fedeltà e
con integrità verso Ierubbaal e la sua casa, godetevi Abimelec, e Abimelec si
goda di voi! Se no, esca da Abimelec un fuoco, che divori i Sichemiti e la
casa di Millo, ed esca dai Sichemiti e dalla casa di Millo un fuoco, che
divori Abimelec!’ Poi Jotham corse via, fuggì e andò a stare a Beer, per
paura di Abimelec, suo fratello. E Abimelec signoreggiò sopra Israele tre
anni. Poi Iddio mandò un cattivo spirito fra Abimelec e i Sichemiti, e i
Sichemiti ruppero fede ad Abimelec, affinché la violenza fatta ai settanta
figliuoli di Ierubbaal ricevesse il suo castigo, e il loro sangue ricadesse
sopra Abimelec, loro fratello, che li aveva uccisi, e sopra i Sichemiti che
gli avean prestato mano a uccidere i suoi fratelli. I Sichemiti
posero in agguato contro di lui, sulla cima de’ monti, della gente che
svaligiava sulla strada chiunque le passasse vicino. E Abimelec fu informato
della cosa. Poi Gaal, figliuolo di Ebed, e i suoi fratelli vennero e si
stabilirono a Sichem, e i Sichemiti riposero in lui la loro fiducia. E,
usciti alla campagna, vendemmiarono le loro vigne, pestarono le uve, e fecero
festa. Poi entrarono nella casa del loro dio, mangiarono, bevvero, e
maledissero Abimelec. E Gaal, figliuolo di Ebed, disse: ‘Chi è Abimelec, e
che cos’è Sichem, che abbiamo a servire ad Abimelec? non è egli figliuolo di
Ierubbaal? e Zebul non è egli suo commissario? Servite agli uomini di Hamor,
padre di Sichem! Ma noi perché serviremmo a costui? Ah, se avessi in poter
mio questo popolo, io caccerei Abimelec!’ Poi disse ad Abimelec: ‘Rinforza il
tuo esercito e fatti avanti!’ Or Zebul, governatore della città, avendo udito
le parole di Gaal, figliuolo di Ebed, s’accese d’ira, e mandò segretamente
de’ messi ad Abimelec per dirgli: ‘Ecco, Gaal, figliuolo di Ebed, e i suoi
fratelli son venuti a Sichem, e sollevano la città contro di te. Or dunque,
lèvati di notte con la gente che è teco, e fa’ un’imboscata nella campagna; e
domattina, non appena spunterà il sole, ti leverai e piomberai sulla città. E
quando Gaal con la gente che è con lui uscirà contro a te, tu gli farai quel
che sarà necessario’. Abimelec e tutta la gente ch’era con lui si levaron di
notte, e fecero un’imboscata contro a Sichem, divisi in quattro schiere.
Intanto Gaal, figliuolo di Ebed, uscì, e si fermò all’ingresso della porta
della città; e Abimelec uscì dall’imboscata con la gente ch’era con lui.
Gaal, veduta quella gente, disse a Zebul: ‘Ecco gente che scende dall’alto
de’ monti’. E Zebul gli rispose: ‘Tu vedi l’ombra de’ monti e la prendi per
uomini’. E Gaal riprese a dire: ‘Guarda, c’è gente che scende dalle alture
del paese, e una schiera che giunge per la via della quercia degl’indovini’.
Allora Zebul gli disse: ‘Dov’è ora la tua millanteria di quando dicevi: - Chi
è Abimelec, che abbiamo a servirgli? - Non è questo il popolo che
disprezzavi? Orsù, fatti avanti e combatti contro di lui!’ Allora Gaal uscì
alla testa dei Sichemiti, e diè battaglia ad Abimelec. Ma Abimelec gli diè la
caccia, ed egli fuggì d’innanzi a lui, e molti uomini caddero morti fino
all’ingresso della porta. E Abimelec si fermò ad Aruma, e Zebul cacciò Gaal e
i suoi fratelli, che non poteron più rimanere a Sichem. Il giorno seguente,
il popolo di Sichem uscì alla campagna; e Abimelec ne fu informato. Egli
prese allora la sua gente, la divise in tre schiere, e fece un’imboscata ne’
campi; e quando vide che il popolo usciva dalla città, gli si levò contro e
ne fece strage. Poi Abimelec e la gente che avea seco si slanciarono e
vennero a porsi all’ingresso della porta della città, mentre le altre due
schiere si gettarono su tutti quelli che erano nella campagna, e ne fecero
strage. E Abimelec attaccò la città tutto quel giorno, la prese e uccise il
popolo che vi si trovava; poi spianò la città e vi seminò del sale. Tutti gli
abitanti della torre di Sichem, all’udir questo, si ritirarono nel torrione
del tempio di El-Berith. E fu riferito ad Abimelec che tutti gli abitanti
della torre di Sichem s’erano adunati quivi. Allora Abimelec salì sul monte
Tsalmon con tutta la gente ch’era con lui; diè di piglio ad una scure, tagliò
un ramo d’albero, lo sollevò e se lo mise sulla spalla; poi disse alla gente
ch’era con lui: ‘Quel che m’avete veduto fare fatelo presto anche voi!’ Tutti
tagliaron quindi anch’essi de’ rami, ognuno il suo, e seguitarono Abimelec;
posero i rami contro al torrione, e arsero il torrione con quelli che v’eran
dentro. Così perì tutta la gente della torre di Sichem, circa mille persone,
fra uomini e donne. Poi Abimelec andò a Thebets, la cinse d’assedio e la
prese. Or in mezzo alla città c’era una forte torre, dove si rifugiarono tutti
gli abitanti della città, uomini e donne; vi si rinchiusero dentro, e
salirono sul tetto della torre. Abimelec, giunto alla torre, l’attaccò, e si
accostò alla porta della torre per appiccarvi il fuoco. Ma una donna gettò
giù un pezzo di macina sulla testa di Abimelec e gli spezzò il cranio. Ed
egli chiamò tosto il giovane che gli portava le armi, e gli disse: ‘Tira
fuori la spada e uccidimi, affinché non si dica: L’ha ammazzato una donna!’
Il suo giovane allora lo trafisse, ed egli morì. E quando gl’Israeliti ebbero
veduto che Abimelec era morto, se ne andarono, ognuno a casa sua. Così
Dio fece ricadere sopra Abimelec il male ch’egli avea fatto contro suo padre,
uccidendo settanta suoi fratelli. Iddio fece anche ricadere sul
capo della gente di Sichem tutto il male ch’essa avea fatto; e su loro si
compié la maledizione di Jotham, figliuolo di Ierubbaal"
(Giudici 9:1-57) |
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Hofni e Fineas, figli di Eli, perchè
commettevano fornicazione e inducevano il popolo a sprezzare le offerte fatte
a Dio
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Il
sacerdote Eli aveva due figli scellerati che Dio fece morire per la loro
malvagità: "Or i figliuoli di Eli erano uomini scellerati; non
conoscevano l’Eterno. Ed ecco qual era il modo d’agire di questi sacerdoti
riguardo al popolo: quando qualcuno offriva un sacrifizio, il servo del
sacerdote veniva, nel momento in cui si faceva cuocere la carne, avendo in
mano una forchetta a tre punte; la piantava nella caldaia o nel paiuolo o
nella pentola o nella marmitta; e tutto quello che la forchetta tirava su, il
sacerdote lo pigliava per sé. Così facevano a tutti gl’Israeliti, che
andavano là, a Sciloh. E anche prima che si fosse fatto fumare il grasso, il
servo del sacerdote veniva, e diceva all’uomo che faceva il sacrifizio:
‘Dammi della carne da fare arrostire, per il sacerdote; giacché egli non
accetterà da te carne cotta, ma cruda’. E se quell’uomo gli diceva: ‘Si
faccia, prima di tutto, fumare il grasso; poi prenderai quel che vorrai’,
egli rispondeva: ‘No, me la devi dare ora; altrimenti la prenderò per forza!’
Il peccato dunque di que’ giovani era grande oltremodo agli occhi
dell’Eterno, perché la gente sprezzava le offerte fatte all’Eterno. .... Or
Eli era molto vecchio e udì tutto quello che i suoi figliuoli facevano a
tutto Israele, e come si giacevano con le donne che eran di servizio
all’ingresso della tenda di convegno. E disse loro: ‘Perché fate tali cose?
poiché odo tutto il popolo parlare delle vostre malvage azioni. Non fate
così, figliuoli miei, poiché quel che odo di voi non è buono; voi inducete a
trasgressione il popolo di Dio. Se un
uomo pecca contro un altr’uomo, Iddio lo giudica; ma, se pecca contro
l’Eterno, chi intercederà per lui?’ Quelli però non diedero ascolto alla voce
del padre loro, perché l’Eterno li volea far morire" (1 Samuele
2:12-17, 22-25). E difatti Dio li fece morire tempo dopo durante una
battaglia con i Filistei (1 Samuele 4:10-11). |
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I Filistei ai giorni di Samuele, perchè si
impossessarono dell'arca di Dio
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Dio colpì i
Filistei perchè si erano impossessati dell'arca dell'Eterno: "I
Filistei, dunque, presero l’arca di Dio, e la trasportarono da Eben-Ezer a
Asdod; presero l’arca di Dio, la portarono nella casa di Dagon, e la posarono
allato a Dagon. E il giorno dopo, gli Asdodei alzatisi di buon’ora trovarono
Dagon caduto con la faccia a terra, davanti all’arca dell’Eterno. Presero
Dagon e lo rimisero al suo posto. Il giorno dopo, alzatisi di buon’ora,
trovarono che Dagon era di nuovo caduto con la faccia a terra, davanti
all’arca dell’Eterno; la testa e ambedue le mani di Dagon giacevano mozzate
sulla soglia, e non gli restava più che il tronco. Perciò, fino al dì d’oggi,
i sacerdoti di Dagon e tutti quelli che entrano nella casa di Dagon a Asdod
non pongono il piede sulla soglia. Poi
la mano dell’Eterno si aggravò su quei di Asdod, portò fra loro la
desolazione, e li colpì di emorroidi, a Asdod e nel suo territorio. E
quando quelli di Asdod videro che così avveniva, dissero: ‘L’arca dell’Iddio
d’Israele non rimarrà presso di noi, poiché la mano di lui è dura su noi e su
Dagon, nostro dio’. Mandaron quindi a convocare presso di loro tutti i
principi dei Filistei, e dissero: ‘Che faremo dell’arca dell’Iddio
d’Israele?’ I principi risposero: ‘Si trasporti l’arca dell’Iddio d’Israele a
Gath’. E trasportaron quivi l’arca dell’Iddio d’Israele. E come l’ebbero
trasportata, la mano dell’Eterno si
volse contro la città, e vi fu una immensa costernazione. L’Eterno colpì gli
uomini della città, piccoli e grandi, e un flagello d’emorroidi scoppiò fra
loro. Allora mandarono l’arca di Dio a Ekron. E come l’arca di Dio giunse
a Ekron, que’ di Ekron cominciarono a gridare, dicendo: ‘Hanno trasportato
l’arca dell’Iddio d’Israele da noi, per far morire noi e il nostro popolo!’
Mandaron quindi a convocare tutti i principi dei Filistei, e dissero:
‘Rimandate l’arca dell’Iddio d’Israele; torni essa al suo posto, e non faccia
morir noi e il nostro popolo!’ Poiché
tutta la città era in preda a un terrore di morte, e la mano di Dio
s’aggravava grandemente su di essa. Quelli che non morivano eran colpiti
d’emorroidi, e le grida della città salivano fino al cielo" (1
Samuele 5:1-12). |
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Nabal, per essersi comportato stoltamente
verso Davide e la sua gente
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"Or v’era
un uomo a Maon, che aveva i suoi beni a Carmel; era molto ricco, avea tremila
pecore e mille capre, e si trovava a Carmel per la tosatura delle sue pecore.
Quest’uomo avea nome Nabal, e il nome di sua moglie era Abigail, donna di
buon senso e di bell’aspetto; ma l’uomo era duro e malvagio nell’agir suo;
discendeva da Caleb. Davide, avendo saputo nel deserto che Nabal tosava le
sue pecore, gli mandò dieci giovani, ai quali disse: ‘Salite a Carmel, andate
da Nabal, salutatelo a nome mio, e dite così: Salute! pace a te, pace alla
tua casa, e pace a tutto quello che t’appartiene! Ho saputo che tu hai i
tosatori; ora, i tuoi pastori sono stati con noi, e noi non abbiam fatto loro
alcun oltraggio, e nulla è stato loro portato via per tutto il tempo che sono
stati a Carmel. Domandane ai tuoi servi, e te lo diranno. Trovin dunque
questi giovani grazia agli occhi tuoi, giacché siam venuti in giorno di
gioia; e da’, ti prego, ai tuoi servi e al tuo figliuolo Davide ciò che avrai
fra mano’. Quando i giovani di Davide arrivarono, ripeterono a Nabal tutte
queste parole in nome di Davide, poi si tacquero. Ma Nabal rispose ai servi di
Davide, dicendo: ‘Chi è Davide? E chi è il figliuolo d’Isai? Sono molti,
oggi, i servi che scappano dai loro padroni; e prenderei io il mio pane, la
mia acqua e la carne che ho macellata pei miei tosatori, per darli a gente
che non so donde venga?’ I giovani ripresero la loro strada,
tornarono, e andarono a riferire a Davide tutte queste parole. Allora Davide
disse ai suoi uomini: ‘Ognun di voi si cinga la sua spada’. Ognuno si cinse
la sua spada, e Davide pure si cinse la sua, e saliron dietro a Davide circa
quattrocento uomini; duecento rimasero presso il bagaglio. Or Abigail, moglie
di Nabal, fu informata della cosa da uno de’ suoi servi, che le disse: ‘Ecco,
Davide ha inviato dal deserto de’ messi per salutare il nostro padrone, ed
egli li ha trattati male. Eppure, quella gente è stata molto buona verso di
noi; noi non ne abbiam ricevuto alcun oltraggio, e non ci han portato via
nulla per tutto il tempo che siamo andati attorno con loro quand’eravamo per
la campagna. Di giorno e di notte sono stati per noi come una muraglia, per
tutto il tempo che siamo stati con loro pascendo i greggi. Or dunque
rifletti, e vedi quel che tu debba fare; poiché un guaio è certo che avverrà
al nostro padrone e a tutta la sua casa; ed egli è uomo così malvagio, che
non gli si può parlare’. Allora Abigail prese in fretta duecento pani, due
otri di vino, cinque montoni allestiti, cinque misure di grano arrostito,
cento picce d’uva secca e duecento masse di fichi, e caricò ogni cosa su
degli asini. Poi disse ai suoi servi: ‘Andate innanzi a me; ecco, io vi
seguirò’. Ma non disse nulla a Nabal suo marito. E com’ella, a cavallo al suo
asino, scendeva il monte per un sentiero coperto, ecco Davide e i suoi uomini
che scendevano di fronte a lei, sì ch’ella li incontrò. - Or Davide avea
detto: ‘Invano dunque ho io protetto tutto ciò che colui aveva nel deserto,
in guisa che nulla è mancato di tutto ciò ch’ei possiede; ed egli m’ha reso
male per bene. Così tratti Iddio i nemici di Davide col massimo rigore! Fra
qui e lo spuntar del giorno, di tutto quel che gli appartiene io non lascerò
in vita un sol uomo’. E quando Abigail ebbe veduto Davide, scese in fretta
dall’asino e gettandosi con la faccia a terra, si prostrò dinanzi a lui. Poi,
gettandosi ai suoi piedi, disse: ‘O mio signore, la colpa è mia! Deh, lascia
che la tua serva parli in tua presenza, e tu ascolta le parole della tua
serva! Te ne prego, signor mio, non far caso di quell’uomo da nulla ch’è
Nabal; poiché egli è quel che dice il suo nome; si chiama Nabal, e in lui non
c’è che stoltezza; ma io, la tua serva, non vidi i giovani mandati dal mio
signore. Or dunque, signor mio, com’è vero che vive l’Eterno e che l’anima
tua vive, l’Eterno t’ha impedito di spargere il sangue e di farti giustizia
con le tue proprie mani. Ed ora, i tuoi nemici e quelli che voglion fare del
male al mio signore siano come Nabal! E adesso, ecco questo regalo che la tua
serva reca al mio signore; sia dato ai giovani che seguono il mio signore.
Deh, perdona il fallo della tua serva; poiché per certo l’Eterno renderà
stabile la casa del mio signore, giacché il mio signore combatte le battaglie
dell’Eterno, e in tutto il tempo della tua vita non s’è trovata malvagità in
te. E se mai sorgesse alcuno a perseguitarti e ad attentare alla tua vita,
l’anima del mio signore sarà custodita nello scrigno della vita presso
l’Eterno, ch’è il tuo Dio; ma l’anima de’ tuoi nemici l’Eterno la lancerà
via, come dalla rete d’una frombola. E quando l’Eterno avrà fatto al mio
signore tutto il bene che t’ha promesso e t’avrà stabilito come capo sopra
Israele, il mio signore non avrà questo dolore e questo rimorso d’avere
sparso del sangue senza motivo e d’essersi fatto giustizia da sé. E quando
l’Eterno avrà fatto del bene al mio signore, ricordati della tua serva’. E
Davide disse ad Abigail: ‘Sia benedetto l’Eterno, l’Iddio d’Israele, che t’ha
oggi mandata incontro a me! E sia benedetto il tuo senno, e benedetta sii tu
che m’hai oggi impedito di spargere del sangue e di farmi giustizia con le
mie proprie mani! Poiché certo, com’è vero che vive l’Eterno, l’Iddio
d’Israele, che m’ha impedito di farti del male, se tu non ti fossi affrettata
a venirmi incontro, fra qui e lo spuntar del giorno a Nabal non sarebbe
rimasto un sol uomo’. Davide quindi ricevé dalle mani di lei quello ch’essa
avea portato, e le disse: ‘Risali in pace a casa tua; vedi, io ho dato
ascolto alla tua voce, e ho avuto riguardo a te’. Ed Abigail venne da Nabal;
ed ecco ch’egli faceva banchetto in casa sua; banchetto da re. Nabal aveva il
cuore allegro, perch’era ebbro fuor di modo; ond’ella non gli fece sapere
alcuna cosa, piccola o grande, fino allo spuntar del giorno. Ma la mattina,
quando gli fu passata l’ebbrezza, la moglie raccontò a Nabal queste cose;
allora gli si freddò il cuore, ed ei rimase come un sasso. E circa dieci
giorni dopo, l’Eterno colpì Nabal, ed egli morì" (1 Samuele 25:2-38) |
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Il re Saul, per essersi mostrato infedele
verso Dio e avere consultato una medium
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Dio punì
il re Saul facendolo morire perchè non aveva ubbidito ai suoi ordini e perchè
era andato a consultare gli spiriti secondo che è scritto: “Così morì Saul, a
motivo della infedeltà ch’egli avea commessa contro l’Eterno col non aver
osservato la parola dell’Eterno, ed anche perché aveva interrogato e
consultato quelli che evocano gli spiriti, mentre non avea consultato
l’Eterno. E l’Eterno lo fece morire, e trasferì il regno a Davide, figliuolo
d’Isai” (1 Cronache 10:13-14). |
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Uzza per la sua temerarietà
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Ai giorni
di Davide, Dio fece morire Uzza perchè ebbe la temerarietà di stendere la sua
mano per reggere l'arca di Dio, secondo che è scritto: "Davide radunò di
nuovo tutti gli uomini scelti d’Israele, in numero di trentamila. Poi si
levò, e con tutto il popolo ch’era con lui, partì da Baalé di Giuda per
trasportare di là l’arca di Dio, sulla quale è invocato il Nome, il nome
dell’Eterno degli eserciti, che siede sovr’essa fra i cherubini. E posero
l’arca di Dio sopra un carro nuovo, e la levarono dalla casa di Abinadab
ch’era sul colle; e Uzza e Ahio, figliuoli di Abinadab, conducevano il carro
nuovo con l’arca di Dio, e Ahio andava innanzi all’arca. E Davide e tutta la
casa d’Israele sonavano dinanzi all’Eterno ogni sorta di strumenti di legno
di cipresso, e cetre, saltèri, timpani, sistri e cembali. Or come furon
giunti all’aia di Nacon, Uzza stese la mano verso l’arca di Dio e la tenne,
perché i buoi la facevano piegare. E
l’ira dell’Eterno s’accese contro Uzza; Iddio lo colpì quivi per la sua
temerità, ed ei morì in quel luogo, presso l’arca di Dio. Davide si
attristò perché l’Eterno avea fatto una breccia nel popolo, colpendo Uzza; e
quel luogo è stato chiamato Perets-Uzza fino al dì d’oggi. E Davide, in quel
giorno, ebbe paura dell’Eterno, e disse: ‘Come verrebbe ella da me l’arca
dell’Eterno?’ E Davide non volle ritirare l’arca dell’Eterno presso di sé
nella città di Davide, ma la fece portare in casa di Obed-Edom di Gath"
(2 Samuele 6:1-10). |
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Il re Davide a motivo dell'omicidio e
dell'adulterio da lui commessi
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Dio punì
il re Davide per avere fatto uccidere Uria lo Hitteo e per essersi giaciuto
con sua moglie. Ecco il racconto dei misfatti di Davide: "Or avvenne che
l’anno seguente, nel tempo in cui i re sogliono andare alla guerra, Davide
mandò Joab con la sua gente e con tutto Israele a devastare il paese dei
figliuoli di Ammon e ad assediare Rabba; ma Davide rimase a Gerusalemme. Una
sera Davide, alzatosi dal suo letto, si mise a passeggiare sulla terrazza del
palazzo reale; e dalla terrazza vide una donna che si bagnava; e la donna era
bellissima. Davide mandò ad informarsi chi fosse la donna; e gli fu detto: ‘È
Bath-Sheba, figliuola di Eliam, moglie di Uria, lo Hitteo’. E Davide inviò
gente a prenderla; ed ella venne da lui, ed egli si giacque con lei, che si
era purificata della sua contaminazione; poi ella se ne tornò a casa sua. La
donna rimase incinta, e lo fece sapere a Davide, dicendo: ‘Sono incinta’.
Allora Davide fece dire a Joab: ‘Mandami Uria, lo Hitteo’. E Joab mandò Uria
da Davide. Come Uria fu giunto da Davide, questi gli chiese come stessero
Joab ed il popolo, e come andasse la guerra. Poi Davide disse ad Uria: ‘Scendi
a casa tua e làvati i piedi’. Uria uscì dal palazzo reale, e gli furon
portate appresso delle vivande del re. Ma Uria dormì alla porta del palazzo
del re con tutti i servi del suo signore, e non scese a casa sua. E come ciò
fu riferito a Davide e gli fu detto: ‘Uria non è sceso a casa sua’, Davide
disse ad Uria: ‘Non vieni tu di viaggio? Perché dunque non sei sceso a casa
tua?’ Uria rispose a Davide: ‘L’arca, Israele e Giuda abitano sotto le tende,
Joab mio signore e i suoi servi sono accampati in aperta campagna, e io me
n’entrerei in casa mia per mangiare e bere e per dormire con mia moglie?
Com’è vero che tu vivi e che vive l’anima tua, io non farò tal cosa!’ E
Davide disse ad Uria: ‘Trattienti qui anche oggi, e domani ti lascerò
partire’. Così Uria rimase a Gerusalemme quel giorno ed il seguente. E Davide
lo invitò a mangiare e a bere con sé; e lo ubriacò; e la sera Uria uscì per
andarsene a dormire sul suo lettuccio coi servi del suo signore, ma non scese
a casa sua. La mattina seguente, Davide scrisse una lettera a Joab, e gliela
mandò per le mani d’Uria. Nella lettera avea scritto così: ‘Ponete Uria al
fronte, dove più ferve la mischia; poi ritiratevi da lui, perch’egli resti
colpito e muoia’. Joab dunque, assediando la città, pose Uria nel luogo dove
sapeva che il nemico avea degli uomini valorosi. Gli uomini della città
fecero una sortita e attaccarono Joab; parecchi del popolo, della gente di
Davide, caddero, e perì anche Uria lo Hitteo. Allora Joab inviò un messo a
Davide per fargli sapere tutte le cose ch’erano avvenute nella battaglia; e
diede al messo quest’ordine: ‘Quando avrai finito di raccontare al re tutto
quello ch’è successo nella battaglia, se il re va in collera, e ti dice: -
Perché vi siete accostati così alla città per dar battaglia? Non sapevate voi
che avrebbero tirato di sulle mura? Chi fu che uccise Abimelec, figliuolo di
Jerubbesheth? Non fu ella una donna che gli gettò addosso un pezzo di macina
dalle mura, si ch’egli morì a Thebets? Perché vi siete accostati così alle
mura? - tu digli allora: - Il tuo servo Uria lo Hitteo è morto anch’egli’. Il
messo dunque partì; e, giunto, riferì a Davide tutto quello che Joab l’aveva
incaricato di dire. Il messo disse a Davide: ‘I nemici avevano avuto del
vantaggio su di noi, e avean fatto una sortita contro di noi nella campagna;
ma noi fummo loro addosso fino alla porta della città; allora gli arcieri
tirarono sulla tua gente di sulle mura, e parecchi della gente del re
perirono, e Uria lo Hitteo, tuo servo, perì anch’egli’. Allora Davide disse
al messo: ‘Dirai così a Joab: - Non ti dolga quest’affare; poiché la spada or
divora l’uno ed ora l’altro; rinforza l’attacco contro la città, e
distruggila. - E tu fagli coraggio’. Quando la moglie di Uria udì che Uria
suo marito era morto, lo pianse; e finito che ella ebbe il lutto, Davide la
mandò a cercare e l’accolse in casa sua. Ella divenne sua moglie, e gli
partorì un figliuolo. Ma quello che Davide avea fatto dispiacque
all’Eterno" (2 Samuele 11:1-27). |
Ecco ora quello
che Dio gli mandò ad annunciare tramite il profeta Nathan: “Così dice
l’Eterno, l’Iddio d’Israele: – Io t’ho unto re d’Israele e t’ho liberato
dalle mani di Saul, t’ho dato la casa del tuo signore, e ho messo nelle tue
braccia le donne del tuo signore; t’ho dato la casa d’Israele e di Giuda; e,
se questo era troppo poco, io v’avrei aggiunto anche dell’altro. Perché
dunque hai tu disprezzata la parola dell’Eterno, facendo ciò ch’è male agli
occhi suoi? Tu hai fatto morire colla spada Uria lo Hitteo, hai preso per tua
moglie la moglie sua, e hai ucciso lui con la spada dei figliuoli di Ammon. Or
dunque la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, giacché tu m’hai
disprezzato e hai preso per tua moglie la moglie di Uria lo Hitteo. Così dice
l’Eterno: Ecco, io sto per suscitare contro di te la sciagura dalla tua
stessa casa, e prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un tuo
prossimo, che si giacerà con esse in faccia a questo sole; poiché tu l’hai
fatto in segreto; ma io farò questo davanti a tutto Israele e in faccia al
sole’ (2 Sam 12:7-12), ed anche: “Siccome facendo così tu hai data ai
nemici dell’Eterno ampia occasione di bestemmiare, il figliuolo che t’è nato dovrà
morire” (2 Samuele 12:14). E Dio fece a Davide esattamente quello che
gli aveva predetto, infatti fece sì che suo figlio Absalom si rivoltasse
contro di lui e si giacesse con le sue mogli davanti a tutto Israele (2
Samuele cap. 15-16), e che gli morisse il figlio che gli aveva partorito
Bath-Sheba (2 Samuele 12:15-23). |
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Il popolo d'Israele, ai giorni di Davide, a
causa del censimento fatto da Davide
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Dio punì
il popolo d'Israele con una grave piaga quando Davide fece il censimento del
popolo: "E dopo che Davide ebbe fatto il censimento del popolo, provò un
rimorso al cuore, e disse all’Eterno: ‘Io ho gravemente peccato in questo che
ho fatto; ma ora, o Eterno, perdona l’iniquità del tuo servo, poiché io ho
agito con grande stoltezza’. E quando Davide si fu alzato la mattina, la
parola dell’Eterno fu così rivolta al profeta Gad, il veggente di Davide:
‘Va’ a dire a Davide: Così dice l’Eterno: Io ti propongo tre cose: sceglitene
una, e quella ti farò’. Gad venne dunque a Davide, gli riferì questo, e
disse: ‘Vuoi tu sette anni di carestia nel tuo paese, ovvero tre mesi di fuga
d’innanzi ai tuoi nemici che t’inseguano, ovvero tre giorni di peste nel tuo
paese? Ora rifletti, e vedi che cosa io debba rispondere a colui che mi ha
mandato’. E Davide disse a Gad: ‘Io sono in una grande angoscia! Ebbene, che
cadiamo nelle mani dell’Eterno, giacché le sue compassioni sono immense; ma
ch’io non cada nelle mani degli uomini!’ Così l’Eterno mandò la peste in Israele,
da quella mattina fino al tempo fissato; e da Dan a Beer-Sheba morirono
settantamila persone del popolo. E come l’angelo stendeva la sua mano
su Gerusalemme per distruggerla, l’Eterno si pentì della calamità ch’egli
aveva inflitta, e disse all’angelo che distruggeva il popolo: ‘Basta; ritieni
ora la tua mano!’ Or l’angelo dell’Eterno si trovava presso l’aia di Arauna,
il Gebuseo. E Davide, vedendo l’angelo che colpiva il popolo, disse
all’Eterno: ‘Son io che ho peccato; son io che ho agito iniquamente; ma
queste pecore che hanno fatto? La tua mano si volga dunque contro di me e
contro la casa di mio padre!’ E quel giorno Gad venne da Davide, e gli disse:
‘Sali, erigi un altare all’Eterno nell’aia di Arauna, il Gebuseo’. E Davide
salì, secondo la parola di Gad, come l’Eterno avea comandato. Arauna guardò,
e vide il re e i suoi servi, che si dirigevano verso di lui; e Arauna uscì e
si prostrò dinanzi al re, con la faccia a terra. Poi Arauna disse: ‘Perché il
re, mio signore, viene dal suo servo?’ E Davide rispose: ‘Per comprare da te
quest’aia ed erigervi un altare all’Eterno, affinché la piaga cessi
d’infierire sul popolo’. Arauna disse a Davide: ‘Il re, mio signore, prenda e
offra quello che gli piacerà! Ecco i buoi per l’olocausto; e le macchine da
trebbiare e gli arnesi da buoi serviranno per legna. Tutte queste cose, o re,
Arauna te le dà’. Poi Arauna disse al re: ‘L’Eterno, il tuo Dio, ti sia
propizio!’ Ma il re rispose ad Arauna: ‘No, io comprerò da te queste cose per
il loro prezzo, e non offrirò all’Eterno, al mio Dio, olocausti che non mi
costino nulla’. E Davide comprò l’aia ed i buoi per cinquanta sicli d’argento;
edificò quivi un altare all’Eterno, e offrì olocausti e sacrifizi di azioni
di grazie. Così l’Eterno fu placato verso il paese, e la piaga cessò
d’infierire sul popolo" (2 Samuele 24:10-24). |
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Il re Salomone per essersi dato
all'idolatria
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Dio punì
il re Salomone perchè questi nella sua vecchiaia lo aveva abbandonato
volgendosi agli dèi delle nazioni circonvicine. Ecco quello che dice la
Scrittura a proposito del giudizio divino annunciatogli da Dio: “E
l’Eterno s’indignò contro Salomone, perché il cuor di lui s’era alienato
dall’Eterno, dall’Iddio d’Israele, che gli era apparito due volte, e gli
aveva ordinato, a questo proposito, di non andar dietro ad altri dèi; ma egli
non osservò l’ordine datogli dall’Eterno. E l’Eterno disse a Salomone:
‘Giacché tu hai agito a questo modo, e non hai osservato il mio patto e le
leggi che t’avevo date, io ti strapperò di dosso il reame, e lo
darò al tuo servo. Nondimeno, per amor di Davide tuo padre, io non lo
farò te vivente, ma lo strapperò dalle mani del tuo figliuolo. Però, non gli
strapperò tutto il reame, ma lascerò una tribù al tuo figliuolo, per amor di
Davide mio servo, e per amor di Gerusalemme che io ho scelta’ (1 Re 11:9-13).
E così avvenne, infatti dopo la morte di Salomone, Dio strappò dieci tribù a
Roboamo suo figlio e le diede a Geroboamo (cfr. 1 Re 12:1-24). |
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Roboamo, re di Giuda, per avere abbandonato
Dio
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E'
scritto: "Quando Roboamo fu bene stabilito e fortificato nel regno, egli,
e tutto Israele con lui, abbandonò la legge dell’Eterno. E l’anno quinto del regno di
Roboamo, Scishak, re d’Egitto, salì contro Gerusalemme, perch’essi erano
stati infedeli all’Eterno. Egli avea milleduecento carri e
sessantamila cavalieri; con lui venne dall’Egitto un popolo innumerevole di
Libî, di Sukkei e di Etiopi; s’impadronì delle città fortificate che
appartenevano a Giuda, e giunse fino a Gerusalemme. E il profeta Scemaia si
recò da Roboamo e dai capi di Giuda, che s’erano raccolti in Gerusalemme
all’avvicinarsi di Scishak, e disse loro: ‘Così dice l’Eterno: - Voi
avete abbandonato me, quindi anch’io ho abbandonato voi nelle mani di
Scishak’. Allora i principi d’Israele e il re si umiliarono, e
dissero: ‘L’Eterno è giusto’. E quando l’Eterno vide che s’erano umiliati, la
parola dell’Eterno fu così rivolta a Scemaia: ‘Essi si sono umiliati; io non
li distruggerò, ma concederò loro fra poco un mezzo di scampo, e la mia ira
non si rovescerà su Gerusalemme per mezzo di Scishak. Nondimeno gli saranno
soggetti, e impareranno la differenza che v’è tra il servire a me e il
servire ai regni degli altri paesi’. Scishak, re d’Egitto, salì dunque contro
Gerusalemme e portò via i tesori della casa dell’Eterno e i tesori della casa
del re; portò via ogni cosa; prese pure gli scudi d’oro che Salomone avea
fatti; invece de’ quali, il re Roboamo fece fare degli scudi di rame, e li
affidò ai capitani della guardia che custodiva la porta della casa del re. E
ogni volta che il re entrava nella casa dell’Eterno, quei della guardia
venivano, e li portavano; poi li riportavano nella sala della guardia. Così,
perch’egli s’era umiliato, l’Eterno rimosse da lui l’ira sua, e non volle
distruggerlo del tutto; e v’erano anche in Giuda delle cose buone" (2
Cronache 12:1-12). |
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Geroboamo, re di Israele, perchè si levò
contro un profeta
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Dio colpì
Geroboamo, re di Israele, quando questi stese la mano contro un uomo di Dio,
secondo che è scritto: "Ed ecco che un uomo di Dio giunse da Giuda a Bethel
per ordine dell’Eterno, mentre Geroboamo stava presso l’altare per ardere il
profumo; e per ordine dell’Eterno si mise a gridare contro l’altare e a dire:
‘Altare, altare! così dice l’Eterno: - Ecco, nascerà alla casa di Davide un
figliuolo, per nome Giosia, il quale immolerà su di te i sacerdoti degli alti
luoghi che su di te ardono profumi e s’arderanno su di te ossa umane’. E
quello stesso giorno diede un segno miracoloso dicendo: ‘Questo è il segno
che l’Eterno ha parlato: ecco, l’altare si spaccherà, e la cenere che v’è
sopra si spanderà’. Quando il re Geroboamo ebbe udita la
parola che l’uomo di Dio avea gridata contro l’altare di Bethel, stese la
mano dall’alto dell’altare, e disse: ‘Pigliatelo!’ Ma la mano che Geroboamo
avea stesa contro di lui si seccò, e non poté più ritirarla a sé. E l’altare si spaccò; e la cenere che v’era
sopra si disperse, secondo il segno che l’uomo di Dio avea dato per ordine
dell’Eterno. Allora il re si rivolse all’uomo di Dio, e gli disse: ‘Deh,
implora la grazia dell’Eterno, del tuo Dio, e prega per me affinché mi sia
resa la mano’. E l’uomo di Dio implorò la grazia dell’Eterno, e il re riebbe
la sua mano, che tornò com’era prima" (1 Re 13:4-6). |
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Geroboamo, re d'Israele, quando mosse
guerra al regno di Giuda
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E'
scritto: "Abija entrò in guerra con un esercito di prodi guerrieri,
quattrocentomila uomini scelti; e Geroboamo si dispose in ordine di battaglia
contro di lui con ottocentomila uomini scelti, tutti forti e valorosi. Ed Abija
si levò e disse, dall’alto del monte Tsemaraim, ch’è nella contrada montuosa
d’Efraim: ‘O Geroboamo, e tutto Israele, ascoltatemi! Non dovreste voi sapere
che l’Eterno, l’Iddio d’Israele, ha dato per sempre il regno sopra Israele a
Davide, a Davide ed ai suoi figliuoli, con un patto inviolabile? Eppure,
Geroboamo, figliuolo di Nebat, servo di Salomone, figliuolo di Davide, s’è
levato, e s’è ribellato contro il suo signore; e della gente da nulla, degli
uomini perversi, si son raccolti attorno a lui, e si son fatti forti contro
Roboamo, figliuolo di Salomone, allorché Roboamo era giovane, e timido di
cuore, e non potea tener loro fronte. E ora voi credete di poter tener fronte
al regno dell’Eterno, ch’è nelle mani dei figliuoli di Davide; e siete una gran
moltitudine, e avete con voi i vitelli d’oro che Geroboamo vi ha fatti per
vostri dèi. Non avete voi cacciati i sacerdoti dell’Eterno, i figliuoli
d’Aaronne ed i Leviti? e non vi siete voi fatti de’ sacerdoti al modo de’
popoli d’altri paesi? Chiunque è venuto con un giovenco e con sette montoni
per esser consacrato, è diventato sacerdote di quelli che non sono dèi.
Quanto a noi, l’Eterno è nostro Dio, e non l’abbiamo abbandonato; i sacerdoti
al servizio dell’Eterno son figliuoli d’Aaronne, e i Leviti son quelli che
celebran le funzioni. Ogni mattina e ogni sera essi ardono in onor
dell’Eterno gli olocausti e il profumo fragrante, mettono in ordine i pani
della presentazione sulla tavola pura, e ogni sera accendono il candelabro
d’oro con le sue lampade; poiché noi osserviamo i comandamenti dell’Eterno,
del nostro Dio; ma voi l’avete abbandonato. Ed ecco, noi abbiam con noi, alla
nostra testa, Iddio e i suoi sacerdoti e le trombe squillanti, per sonar la
carica contro di voi. O figliuoli d’Israele, non combattete contro l’Eterno,
ch’è l’Iddio de’ vostri padri, perché non vincerete!’ Intanto Geroboamo li
prese per di dietro mediante un’imboscata; in modo che le truppe di Geroboamo
stavano in faccia a Giuda, che avea dietro l’imboscata. Que’ di Giuda si volsero
indietro, ed eccoli costretti a combattere davanti e di dietro. Allora
gridarono all’Eterno, e i sacerdoti dettero nelle trombe. La gente di Giuda
mandò un grido; e avvenne che, al grido della gente di Giuda, Iddio
sconfisse Geroboamo e tutto Israele davanti ad Abija ed a Giuda. I
figliuoli d’Israele fuggirono d’innanzi a Giuda, e Dio li diede nelle loro
mani. Abija e il suo popolo ne fecero una grande strage; dalla parte
d’Israele caddero morti cinquecentomila uomini scelti. Così i figliuoli
d’Israele, in quel tempo, furono umiliati, e i figliuoli di Giuda ripresero
vigore, perché s’erano appoggiati sull’Eterno, sull’Iddio dei loro padri.
Abija inseguì Geroboamo, e gli prese delle città: Bethel e le città che ne
dipendevano, Jeshana e le città che ne dipendevano, Efraim e le città che ne
dipendevano. E Geroboamo, al tempo d’Abija, non ebbe più forza; e colpito
dall’Eterno, egli morì" (2 Cronache 13:3-20). |
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L'uomo di Dio, che era giunto a Bethel da
Giuda, perchè disubbidì ad un ordine di Dio
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Dio fece
morire l'uomo di Dio che aveva pronunciato quelle parole di giudizio contro
l'altare di Bethel, perchè questi disubbidì all'ordine di Dio di non mangiare
pane né bere acqua a Bethel, e di non tornare per la strada che aveva fatto
all'andata: "Or v’era un vecchio profeta che abitava a Bethel; e uno de’
suoi figliuoli venne a raccontargli tutte le cose che l’uomo di Dio avea
fatte in quel giorno a Bethel, e le parole che avea dette al re. Il padre,
udito ch’ebbe il racconto, disse ai suoi figliuoli: ‘Per qual via se n’è egli
andato?’ Poiché i suoi figliuoli avean veduto la via per la quale se n’era
andato l’uomo di Dio venuto da Giuda. Ed egli disse ai suoi figliuoli:
‘Sellatemi l’asino’. Quelli gli sellarono l’asino; ed egli vi montò su, andò
dietro all’uomo di Dio, e lo trovò a sedere sotto un terebinto, e gli disse:
‘Sei tu l’uomo di Dio venuto da Giuda?’ Quegli rispose: ‘Son io’. Allora il
vecchio profeta gli disse: ‘Vieni meco a casa mia, e prendi un po’ di cibo’.
Ma quegli rispose: ‘Io non posso tornare indietro teco, né entrare da te; e
non mangerò pane né berrò acqua teco in questo luogo; poiché m’è stato detto,
per ordine dell’Eterno: - Tu non mangerai quivi pane, né berrai acqua, e non
tornerai per la strada che avrai fatta, andando’. - L’altro gli disse:
‘Anch’io son profeta come sei tu; e un angelo mi ha parlato per ordine
dell’Eterno, dicendo: - Rimenalo teco in casa tua, affinché mangi del pane e
beva dell’acqua’. - Costui gli mentiva. - Così, l’uomo di Dio tornò indietro
con l’altro, e mangiò del pane e bevve dell’acqua in casa di lui. Or mentre
sedevano a mensa, la parola dell’Eterno fu rivolta al profeta che avea fatto
tornare indietro l’altro; ed egli gridò all’uomo di Dio ch’era venuto da
Giuda: ‘Così parla l’Eterno: - Giacché tu ti sei ribellato all’ordine
dell’Eterno, e non hai osservato il comandamento che l’Eterno, l’Iddio tuo,
t’avea dato, e sei tornato indietro, e hai mangiato del pane e bevuto
dell’acqua nel luogo del quale egli t’avea detto: Non vi mangiare del pane e
non vi bere dell’acqua, il tuo cadavere non entrerà nel sepolcro de’ tuoi
padri’. - Quando l’uomo di Dio ebbe mangiato e bevuto, il vecchio
profeta, che l’avea fatto tornare indietro, gli sellò l’asino. L’uomo
di Dio se ne andò, e un leone lo incontrò per istrada, e l’uccise. Il
suo cadavere restò disteso sulla strada; l’asino se ne stava presso di lui, e
il leone pure presso al cadavere. Quand’ecco passarono degli uomini che
videro il cadavere disteso sulla strada e il leone che stava dappresso al
cadavere, e vennero a riferire la cosa nella città dove abitava il vecchio
profeta. E quando il profeta che avea fatto tornare indietro l’uomo di Dio
ebbe ciò udito, disse: ‘È l’uomo di Dio, ch’è stato ribelle
all’ordine dell’Eterno; perciò l’Eterno l’ha dato in balìa d’un leone, che
l’ha sbranato e ucciso, secondo la parola che l’Eterno gli avea detta’
" (1 Re 13:11-26) |
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La casa del re Geroboamo, re di Israele, a
motivo dei peccati di Geroboamo
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Dio fece sterminare
la casa del re Geroboamo a motivo dei peccati che egli aveva commesso e di
quelli che aveva fatto commettere a Israele. Prima Dio fece questa predizione
alla moglie di Geroboamo, tramite il profeta Ahija in questi termini:
"Così parla l’Eterno, l’Iddio d’Israele: Io t’ho innalzato di mezzo al
popolo, t’ho fatto principe del mio popolo Israele, ed ho strappato il regno
dalle mani della casa di Davide e l’ho dato a te, ma tu non sei stato come il
mio servo Davide il quale osservò i miei comandamenti e mi seguì con tutto il
suo cuore, non facendo se non ciò ch’è giusto agli occhi miei, e hai fatto
peggio di tutti quelli che t’hanno preceduto, e sei andato a farti degli
altri dèi e delle immagini fuse per provocarmi ad ira ed hai gettato me
dietro alle tue spalle; per questo ecco ch’io faccio scender la
sventura sulla casa di Geroboamo, e sterminerò dalla casa di Geroboamo fino
all’ultimo uomo, tanto chi è schiavo come chi è libero in Israele, e spazzerò
la casa di Geroboamo, come si spazza lo sterco finché sia tutto sparito.
Quelli della casa di Geroboamo che morranno in città, saran divorati dai
cani; e quelli che morranno per i campi, li divoreranno gli uccelli del
cielo; poiché l’Eterno ha parlato. .... L’Eterno stabilirà sopra Israele un
re, che in quel giorno sterminerà la casa di Geroboamo" (1 Re
14:7-11, 14), e poi mandò ad effetto la predizione tramite Baasa, secondo che
è scritto: "Nadab, figliuolo di Geroboamo, cominciò a regnare sopra
Israele il secondo anno di Asa, re di Giuda; e regnò sopra Israele due anni.
E fece ciò ch’è male agli occhi dell’Eterno, e seguì le tracce di suo padre e
il peccato nel quale aveva indotto Israele. Baasa, figliuolo di Ahija, della
casa d’Issacar, cospirò contro di lui, e lo uccise a Ghibbethon, che
apparteneva ai Filistei, mentre Nadab e tutto Israele assediavano Ghibbethon.
Baasa l’uccise l’anno terzo di Asa, re di Giuda, e regnò in luogo suo. E,
non appena fu re, sterminò tutta la casa di Geroboamo; non risparmiò anima
viva di quella casa, ma la distrusse interamente, secondo la parola che
l’Eterno avea pronunziata, per bocca del suo servo Ahija lo Scilonita, a
motivo de’ peccati che Geroboamo avea commessi e fatti commettere a Israele,
quando avea provocato ad ira l’Iddio d’Israele" (1 Re 15:25-30) |
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Asa, re di Giuda, perchè si era appoggiato
sull'uomo e aveva fatto del male a taluni
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E'
scritto: "L’anno trentesimosesto del regno di Asa, Baasa, re d’Israele,
salì contro Giuda, ed edificò Rama per impedire che alcuno andasse e venisse
dalla parte di Asa, re di Giuda. Allora Asa trasse dell’argento e dell’oro
dai tesori della casa dell’Eterno e della casa del re, e inviò dei messi a
Ben-Hadad, re di Siria, che abitava a Damasco, per dirgli: ‘Siavi alleanza
fra me e te, come vi fu tra il padre mio e il padre tuo. Ecco, io ti mando
dell’argento e dell’oro; va’, rompi la tua alleanza con Baasa, re d’Israele,
ond’egli si ritiri da me’. Ben-Hadad diè ascolto al re Asa; mandò i capi del
suo esercito contro le città d’Israele, i quali espugnarono Ijon, Dan,
Abel-Maim, e tutte le città d’approvvigionamento di Neftali. E quando Baasa
ebbe udito questo, cessò di edificare Rama, e sospese i suoi lavori. Allora
il re Asa convocò tutti que’ di Giuda, e quelli portaron via le pietre e il
legname di cui Baasa s’era servito per la costruzione di Rama; e con essi Asa
edificò Gheba e Mitspa. In quel tempo, Hanani, il veggente, si recò da Asa,
re di Giuda, e gli disse: ‘Poiché tu ti sei appoggiato sul re di Siria invece
d’appoggiarti sull’Eterno, ch’è il tuo Dio, l’esercito del re di Siria è
scampato dalle tue mani. Gli Etiopi ed i Libî non formavan essi un grande
esercito con una moltitudine immensa di carri e di cavalieri? Eppure
l’Eterno, perché tu t’eri appoggiato su lui, li diede nelle tue mani. Poiché
l’Eterno scorre collo sguardo tutta la terra per spiegar la sua forza a pro
di quelli che hanno il cuore integro verso di lui. In questo tu hai agito da
insensato; poiché, da ora innanzi, avrai delle guerre’. Asa s’indignò
contro il veggente, e lo fece mettere in prigione, tanto questa cosa lo aveva
irritato contro di lui. E, al tempo stesso, Asa incrudelì anche contro alcuni
del popolo. Or ecco, le azioni d’Asa, le prime e le ultime, si trovano
scritte nel libro dei re di Giuda e d’Israele. Il trentanovesimo anno del suo
regno, Asa ebbe una malattia ai piedi; la sua malattia fu gravissima;
e, nondimeno, nella sua malattia non ricorse all’Eterno, ma ai medici"
(2 Cronache 16:1-12) |
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La casa di Baasa, re di Israele, per la
malvagità di Baasa
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La casa di
Baasa, re d'Israele, fu fatta sterminare da Dio perchè questo re oltre ad
avere fatto quello che era male agli occhi di Dio aveva sterminato la casa di
Geroboamo. Prima Dio predisse il suo giudizio tramite il profeta Jehu,
secondo che è scritto: "E la parola dell’Eterno fu rivolta a Jehu,
figliuolo di Hanani, contro Baasa, in questi termini: ‘Io t’ho innalzato
dalla polvere e t’ho fatto principe del mio popolo Israele, ma tu hai battuto
le vie di Geroboamo ed hai indotto il mio popolo Israele a peccare, in guisa
da provocarmi a sdegno coi suoi peccati; perciò io spazzerò via Baasa e la
sua casa, e farò della casa tua quel che ho fatto della casa di Geroboamo,
figliuolo di Nebat. Quelli della famiglia di Baasa che morranno in città,
saran divorati dai cani; e quelli che morranno per i campi, li mangeranno gli
uccelli del cielo’. ... La parola che l’Eterno avea pronunziata
per bocca del profeta Jehu, figliuolo di Hanani, fu diretta contro Baasa e
contro la casa di lui, non soltanto a motivo di tutto il male che Baasa avea
fatto sotto gli occhi dell’Eterno, provocandolo ad ira con l’opera delle sue
mani così da imitare la casa di Geroboamo, ma anche perché aveva sterminata
quella casa" (1 Re 16: 1-4, 7), e poi mandò ad effetto la sua
predizione tramite Zimri: "L’anno ventesimosesto di Asa, re di Giuda,
Ela, figliuolo di Baasa, cominciò a regnare sopra Israele. Stava a Tirtsa, e
regnò due anni. Zimri, suo servo, comandante della metà de’ suoi carri,
congiurò contro di lui. Ela era a Tirtsa, bevendo ed ubriacandosi in casa di
Artsa, prefetto del palazzo di Tirtsa, quando Zimri entrò, lo colpì e
l’uccise, l’anno ventisettesimo d’Asa, re di Giuda, e regnò in luogo suo. E
quando fu re, non appena si fu assiso sul trono, distrusse tutta la casa di
Baasa; non gli lasciò neppure un bimbo: né parenti, né amici. Così Zimri
sterminò tutta la casa di Baasa, secondo la parola che l’Eterno avea
pronunziata contro Baasa per bocca del profeta Jehu, a motivo di tutti i
peccati che Baasa ed Ela, suo figliuolo, aveano commesso e fatto commettere
ad Israele, provocando ad ira l’Eterno, l’Iddio d’Israele, con i loro
idoli" (1 Re 16:8-13) |
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Zimri, re d'Israele, per i peccati commessi
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Nel libro
dei Re è scritto: "L’anno ventisettesimo di Asa, re di Giuda, Zimri
regnò per sette giorni in Tirtsa. Or il popolo era accampato contro
Ghibbethon, città dei Filistei. Il popolo quivi accampato, sentì dire: ‘Zimri
ha fatto una congiura e ha perfino ucciso il re!’ E quello stesso giorno,
nell’accampamento, tutto Israele fece re d’Israele Omri, capo dell’esercito.
Ed Omri con tutto Israele salì da Ghibbethon e assediò Tirtsa. Zimri, vedendo
che la città era presa, si ritirò nella torre della casa del re, diè fuoco
alla casa reale restando sotto alle rovine, e così morì, a motivo de’
peccati che aveva commessi, facendo ciò ch’è male agli occhi dell’Eterno,
battendo la via di Geroboamo e abbandonandosi al peccato che questi avea
commesso, inducendo a peccare Israele" (1 Re 16:15-19) |
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Hiel di Bethel, per avere ricostruito
Gerico
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Quando
Giosuè aveva conquistato la città di Gerico aveva fatto questo giuramento nel
nome di Dio: "Allora Giosuè fece questo giuramento: ‘Sia
maledetto, nel cospetto dell’Eterno, l’uomo che si leverà a riedificare
questa città di Gerico! Ei ne getterà le fondamenta sul suo primogenito, e ne
rizzerà le porte sul più giovane de’ suoi figliuoli’ " (Giosuè
6:26). Questo giudizio si abbattè su Hiel di Bethel ai giorni di Achab re
d'Israele, secondo che è scritto: "Al tempo di lui, Hiel di Bethel
riedificò Gerico; ne gettò le fondamenta su Abiram, suo primogenito, e ne
rizzò le porte su Segub, il più giovane de’ suoi figliuoli, secondo la parola
che l’Eterno avea pronunziata per bocca di Giosuè, figliuolo di Nun"
(1 Re 16:34) |
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Il regno di Israele ai giorni di Achab, per
la loro malvagità
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Dio chiuse
il cielo per tre anni e sei mesi ai giorni di Achab, re d'Israele, a motivo dei
peccati del re e del popolo, e ci fu quindi una grande carestia (1 Re 17:1;
18:1-2). D'altronde Dio lo aveva detto ad Israele: “Ora, se tu ubbidisci
diligentemente alla voce dell’Eterno, del tuo Dio, avendo cura di mettere in
pratica tutti i suoi comandamenti che oggi ti do, avverrà che l’Eterno, il
tuo Dio, ti renderà eccelso sopra tutte le nazioni della terra; e tutte
queste benedizioni verranno su te e si compiranno per te, se darai ascolto
alla voce dell’Eterno, dell’Iddio tuo: … L’Eterno aprirà per te il suo buon
tesoro, il cielo, per dare alla tua terra la pioggia a suo tempo, e per
benedire tutta l’opera delle tue mani, e tu presterai a molte nazioni e non
prenderai nulla in prestito. …. Ma se non ubbidisci alla voce dell’Eterno,
del tuo Dio, se non hai cura di mettere in pratica tutti i suoi comandamenti
e tutte le sue leggi che oggi ti do, avverrà che tutte queste maledizioni
verranno su te e si compiranno per te: …. L’Eterno ti colpirà di consunzione,
di febbre, d’infiammazione, d’arsura, d’aridità, di carbonchio e di ruggine,
che ti perseguiteranno finché tu sia perito. Il tuo cielo sarà di rame sopra
il tuo capo, e la terra sotto di te sarà di ferro. L’Eterno manderà
sul tuo paese, invece di pioggia, sabbia e polvere, che cadranno su te dal
cielo, finché tu sia distrutto” (Deuteronomio 28:1-2, 12,15,22-24). |
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Un uomo ai giorni di Achab, perchè non
ubbidì ad un ordine di Dio
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|
Nel libro
dei re è scritto: "Allora uno de’ figliuoli dei profeti disse per ordine
dell’Eterno al suo compagno: ‘Ti prego, percuotimi!’ Ma quegli non volle
percuoterlo. Allora il primo gli disse: ‘Poiché tu non hai ubbidito alla voce
dell’Eterno, ecco, non appena sarai partito da me, un leone ti ucciderà’.
E, non appena quegli si fu partito da lui, un leone lo incontrò e lo
uccise" (1 Re 20:35-36) |
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Il re Achab e sua moglie, per la loro
malvagità
|
|
La Bibbia
dice di Achab, re d'Israele: "Achab, figliuolo di Omri, cominciò a regnare
sopra Israele l’anno trentottesimo di Asa, re di Giuda; e regnò in Samaria
sopra Israele per ventidue anni. Achab, figliuolo di Omri, fece ciò ch’è male
agli occhi dell’Eterno più di tutti quelli che l’aveano preceduto. E, come se
fosse stata per lui poca cosa lo abbandonarsi ai peccati di Geroboamo
figliuolo di Nebat, prese per moglie Izebel, figliuola di Ethbaal, re dei
Sidonî, andò a servire Baal, a prostrarsi dinanzi a lui, ed eresse un altare
a Baal, nel tempio di Baal, che edificò a Samaria. Achab fece anche l’idolo
d’Astarte. Achab fece più, per provocare a sdegno l’Eterno, l’Iddio
d’Israele, di quello che non avean fatto tutti i re d’Israele che l’avean
preceduto .... E veramente non v’è mai stato alcuno che, come Achab, si sia
venduto a far ciò ch’è male agli occhi dell’Eterno, perché v’era istigato da
sua moglie Izebel. E si condusse in modo abominevole, andando dietro
agl’idoli, come avean fatto gli Amorei che l’Eterno avea cacciati d’innanzi
ai figliuoli d’Israele. - " (1 Re
16:29-33; 21:25-26). Sua moglie era una donna molto malvagia, che lo istigava
al male, ed oltre a ciò fece sterminare i profeti di Dio (1 Re 18:4). E fu
sua moglie che fece uccidere Naboth - dietro una falsa accusa contro
quest'uomo - per fare avere ad Achab la vigna di Naboth, secondo che è
scritto: "Or dopo queste cose avvenne che Naboth d’Izreel aveva in
Izreel una vigna presso il palazzo di Achab, re di Samaria. Ed Achab parlò a
Naboth, e gli disse: ‘Dammi la tua vigna, di cui vo’ farmi un orto di
erbaggi, perché è contigua alla mia casa; e in sua vece ti darò una vigna
migliore; o, se meglio ti conviene, te ne pagherò il valore in danaro’. Ma
Naboth rispose ad Achab: ‘Mi guardi l’Eterno dal darti l’eredità dei miei
padri!’ E Achab se ne tornò a casa sua triste ed irritato per quella parola
dettagli da Naboth d’Izreel: ‘Io non ti darò l’eredità dei miei padri!’ Si
gettò sul suo letto, voltò la faccia verso il muro, e non prese cibo. Allora
Izebel, sua moglie, venne da lui e gli disse: ‘Perché hai lo spirito così contristato,
e non mangi?’ Quegli le rispose: ‘Perché ho parlato a Naboth d’Izreel e gli
ho detto: - Dammi la tua vigna pel danaro che vale; o, se più ti piace, ti
darò un’altra vigna invece di quella’; ed egli m’ha risposto: Io non ti darò
la mia vigna!’ - E Izebel, sua moglie gli disse: ‘Sei tu, sì o no, che
eserciti la sovranità sopra Israele? Alzati, prendi cibo, e stà di buon
animo; la vigna di Naboth d’Izreel te la farò aver io’. E scrisse delle lettere a nome
di Achab, le sigillò col sigillo di lui, e le mandò agli anziani ed ai
notabili della città di Naboth che abitavano insieme con lui. E in quelle
lettere scrisse così: ‘Bandite un digiuno, e fate sedere Naboth in prima fila
davanti al popolo; e mettetegli a fronte due scellerati, i quali depongano contro
di lui, dicendo: ‘Tu hai maledetto Iddio ed il re’; poi menatelo fuor di
città, lapidatelo, e così muoia’. La gente della città di Naboth, gli
anziani e i notabili che abitavano nella città, fecero come Izebel avea loro
fatto dire, secondo ch’era scritto nelle lettere ch’ella avea loro mandate.
Bandirono il digiuno, e fecero sedere Naboth davanti al popolo; i due
scellerati, vennero a metterglisi a fronte; e questi scellerati deposero così
contro di lui, dinanzi al popolo: ‘Naboth ha maledetto Iddio ed il re’. Per
la qual cosa lo menarono fuori della città, lo lapidarono, sì ch’egli morì.
Poi mandarono a dire a Izebel: ‘Naboth è stato lapidato ed è morto’. Quando
Izebel ebbe udito che Naboth era stato lapidato ed era morto, disse ad Achab:
‘Lèvati, prendi possesso della vigna di Naboth d’Izreel, ch’egli rifiutò di
darti per danaro; giacché Naboth non vive più, è morto’. E come Achab ebbe
udito che Naboth era morto, si levò per scendere alla vigna di Naboth
d’Izreel, e prenderne possesso" (1 Re 21:1-16). |
Dio
predisse dunque i suoi giudizi ad Achab tramite il profeta Elia, secondo che
è scritto: "Allora la parola dell’Eterno fu rivolta ad Elia, il
Tishbita, in questi termini: ‘Lèvati, scendi incontro ad Achab, re d’Israele,
che sta in Samaria; ecco, egli è nella vigna di Naboth, dov’è sceso per
prenderne possesso. E gli parlerai in questo modo: - Così dice l’Eterno: Dopo
aver commesso un omicidio, vieni a prender possesso! - E gli dirai: - Così
dice l’Eterno: Nello stesso luogo dove i cani hanno leccato il sangue di
Naboth, i cani leccheranno pure il tuo proprio sangue’. - Achab disse
ad Elia: ‘M’hai tu trovato, nemico mio?’ Elia rispose: ‘Sì t’ho trovato,
perché ti sei venduto a far ciò ch’è male agli occhi dell’Eterno. Ecco,
io ti farò venire addosso la sciagura, ti spazzerò via, e sterminerò della
casa di Achab ogni maschio, schiavo o libero che sia, in Israele; e ridurrò
la tua casa come la casa di Geroboamo, figliuolo di Nebat, e come la casa di
Baasa, figliuolo d’Ahija, perché tu m’hai provocato ad ira, ed hai fatto
peccare Israele. Anche riguardo a Izebel l’Eterno parla e dice: I cani
divoreranno Izebel sotto le mura d’Izreel. - Quei d’Achab che morranno in
città saran divorati dai cani, e quei che morranno nei campi saran mangiati
dagli uccelli del cielo" (1 Re 21:17-24). |
Dio eseguì
i suoi giudizi in questa maniera: |
Mise uno
spirito di menzogna nella bocca dei profeti di Achab, affinchè egli si
recasse in battaglia contro i Siri e vi perisse, secondo che gli disse il
profeta Micaiah: " ‘Perciò ascolta la parola dell’Eterno. Io ho veduto
l’Eterno che sedeva sul suo trono, e tutto l’esercito del cielo che gli stava
dappresso a destra e a sinistra. E l’Eterno disse: - Chi sedurrà Achab
affinché salga a Ramoth di Galaad e vi perisca? - E uno rispose in un modo e
l’altro in un altro. Allora si fece avanti uno spirito, il quale si presentò
dinanzi all’Eterno, e disse: - Lo sedurrò io. - L’Eterno gli disse: - E come?
- Quegli rispose: - Io uscirò, e sarò spirito di menzogna in bocca a tutti i
suoi profeti. - L’Eterno gli disse: - Sì, riuscirai a sedurlo; esci, e fa’
così. - Ed ora ecco che l’Eterno ha posto uno spirito di menzogna in bocca a
tutti questi tuoi profeti; ma l’Eterno ha pronunziato del male contro di te"
(1 Re 22:19-23), e difatti durante la battaglia che poi ci fu a Ramoth di Galaad avvenne che "qualcuno
scoccò a caso la freccia del suo arco, e ferì il re d’Israele tra la corazza
e le falde; onde il re disse al suo cocchiere: ‘Vòlta, menami fuori del
campo, perché son ferito’. Ma la battaglia fu così accanita quel giorno, che
il re fu trattenuto sul suo carro in faccia ai Sirî, e morì verso sera; il
sangue della sua ferita era colato nel fondo del carro. E come il sole
tramontava, un grido corse per tutto il campo: ‘Ognuno alla sua città! Ognuno
al suo paese!’ Così il re morì, fu portato a Samaria, e in Samaria fu
sepolto. E quando si lavò il carro presso allo stagno di Samaria - in
quell’acqua si lavavano le prostitute - i cani leccarono il sangue di Achab,
secondo la parola che l’Eterno avea pronunziata" (1 Re
22:34-38). |
Fece sì
che Izebel fosse gettata giù dalla finestra e calpestata dai cavalli secondo
che è scritto: "Poi Jehu giunse ad Izreel. Izebel, che lo seppe, si
diede il belletto agli occhi, si acconciò il capo, e si mise alla finestra a
guardare. E come Jehu entrava per la porta di città, ella gli disse: ‘Rechi
pace, novello Zimri, uccisore del tuo signore?’ Jehu alzò gli occhi verso la
finestra, e disse: ‘Chi è per me? chi?’ E due o tre eunuchi, affacciatisi,
volsero lo sguardo verso di lui. Egli disse: ‘Buttatela giù!’ Quelli la
buttarono; e il suo sangue schizzò contro il muro e contro i cavalli. Jehu le
passò sopra, calpestandola; poi entrò, mangiò e bevve, quindi disse: ‘Andate
a vedere di quella maledetta donna e sotterratela, giacché è figliuola di
re’. Andaron dunque per sotterrarla, ma non trovarono di lei altro che il
cranio, i piedi e le palme delle mani. E tornarono a riferir la cosa a Jehu, il
quale disse: ‘Questa è la parola dell’Eterno pronunziata per mezzo del suo
servo Elia il Tishbita, quando disse: ‘I cani divoreranno la carne di Izebel
nel campo d’Izreel; e il cadavere di Izebel sarà, nel campo d’Izreel, come
letame sulla superficie del suolo, in guisa che non si potrà dire: - Questa è
Izebel’ " (2 Re 9:30-37). |
Suscitò
Jehu per sterminare la casa di Achab, opera che egli compì: "Or v’erano
a Samaria settanta figliuoli d’Achab. Jehu scrisse delle lettere, e le mandò
a Samaria ai capi della città, agli anziani, e agli educatori dei figliuoli
d’Achab; in esse diceva: ‘Subito che avrete ricevuto questa lettera, giacché
avete con voi i figliuoli del vostro signore e avete a vostra disposizione
carri e cavalli, nonché una città fortificata e delle armi, scegliete il
migliore e il più adatto tra i figliuoli del vostro signore, mettetelo sul
trono di suo padre, e combattete per la casa del vostro signore’. Ma quelli
ebbero gran paura, e dissero: ‘Ecco, due re non gli han potuto resistere;
come potremo resistergli noi?’ E il prefetto del palazzo, il governatore
della città, gli anziani e gli educatori dei figliuoli di Achab mandarono a
dire a Jehu: ‘Noi siamo tuoi servi, e faremo tutto quello che ci ordinerai;
non eleggeremo alcuno come re; fa’ tu quel che ti piace’. Allora Jehu scrisse
loro una seconda lettera, nella quale diceva: ‘Se voi siete per me e volete
ubbidire alla mia voce, prendete le teste di quegli uomini, de’ figliuoli del
vostro signore, e venite da me, domani a quest’ora, a Izreel’. - Or
i figliuoli del re, in numero di settanta, stavano dai magnati della città,
che li educavano. E come questi ebbero ricevuta la lettera, presero i
figliuoli del re, li scannarono tutti e settanta; poi misero le loro teste in
ceste, e le mandarono a Jehu a Izreel. E un messo venne a Jehu a recargli la
notizia, dicendo: ‘Hanno portato le teste dei figliuoli del re’. Jehu
rispose: ‘Mettetele in due mucchi all’entrata della porta, fino a domattina’.
La mattina dopo, egli uscì fuori; e fermatosi, disse a tutto il popolo: ‘Voi
siete giusti; ecco, io congiurai contro il mio signore, e l’uccisi; ma chi ha
uccisi tutti questi? Riconoscete dunque che non cade a terra una parola di
quelle che l’Eterno pronunziò contro la casa di Achab; l’Eterno ha fatto
quello che predisse per mezzo del suo servo Elia’. E Jehu fece morire tutti
quelli ch’erano rimasti della casa di Achab a Izreel, tutti i suoi grandi, i
suoi amici e i suoi consiglieri, senza che ne scampasse uno. Poi si levò, e
partì per andare a Samaria. Cammin facendo, giunto che fu alla casa di
ritrovo dei pastori, Jehu s’imbatté nei fratelli di Achazia, re di Giuda, e
disse: ‘Chi siete voi?’ Quelli risposero: ‘Siamo i fratelli di Achazia, e
scendiamo a salutare i figliuoli del re e i figliuoli della regina’. Jehu
disse ai suoi: ‘Pigliateli vivi!’ e quelli li presero vivi, e li scannarono presso
la cisterna della casa di ritrovo. Erano quarantadue, e non ne scampò uno.
Partitosi di là, trovò Jehonadab, figliuolo di Recab, che gli veniva
incontro; lo salutò, e gli disse: ‘Il tuo cuore è egli retto verso il mio,
come il mio verso il tuo?’ Jehonadab rispose: ‘Lo è’. ‘Se è così’, disse
Jehu, ‘dammi la mano’. Jehonadab gli dette la mano; Jehu se lo fe’ salire
vicino sul carro, e gli disse: ‘Vieni meco, e vedrai il mio zelo per
l’Eterno!’ e lo menò via nel suo carro. E, giunto che fu a Samaria, Jehu colpì
tutti quelli che rimanevano della casa di Achab a Samaria, finché l’ebbe
distrutta, secondo la parola che l’Eterno avea pronunziata per mezzo di Elia"
(2 Re 10:1-17). |
|
Giosafat, re di Giuda, perchè si era
alleato con Achazia re d'Israele che era malvagio
|
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Giosafat
fu un re di Giuda che fece ciò che è giusto agli occhi di Dio, ma commise un
errore nell'allearsi con Achazia re d'Israele, che aveva una condotta empia,
e per questo Dio lo punì, secondo che è scritto: "Dopo questo, Giosafat,
re di Giuda, si associò col re d’Israele Achazia, che aveva una condotta
empia; e se lo associò, per costruire delle navi che andassero a Tarsis; e le
costruirono ad Etsion-Gheber. Allora Eliezer, figliuolo di Dodava da Maresha,
profetizzò contro Giosafat, dicendo: ‘Perché ti sei associato con Achazia,
l’Eterno ha disperse le opere tue’. E le navi furono infrante, e non
poterono fare il viaggio di Tarsis" (2 Cronache 20:35-37) |
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Achazia, re di Israele, perchè aveva
consultato Bal-Zebub
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E' scritto:
"Achazia cadde dalla cancellata della sala superiore di un suo
appartamento a Samaria, e ne restò ammalato; e spedì dei messi, dicendo loro:
‘Andate a consultare Baal-Zebub, dio di Ekron, per sapere se mi riavrò di
questa malattia’. Ma un angelo dell’Eterno disse ad Elia il Tishbita:
‘Lèvati, sali incontro ai messi del re di Samaria, e di’ loro: È forse perché
non v’è Dio in Israele che voi andate a consultare Baal-Zebub, dio di Ekron?
Perciò, così dice l’Eterno: - Tu non scenderai dal letto sul quale sei
salito, ma per certo morrai’. - Ed Elia se ne andò. I messi tornarono ad
Achazia, il quale disse loro: ‘Perché siete tornati?’ E quelli risposero: ‘Un
uomo ci è venuto incontro, e ci ha detto: Andate, tornate dal re che vi ha
mandati, e ditegli: Così dice l’Eterno: - È forse perché non v’è alcun Dio in
Israele che tu mandi a consultare Baal-Zebub, dio di Ekron? Perciò, non
scenderai dal letto sul quale sei salito, ma per certo morrai’. - Ed Achazia
chiese loro: ‘Com’era l’uomo che vi è venuto incontro e vi ha detto coteste
parole?’ Quelli gli risposero: ‘Era un uomo vestito di pelo, con una cintola
di cuoio intorno ai fianchi’. E Achazia disse: ‘È Elia il Tishbita!’ Allora mandò un capitano di cinquanta
uomini con la sua compagnia ad Elia; quegli salì e trovò Elia che stava
seduto in cima al monte. Il capitano gli disse: ‘O uomo di Dio, il re dice: -
Scendi!’ -Elia rispose e disse al capitano dei cinquanta: ‘Se io sono un uomo
di Dio, scenda del fuoco dal cielo, e consumi te e i tuoi cinquanta uomini!’
E dal cielo scese del fuoco che consumò lui e i suoi cinquanta. Achazia mandò
di nuovo un altro capitano di cinquanta uomini con la sua compagnia, il quale
si rivolse ad Elia e gli disse: ‘O uomo di Dio, il re dice così: Fa’ presto,
scendi!; Elia rispose e disse loro: ‘Se io sono un uomo di Dio, scenda del
fuoco dal cielo, e consumi te e i tuoi cinquanta uomini’. E dal cielo scese
il fuoco di Dio che consumò lui e i suoi cinquanta. Achazia mandò di nuovo un
terzo capitano di cinquanta uomini con la sua compagnia. Questo terzo
capitano di cinquanta uomini salì da Elia; e, giunto presso a lui, gli si
gittò davanti in ginocchio, e lo supplicò, dicendo: ‘O uomo di Dio, ti prego,
la mia vita e la vita di questi cinquanta tuoi servi sia preziosa agli occhi
tuoi! Ecco che del fuoco è sceso dal cielo, e ha consumato i due primi
capitani di cinquanta uomini con le loro compagnie; ma ora sia la vita mia
preziosa agli occhi tuoi’. E l’angelo dell’Eterno disse ad Elia: ‘Scendi con
lui; non aver timore di lui’. Elia dunque si levò, scese col capitano, andò
dal re, e gli disse: ‘Così dice l’Eterno: - Poiché tu hai
spediti de’ messi a consultar Baal-Zebub, dio d’Ekron, quasi che non ci fosse
in Israele alcun Dio da poter consultare, perciò tu non scenderai dal letto
sul quale sei salito, ma per certo morrai’. - E Achazia morì, secondo
la parola dell’Eterno pronunziata da Elia" (2 Re 1:2-17). |
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Jehoram, re di Giuda, per i suoi peccati
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Dio punì
Jehoram, re di Giuda, per la sua malvagità in questa maniera: “E l’Eterno
risvegliò contro Jehoram lo spirito de’ Filistei e degli Arabi, che confinano
con gli Etiopi; ed essi salirono contro Giuda, l’invasero, e portaron via
tutte le ricchezze che si trovavano nella casa del re, e anche i suoi
figliuoli e le sue mogli, in guisa che non gli rimase altro figliuolo
se non Joachaz, ch’era il più piccolo. Dopo tutto questo l’Eterno lo colpì con una
malattia incurabile d’intestini. E, con l’andar del tempo, verso la
fine del secondo anno, gl’intestini gli venner fuori, in sèguito alla
malattia; e morì, in mezzo ad atroci sofferenze; e il suo popolo non bruciò
profumi in onore di lui, come avea fatto per i suoi padri” (2 Cronache
21:16-19). |
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Quarantadue ragazzi, per avere schernito il
profeta Eliseo
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E'
scritto: "Poi di là Eliseo salì a Bethel; e, come saliva per la via,
usciron dalla città dei piccoli ragazzi, i quali lo beffeggiavano, dicendo:
‘Sali calvo! Sali calvo!’ Egli si voltò, li vide, e li maledisse nel nome
dell’Eterno; e due orse uscirono dal bosco, che sbranarono quarantadue di quei
ragazzi" (2 Re 2:23-24) |
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Ghehazi, servo del profeta Eliseo, a motivo
della sua cupidigia
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Dopo che
Eliseo guarì Naaman il Siro dalla lebbra, dal quale rifiutò di accettare i regali
che questi gli propose dopo essere stato guarito, è scritto: "Ma
Ghehazi, servo d’Eliseo, uomo di Dio, disse fra sé: ‘Ecco, il mio signore è
stato troppo generoso con Naaman, con questo Siro, non accettando dalla sua
mano quel ch’egli avea portato; com’è vero che l’Eterno vive, io gli voglio
correr dietro, e voglio aver da lui qualcosa’. Così Ghehazi corse dietro a
Naaman; e quando Naaman vide che gli correva dietro, saltò giù dal carro per
andargli incontro, e gli disse: ‘Va egli tutto bene?’ Quegli rispose: ‘Tutto
bene. Il mio signore mi manda a dirti: - Ecco, proprio ora mi sono arrivati
dalla contrada montuosa d’Efraim due giovani de’ discepoli dei profeti; ti
prego, da’ loro un talento d’argento e due mute di vestiti’. - Naaman disse:
‘Piacciati accettare due talenti!’ E gli fece premura; chiuse due talenti
d’argento in due sacchi con due mute di vesti, e li caricò addosso a due de’
suoi servi, che li portarono davanti a Ghehazi. E, giunto che fu alla
collina, prese i sacchi dalle loro mani, li ripose nella casa, e licenziò
quegli uomini, che se ne andarono. Poi andò a presentarsi davanti al suo
signore. Eliseo gli disse: ‘Donde vieni, Ghehazi?’ Questi rispose: ‘Il tuo
servo non è andato in verun luogo’. Ma Eliseo gli disse: ‘Il mio spirito non
era egli là presente, quando quell’uomo si voltò e scese dal suo carro per
venirti incontro? È forse questo il momento di prender danaro, di prender
vesti, e uliveti e vigne, pecore e buoi, servi e serve? La lebbra di Naaman
s’attaccherà perciò a te ed alla tua progenie in perpetuo’. E Ghehazi uscì
dalla presenza di Eliseo, tutto lebbroso, bianco come la neve"
(2 Re 5:20-27). |
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Il capitano sul cui braccio si poggiava il
re d'Israele ai giorni del profeta Eliseo, perchè non aveva creduto alla
Parola di Dio
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E'
scritto: "Or dopo queste cose avvenne che Ben-Hadad, re di Siria,
radunato tutto il suo esercito, salì contro Samaria, e la cinse d’assedio. E
vi fu una gran carestia in Samaria; e i Sirî la strinsero tanto dappresso che
una testa d’asino vi si vendeva ottanta sicli d’argento, e il quarto d’un kab
di sterco di colombi, cinque sicli d’argento. Or come il re d’Israele passava
sulle mura, una donna gli gridò: ‘Aiutami, o re, mio signore!’ Il re le
disse: ‘Se non t’aiuta l’Eterno, come posso aiutarti io? Con quel che dà
l’aia o con quel che dà lo strettoio?’ Poi il re aggiunse: ‘Che hai?’ Ella
rispose: ‘Questa donna mi disse: - Da’ qua il tuo figliuolo, che lo mangiamo
oggi; domani mangeremo il mio. Così cocemmo il mio figliuolo, e lo mangiammo.
Il giorno seguente io le dissi: - Da’ qua il tuo figliuolo, che lo mangiamo.
- Ma essa ha nascosto il suo figliuolo’. Quando il re ebbe udite le parole
della donna, si stracciò le vesti; e come passava sulle mura, il popolo vide
ch’egli portava, sotto, un cilicio sulla carne. E il re disse: ‘Mi tratti
Iddio con tutto il suo rigore, se oggi la testa di Eliseo, figliuolo di
Shafat, rimane ancora sulle sue spalle!’ Or Eliseo se ne stava sedendo in
casa sua, e con lui stavano a sedere gli anziani. Il re mandò innanzi un
uomo; ma prima che questo messo giungesse, Eliseo disse agli anziani: ‘Lo
vedete voi che questo figliuol d’un assassino manda qualcuno a tagliarmi la
testa? Badate bene; quand’arriva il messo, chiudete la porta, e tenetegliela
ben chiusa in faccia. Non si sente già dietro a lui il rumore de’ passi del
suo signore?’ Egli parlava ancora con essi, quand’ecco scendere verso di lui
il messo. E il re disse: ‘Ecco questo male vien dall’Eterno; che ho io più da
sperar dall’Eterno?’ Allora Eliseo disse: ‘Ascoltate la parola dell’Eterno!
Così dice l’Eterno: - Domani, a quest’ora, alla porta di Samaria, la misura
di fior di farina si avrà per un siclo, e le due misure d’orzo si avranno per
un siclo’. Ma il capitano sul cui braccio il re s’appoggiava, rispose all’uomo
di Dio: ‘Ecco, anche se l’Eterno facesse delle finestre in cielo, potrebbe
mai avvenire una cosa siffatta?’ Eliseo rispose: ‘Ebbene, lo vedrai con gli
occhi tuoi, ma non ne mangerai’. Or v’erano quattro lebbrosi presso
all’entrata della porta, i quali dissero tra di loro: ‘Perché vogliam noi
restar qui finché moriamo? Se diciamo: - Entriamo in città - in città c’è la
fame, e noi vi morremo; se restiamo qui, morremo lo stesso. Or dunque venite,
andiamoci a buttare nel campo dei Sirî; se ci lascian vivere, vivremo; se ci
dànno la morte, morremo’. E, sull’imbrunire, si mossero per andare al campo
dei Sirî; e come furon giunti all’estremità del campo dei Sirî, ecco che non
v’era alcuno. Il Signore avea fatto udire nel campo dei Sirî un rumor di
carri, un rumor di cavalli, un rumor di grande esercito, sì che i Sirî avean
detto fra di loro: ‘Ecco, il re d’Israele ha assoldato contro di noi i re
degli Hittei e i re degli Egiziani, perché vengano ad assalirci’. E s’eran
levati, ed eran fuggiti sull’imbrunire, abbandonando le loro tende, i loro
cavalli, i loro asini, e il campo così com’era; eran fuggiti per salvarsi la
vita. Que’ lebbrosi, giunti che furono all’estremità del campo, entrarono in
una tenda, mangiarono, bevvero, e portaron via argento, oro, vesti, e andarono
a nascondere ogni cosa. Poi tornarono, entrarono in un’altra tenda, e anche
di là portaron via roba, che andarono a nascondere. Ma poi dissero fra di
loro: ‘Noi non facciamo bene; questo è giorno di buone novelle, e noi ci
tacciamo! Se aspettiamo finché si faccia giorno, sarem tenuti per colpevoli.
Or dunque venite, andiamo ad informare la casa del re’. Così partirono,
chiamarono i guardiani della porta di città, e li informarono della cosa,
dicendo: ‘Siamo andati al campo dei Sirî, ed ecco che non v’è alcuno, né vi
s’ode voce d’uomo; non vi son che i cavalli attaccati, gli asini attaccati, e
le tende intatte’. Allora i guardiani chiamarono, e fecero saper la cosa alla
gente del re dentro il palazzo. E il re si levò nella notte, e disse ai suoi
servi: ‘Vi voglio dire io quel che ci hanno fatto i Sirî. Sanno che patiamo
la fame; sono quindi usciti dal campo a nascondersi per la campagna, dicendo:
- Come usciranno dalla città, li prenderemo vivi, ed entreremo nella città’.
Uno de’ suoi servi gli rispose: ‘Ti prego, si prendan cinque de’ cavalli che
rimangono ancora nella città - guardate! son come tutta la moltitudine
d’Israele che v’è rimasta; son come tutta la moltitudine d’Israele che va in
consunzione! - e mandiamo a vedere di che si tratta’. Presero dunque due
carri coi loro cavalli, e il re mandò degli uomini in traccia dell’esercito
dei Sirî, dicendo: ‘Andate e vedete’. E quelli andarono in traccia de’ Sirî,
fino al Giordano; ed ecco, tutta la strada era piena di vesti e di oggetti,
che i Sirî avean gettati via nella loro fuga precipitosa. E i messi tornarono
e riferiron tutto al re. Allora il popolo uscì fuori, e saccheggiò il campo
dei Sirî; e una misura di fior di farina si ebbe per un siclo e due misure
d’orzo per un siclo secondo la parola dell’Eterno. Il re aveva affidato la
guardia della porta al capitano sul cui braccio s’appoggiava; ma questo
capitano fu calpestato dalla folla presso la porta e morì, come avea detto
l’uomo di Dio, quando avea parlato al re ch’era sceso a trovarlo. Difatti, quando
l’uomo di Dio avea parlato al re dicendo: ‘Domani, a quest’ora, alla porta di
Samaria, due misure d’orzo s’avranno per un siclo e una misura di fior di
farina per un siclo’, quel capitano avea risposto all’uomo di Dio e gli avea
detto: ‘Ecco, anche se l’Eterno facesse delle finestre in cielo, potrebbe mai
avvenire una cosa siffatta?’ Ed Eliseo gli avea detto: ‘Ebbene, lo
vedrai con gli occhi tuoi, ma non ne mangerai’. E così gli avvenne: fu
calpestato dalla folla presso la porta, e morì" (2 Re 6:24-33;
7:1-20) |
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Il re Joas e i capi del popolo di Giuda per
avere abbandonato Dio e ucciso il profeta Zaccaria
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E'
scritto: "... Jehoiada, fattosi vecchio e sazio di giorni, morì; quando morì,
avea centotrent’anni; e fu sepolto nella città di Davide coi re, perché avea
fatto del bene in Israele, per il servizio di Dio e della sua casa. Dopo
la morte di Jehoiada, i capi di Giuda vennero al re e si prostrarono dinanzi
a lui; allora il re diè loro ascolto; ed essi abbandonarono la casa
dell’Eterno, dell’Iddio dei loro padri, servirono gl’idoli d’Astarte e gli
altri idoli; e questa loro colpa trasse l’ira dell’Eterno su Giuda e su
Gerusalemme. L’Eterno mandò loro bensì de’ profeti per ricondurli a
sé e questi protestarono contro la loro condotta, ma essi non vollero
ascoltarli. Allora lo spirito di Dio investì Zaccaria, figliuolo del
sacerdote Jehoiada, il quale, in pie’, dominando il popolo, disse loro: ‘Così
dice Iddio: - Perché trasgredite voi i comandamenti dell’Eterno? Voi non
prospererete; poiché avete abbandonato l’Eterno, anch’egli vi abbandonerà’.
Ma quelli fecero una congiura contro di lui, e lo lapidarono per ordine del
re, nel cortile della casa dell’Eterno. E il re Joas non si ricordò della
benevolenza usata verso lui da Jehoiada, padre di Zaccaria, e gli uccise il
figliuolo; il quale, morendo, disse: ‘L’Eterno lo veda e ne ridomandi conto!’
E avvenne che, scorso l’anno, l’esercito dei Sirî salì contro Joas, e venne
in Giuda e a Gerusalemme. Essi misero a morte fra il popolo tutti i capi, e
ne mandarono tutte le spoglie al re di Damasco. E benché l’esercito de’ Sirî
fosse venuto con piccolo numero d’uomini, pure l’Eterno die’ loro nelle mani
un esercito grandissimo, perché quelli aveano abbandonato l’Eterno, l’Iddio
dei loro padri. Così i Sirî fecero giustizia di Joas. E quando questi
si furon partiti da lui, lasciandolo in gravi sofferenze, i suoi servi ordirono contro
di lui una congiura perch’egli avea versato il sangue dei figliuoli del
sacerdote Jehoiada, e lo uccisero nel suo letto. Così morì, e fu
sepolto nella città di Davide, ma non nei sepolcri dei re. Quelli che
congiurarono contro di lui, furono Zabad, figliuolo di Scimeath, una
Ammonita, e Jozabad, figliuolo di Scimrith, una Moabita" (2 Cronache
24:15-26) |
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Amatsia, re di Giuda, perchè aveva cercato
gli dèi di Edom
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E'
scritto: "Amatsia avea venticinque anni quando cominciò a regnare, e
regnò ventinove anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Jehoaddan, da Gerusalemme.
Egli fece ciò ch’è giusto agli occhi dell’Eterno, ma non di tutto cuore. Or
come il regno fu bene assicurato nelle sue mani, egli fece morire quei servi
suoi che aveano ucciso il re suo padre. Ma non fece morire i loro figliuoli,
conformandosi a quello ch’è scritto nella legge, nel libro di Mosè, dove
l’Eterno ha dato questo comandamento: ‘I padri non saranno messi a morte a
cagion de’ figliuoli, né i figliuoli saranno messi a morte a cagion dei
padri; ma ciascuno sarà messo a morte a cagione del proprio peccato’. Poi
Amatsia radunò quei di Giuda, e li distribuì secondo le loro case patriarcali
sotto capi di migliaia e sotto capi di centinaia, per tutto Giuda e
Beniamino; ne fece il censimento dall’età di venti anni in su, e trovò
trecentomila uomini scelti, atti alla guerra e capaci di maneggiare la lancia
e lo scudo. E assoldò anche centomila uomini d’Israele, forti e valorosi, per
cento talenti d’argento. Ma un uomo di Dio venne a lui, e gli disse: ‘O re,
l’esercito d’Israele non vada teco, poiché l’Eterno non è con Israele, con
tutti questi figliuoli d’Efraim! Ma, se vuoi andare, portati pure
valorosamente nella battaglia; ma Iddio ti abbatterà dinanzi al nemico;
perché Dio ha il potere di soccorrere e di abbattere’. Amatsia disse all’uomo
di Dio: ‘E che fare circa que’ cento talenti che ho dati all’esercito
d’Israele?’ L’uomo di Dio rispose: ‘L’Eterno è in grado di darti molto più di
questo’. Allora Amatsia separò l’esercito che gli era venuto da Efraim,
affinché se ne tornasse al suo paese; ma questa gente fu gravemente irritata
contro Giuda, e se ne tornò a casa, accesa d’ira. Amatsia, preso animo, si
mise alla testa del suo popolo, andò nella valle del Sale, e sconfisse
diecimila uomini de’ figliuoli di Seir; e i figliuoli di Giuda ne catturarono
vivi altri diecimila; li menarono in cima alla Ròcca, e li precipitaron giù
dall’alto della Ròcca, sì che tutti rimasero sfracellati. Ma gli uomini
dell’esercito che Amatsia avea licenziati perché non andassero seco alla
guerra, piombarono sulle città di Giuda, da Samaria fino a Beth-Horon; ne
uccisero tremila abitanti, e portaron via molta preda. E Amatsia, tornato che fu dalla
sconfitta degl’Idumei, si fece portare gli dèi de’ figliuoli di Seir, li
stabilì come suoi dèi, si prostrò dinanzi ad essi, e bruciò de’ profumi in
loro onore. Per il che l’Eterno s’accese d’ira contro Amatsia, e gli mandò un
profeta per dirgli: ‘Perché hai tu cercato gli dèi di questo popolo, che non
hanno liberato il popolo loro dalla tua mano?’ E mentr’egli parlava al re, questi
gli disse: ‘T’abbiam noi forse fatto consigliere del re? Vattene! Perché
vorresti essere ucciso?’ Allora il profeta se ne andò, dicendo: ‘Io so che
Dio ha deciso di distruggerti, perché hai fatto questo, e non hai dato
ascolto al mio consiglio’. Allora Amatsia, re di Giuda, dopo aver
preso consiglio, inviò de’ messi a Joas, figliuolo di Joahaz, figliuolo di
Jehu, re d’Israele, per dirgli: ‘Vieni, mettiamoci a faccia a faccia!’ E
Joas, re d’Israele, fece dire ad Amatsia, re di Giuda: ‘Lo spino del Libano
mandò a dire al cedro del Libano: - Da’ la tua figliuola per moglie al mio
figliuolo. - Ma le bestie selvagge del Libano passarono, e calpestarono lo
spino. Tu hai detto: - Ecco, io ho sconfitto gl’Idumei! - e il tuo cuore,
reso orgoglioso, t’ha portato a gloriarti. Stattene a casa tua. Perché
impegnarti in una disgraziata impresa che menerebbe alla ruina te e Giuda con
te?’ Ma Amatsia non gli volle dar retta; perché la cosa era diretta da Dio
affinché fossero dati in man del nemico, perché avean cercato gli dèi di
Edom. Allora Joas, re d’Israele, salì, ed egli ed Amatsia, re di
Giuda, si trovarono a faccia a faccia a Beth-Scemesh, che apparteneva a
Giuda. Giuda rimase sconfitto da Israele, e que’ di Giuda fuggirono, ognuno
alla sua tenda. E Joas, re d’Israele, fece prigioniero a Beth-Scemesh
Amatsia, re di Giuda, figliuolo di Joas, figliuolo di Joahaz; lo menò a
Gerusalemme, e fece una breccia di quattrocento cubiti nelle mura di
Gerusalemme, dalla porta di Efraim alla porta dell’angolo. E prese tutto l’oro
e l’argento e tutti i vasi che si trovavano nella casa di Dio in custodia di
Obed-Edom, e i tesori della casa del re; prese pure degli ostaggi, e se ne
tornò a Samaria. Amatsia, figliuolo di Joas, re di Giuda, visse ancora
quindici anni dopo la morte di Joas, figliuolo di Joahaz, re d’Israele. Il
rimanente delle azioni di Amatsia, le prime e le ultime, si trova scritto nel
libro dei re di Giuda e d’Israele. Dopo che Amatsia ebbe abbandonato
l’Eterno, fu ordita contro di lui una congiura a Gerusalemme, ed egli fuggì a
Lakis; ma lo fecero inseguire fino a Lakis, e quivi fu messo a morte.
Di là fu trasportato sopra cavalli, e quindi sepolto coi suoi padri nella
città di Giuda" (2 Cronache 25:1-28). |
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Uzzia, re di Giuda, perchè entrò nel tempio
per bruciare dell'incenso sull'altare dei profumi
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Dio punì
Uzzia, re di Giuda, perchè questi si insuperbì e commise una infedeltà contro
Dio. Ecco il racconto biblico di questo fatto: “Ma quando fu divenuto potente,
il suo cuore, insuperbitosi, si pervertì, ed egli commise una infedeltà
contro l’Eterno, il suo Dio, entrando nel tempio dell’Eterno per bruciare
dell’incenso sull’altare dei profumi. Ma il sacerdote Azaria entrò dopo di
lui con ottanta sacerdoti dell’Eterno, uomini coraggiosi, i quali si opposero
al re Uzzia, e gli dissero: ‘Non spetta a te, o Uzzia, di offrir de’ profumi
all’Eterno; ma ai sacerdoti, figliuoli d’Aaronne, che son consacrati per
offrire i profumi! Esci dal santuario, poiché tu hai commesso una infedeltà!
E questo non ti tornerà a gloria dinanzi a Dio, all’Eterno’. Allora
Uzzia, che teneva in mano un turibolo per offrire il profumo, si adirò; e
mentre s’adirava contro i sacerdoti, la lebbra gli scoppiò sulla fronte, in
presenza dei sacerdoti, nella casa dell’Eterno, presso l’altare dei profumi.
Il sommo sacerdote Azaria e tutti gli altri sacerdoti lo guardarono, ed ecco
che avea la lebbra sulla fronte; lo fecero uscire precipitosamente, ed egli
stesso s’affrettò ad andarsene fuori, perché l’Eterno l’avea colpito. Il
re Uzzia fu lebbroso fino al giorno della sua morte e stette nell’infermeria
come lebbroso, perché era escluso dalla casa dell’Eterno; e Jotham, suo
figliuolo, era a capo della casa reale e rendea giustizia al popolo del paese.
Il rimanente delle azioni di Uzzia, le prime e le ultime, è stato scritto dal
profeta Isaia, figliuolo di Amots. Uzzia s’addormentò coi suoi padri e fu
sepolto coi suoi padri nel campo delle sepolture destinato ai re, perché si
diceva: ‘È lebbroso’. E Jotham, suo figliuolo, regnò in luogo suo” (2
Cronache 26:16-23). |
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Gli Israeliti ai giorni del re Uzzia, per
la loro malvagità
|
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Ai giorni
di Uzzia, re di Giuda, Dio mandò un forte terremoto in Israele (cfr. Zaccaria
14:5), che aveva predetto tramite il profeta Amos contro Israele a motivo
della malvagità che imperava tra il popolo: “Così parla l’Eterno: Per tre
misfatti d’Israele, anzi per quattro, io non revocherò la mia sentenza.
Perché vendono il giusto per danaro, e il povero se deve loro un paio di
sandali; perché bramano veder la polvere della terra sul capo de’ miseri, e
violano il diritto degli umili, e figlio e padre vanno dalla stessa femmina,
per profanare il nome mio santo. Si stendono presso ogni altare su vesti
ricevute in pegno, e nella casa dei loro dèi bevono il vino di quelli che han
colpito d’ammenda. Eppure, io distrussi d’innanzi a loro l’Amoreo, la cui
altezza era come l’altezza dei cedri, e ch’era forte come le querce; e io
distrussi il suo frutto in alto e le sue radici in basso. Eppure, io vi
trassi fuori del paese d’Egitto, e vi condussi per quarant’anni nel deserto,
per farvi possedere il paese dell’Amoreo. E suscitai tra i vostri figliuoli
de’ profeti, e fra i vostri giovani de’ nazirei. Non è egli così, o figliuoli
d’Israele? dice l’Eterno. Ma voi avete dato a bere del vino ai nazirei, e
avete ordinato ai profeti di non profetare! Ecco, io farò scricchiolare il
suolo sotto di voi, come lo fa scricchiolare un carro pien di covoni.
All’agile mancherà modo di darsi alla fuga, al forte non gioverà la sua
forza, e il valoroso non salverà la sua vita; colui che maneggia l’arco non
potrà resistere, chi ha il piè veloce non potrà scampare, e il cavaliere sul
suo cavallo non salverà la sua vita; il più coraggioso fra i prodi, fuggirà
nudo in quel giorno, dice l’Eterno. ….. Ascoltate questo, o voi che vorreste
trangugiare il povero e distruggere gli umili del paese; voi che dite:
‘Quando finirà il novilunio, perché possiam vendere il grano? Quando finirà il
sabato, perché possiamo aprire i granai, scemando l’efa, aumentando il siclo,
falsificando le bilance per frodare, comprando il misero per danaro, e il
povero se deve un paio di sandali? E venderemo anche la vagliatura del
grano!’ L’Eterno l’ha giurato per colui ch’è la gloria di Giacobbe: Mai
dimenticherò alcuna delle vostre opere. Il paese non tremerà esso a motivo di
questo? Ogni suo abitante non ne farà egli cordoglio? Il paese si solleverà
tutto quanto come il fiume, ondeggerà, e s’abbasserà come il fiume d’Egitto”
(Amos 2:6-16; 8:4-8). Questa predizione risale a due anni prima del
terremoto, in quanto all'inizio del libro di Amos si legge: "Parole di
Amos, uno dei pastori di Tekoa, rivelategli in visione, intorno ad Israele,
ai giorni di Uzzia, re di Giuda, e ai giorni di Geroboamo, figliuolo di Joas,
re d’Israele, due anni prima del terremoto" (Amos 1:1) |
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Gli Israeliti con la siccità, la peste e le
locuste, per i loro peccati
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Nel libro
del profeta Amos leggiamo queste parole di Dio: "E io, dal canto mio,
v’ho lasciati a denti asciutti in tutte le vostre città; v’ho fatto mancare
il pane in tutte le vostre dimore; ma voi non siete tornati a me, dice
l’Eterno. E v’ho pure rifiutato la pioggia, quando mancavano ancora tre
mesi alla mietitura; ho fatto piovere sopra una città, e non ho
fatto piovere sopra un’altra città; una parte di campo ha ricevuto la
pioggia, e la parte su cui non ha piovuto è seccata. Due, tre città vagavano
verso un’altra città per bever dell’acqua, e non potean dissetarsi; ma voi
non siete tornati a me, dice l’Eterno. Io vi ho colpito di ruggine e di
carbonchio; le locuste han divorato i vostri numerosi
giardini, le vostre vigne, i vostri fichi, i vostri ulivi; ma voi non
siete tornati a me, dice l’Eterno. Io ho mandato fra voi la peste, come in
Egitto; ho ucciso i vostri giovani per la spada, e ho catturato i
vostri cavalli; v’ho fatto salire al naso il puzzo de’ vostri accampamenti;
ma voi non siete tornati a me, dice l’Eterno. Io vi ho sovvertiti, come
quando Dio sovvertì Sodoma e Gomorra, e voi siete stati come un
tizzone strappato dal fuoco; ma voi non siete tornati a me, dice
l’Eterno" (Amos 4:6-11) |
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Gli Israeliti ai giorni di Joachaz, re
d'Israele, per i loro peccati
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E'
scritto: "L’anno ventesimoterzo di Joas, figliuolo di Achazia, re di
Giuda, Joachaz, figliuolo di Jehu, cominciò a regnare sopra Israele a
Samaria; e regnò diciassette anni. Egli fece ciò ch’è male agli occhi
dell’Eterno, imitò i peccati coi quali Geroboamo, figliuolo di Nebat, aveva
fatto peccare Israele, e non se ne ritrasse. E l’ira dell’Eterno si accese
contro gl’Israeliti, ed ei li diede nelle mani di Hazael, re di Siria, e
nelle mani di Ben-Hadad, figliuolo di Hazael, per tutto quel tempo"
(2 Re 13:1-3) |
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Gli Israeliti al tempo di Pekah, re
d'Israele, per i loro peccati
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E'
scritto: "L’anno cinquantesimosecondo di Azaria, re di Giuda, Pekah,
figliuolo di Remalia, cominciò a regnare sopra Israele a Samaria, e regnò
venti anni. Egli fece ciò ch’è male agli occhi dell’Eterno; non si ritrasse
dai peccati coi quali Geroboamo, figliuolo di Nebat, avea fatto peccare
Israele. Al tempo di Pekah, re d’Israele, venne Tiglath-Pileser, re di
Assiria, e prese Ijon, Abel-Beth-Maaca, Janoah, Kedesh, Hatsor, Galaad, la
Galilea, tutto il paese di Neftali, e ne menò gli abitanti in cattività in
Assiria. Hosea, figliuolo di Ela, ordì una congiura contro Pekah, figliuolo
di Remalia; lo colpì, l’uccise, e regnò in luogo suo, l’anno
ventesimo del regno di Jotham, figliuolo di Uzzia" (2 Re 15:27-30). |
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Gli Israeliti ai giorni di Hosea, re
d'Israele, per i loro peccati
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E'
scritto: "Poi il re d’Assiria invase tutto il paese, salì contro
Samaria, e l’assediò per tre anni. L’anno nono di Hosea il re d’Assiria prese
Samaria, e trasportò gl’Israeliti in Assiria e li collocò in Halah, e sullo
Habor, fiume di Gozan, e nelle città dei Medi. Questo avvenne perché i
figliuoli d’Israele avean peccato contro l’Eterno, il loro Dio, che li avea
tratti dal paese d’Egitto, di sotto al potere di Faraone re d’Egitto; ed
aveano riveriti altri dèi; essi aveano imitati i costumi delle nazioni che
l’Eterno avea cacciate d’innanzi a loro, e quelli che i re d’Israele aveano
introdotti. I figliuoli d’Israele aveano fatto, in segreto, contro
l’Eterno, il loro Dio, delle cose non rette; s’erano costruiti degli alti
luoghi in tutte le loro città, dalle torri de’ guardiani alle città
fortificate; aveano eretto colonne ed idoli sopra ogni colle elevato e sotto
ogni albero verdeggiante; e quivi, su tutti gli alti luoghi, aveano offerto
profumi, come le nazioni che l’Eterno avea cacciate d’innanzi a loro; aveano
commesso azioni malvage, provocando ad ira l’Eterno; e avean servito
gl’idoli, mentre l’Eterno avea lor detto: ‘Non fate una tal cosa!’ Eppure
l’Eterno avea avvertito Israele e Giuda per mezzo di tutti i profeti e di
tutti i veggenti, dicendo: ‘Convertitevi dalle vostre vie malvage, e
osservate i miei comandamenti e i miei precetti, seguendo in tutto la legge
che io prescrissi ai vostri padri, e che ho mandata a voi per mezzo dei miei
servi, i profeti’; ma essi non vollero dargli ascolto, e indurarono la loro
cervice, come aveano fatto i loro padri, i quali non ebbero fede nell’Eterno,
nel loro Dio; e rigettarono le sue leggi e il patto ch’egli avea fermato coi
loro padri, e gli avvertimenti ch’egli avea loro dato; andaron dietro a cose
vacue, diventando vacui essi stessi; e andaron dietro alle nazioni
circonvicine, che l’Eterno avea loro proibito d’imitare; e abbandonarono
tutti i comandamenti dell’Eterno, del loro Dio; si fecero due vitelli di
getto, si fabbricarono degl’idoli d’Astarte, adorarono tutto l’esercito del
cielo, servirono Baal; fecero passare per il fuoco i loro figliuoli e le loro
figliuole, si applicarono alla divinazione e agli incantesimi, e si dettero a
fare ciò ch’è male agli occhi dell’Eterno, provocandolo ad ira. Perciò
l’Eterno si adirò fortemente contro Israele, e lo allontanò dalla sua
presenza; non rimase altro che la sola tribù di Giuda. - E neppur
Giuda osservò i comandamenti dell’Eterno, del suo Dio, ma seguì i costumi
stabiliti da Israele. E l’Eterno rigettò tutta la stirpe
d’Israele, la umiliò, e l’abbandonò in balìa di predoni, finché la cacciò
dalla sua presenza. Poiché, quand’egli ebbe strappato Israele dalla casa di
Davide e quelli ebbero proclamato re Geroboamo, figliuolo di Nebat, Geroboamo
distolse Israele dal seguire l’Eterno, e gli fece commettere un gran peccato.
E i figliuoli d’Israele s’abbandonarono a tutti i peccati che Geroboamo avea
commessi, e non se ne ritrassero, fino a tanto che l’Eterno mandò via Israele
dalla sua presenza, come l’avea predetto per bocca di tutti i profeti suoi
servi; e Israele fu trasportato dal suo paese in Assiria, dov’è
rimasto fino al dì d’oggi" (2 Re 17:5-23) |
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Achaz, re di Giuda, per essersi abbandonato
all'idolatria
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E'
scritto: "Achaz avea vent’anni quando cominciò a regnare, e regnò sedici
anni a Gerusalemme. Egli non fece ciò ch’è giusto agli occhi dell’Eterno, come
avea fatto Davide suo padre; ma seguì la via dei re d’Israele, e fece perfino
delle immagini di getto per i Baali, bruciò dei profumi nella valle del
figliuolo di Hinnom, ed arse i suoi figliuoli nel fuoco, seguendo le
abominazioni delle genti che l’Eterno avea cacciate d’innanzi ai figliuoli
d’Israele; e offriva sacrifizi e profumi sugli alti luoghi, sulle colline, e
sotto ogni albero verdeggiante. Perciò l’Eterno, il suo Dio, lo die’ nelle
mani del re di Siria; e i Sirî lo sconfissero, e gli presero un gran numero
di prigionieri che menarono a Damasco. E fu anche dato in mano del re
d’Israele, che gl’inflisse una grande sconfitta. Infatti Pekah, figliuolo di
Remalia, uccise in un giorno, in Giuda, centoventimila uomini, tutta gente
valorosa, perché aveano abbandonato l’Eterno, l’Iddio dei loro padri.
Zicri, un prode d’Efraim, uccise Maaseia, figliuolo del re, Azrikam,
maggiordomo della casa reale, ed Elkana, che teneva il secondo posto dopo il
re" (2 Cronache 28:1-7). |
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Sennacherib, re d’Assiria, e 185.000
Assiri, perchè il re d'Assiria e i suoi servitori avevano oltraggiato l'Iddio
d'Israele
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E'
scritto: "Or il quattordicesimo anno del re Ezechia, Sennacherib, re
d’Assiria, salì contro tutte le città fortificate di Giuda, e le prese. Ed Ezechia,
re di Giuda, mandò a dire al re d’Assiria a Lakis: ‘Ho mancato; ritirati da
me, ed io mi sottometterò a tutto quello che m’imporrai’. E il re d’Assiria
impose ad Ezechia, re di Giuda, trecento talenti d’argento e trenta talenti
d’oro. Ezechia diede tutto l’argento che si trovava nella casa dell’Eterno, e
nei tesori della casa del re. E fu allora che Ezechia, re di Giuda, staccò
dalle porte del tempio dell’Eterno e dagli stipiti le lame d’oro di cui egli
stesso li aveva ricoperti, e le diede al re d’Assiria. E il re d’Assiria
mandò ad Ezechia da Lakis a Gerusalemme, Tartan, Rabsaris e Rabshaké con un
grande esercito. Essi salirono e giunsero a Gerusalemme. E, come furon
giunti, vennero a fermarsi presso l’acquedotto dello stagno superiore, che è
sulla strada del campo del lavator di panni. Chiamarono il re; ed Eliakim,
figliuolo di Hilkia, prefetto del palazzo, si recò da loro con Scebna, il
segretario, e Joah figliuolo di Asaf, l’archivista. E Rabshaké disse loro:
‘Andate a dire ad Ezechia: - Così parla il gran re, il re d’Assiria: Che
fiducia è cotesta che tu hai? Tu dici che consiglio e forza per far la guerra
non son che parole vane; ma in chi metti la tua fiducia per ardire di
ribellarti a me? Ecco, tu t’appoggi sull’Egitto, su questo sostegno di canna
rotta, che penetra nella mano di chi vi s’appoggia e gliela fora; tal è
Faraone, re d’Egitto, per tutti quelli che confidano in lui. Forse mi direte:
- Noi confidiamo nell’Eterno, nel nostro Dio. - Ma non è egli quello stesso
di cui Ezechia ha soppresso gli alti luoghi e gli altari, dicendo a Giuda e a
Gerusalemme: - Voi adorerete soltanto dinanzi a questo altare a Gerusalemme?
Or dunque fa’ una scommessa col mio signore; il re d’Assiria! Io ti darò
duemila cavalli, se tu puoi fornire altrettanti cavalieri da montarli. E come
potresti tu far voltar le spalle a un solo capitano tra gl’infimi servi del
mio signore? E confidi nell’Egitto, a motivo de’ suoi carri e de’ suoi
cavalieri! E adesso sono io forse salito senza il volere dell’Eterno contro
questo luogo per distruggerlo? L’Eterno m’ha detto: - Sali contro questo
paese e distruggilo’. - Allora Eliakim, figliuolo di Hilkia, Scebna e Joah
dissero a Rabshaké: ‘Ti prego, parla ai tuoi servi in aramaico, perché noi lo
intendiamo; e non ci parlare in lingua giudaica, in guisa che la gente che
sta sulle mura oda’. Ma Rabshaké rispose loro: ‘Forse che il mio signore m’ha
mandato a dir queste cose al tuo signore e a te? Non m’ha egli mandato a
dirle a quegli uomini che stan seduti sulle mura e saran quanto prima ridotti
a mangiare il loro sterco e a bere la loro orina con voi?’ Allora Rabshaké,
stando in piè, gridò ad alta voce, e disse in lingua giudaica: ‘Udite la
parola del gran re, del re d’Assiria! Così parla il re: - Non v’inganni
Ezechia; poich’egli non potrà liberarvi dalle mie mani; né v’induca Ezechia a
confidarvi nell’Eterno, dicendo: L’Eterno ci libererà certamente, e questa
città non sarà data nelle mani del re d’Assiria. Non date ascolto ad Ezechia,
perché così dice il re d’Assiria: - Fate pace con me e arrendetevi a me, e
ognuno di voi mangerà del frutto della sua vigna e del suo fico, e berrà
dell’acqua della sua cisterna, finch’io venga e vi meni in un paese simile al
vostro: paese di grano e di vino, paese di pane e di vigne, paese d’ulivi da olio
e di miele; e voi vivrete, e non morrete. - Non date dunque ascolto ad
Ezechia, quando cerca d’ingannarvi dicendo: L’Eterno ci libererà. Ha qualcuno
degli dèi delle genti liberato il proprio paese dalle mani del re d’Assiria?
Dove sono gli dèi di Hamath e d’Arpad? Dove sono gli dèi di Sefarvaim, di
Hena e d’Ivva? Hanno essi liberata Samaria dalla mia mano? Quali sono, tra
tutti gli dèi di quei paesi, quelli che abbiano liberato il paese loro dalla
mia mano? L’Eterno avrebb’egli a liberar dalla mia mano Gerusalemme?’
E il popolo si tacque, e non gli rispose nulla; poiché il re avea dato
quest’ordine: ‘Non gli rispondete!’ Allora Eliakim, figliuolo di Hilkia,
prefetto del palazzo, Scebna il segretario, e Joah figliuolo d’Asaf,
l’archivista, vennero da Ezechia con le vesti stracciate, e gli riferirono le
parole di Rabshaké. Quando il re Ezechia ebbe udite queste cose, si stracciò
le vesti, si coprì d’un sacco, ed entrò nella casa dell’Eterno. E mandò
Eliakim, prefetto del palazzo, Scebna il segretario, e i più vecchi tra i
sacerdoti, coperti di sacchi, dal profeta Isaia, figliuolo di Amots. Essi gli
dissero: ‘Così parla Ezechia: - Questo è giorno d’angoscia, di castigo,
d’obbrobrio; poiché i figliuoli stan per uscire dal seno materno, ma la forza
manca per partorirli. Forse l’Eterno, il tuo Dio, ha udite tutte le parole di
Rabshaké, che il re d’Assiria, suo signore, ha mandato ad oltraggiare l’Iddio
vivente; e, forse, l’Eterno, il tuo Dio, punirà le parole che ha udite.
Rivolgigli dunque una preghiera a pro del resto del popolo che sussiste
ancora!’ - I servi del re Ezechia si recaron dunque da Isaia. Ed
Isaia disse loro: ‘Ecco quel che direte al vostro signore: Così dice
l’Eterno: Non ti spaventare per le parole che hai udite, con le quali i servi
del re d’Assiria m’hanno oltraggiato. Ecco, io metterò in lui uno spirito
tale che, all’udire una certa notizia, egli tornerà al suo paese; ed io lo
farò cadere di spada nel suo paese’. Rabshaké tornò al re d’Assiria,
e lo trovò che assediava Libna; poiché egli avea saputo che il suo signore
era partito da Lakis. Or Sennacherib ricevette notizie di Tirhaka, re
d’Etiopia, che dicevano: ‘Ecco, egli s’è mosso per darti battaglia’; perciò
inviò di nuovo dei messi ad Ezechia, dicendo loro: ‘Direte così ad Ezechia,
re di Giuda: - Il tuo Dio, nel quale confidi, non t’inganni dicendo:
Gerusalemme non sarà data nelle mani del re d’Assiria. Ecco, tu hai udito
quello che i re d’Assiria hanno fatto a tutti i paesi, e come li hanno
distrutti; e tu scamperesti? Gli dèi delle nazioni che i miei padri
distrussero, gli dèi di Gozan, di Haran, di Retsef, dei figliuoli di Eden
ch’erano a Telassar, valsero eglino a liberarle? Dov’è il re di Hamath, il re
d’Arpad e il re della città di Sefarvaim, di Hena e d’Ivva?’ Ezechia,
ricevuta la lettera per le mani dei messi, la lesse; poi salì alla casa
dell’Eterno, e la spiegò davanti all’Eterno; e davanti all’Eterno pregò in
questo modo: ‘O Eterno, Dio d’Israele, che siedi sopra i cherubini, tu, tu
solo sei l’Iddio di tutti i regni della terra; tu hai fatti i cieli e la
terra. O Eterno, porgi l’orecchio tuo, e ascolta! o Eterno, apri gli occhi
tuoi, e guarda! Ascolta le parole di Sennacherib, che ha mandato quest’uomo
per insultare l’Iddio vivente! È vero, o Eterno: i re d’Assiria hanno
desolato le nazioni e i loro paesi, e han gettati nel fuoco i loro dèi;
perché quelli non erano dèi; erano opera delle mani degli uomini; eran legno
e pietra; ed essi li hanno distrutti. Ma ora, o Eterno, o Dio nostro,
salvaci, te ne supplico, dalle mani di costui, affinché tutti i regni della
terra conoscano che tu solo, o Eterno, sei Dio!’ Allora Isaia, figliuolo di
Amots, mandò a dire ad Ezechia: ‘Così parla l’Eterno, l’Iddio d’Israele: - Ho
udito la preghiera che mi hai rivolta riguardo a Sennacherib, re d’Assiria. Questa
è la parola che l’Eterno ha pronunziata contro di lui: La vergine figliuola
di Sion ti sprezza, si fa beffe di te; la figliuola di Gerusalemme scrolla il
capo dietro a te. Chi hai tu insultato ed oltraggiato? Contro chi hai tu
alzata la voce e levati in alto gli occhi tuoi? contro il Santo d’Israele!
Per bocca de’ tuoi messi tu hai insultato il Signore, e hai detto: - Con la
moltitudine de’ miei carri io son salito in vetta alle montagne, son
penetrato nei recessi del Libano; io abbatterò i suoi cedri più alti, i suoi
cipressi più belli, e arriverò al suo più remoto ricovero, alla sua più
magnifica foresta. Io ho scavato e ho bevuto delle acque straniere; con la
pianta de’ miei piedi prosciugherò tutti i fiumi d’Egitto. - Non hai udito?
Da lungo tempo ho preparato questo; dai tempi antichi ne ho formato il
disegno; ed ora ho fatto sì che si compia: che tu riduca città forti
in monti di ruine. I loro abitanti, privi di forza, sono spaventati e
confusi; son come l’erba de’ campi, come il verde tenero de’ prati, come
l’erbetta che nasce sui tetti, come grano riarso prima che formi la spiga. Ma
io so quando ti siedi, quand’esci, quand’entri, e quando t’infurii contro di
me. E per codesto tuo infuriare contro di me e perché la tua arroganza è
giunta alle mie orecchie, io ti metterò il mio anello nelle narici, il mio
morso in bocca, e ti rimenerò indietro per la via che hai fatta, venendo.
E questo, o Ezechia, ti servirà di segno: Quest’anno si mangerà il frutto del
grano caduto; il secondo anno, quello che crescerà da sé; ma il terzo anno,
seminerete e mieterete; pianterete vigne, e ne mangerete il frutto. E ciò che
resterà della casa di Giuda e scamperà, continuerà a mettere radici all’ingiù
e a portar frutto in alto; poiché da Gerusalemme uscirà un residuo, e dal
monte Sion uscirà quel che sarà scampato. Questo farà lo zelo ardente
dell’Eterno degli eserciti! Perciò così parla l’Eterno riguardo al re
d’Assiria: - Egli non entrerà in questa città, e non vi lancerà freccia; non
le si farà innanzi con scudi, e non eleverà trincee contro ad essa. Ei se ne
tornerà per la via ond’è venuto, e non entrerà in questa città, dice
l’Eterno. Io proteggerò questa città affin di salvarla, per amor di me
stesso, e per amor di Davide, mio servo’. E quella stessa notte avvenne che
l’angelo dell’Eterno uscì e colpì nel campo degli Assiri
cent’ottantacinquemila uomini; e quando la gente si levò la mattina, ecco,
eran tutti cadaveri. Allora Sennacherib re d’Assiria levò il campo, partì e
se ne tornò a Ninive, dove rimase. E avvenne che, mentr’egli stava adorando
nella casa del suo dio Nisroc, i suoi figliuoli Adrammelec e Saretser lo
uccisero a colpi di spada, e si rifugiarono nel paese di Ararat. Esarhaddon,
suo figliuolo, regnò in luogo suo" (2 Re 18:13-37; 19:1-37). |
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Scebna,
prefetto del palazzo, per la sua superbia
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E' scritto
in Isaia: "Così parla il Signore, l’Eterno degli eserciti: Va’ a trovare
questo cortigiano, Scebna, prefetto del palazzo, e digli: Che hai tu qui, e
chi hai tu qui, che ti sei fatto scavar qui un sepolcro? Scavarsi un sepolcro
in alto!... Lavorarsi una dimora nella roccia!... Ecco, l’Eterno ti lancerà via
con braccio vigoroso, farà di te un gomitolo, ti farà rotolare, rotolare,
come una palla sopra una spaziosa pianura. Quivi morrai, quivi saranno i tuoi
carri superbi, o vituperio della casa del tuo Signore! Io ti caccerò dal tuo
ufficio, e tu sarai buttato giù dal tuo posto! In quel giorno, io
chiamerò il mio servo Eliakim, figliuolo di Hilkia; lo vestirò della tua
tunica, lo ricingerò della tua cintura, rimetterò la tua autorità nelle sue
mani; ed egli sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per la casa di
Giuda" (Isaia 22:15-21) |
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Manasse, re di Giuda, per essersi
abbandonato a fare ciò che è male agli occhi di Dio
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E' scritto:
"Manasse avea dodici anni quando cominciò a regnare, e regnò
cinquantacinque anni a Gerusalemme. Egli fece ciò ch’è male agli occhi
dell’Eterno, seguendo le abominazioni delle nazioni che l’Eterno avea
cacciate d’innanzi ai figliuoli d’Israele. Riedificò gli alti luoghi che
Ezechia suo padre avea demoliti, eresse altari ai Baali, fece degl’idoli
d’Astarte, e adorò tutto l’esercito del cielo e lo servì. Eresse pure degli
altari ad altri dèi nella casa dell’Eterno, riguardo alla quale l’Eterno avea
detto: ‘In Gerusalemme sarà in perpetuo il mio nome!’ Eresse altari a tutto
l’esercito del cielo nei due cortili della casa dell’Eterno. Fece passare i
suoi figliuoli pel fuoco nella valle del figliuolo di Hinnom; si dette alla
magia, agl’incantesimi, alla stregoneria, e istituì di quelli che evocavano
gli spiriti e predicevan l’avvenire; s’abbandonò interamente a fare ciò ch’è
male agli occhi dell’Eterno, provocandolo ad ira. Mise l’immagine
scolpita dell’idolo che avea fatto, nella casa di Dio, riguardo alla quale
Dio avea detto a Davide e a Salomone suo figliuolo: ‘In questa casa, e a
Gerusalemme, che io ho scelta fra tutte le tribù d’Israele, porrò il mio nome
in perpetuo; e farò che Israele non muova più il piede dal paese ch’io ho
assegnato ai vostri padri, purché essi abbian cura di mettere in pratica
tutto quello che ho loro comandato, cioè tutta la legge, i precetti e le
prescrizioni, dati per mezzo di Mosè’. Ma Manasse indusse Giuda e gli
abitanti di Gerusalemme a sviarsi, e a far peggio delle nazioni che l’Eterno
avea distrutte d’innanzi ai figliuoli d’Israele. L’Eterno parlò a Manasse e al
suo popolo, ma essi non ne fecero caso. Allora l’Eterno fece venire contro di
loro i capi dell’esercito del re d’Assiria, che misero Manasse ne’ ferri; e,
legatolo con catene di rame, lo menarono a Babilonia" (2
Cronache 33:1-11) |
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Il regno di Giuda ai giorni di Joiakim, re
di Giuda, perchè avevano abbandonato Dio
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E'
scritto: "Al suo tempo, venne Nebucadnetsar, re di Babilonia, e Joiakim gli
fu assoggettato per tre anni; poi tornò a ribellarsi. E l’Eterno mandò contro Joiakim
schiere di Caldei, di Sirî, schiere di Moabiti, schiere di Ammoniti, le mandò
contro Giuda per distruggerlo, secondo la parola che l’Eterno avea
pronunziata per mezzo dei profeti, suoi servi. Questo avvenne solo per ordine
dell’Eterno, il quale voleva allontanare Giuda dalla sua presenza, a motivo
di tutti i peccati che Manasse avea commessi, e a motivo pure del sangue
innocente ch’egli avea sparso, e di cui avea riempito Gerusalemme. Per questo
l’Eterno non volle perdonare" (2 Re 24:1-4). |
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Gerusalemme ai giorni di Joiakin, re di
Giuda, perchè aveva abbandonato Dio
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E'
scritto: "Joiakin avea diciotto anni quando cominciò a regnare, e regnò a
Gerusalemme tre mesi. Sua madre si chiamava Nehushta, figliuola di Elnathan
da Gerusalemme. Egli fece ciò ch’è male agli occhi dell’Eterno, in tutto e
per tutto come avea fatto suo padre. In quel tempo, i servi di Nebucadnetsar,
re di Babilonia, salirono contro Gerusalemme, e la città fu cinta d’assedio.
E Nebucadnetsar, re di Babilonia, giunse davanti alla città mentre la sua
gente la stava assediando. Allora Joiakin, re di Giuda, si recò dal re di
Babilonia, con sua madre, i suoi servi, i suoi capi ed i suoi eunuchi. E il
re di Babilonia lo fece prigioniero, l’ottavo anno del suo regno. E,
come l’Eterno avea predetto, portò via di là tutti i tesori della casa
dell’Eterno e i tesori della casa del re, e spezzò tutti gli utensili d’oro
che Salomone, re d’Israele, avea fatti per il tempio dell’Eterno. E menò in
cattività tutta Gerusalemme, tutti i capi, tutti gli uomini valorosi, in
numero di diecimila prigioni, e tutti i legnaiuoli e i fabbri; non vi rimase
che la parte più povera della popolazione del paese. E deportò Joiakin a
Babilonia; e menò in cattività da Gerusalemme a Babilonia la madre del re, le
mogli del re, gli eunuchi di lui, i magnati del paese, tutti i guerrieri, in
numero di settemila, i legnaiuoli e i fabbri, in numero di mille, tutta gente
valorosa e atta alla guerra. Il re di Babilonia li menò in cattività
a Babilonia" (2 Re 24:8-16) |
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Sedekia, re di Giuda, e la città di
Gerusalemme perchè avevano abbandonato Dio
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E'
scritto: "Sedekia avea ventun anni quando cominciò a regnare, e regnò a
Gerusalemme undici anni. Egli fece ciò ch’è male agli occhi
dell’Eterno, del suo Dio, e non s’umiliò dinanzi al profeta Geremia, che gli
parlava da parte dell’Eterno. E si ribellò pure a Nebucadnetsar, che l’avea
fatto giurare nel nome di Dio; e indurò la sua cervice ed il suo cuore
rifiutando di convertirsi all’Eterno, all’Iddio d’Israele. Tutti i
capi dei sacerdoti e il popolo moltiplicarono anch’essi le loro infedeltà,
seguendo tutte le abominazioni delle genti; e contaminarono la casa
dell’Eterno, ch’egli avea santificata a Gerusalemme. E l’Eterno, l’Iddio de’
loro padri, mandò loro a più riprese degli ammonimenti, per mezzo dei suoi
messaggeri poiché voleva risparmiare il suo popolo e la sua propria dimora:
ma quelli si beffarono de’ messaggeri di Dio, sprezzarono le sue parole e
schernirono i suoi profeti, finché l’ira dell’Eterno contro il suo popolo
arrivò al punto che non ci fu più rimedio. Allora egli fece salire contro ad
essi il re dei Caldei, che uccise di spada i loro giovani nella casa del loro
santuario, e non risparmiò né giovane, né fanciulla, né vecchiaia, né
canizie. L’Eterno gli diè nelle mani ogni cosa. Nebucadnetsar portò a
Babilonia tutti gli utensili della casa di Dio, grandi e piccoli, i tesori
della casa dell’Eterno, e i tesori del re e dei suoi capi. I Caldei
incendiarono la casa di Dio, demolirono le mura di Gerusalemme, dettero alle
fiamme tutti i suoi palazzi, e ne distrussero tutti gli oggetti preziosi.
E
Nebucadnetsar, menò in cattività a Babilonia quelli ch’erano scampati dalla
spada; ed essi furono assoggettati a lui ed ai suoi figliuoli, fino
all’avvento del regno di Persia (affinché s’adempisse la parola dell’Eterno
pronunziata per bocca di Geremia), fino a che il paese avesse goduto de’ suoi
sabati; difatti esso dovette riposare per tutto il tempo della sua
desolazione, finché furon compiuti i settant’anni" (2 Cronache 36:11-21) |
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I Giudei che si rifugiarono in Egitto,
perchè si ribellarono all'ordine di Dio
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|
Dopo che
Dio punì Gerusalemme tramite l'esercito Babilonese, portando in cattività
tanti Giudei, accadde che i Giudei lasciati nel paese consultarono Dio
tramite il profeta Geremia, il quale disse loro di rimanere nel paese di
Giuda. Ma essi non vollero dare retta alla voce di Dio, e scesero in Egitto
per rifugiarvisi. Allora Dio tramite il profeta Geremia predisse la punizione
contro di essi in questi termini: "La parola che fu rivolta a Geremia in
questi termini, riguardo a tutti i Giudei che dimoravano nel paese di Egitto,
che dimoravano a Migdol, a Tahpanes, a Nof e nel paese di Pathros: Così parla
l’Eterno degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Voi avete veduto tutto il male
che io ho fatto venire sopra Gerusalemme e sopra tutte le città di Giuda; ed ecco,
oggi sono una desolazione e non v’è chi abiti in esse, a motivo della
malvagità che hanno commessa per provocarmi ad ira, andando a far profumi e a
servire altri dèi, i quali né essi, né voi, né i vostri padri avevate mai
conosciuti. E io vi ho mandato tutti i miei servitori, i profeti; ve li ho
mandati del continuo, fin dal mattino, a dirvi: - Deh, non fate questa cosa
abominevole che io odio; - ma essi non hanno ubbidito, non han prestato
orecchio, non si sono stornati dalla loro malvagità, non han cessato d’offrir
profumi ad altri dèi; perciò il mio furore, la mia ira si son riversati, e
han divampato nelle città di Giuda e nelle vie di Gerusalemme, che son
ridotte deserte e desolate, come oggi si vede. E ora così parla l’Eterno,
l’Iddio degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Perché commettete questo gran male
contro voi stessi, tanto da farvi sterminare dal mezzo di Giuda, uomini e
donne, bambini e lattanti, sì che non rimanga di voi alcun residuo? Perché
provocarmi ad ira con l’opera delle vostre mani, facendo profumi ad altri dèi
nel paese d’Egitto dove siete venuti a dimorare? Così vi farete sterminare e
sarete abbandonati alla maledizione e all’obbrobrio fra tutte le nazioni
della terra. Avete voi dimenticato le malvagità dei vostri padri, le malvagità
dei re di Giuda, le malvagità delle loro mogli, le malvagità vostre e le
malvagità commesse dalle vostre mogli nel paese di Giuda e per le vie di
Gerusalemme? Fino ad oggi, non v’è stata contrizione da parte loro, non hanno
avuto timore, non hanno camminato secondo la mia legge e secondo i miei
statuti, che io avevo messo dinanzi a voi e dinanzi ai vostri padri. Perciò
così parla l’Eterno degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Ecco,
io volgo la mia faccia contro di voi per il vostro male, e per distruggere tutto
Giuda. E prenderò i superstiti di Giuda che si sono ostinati a venire nel
paese d’Egitto per dimorarvi, e saranno tutti consumati; cadranno nel paese
d’Egitto; saranno consumati dalla spada e dalla fame, dal più piccolo al più
grande; periranno per la spada e per la fame, e saranno abbandonati alla
esecrazione, alla desolazione, alla maledizione e all’obbrobrio. E punirò
quelli che dimorano nel paese d’Egitto, come ho punito Gerusalemme con la
spada, con la fame e con la peste; e nessuno si salverà o scamperà dei
superstiti di Giuda che son venuti a stare nel paese d’Egitto colla speranza
di tornare poi nel paese di Giuda, ove desiderano rientrare per dimorarvi;
essi, ad eccezione di alcuni fuggiaschi, non vi ritorneranno"
(Geremia 44:1-14) |
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Quelli di Anatoth che congiurarono di far
morire il profeta Geremia
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Nel libro
del profeta Geremia leggiamo: "L’Eterno me l’ha fatto sapere, ed io l’ho
saputo; allora tu m’hai mostrato le loro azioni. Io ero come un docile
agnello che si mena al macello; io non sapevo che ordissero macchinazioni
contro di me dicendo: - ‘Distruggiamo l’albero col suo frutto e sterminiamolo
dalla terra de’ viventi; affinché il suo nome non sia più ricordato’. - Ma, o
Eterno degli eserciti, giusto giudice, che scruti le reni ed il cuore, io
vedrò la tua vendetta su di loro, poiché a te io rimetto la mia causa. Perciò,
così parla l’Eterno riguardo a que’ di Anatoth, che cercan la tua vita e
dicono: ‘Non profetare nel nome dell’Eterno, se non vuoi morire per le nostre
mani’; perciò, così parla l’Eterno degli eserciti: Ecco, io sto per punirli;
i giovani morranno per la spada, i loro figliuoli e le loro figliuole
morranno di fame; e non resterà di loro alcun residuo; poiché io farò venire
la calamità su quei d’Anatoth, l’anno in cui li visiterò"
(Geremia 11:18-23) |
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Gli
abitanti di Gerusalemme, ai giorni di Geremia, tramite bestie feroci a motivo
delle loro trasgressioni e infedeltà
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Il profeta
Geremia dice: "Andate attorno per le vie di Gerusalemme, e guardate, e informatevi,
e cercate per le sue piazze se vi trovate un uomo, se ve n’è uno solo che
operi giustamente, che cerchi la fedeltà; e io perdonerò Gerusalemme. Anche
quando dicono: ‘Com’è vero che l’Eterno vive’, è certo che giurano il falso.
O Eterno, gli occhi tuoi non cercano essi la fedeltà? Tu li colpisci, e
quelli non sentono nulla; tu li consumi, e quelli rifiutano di ricevere la
correzione; essi han reso il loro volto più duro della roccia, rifiutano di
convertirsi. Io dicevo: ‘Questi non son che i miseri; sono insensati perché
non conoscono la via dell’Eterno, la legge del loro Dio; io andrò dai grandi
e parlerò loro, perch’essi conoscono la via dell’Eterno, la legge del loro
Dio’; ma anch’essi tutti quanti hanno spezzato il giogo, hanno rotto i
legami. Perciò il leone della foresta li uccide, il lupo del deserto li
distrugge, il leopardo sta in agguato presso le loro città; chiunque ne
uscirà sarà sbranato, perché le loro trasgressioni son numerose, le loro
infedeltà sono aumentate. Perché ti perdonerei io? I tuoi figliuoli
m’hanno abbandonato, e giurano per degli dèi che non esistono. Io li ho
satollati ed essi si danno all’adulterio, e s’affollano nelle case di
prostituzione. Sono come tanti stalloni ben pasciuti ed ardenti; ognun d’essi
nitrisce dietro la moglie del prossimo. Non li punirei io per queste cose?
dice l’Eterno; e l’anima mia non si vendicherebbe d’una simile nazione?"
(Geremia 5:1-9) |
Pashur, sacerdote del tempio di
Gerusalemme, per avere profetizzato menzogne al popolo
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Nel libro
del profeta Geremia è scritto: "Or Pashur, figliuolo d’Immer, sacerdote
e capo-soprintendente della casa dell’Eterno, udì Geremia che profetizzava
queste cose. E Pashur percosse il profeta Geremia, e lo mise nei ceppi nella
prigione ch’era nella porta superiore di Beniamino, nella casa dell’Eterno.
E il giorno seguente, Pashur fe’ uscire Geremia di carcere. E Geremia gli
disse: ‘L’Eterno non ti chiama più Pashur, ma Magor-Missabib. Poiché
così parla l’Eterno: Io ti renderò un oggetto di terrore a te stesso e a
tutti i tuoi amici; essi cadranno per la spada dei loro nemici, e i
tuoi occhi lo vedranno; e darò tutto Giuda in mano del re di Babilonia, che
li menerà in cattività in Babilonia, e li colpirà con la spada. E darò tutte
le ricchezze di questa città e tutto il suo guadagno e tutte le sue cose
preziose, darò tutti i tesori dei re di Giuda in mano dei loro nemici che ne
faranno lor preda, li piglieranno, e li porteranno via a Babilonia. E
tu, Pashur, e tutti quelli che abitano in casa tua, andrete in cattività; tu
andrai a Babilonia, e quivi morrai, e quivi sarai sepolto, tu, con tutti i
tuoi amici, ai quali hai profetizzato menzogne" (Geremia
20:1-6). |
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I pastori d'Israele perchè pascevano loro
stessi anziché il gregge
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Questo è
quello che Dio disse tramite il profeta Ezechiele contro i pastori d'Israele
che pascevano loro stessi anziché le pecore di Dio: "E la parola
dell’Eterno mi fu rivolta, in questi termini: ‘Figliuol d’uomo, profetizza
contro i pastori d’Israele; profetizza, e di’ a quei pastori: Così
parla il Signore, l’Eterno: Guai ai pastori d’Israele, che non han fatto se
non pascer se stessi! Non è forse il gregge quello che i pastori
debbon pascere? Voi mangiate il latte, vi vestite della lana, ammazzate ciò
ch’è ingrassato, ma non pascete il gregge. Voi non avete fortificato le
pecore deboli, non avete guarito la malata, non avete fasciato quella ch’era
ferita, non avete ricondotto la smarrita, non avete cercato la perduta, ma
avete dominato su loro con violenza e con asprezza. Ed esse, per mancanza di
pastore, si sono disperse, son diventate pasto a tutte le fiere dei campi, e
si sono disperse. Le mie pecore vanno errando per tutti i monti e per
ogni alto colle; le mie pecore si disperdono su tutta la faccia del paese, e
non v’è alcuno che ne domandi, alcuno che le cerchi! Perciò, o pastori,
ascoltate la parola dell’Eterno! Com’è vero ch’io vivo, dice il Signore,
l’Eterno, poiché le mie pecore sono abbandonate alla rapina; poiché le mie
pecore, essendo senza pastore, servon di pasto a tutte le fiere de’ campi, e
i miei pastori non cercano le mie pecore; poiché i pastori pascon se stessi e
non pascono le mie pecore, perciò, ascoltate, o pastori, la parola
dell’Eterno! Così parla il Signore, l’Eterno: Eccomi contro i pastori; io
ridomanderò le mie pecore alle loro mani; li farò cessare dal pascer le
pecore; i pastori non pasceranno più se stessi; io strapperò le mie pecore
dalla loro bocca, ed esse non serviran più loro di pasto"
(Ezechiele 34:1-10). |
E questo è
quello che Dio disse tramite Geremia contro i pastori corrotti: "Guai
ai pastori che distruggono e disperdono il gregge del mio pascolo!
dice l’Eterno. Perciò così parla l’Eterno, l’Iddio d’Israele, riguardo ai
pastori che pascono il mio popolo: Voi avete disperse le mie pecore, le avete
scacciate, e non ne avete avuto cura; ecco, io vi punirò, per la malvagità
delle vostre azioni, dice l’Eterno" (Geremia 23:1-2). |
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I falsi profeti per tutto il male da loro
compiuto
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Ecco quello
che disse il profeta Geremia contro i falsi profeti: "Il cuore mi si
spezza in seno, tutte le mie ossa tremano; io sono come un ubriaco, come un
uomo sopraffatto dal vino, a cagione dell’Eterno e a cagione delle sue parole
sante. Poiché il paese è pieno di adulteri; poiché il paese fa cordoglio a
motivo della maledizione che lo colpisce; i pascoli del deserto sono
inariditi. La corsa di costoro è diretta al male, la loro forza non tende al
bene. Profeti e sacerdoti sono empi, nella mia casa stessa ho trovato la
loro malvagità, dice l’Eterno. Perciò la loro via sarà per loro come luoghi
lùbrici in mezzo alle tenebre; essi vi saranno spinti, e cadranno; poiché io
farò venir su loro la calamità, l’anno in cui li visiterò, dice l’Eterno.
Avevo ben visto cose insulse tra i profeti di Samaria; profetizzavano nel
nome di Baal, e traviavano il mio popolo d’Israele. Ma fra i profeti di Gerusalemme
ho visto cose nefande: commettono adulterî, procedono con falsità,
fortificano le mani de’ malfattori, talché nessuno si converte dalla sua
malvagità; tutti quanti sono per me come Sodoma, e gli abitanti di
Gerusalemme, come quei di Gomorra. Perciò così parla l’Eterno degli eserciti
riguardo ai profeti: Ecco, io farò loro mangiare dell’assenzio, e farò loro
bere dell’acqua avvelenata; poiché dai profeti di Gerusalemme l’empietà s’è
sparsa per tutto il paese. Così parla l’Eterno degli eserciti: Non
ascoltate le parole de’ profeti che vi profetizzano; essi vi pascono di cose
vane; vi espongono le visioni del loro proprio cuore, e non ciò che procede
dalla bocca dell’Eterno. Dicono del continuo a quei che mi sprezzano:
‘L’Eterno ha detto: Avrete pace’; e a tutti quelli che camminano seguendo la
caparbietà del proprio cuore: ‘Nessun male v’incoglierà’; poiché chi ha
assistito al consiglio dell’Eterno, chi ha veduto, chi ha udito la sua
parola? Chi ha prestato orecchio alla sua parola e l’ha udita? Ecco, la
tempesta dell’Eterno, il furore scoppia, la tempesta scroscia, scroscia sul
capo degli empi. L’ira dell’Eterno non si acqueterà, finché non abbia
eseguito, compiuto i disegni del suo cuore; negli ultimi giorni, lo capirete
appieno. Io non ho mandato que’ profeti; ed essi son corsi; io non ho parlato
loro, ed essi hanno profetizzato. Se avessero assistito al mio consiglio, avrebbero
fatto udire le mie parole al mio popolo, e li avrebbero stornati dalla loro
cattiva via e dalla malvagità delle loro azioni. Son io soltanto un Dio da
vicino, dice l’Eterno, e non un Dio da lungi? Potrebbe uno nascondersi in
luogo occulto sì ch’io non lo vegga? dice l’Eterno. Non riempio io il cielo e
la terra? dice l’Eterno. Io ho udito quel che dicono i profeti che
profetizzano menzogne nel mio nome, dicendo: ‘Ho avuto un sogno! ho avuto un
sogno!’ Fino a quando durerà questo? Hanno essi in mente, questi profeti che
profetizzan menzogne, questi profeti dell’inganno del cuor loro, pensan essi
di far dimenticare il mio nome al mio popolo coi loro sogni che si raccontan
l’un l’altro, come i loro padri dimenticarono il mio nome per Baal? Il
profeta che ha avuto un sogno, racconti il sogno, e colui che ha udito la mia
parola riferisca la mia parola fedelmente. Che ha da fare la paglia col
frumento? dice l’Eterno. La mia parola non è essa come il fuoco? dice
l’Eterno; e come un martello che spezza il sasso? Perciò, ecco, dice l’Eterno, io
vengo contro i profeti che ruban gli uni agli altri le mie parole. Ecco, dice
l’Eterno, io vengo contro i profeti che fan parlar la loro propria lingua,
eppure dicono: ‘Egli dice’. Ecco, dice l’Eterno, io vengo contro quelli che
profetizzano sogni falsi, che li raccontano e traviano il mio popolo con le
loro menzogne e con la loro temerità, benché io non li abbia mandati e non
abbia dato loro alcun ordine, ed essi non possan recare alcun giovamento a
questo popolo, dice l’Eterno. Se questo popolo o un profeta o un
sacerdote ti domandano: ‘Qual è l’oracolo dell’Eterno?’ Tu risponderai loro:
‘Qual oracolo? Io vi rigetterò, dice l’Eterno’. E quanto al profeta, al
sacerdote o al popolo che dirà: ‘Oracolo dell’Eterno’, io lo punirò: lui, e
la sua casa. Direte così, ognuno al suo vicino, ognuno al suo fratello: ‘Che
ha risposto l’Eterno?’ e: ‘Che ha detto l’Eterno?’ Ma l’oracolo dell’Eterno
non lo mentoverete più; poiché la parola di ciascuno sarà per lui il suo
oracolo, giacché avete tòrte le parole dell’Iddio vivente, dell’Eterno degli
eserciti, dell’Iddio nostro. Tu dirai così al profeta: ‘Che t’ha risposto
l’Eterno?’ e: ‘Che ha detto l’Eterno?’ E se dite ancora: ‘Oracolo
dell’Eterno’, allora l’Eterno parla così: ‘Siccome avete detto questa parola
‘oracolo dell’Eterno’, benché io v’avessi mandato a dire: ‘Non dite più: -
Oracolo dell’Eterno’, ecco, io vi dimenticherò del tutto, e vi
rigetterò lungi dalla mia faccia, voi e la città che avevo data a voi e ai
vostri padri, e vi coprirò d’un obbrobrio eterno e d’un’eterna vergogna, che
non saran mai dimenticati" (Geremia 23:9-40) |
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Il profeta Anania, per avere profetizzato
menzogne
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Nel libro
del profeta Geremia leggiamo: "In quello stesso anno, al principio del regno
di Sedekia, re di Giuda, l’anno quarto, il quinto mese, Anania, figliuolo di
Azzur, profeta, ch’era di Gabaon, mi parlò nella casa dell’Eterno, in
presenza dei sacerdoti e di tutto il popolo, dicendo: ‘Così parla l’Eterno
degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Io spezzo il giogo del re di Babilonia.
Entro due anni, io farò tornare in questo luogo tutti gli arredi della casa
dell’Eterno, che Nebucadnetsar, re di Babilonia, ha tolti da questo luogo e
ha portati a Babilonia; e ricondurrò in questo luogo, dice l’Eterno, Jeconia,
figliuolo di Joiakim, re di Giuda, e tutti que’ di Giuda che sono stati
menati in cattività in Babilonia; perché spezzerò il giogo del re di
Babilonia’. E il profeta Geremia rispose al profeta Anania in presenza de’
sacerdoti e in presenza di tutto il popolo che si trovava nella casa
dell’Eterno. Il profeta Geremia disse: ‘Amen! Così faccia l’Eterno! L’Eterno
mandi ad effetto quel che tu hai profetizzato, e faccia tornare da Babilonia
in questo luogo gli arredi della casa dell’Eterno e tutti quelli che sono
stati menati in cattività! Però, ascolta ora questa parola che io pronunzio
in presenza tua e in presenza di tutto il popolo. I profeti che apparvero
prima di me e prima di te fin dai tempi antichi, profetarono contro molti
paesi e contro grandi regni la guerra, la fame, la peste. Quanto al profeta
che profetizza la pace, allorché si sarà adempiuta la sua parola, egli sarà
riconosciuto come un vero mandato dall’Eterno’. Allora il profeta Anania
prese il giogo di sul collo del profeta Geremia e lo spezzò. E Anania parlò
in presenza di tutto il popolo, e disse: ‘Così parla l’Eterno: In questo modo
io spezzerò il giogo di Nebucadnetsar, re di Babilonia, di sul collo di tutte
le nazioni, entro lo spazio di due anni’. E il profeta Geremia se ne andò.
Allora la parola dell’Eterno fu rivolta a Geremia, dopo che il profeta Anania
ebbe spezzato il giogo di sul collo del profeta Geremia, e disse: ‘Va’, e di’
ad Anania: Così parla l’Eterno: Tu hai spezzato un giogo di legno, ma hai
fatto, invece di quello, un giogo di ferro. Poiché così parla l’Eterno degli
eserciti, l’Iddio d’Israele: Io metto un giogo di ferro sul collo di tutte
queste nazioni perché siano assoggettate a Nebucadnetsar, re di Babilonia; ed
esse gli saranno assoggettate; e gli do pure gli animali della campagna’. E
il profeta Geremia disse al profeta Anania: ‘Ascolta, Anania! L’Eterno non
t’ha mandato, e tu hai indotto questo popolo a confidar nella menzogna.
Perciò, così parla l’Eterno: Ecco, io ti scaccio di sulla faccia della terra;
quest’anno morrai, perché hai parlato di ribellione contro l’Eterno’. E il
profeta Anania morì quello stesso anno, nel settimo mese"
(Geremia 28:1-17) |
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Nebucadnetsar, re di Babilonia, a motivo
della superbia del suo cuore
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Nel libro del
profeta Daniele leggiamo: "Il re Nebucadnetsar a tutti i popoli, a tutte
le nazioni e lingue, che abitano su tutta la terra. La vostra pace abbondi.
M’è parso bene di far conoscere i segni e i prodigi che l’Iddio altissimo ha
fatto nella mia persona. Come son grandi i suoi segni! Come son potenti i
suoi prodigi! Il suo regno è un regno eterno, e il suo dominio dura di
generazione in generazione. Io, Nebucadnetsar, stavo tranquillo in casa mia,
e fiorente nel mio palazzo. Ebbi un sogno, che mi spaventò; e i pensieri che
m’assalivano sul mio letto, e le visioni del mio spirito m’empiron di
terrore. Ordine fu dato da parte mia di condurre davanti a me tutti i savi di
Babilonia, perché mi facessero conoscere l’interpretazione del sogno. Allora
vennero i magi, gl’incantatori, i Caldei e gli astrologi; io dissi loro il
sogno, ma essi non poterono farmene conoscere l’interpretazione. Alla fine si
presentò davanti a me Daniele, che si chiama Beltsatsar, dal nome del mio
dio, e nel quale è lo spirito degli dèi santi; e io gli raccontai il sogno: -
Beltsatsar, capo de’ magi, siccome io so che lo spirito degli dèi santi è in
te, e che nessun segreto t’è difficile, dimmi le visioni che ho avuto nel mio
sogno, e la loro interpretazione. Ed ecco le visioni della mia mente
quand’ero sul mio letto. Io guardavo, ed ecco un albero in mezzo alla terra,
la cui altezza era grande. L’albero era cresciuto e diventato forte, e la sua
vetta giungeva al cielo, e lo si vedeva dalle estremità di tutta la terra. Il
suo fogliame era bello, il suo frutto abbondante, c’era in lui nutrimento per
tutti; le bestie de’ campi si riparavano sotto la sua ombra, gli uccelli del
cielo dimoravano fra i suoi rami, e ogni creatura si nutriva d’esso. Nelle
visioni della mia mente, quand’ero sul mio letto, io guardavo, ed ecco uno
dei santi Veglianti scese dal cielo, gridò con forza, e disse così: -
Abbattete l’albero, e tagliatene i rami; scotètene il fogliame, e
dispergetene il frutto; fuggano gli animali di sotto a lui, e gli uccelli di
tra i suoi rami! Però, lasciate in terra il ceppo delle sue radici, ma in
catene di ferro e di rame, fra l’erba de’ campi; e sia bagnato dalla rugiada
del cielo, e abbia con gli animali la sua parte d’erba della terra. Gli sia
mutato il cuore; e invece d’un cuor d’uomo, gli sia dato un cuore di bestia;
e passino su di lui sette tempi. La cosa è decretata dai Veglianti, e la
sentenza emana dai santi, affinché i viventi conoscano che l’Altissimo domina
sul regno degli uomini, ch’egli lo dà a chi vuole, e vi innalza l’infimo
degli uomini. Questo è il sogno che io, il re Nebucadnetsar, ho fatto; e tu,
Beltsatsar, danne l’interpretazione, giacché tutti i savi del mio regno non
me lo possono interpretare; ma tu puoi, perché lo spirito degli dèi santi è
in te’. - Allora Daniele, il cui nome è Beltsatsar, rimase per un momento
stupefatto, e i suoi pensieri lo spaventavano. Il re prese a dire:
‘Beltsatsar, il sogno e la interpretazione non ti spaventino!’ Beltsatsar
rispose, e disse: ‘Signor mio, il sogno s’avveri per i tuoi nemici, e la sua
interpretazione per i tuoi avversari! L’albero che il re ha visto, ch’era
divenuto grande e forte, la cui vetta giungeva al cielo e che si vedeva da
tutti i punti della terra, l’albero
dal fogliame bello, dal frutto abbondante e in cui era nutrimento per tutti,
sotto il quale si riparavano le bestie dei campi e fra i cui rami dimoravano
gli uccelli del cielo, sei tu, o re; tu, che sei divenuto grande e forte, la
cui grandezza s’è accresciuta e giunge fino al cielo, e il cui dominio
s’estende fino alle estremità della terra. E quanto al santo Vegliante che
hai visto scendere dal cielo e che ha detto: - Abbattete l’albero e
distruggetelo, ma lasciatene in terra il ceppo delle radici, in catene di
ferro e di rame, fra l’erba de’ campi, e sia bagnato dalla rugiada del cielo,
e abbia la sua parte con gli animali della campagna finché sian passati sopra
di lui sette tempi - eccone l’interpretazione, o re; è un decreto
dell’Altissimo, che sarà eseguito sul re mio signore: tu sarai cacciato di
fra gli uomini e la tua dimora sarà con le bestie de’ campi; ti sarà data a
mangiare dell’erba come ai buoi; sarai bagnato dalla rugiada del cielo, e
passeranno su di te sette tempi, finché tu non riconosca che l’Altissimo
domina sul regno degli uomini, e lo dà a chi vuole. E quanto all’ordine di
lasciare il ceppo delle radici dell’albero, ciò significa che il tuo regno ti
sarà ristabilito, dopo che avrai riconosciuto che il cielo domina.
Perciò, o re, ti sia gradito il mio consiglio! Poni fine ai tuoi peccati con
la giustizia, e alle tue iniquità con la compassione verso gli afflitti; e,
forse, la tua prosperità potrà esser prolungata’. Tutto questo avvenne al re
Nebucadnetsar. In capo a dodici mesi egli passeggiava sul palazzo reale di
Babilonia. Il re prese a dire: ‘Non è questa la gran Babilonia che io ho
edificata come residenza reale con la forza della mia potenza e per la gloria
della mia maestà?’ Il re aveva ancora la parola in bocca, quando una voce
discese dal cielo: ‘Sappi, o re Nebucadnetsar, che il tuo regno t’è tolto; e
tu sarai cacciato di fra gli uomini, la tua dimora sarà con le bestie de’
campi; ti sarà data a mangiare dell’erba come ai buoi, e passeranno su di te
sette tempi, finché tu non riconosca che l’Altissimo domina sul regno degli
uomini e lo dà a chi vuole’. In quel medesimo istante quella parola si adempì
su Nebucadnetsar. Egli fu cacciato di fra gli uomini, mangiò l’erba come i
buoi, e il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo, finché il pelo gli
crebbe come le penne alle aquile, e le unghie come agli uccelli.
‘Alla fine di que’ giorni, io, Nebucadnetsar, alzai gli occhi al cielo, la
ragione mi tornò, e benedissi l’Altissimo, e lodai e glorificai colui che
vive in eterno, il cui dominio è un dominio perpetuo, e il cui regno dura di
generazione in generazione. Tutti gli abitanti della terra son da lui
reputati un nulla; egli agisce come vuole con l’esercito del cielo e con gli
abitanti della terra; e non v’è alcuno che possa fermare la sua mano o
dirgli: - Che fai? - In quel tempo la ragione mi tornò; la gloria del mio
regno, la mia maestà, il mio splendore mi furono restituiti; i miei
consiglieri e i miei grandi mi cercarono, e io fui ristabilito nel mio regno,
e la mia grandezza fu accresciuta più che mai. Ora, io, Nebucadnetsar, lodo,
esalto e glorifico il Re del cielo, perché tutte le sue opere sono verità, e
le sue vie, giustizia, ed egli ha il potere di umiliare quelli che camminano
superbamente." (Daniele 4:1-37). |
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Belsatsar, re di Babilonia, per essersi
innalzato contro Dio
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Nel libro
del profeta Daniele troviamo scritto: "Il re Belsatsar fece un gran
convito a mille de’ suoi grandi; e bevve del vino in presenza dei mille.
Belsatsar, mentre stava assaporando il vino, ordinò che si recassero i vasi
d’oro e d’argento che Nebucadnetsar suo padre aveva portati via dal tempio di
Gerusalemme, perché il re, i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine se
ne servissero per bere. Allora furon recati i vasi d’oro ch’erano stati
portati via dal tempio, dalla casa di Dio, ch’era in Gerusalemme; e il re, i
suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine se ne servirono per bere.
Bevvero del vino, e lodarono gli dèi d’oro, d’argento, di rame, di ferro, di
legno e di pietra. In quel momento, apparvero delle dita d’una mano d’uomo,
che si misero a scrivere, difaccia al candelabro, sull’intonaco della parete
del palazzo reale. E il re vide quel mozzicone di mano che scriveva. Allora
il re mutò di colore, e i suoi pensieri lo spaventarono; le giunture de’ suoi
fianchi si rilassarono, e i suoi ginocchi cominciarono a urtarsi l’uno contro
l’altro. Il re gridò forte che si facessero entrare gl’incantatori, i Caldei
e gli astrologi; e il re prese a dire ai savi di Babilonia: ‘Chiunque leggerà
questo scritto e me ne darà l’interpretazione sarà rivestito di porpora, avrà
al collo una collana d’oro, e sarà terzo nel governo del regno’. Allora
entrarono tutti i savi del re; ma non poteron leggere lo scritto, né darne al
re l’interpretazione. Allora il re Belsatsar fu preso da grande spavento,
mutò di colore, e i suoi grandi furon costernati. La regina, com’ebbe udite
le parole del re e dei suoi grandi, entrò nella sala del convito. La regina
prese a dire: ‘O re, possa tu vivere in perpetuo! I tuoi pensieri non ti
spaventino, e non mutar di colore! C’è un uomo nel tuo regno, in cui è lo
spirito degli dèi santi; e al tempo di tuo padre si trovò in lui una luce, un
intelletto e una sapienza, pari alla sapienza degli dèi; e il re
Nebucadnetsar tuo padre, il padre tuo, o re, lo stabilì capo dei magi,
degl’incantatori, de’ Caldei e degli astrologi, perché in lui, in questo
Daniele, a cui il re avea posto nome Beltsatsar, fu trovato uno spirito
straordinario, conoscenza, intelletto, facoltà d’interpretare i sogni, di
spiegare enigmi, e di risolvere questioni difficili. Si chiami dunque Daniele
ed egli darà l’interpretazione’. Allora Daniele fu introdotto alla presenza
del re; e il re parlò a Daniele, e gli disse: ‘Sei tu Daniele, uno de’ Giudei
che il re mio padre menò in cattività da Giuda? Io ho sentito dire di te che
lo spirito degli dèi è in te, e che in te si trova luce, intelletto, e una
sapienza straordinaria. Ora, i savi e gl’incantatori sono stati introdotti
alla mia presenza, per leggere questo scritto e per farmene conoscere
l’interpretazione; ma non han potuto darmi l’interpretazione della cosa.
Però, ho sentito dire di te che tu puoi dare interpretazioni e risolvere
questioni difficili; ora, se puoi leggere questo scritto e farmene conoscere
l’interpretazione, tu sarai rivestito di porpora, avrai al collo una collana
d’oro, e sarai terzo nel governo del regno’. Allora Daniele prese a dire in
presenza del re: ‘Tienti i tuoi doni, e da’ a un altro le tue ricompense;
nondimeno io leggerò lo scritto al re e gliene farò conoscere
l’interpretazione. O re, l’Iddio altissimo avea dato a Nebucadnetsar tuo
padre, regno, grandezza, gloria e maestà; e a motivo della grandezza ch’Egli
gli aveva dato, tutti i popoli, tutte le nazioni e lingue temevano e
tremavano alla sua presenza; egli faceva morire chi voleva, lasciava in vita
chi voleva; innalzava chi voleva, abbassava chi voleva. Ma quando il suo
cuore divenne altero e il suo spirito s’indurò fino a diventare arrogante, fu
deposto dal suo trono reale, e gli fu tolta la sua gloria; fu cacciato di tra
i figliuoli degli uomini, il suo cuore fu reso simile a quello delle bestie,
e la sua dimora fu con gli asini selvatici; gli fu data a mangiare dell’erba
come ai buoi, e il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo, finché non
riconobbe che l’Iddio altissimo domina sul regno degli uomini, e ch’egli vi
stabilisce sopra chi vuole. E tu, o Belsatsar, suo figliuolo, non hai
umiliato il tuo cuore, quantunque tu sapessi tutto questo; ma ti sei
innalzato contro il Signore del cielo; ti sono stati portati davanti i vasi
della sua casa, e tu, i tuoi grandi, le tue mogli e le tue concubine ve ne
siete serviti per bere; e tu hai lodato gli dèi d’argento, d’oro, di rame, di
ferro, di legno e di pietra, i quali non vedono, non odono, non hanno
conoscenza di sorta, e non hai glorificato l’Iddio che ha nella sua mano il
tuo soffio vitale, e da cui dipendono tutte le tue vie. Perciò è
stato mandato, da parte sua, quel mozzicone di mano, che ha tracciato quello
scritto. Questo è lo scritto ch’è stato tracciato: MENE, MENE, TEKEL,
UFARSIN. E questa è l’interpretazione delle parole: MENE: Dio ha fatto il
conto del tuo regno, e vi ha posto fine. TEKEL: tu sei stato pesato con la
bilancia, e sei stato trovato mancante. PERES: il tuo regno è diviso,
e dato ai Medi e ai Persiani’. Allora, per ordine di Belsatsar, Daniele fu
rivestito di porpora, gli fu messa al collo una collana d’oro, e fu
proclamato ch’egli sarebbe terzo nel governo del regno. In quella stessa notte,
Belsatsar, re de’ Caldei, fu ucciso; e Dario, il Medo, ricevette il regno,
all’età di sessantadue anni" (Daniele 5:1-31) |
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Coloro che avevano pianificato di far
morire il profeta Daniele facendolo gettare nella fossa dei leoni
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Nel libro
del profeta Daniele leggiamo quanto segue: "Parve bene a Dario di stabilire
sul regno centoventi satrapi, i quali fossero per tutto il regno; e sopra
questi, tre capi, uno de’ quali era Daniele, perché questi satrapi rendessero
loro conto, e il re non avesse a soffrire alcun danno. Or questo Daniele si
distingueva più dei capi e dei satrapi, perché c’era in lui uno spirito
straordinario; e il re pensava di stabilirlo sopra tutto il regno. Allora i
capi e i satrapi cercarono di trovare un’occasione d’accusar Daniele circa
l’amministrazione del regno; ma non potevano trovare alcuna occasione, né
alcun motivo di riprensione, perch’egli era fedele, e non c’era da trovare in
lui alcunché di male o da riprendere. Quegli uomini dissero dunque: ‘Noi non
troveremo occasione alcuna d’accusar questo Daniele, se non la troviamo in quel
che concerne la legge del suo Dio’. Allora quei capi e quei satrapi vennero
tumultuosamente presso al re, e gli dissero: ‘O re Dario, possa tu vivere in
perpetuo! Tutti i capi del regno, i prefetti e i satrapi, i consiglieri e i
governatori si sono concertati perché il re promulghi un decreto e pubblichi
un severo divieto, per i quali chiunque, entro lo spazio di trenta giorni,
rivolgerà qualche richiesta a qualsivoglia dio o uomo tranne che a te, o re,
sia gettato nella fossa de’ leoni. Ora, o re, promulga il divieto e firmane
l’atto perché sia immutabile, conformemente alla legge dei Medi e de’
Persiani, che è irrevocabile’. Il re Dario quindi firmò il decreto e il
divieto. E quando Daniele seppe che il decreto era firmato, entrò in casa
sua; e, tenendo le finestre della sua camera superiore aperte verso
Gerusalemme, tre volte al giorno si metteva in ginocchi, pregava e rendeva
grazie al suo Dio, come soleva fare per l’addietro. Allora quegli uomini
accorsero tumultuosamente, e trovaron Daniele che faceva richieste e
supplicazioni al suo Dio. Poi s’accostarono al re, e gli parlarono del
divieto reale: ‘Non hai tu firmato un divieto, per il quale chiunque entro lo
spazio di trenta giorni farà qualche richiesta a qualsivoglia dio o uomo
tranne che a te, o re, dev’esser gettato nella fossa de’ leoni?’ Il re
rispose e disse: ‘La cosa è stabilita, conformemente alla legge dei Medi e
dei Persiani, che è irrevocabile’. Allora quelli ripresero a dire in presenza
del re: ‘Daniele, che è fra quelli che sono stati menati in cattività da
Giuda, non tiene in alcun conto né te, o re, né il divieto che tu hai
firmato, ma prega il suo Dio tre volte al giorno’. Quand’ebbe udito questo,
il re ne fu dolentissimo, e si mise in cuore di liberar Daniele; e fino al
tramonto del sole fece di tutto per salvarlo. Ma quegli uomini vennero
tumultuosamente al re, e gli dissero: ‘Sappi, o re, che è legge dei Medi e
de’ Persiani che nessun divieto o decreto promulgato dal re possa essere
mutato’. Allora il re diede l’ordine, e Daniele fu menato e gettato nella
fossa de’ leoni. E il re parlò a Daniele, e gli disse: ‘L’Iddio tuo, che tu
servi del continuo, sarà quegli che ti libererà’. E fu portata una pietra,
che fu messa sulla bocca della fossa; e il re la sigillò col suo anello e con
l’anello de’ suoi grandi, perché nulla fosse mutato riguardo a Daniele.
Allora il re se ne andò al suo palazzo, e passò la notte in digiuno; non si
fece venir alcuna concubina e il sonno fuggì da lui. Poi il re si levò la
mattina di buon’ora, appena fu giorno, e si recò in fretta alla fossa de’
leoni. E come fu vicino alla fossa, chiamò Daniele con voce dolorosa, e il re
prese a dire a Daniele: ‘Daniele, servo dell’Iddio vivente! Il tuo Dio, che
tu servi del continuo, t’ha egli potuto liberare dai leoni?’ Allora Daniele
disse al re: ‘O re, possa tu vivere in perpetuo! Il mio Dio ha mandato il suo
angelo, e ha chiuso la bocca de’ leoni che non m’hanno fatto alcun male,
perché io sono stato trovato innocente nel suo cospetto; e anche davanti a
te, o re, non ho fatto alcun male’. Allora il re fu ricolmo di gioia, e
ordinò che Daniele fosse tratto fuori dalla fossa; e Daniele fu tratto fuori
dalla fossa, e non si trovò su di lui lesione di sorta, perché s’era
confidato nel suo Dio. E per ordine del re furon menati quegli
uomini che aveano accusato Daniele, e furon gettati nella fossa de’ leoni,
essi, i loro figliuoli e le loro mogli; e non erano ancora giunti in fondo
alla fossa, che i leoni furon loro addosso, e fiaccaron loro tutte le ossa.
Allora il re Dario scrisse a tutti i popoli, a tutte le nazioni e lingue che
abitavano su tutta la terra: ‘La vostra pace abbondi! Io decreto che in tutto
il dominio del mio regno si tema e si tremi nel cospetto dell’Iddio di
Daniele; poich’Egli è l’Iddio vivente, che sussiste in eterno; il suo regno
non sarà mai distrutto, e il suo dominio durerà sino alla fine. Egli libera e
salva, e opera segni e prodigi in cielo e in terra; Egli è quei che ha
liberato Daniele dalle branche dei leoni’. E questo Daniele prosperò sotto il
regno di Dario, e sotto il regno di Ciro, il Persiano" (Daniele 6:1-28). |
Questa fu
la giusta punizione che Dio riserbò a quegli uomini, perchè la Bibbia dice
che l'empio scava una fossa e la rende profonda ma vi è caduto dentro (cfr.
Salmo 7:15). |
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I regni delle nazioni
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Regno Assiro
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Il regno
di Assiria, di cui era capitale Ninive, durò dal 1000 a. C. circa al 600 a.C.
circa. Di esso si servì Dio per esercitare i suoi giudizi contro molte nazioni
infatti Dio tramite il profeta Isaia lo chiamò “verga della mia ira” (Isaia
10:5). Ma quando giunse il suo tempo, Dio lo punì facendolo scomparire e per
punirlo Dio si usò dei Babilonesi che
misero fine al dominio Assiro nei primi decenni del sesto secolo a.C.
Il giudizio divino contro gli Assiri era stato predetto da Dio tramite i suoi
profeti molto tempo prima che esso avesse luogo. Il profeta Isaia per esempio
disse nei suoi oracoli: “Gli Assiri saran tutti assieme
abbandonati agli uccelli rapaci dei monti e alle bestie della terra: gli
uccelli rapaci passeranno l’estate sui loro cadaveri, e le bestie della terra
vi passeranno l’inverno” (Isaia 18:6); il profeta Nahum invece
predisse la distruzione di Ninive la capitale del regno d’Assiria, infatti
disse: “E quanto a te, popolo di Ninive, l’Eterno ha dato quest’ordine: che
non vi sia più posterità del tuo nome; io sterminerò dalla casa delle tue
divinità le immagini scolpite e le immagini fuse; io ti preparerò la tomba
perché sei divenuto spregevole” (Nahum 1:14), ed ancora: “Un
distruttore sale contro di te, o Ninive; custodisci bene la fortezza,
sorveglia le strade, fortificati i fianchi, raccogli tutte quante le tue
forze” (Nahum 2:1). Tutto ciò si adempì nel 612 a.C., anno in cui l’esercito
Babilonese distrusse Ninive, decretando di fatto la caduta dell'Assiria. |
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Egitto, Edom, Moab, Ammon, Tiro e Sidone
ecc.
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Dio per
mezzo dell'esercito di Babilonia punì molti regni, e non solo quello di Assiria
e quello di Giuda, infatti esso fu per Dio un martello di cui si usò per
schiacciare le nazioni. Questa punizione di Dio estesa alle altre nazioni fu
predetta da Dio tramite il profeta Geremia, secondo che è scritto: "La
parola che fu rivolta a Geremia riguardo a tutto il popolo di Giuda, nel
quarto anno di Joiakim, figliuolo di Giosia, re di Giuda (era il primo anno
di Nebucadnetsar, re di Babilonia), e che Geremia pronunziò davanti a tutto
il popolo di Giuda e a tutti gli abitanti di Gerusalemme, dicendo: Dal
tredicesimo anno di Giosia, figliuolo di Amon, re di Giuda, fino ad oggi, son
già ventitre anni che la parola dell’Eterno m’è stata rivolta, e che io v’ho
parlato del continuo, fin dal mattino, ma voi non avete dato ascolto.
L’Eterno vi ha pure mandato tutti i suoi servitori, i profeti; ve li ha
mandati del continuo fin dal mattino, ma voi non avete ubbidito, né avete
pòrto l’orecchio per ascoltare. Essi hanno detto: ‘Convertasi ciascun di voi
dalla sua cattiva via e dalla malvagità delle sue azioni, e voi abiterete di
secolo in secolo sul suolo che l’Eterno ha dato a voi e ai vostri padri; e
non andate dietro ad altri dèi per servirli e per prostrarvi dinanzi a loro;
non mi provocate con l’opera delle vostre mani, e io non vi farò male alcuno’.
Ma voi non mi avete dato ascolto, dice l’Eterno per provocarmi, a vostro
danno, con l’opera delle vostre mani. Perciò, così dice l’Eterno degli
eserciti: Giacché non avete dato ascolto alle mie parole, ecco,
io manderò a prendere tutte le nazioni del settentrione, dice l’Eterno, e
manderò a chiamare Nebucadnetsar re di Babilonia, mio servitore, e le farò
venire contro questo paese e contro i suoi abitanti, e contro tutte le
nazioni che gli stanno d’intorno, e li voterò allo sterminio e li abbandonerò
alla desolazione, alla derisione, a una solitudine perpetua. E farò
cessare fra loro i gridi di gioia e i gridi d’esultanza, il canto dello sposo
e il canto della sposa, il rumore della macina, e la luce della lampada. E
tutto questo paese sarà ridotto in una solitudine e in una desolazione, e
queste nazioni serviranno il re di Babilonia per settant’anni. Ma
quando saran compiuti i settant’anni, io punirò il re di Babilonia e quella
nazione, dice l’Eterno, a motivo della loro iniquità, e punirò il paese de’
Caldei, e lo ridurrò in una desolazione perpetua. E farò venire su
quel paese tutte le cose che ho annunziate contro di lui, tutto ciò ch’è
scritto in questo libro, ciò che Geremia ha profetizzato contro tutte le
nazioni. Infatti, nazioni numerose e re potenti ridurranno in servitù i
Caldei stessi; io li retribuirò secondo le loro azioni, secondo l’opera delle loro
mani. Poiché così m’ha parlato l’Eterno, l’Iddio d’Israele: Prendi di mano
mia questa coppa del vino della mia ira, e danne a bere a tutte le nazioni
alle quali ti manderò. Esse berranno, barcolleranno, saran come pazze, a
motivo della spada ch’io manderò fra loro. E io presi la coppa di mano
dell’Eterno, e ne diedi a bere a tutte le nazioni alle quali l’Eterno mi
mandava: a Gerusalemme e alle città di Giuda, ai suoi re ed ai suoi principi,
per abbandonarli alla rovina, alla desolazione, alla derisione, alla
maledizione, come oggi si vede; a Faraone, re d’Egitto, ai suoi servitori, ai
suoi principi, a tutto il suo popolo; a tutta la mescolanza di popoli, a
tutti i re del paese di Ur, a tutti i re del paese de’ Filistei, ad Askalon,
a Gaza, a Ekron, e al residuo d’Asdod; a Edom, a Moab, e ai figliuoli
d’Ammon; a tutti i re di Tiro, a tutti i re di Sidon, e ai re delle isole
d’oltremare; a Dedan, a Tema, a Buz, e a tutti quelli che si radono i canti
della barba; tutti i re d’Arabia, e a tutti i re della mescolanza di popoli
che abita nel deserto; a tutti i re di Zimri, a tutti i re d’Elam, e a tutti
i re di Media e a tutti i re del settentrione, vicini o lontani, agli uni e
agli altri, e a tutti i regni del mondo che sono sulla faccia della terra.
E il re di Sceshac ne berrà dopo di loro. Tu dirai loro: Così parla l’Eterno
degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Bevete, ubriacatevi, vomitate, cadete
senza rialzarvi più, dinanzi alla spada ch’io mando fra voi. E se ricusano di
prender dalla tua mano la coppa per bere, di’ loro: Così dice l’Eterno degli
eserciti: Voi berrete in ogni modo! Poiché, ecco, io comincio a punire la
città sulla quale è invocato il mio nome, e voi rimarreste del tutto
impuniti? Voi non rimarrete impuniti; poiché io chiamerò la spada su tutti
gli abitanti della terra, dice l’Eterno degli eserciti. E tu,
profetizza loro tutte queste cose, e di’ loro: L’Eterno rugge dall’alto, e fa
risonare la sua voce dalla sua santa dimora; egli rugge fieramente contro la
sua residenza; manda un grido, come quelli che calcan l’uva, contro tutti gli
abitanti della terra. Il rumore ne giunge fino all’estremità della terra; poiché
l’Eterno ha una lite con le nazioni, egli entra in giudizio contro ogni
carne; gli empi, li dà in balìa della spada, dice l’Eterno. Così
parla l’Eterno degli eserciti: Ecco, una calamità passa di nazione in
nazione, e un gran turbine si leva dalle estremità della terra. In quel
giorno, gli uccisi dall’Eterno copriranno la terra dall’una all’altra
estremità di essa, e non saranno rimpianti, né raccolti, né seppelliti;
serviranno di letame sulla faccia del suolo. Urlate, o pastori, gridate,
voltolatevi nella polvere, o guide del gregge! Poiché è giunto il tempo in
cui dovete essere scannati; io vi frantumerò, e cadrete come un vaso
prezioso. Ai pastori mancherà ogni rifugio, e le guide del gregge non avranno
via di scampo. S’ode il grido de’ pastori e l’urlo delle guide del gregge;
poiché l’Eterno devasta il loro pascolo; e i tranquilli ovili son ridotti al
silenzio, a motivo dell’ardente ira dell’Eterno. Egli ha abbandonato il suo
ricetto, come un leoncello, perché il loro paese è diventato una desolazione,
a motivo del furor della spada crudele, a motivo dell’ardente ira
dell’Eterno" (Geremia 25:1-38). Ecco perchè tempo dopo, Dio disse sempre
tramite Geremia: “O Babilonia, tu sei stata per me un martello, uno strumento
di guerra; con te ho schiacciato le nazioni, con te ho distrutto i regni; con
te ho schiacciato cavalli e cavalieri, con te ho schiacciato i carri e chi vi
stava sopra; con te ho schiacciato uomini e donne, con te ho schiacciato
vecchi e bambini, con te ho schiacciato giovani e fanciulle; con te ho
schiacciato i pastori e i lor greggi, con te ho schiacciato i lavoratori e i
lor buoi aggiogati; con te ho schiacciato governatori e magistrati"
(Geremia 51:20-23). |
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Il regno di Babilonia
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Come
abbiamo visto, Dio si usò dei Babilonesi per punire gli Assiri, Giuda e tante
altre nazioni. Il più potente e famoso re Babilonese fu Nebucadnetsar, re di
Babilonia, che cominciò a regnare nel 606/605 a.C. A lui Dio diede il regno,
la potenza, e la gloria, e regnò dal 606/605 a.C. al 562 a.C., ed il suo
regno sotto la sua guida raggiunse l’apice del suo splendore. Dopo la sua
morte, il regno di Babilonia continuò ad esistere per circa altri venticinque
anni, infatti nel 539/538 esso venne sconfitto dall’esercito dei Medi e dai
Persiani, sconfitta che fu il giudizio di Dio contro quel regno. Ed anche in
questo caso bisogna dire che Dio aveva predetto la distruzione di Babilonia,
e non solo la sua distruzione ma anche chi sarebbe stato a distruggerla, prima che essa avesse luogo. Egli aveva
detto infatti tramite il profeta Isaia (quando ancora il regno di Babilonia
neppure esisteva): “Ecco, io suscito contro di loro i Medi, i quali non fanno
alcun caso dell’argento, e non prendono alcun piacere nell’oro. I loro archi
atterreranno i giovani, ed essi non avran pietà del frutto delle viscere:
l’occhio loro non risparmierà i bambini. E Babilonia, lo splendore de’ regni,
la superba bellezza de’ Caldei, sarà come Sodoma e Gomorra quando Iddio le
sovvertì. Essa non sarà mai più abitata, d’età in età nessuno vi si stabilirà
più; l’Arabo non vi pianterà più la sua tenda, né i pastori vi faran più
riposare i lor greggi; ma vi riposeranno le bestie del deserto, e le sue case
saran piene di gufi; vi faran la loro dimora gli struzzi, i satiri vi
balleranno. Gli sciacalli ululeranno nei suoi palazzi, i cani salvatici nelle
sue ville deliziose. Il suo tempo sta per venire, i suoi giorni non saran
prolungati" (Isaia 13:17-22); e tramite il profeta Geremia tempo dopo
(in questo caso il regno di Babilonia esisteva): “L’Eterno ha eccitato lo
spirito dei re dei Medi, perché il suo disegno contro Babilonia è di
distruggerla; poiché questa è la vendetta dell’Eterno, la vendetta del suo
tempio” (Geremia 51:11). Ma perché Dio punì il regno di Babilonia?
Perché esso aveva fatto molto male a Sion, la sua città, infatti Dio disse: “Sotto
gli occhi vostri, io renderò a Babilonia e a tutti gli abitanti della Caldea
tutto il male che hanno fatto a Sion” (Geremia 51:24). Come potete
vedere, nel caso del regno di Babilonia avvenne la stessa cosa che era
avvenuta nel caso del Regno d’Assiria perché anche di quel regno Dio si era
usato per vergare i popoli (fu chiamato da Dio “verga della mia ira” e Dio si
era usato di esso per punire anche il regno d'Israele - cfr. 2 Re 17:1-33),
ed anche di quel regno si vendicò distruggendolo. |
Qualcuno
dirà: ‘Ma il male che essi avevano fatto a Gerusalemme lo avevano fatto per
volontà di Dio perché fu Dio a mandare i Babilonesi contro gli abitanti di
Gerusalemme per punirli per le loro gravi trasgressioni!’ Certo che
l'esercito del regno di Babilonia aveva reso un servizio a Dio colpendo
Gerusalemme e i suoi abitanti, perchè era stato Dio a chiamarlo da lontano,
ma questo non giustificò i Babilonesi davanti a Dio perché essi si resero lo
stesso colpevoli davanti a Dio distruggendo le mura di Gerusalemme, il suo
tempio, uccidendo i suoi abitanti e menandoli in cattività. Questo è il modo
di agire di Dio; anche quando si usa di una persona malvagia per infliggere
il suo giudizio contro un altro malvagio, pure colui che ha fatto il male sarà
da lui punito, e questo perché Egli ama la giustizia. |
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Anania e Saffira, ai giorni degli apostoli,
per avere mentito allo Spirito del Signore
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Dio fece
morire Anania e Saffira perchè questi si erano accordati per tentare lo Spirito
del Signore. Ecco come andarono le cose: “Ma un certo uomo, chiamato Anania,
con Saffira sua moglie, vendé un possesso, e tenne per sé parte del prezzo,
essendone consapevole anche la moglie; e portatane una parte, la pose ai
piedi degli apostoli. Ma Pietro disse: Anania, perché ha Satana così riempito
il cuor tuo da farti mentire allo Spirito Santo e ritener parte del prezzo
del podere? Se questo restava invenduto, non restava tuo? E una volta
venduto, non ne era il prezzo in tuo potere? Perché ti sei messa in cuore
questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio. E Anania, udendo queste parole,
cadde e spirò. E gran paura prese tutti coloro che udiron queste
cose. E i giovani, levatisi, avvolsero il corpo, e portatolo fuori, lo
seppellirono. Or avvenne, circa tre ore dopo, che la moglie di lui, non
sapendo ciò che era avvenuto, entrò. E Pietro, rivolgendosi a lei: Dimmi, le
disse, avete voi venduto il podere per tanto? Ed ella rispose: Sì, per tanto.
Ma Pietro a lei: Perché vi siete accordati a tentare lo Spirito del Signore?
Ecco, i piedi di quelli che hanno seppellito il tuo marito sono all’uscio e
ti porteranno via. Ed ella in quell’istante cadde ai suoi
piedi, e spirò. E i giovani, entrati, la trovarono morta; e portatala
via, la seppellirono presso suo marito” (Atti 5:1-10). |
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Il re Erode, ai giorni degli apostoli, per
non avere dato a Dio la gloria
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Dio punì
il re Erode perchè quando in un occasione il popolo si era messo ad
acclamarlo come se fosse un dio, lui non aveva dato a Dio la gloria. Ecco
come andarono le cose: “Or Erode era fortemente adirato contro i Tirî e i
Sidonî; ma essi di pari consentimento si presentarono a lui; e guadagnato il
favore di Blasto, ciambellano del re, chiesero pace, perché il loro paese
traeva i viveri dal paese del re. Nel giorno fissato, Erode, indossato
l’abito reale, e postosi a sedere sul trono, li arringava pubblicamente. E il
popolo si mise a gridare: Voce d’un dio, e non d’un uomo! In
quell’istante, un angelo del Signore lo percosse, perché non avea dato a Dio
la gloria; e morì, roso dai vermi” (Atti 12:20-23). |
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Molti credenti della Chiesa di Corinto,
perchè si accostavano indegnamente alla cena del Signore
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Dio colpì
con la morte e con la malattia parecchi credenti della Chiesa di Corinto
perchè si erano accostati alla Cena del Signore in maniera indegna. Disse
infatti Paolo ai santi di Corinto: “Or provi l’uomo se stesso, e così mangi
del pane e beva del calice; poiché chi mangia e beve, mangia e beve un
giudicio su se stesso, se non discerne il corpo del Signore. Per
questa cagione molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono.
Ora, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati; ma quando siamo giudicati, siam
corretti dal Signore, affinché non siam condannati col mondo. Quando
dunque, fratelli miei, v’adunate per mangiare, aspettatevi gli uni gli altri.
Se qualcuno ha fame, mangi a casa, onde non vi aduniate per attirar su voi un
giudicio” (1 Corinzi 11:28-34). |
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Quel credente della Chiesa di Corinto che
si teneva la moglie di suo padre
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Dio fece
sì che quel credente della Chiesa di Corinto che si teneva la moglie di suo
padre, e quindi che commetteva fornicazione, fosse dato in mano di Satana per
la distruzione della sua carne, secondo che disse Paolo: "Si ode
addirittura affermare che v’è tra voi fornicazione; e tale fornicazione, che
non si trova neppure fra i Gentili; al punto che uno di voi si tiene la
moglie di suo padre. E siete gonfi, e non avete invece fatto cordoglio perché
colui che ha commesso quell’azione fosse tolto di mezzo a voi! Quanto a me,
assente di persona ma presente in ispirito, ho già giudicato, come se fossi
presente, colui che ha perpetrato un tale atto. Nel nome del Signor Gesù, essendo
insieme adunati voi e lo spirito mio, con la potestà del Signor nostro Gesù,
ho deciso che quel tale sia dato in man di Satana, a perdizione della carne,
onde lo spirito sia salvo nel giorno del Signor Gesù" (1 Corinzi 5:1-5) |
Imeneo e Alessandro perchè si erano messi a
bestemmiare
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Paolo dice
a Timoteo: "Io t’affido quest’incarico, o figliuol mio Timoteo, in
armonia con le profezie che sono state innanzi fatte a tuo riguardo, affinché
tu guerreggi in virtù d’esse la buona guerra, avendo fede e buona coscienza;
della quale alcuni avendo fatto getto, hanno naufragato quanto alla fede. Fra
questi sono Imeneo ed Alessandro, i quali ho dati in man di Satana affinché
imparino a non bestemmiare" (1 Timoteo 1:18-20) |
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Gerusalemme, nell'anno 70, per avere ucciso
i profeti e il Signore Gesù Cristo
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L'apostolo
Paolo attorno all'anno 50 scrivendo ai santi di Tessalonica diceva tra le
altre cose: "Poiché, fratelli, voi siete divenuti imitatori delle chiese
di Dio che sono in Cristo Gesù nella Giudea; in quanto che anche voi avete
sofferto dai vostri connazionali le stesse cose che quelle chiese hanno
sofferto dai Giudei, i quali hanno ucciso e il Signor Gesù e i profeti, hanno
cacciato noi, e non piacciono a Dio, e sono avversi a tutti gli uomini,
divietandoci di parlare ai Gentili perché sieno salvati. Essi vengon così
colmando senza posa la misura dei loro peccati; ma ormai li ha raggiunti l’ira
finale" (1 Tessalonicesi 2:14-16). E l'ira finale a cui Paolo si
riferiva era quella che si abbattè su Gerusalemme nell'anno 70 dopo Cristo,
per mano delle legioni romane. Gerusalemme infatti fu distrutta, e molti dei
suoi abitanti uccisi e portati in cattività, perché si doveva adempiere sia
ciò che era stato scritto dai profeti, e sia quello che poi Gesù Cristo
confermò quando disse: "Quando vedrete Gerusalemme circondata
d’eserciti, sappiate allora che la sua desolazione è vicina. Allora quelli
che sono in Giudea, fuggano a’ monti; e quelli che sono nella città, se ne
partano; e quelli che sono per la campagna, non entrino in lei. Perché
quelli son giorni di vendetta, affinché tutte le cose che sono
scritte, siano adempite. Guai alle donne che saranno incinte, e a quelle che
allatteranno in que’ giorni! Perché vi sarà gran distretta nel paese ed
ira su questo popolo. E cadranno sotto il taglio della spada, e saran menati
in cattività fra tutte le genti; ...." (Luca 21:20-24). |
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Jezebel, perchè seduceva i servi del Signore
affinchè fornicassero e mangiassero cose sacrificate agli idoli
|
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Nel libro
dell'Apocalisse, il Signore ordinò a Giovanni di scrivere queste cose
all'angelo della Chiesa di Tiatiri: "Ma ho questo contro a te: che tu
tolleri quella donna Jezabel, che si dice profetessa e insegna e seduce i
miei servitori perché commettano fornicazione e mangino cose sacrificate
agl’idoli. E io le ho dato tempo per ravvedersi, ed ella non vuol ravvedersi
della sua fornicazione. Ecco, io getto lei sopra un letto di dolore,
e quelli che commettono adulterio con lei in una gran tribolazione, se non si
ravvedono delle opere d’essa. E metterò a morte i suoi figliuoli;
e tutte le chiese conosceranno che io son colui che investigo le reni ed i
cuori; e darò a ciascun di voi secondo le opere vostre" (Apocalisse
2:20-23) |
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Conclusione
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Ora,
fratelli, se nella Bibbia sono trascritti tutti questi giudizi divini, ci
dobbiamo porre le seguenti domande: 'Perchè mai avvennero quelle cose? Perchè
Dio ha voluto che fossero trascritte e quindi che noi venissimo a conoscenza
di essi?' Le risposte a queste domande ce le dona l'apostolo Paolo quando
dice in merito ai giudizi di Dio contro gli Israeliti nel deserto: "Or
queste cose avvennero per servir d’esempio a noi, onde non siam bramosi di
cose malvage, come coloro ne furon bramosi" (1 Corinzi 10:6), ed anche:
"Or queste cose avvennero loro per servire d’esempio, e sono state
scritte per ammonizione di noi, che ci troviamo agli ultimi termini dei tempi.
Perciò, chi si pensa di stare ritto, guardi di non cadere" (1 Corinzi
10:11-12). |
E'
evidente dunque, che Dio ha voluto in questa maniera lasciarci un messaggio
molto chiaro: 'Se anche voi vi abbandonerete al male, anche voi sarete da me
puniti come meritate'. E' un severo monito, che dobbiamo del continuo avere
davanti ai nostri occhi. |
Alla luce
di ciò, dunque, nessuno si illuda pensando che noi siamo liberi di fare
quello che vogliamo, cioè siamo liberi di fare il male, tanto alla fine Dio
ci perdona, Egli è così misericordioso!! Perchè noi figliuoli di Dio siamo
stati liberati dal peccato per servire la giustizia e solo la giustizia; chi
fa della libertà ottenuta in Cristo una occasione per la carne, o un manto
per coprire la malizia, sappia quel tale che a suo tempo Dio gli farà
ricadere sul capo il male da lui fatto. E i giudizi di Dio sono tremendi! |
Peraltro,
io ho fiducia nel Signore che questa lunga lista di giudizi divini possa essere
di conforto a quanti in mezzo alla Chiesa hanno subito e subiscono soprusi,
violenze, ingiustizie, diffamazioni, e torti, da persone che rifiutano di
ravvedersi, in quanto avranno la piena consapevolezza che Dio farà loro
giustizia a suo tempo. |
Che ognuno
di noi possa dire assieme al Salmista: "La mia carne rabbrividisce per
lo spavento di te, e io temo i tuoi giudizî" (Salmo 119:120), perchè è
"beato l'uomo che si spaventa del continuo" (Proverbi 28:14 -
Diodati): "ma chi indurisce il suo cuore cadrà nella sventura"
(Proverbi 28:14 - Nuova Diodati) |
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Chi ha
orecchi da udire, oda. |
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Giacinto
Butindaro |