Ora sono un uomo libero

 

Io vengo da un’esperienza cattolica alla quale ero molto legato, da piccolo ho frequentato un seminario cattolico dei padri camillini a Roma, in Via della Camilluccia a Monte Mario, ho trascorso tre anni con loro, le mie classi medie le ho studiato con loro, dovevo diventare prete, avevo la vocazione ed ero convinto di quello che facevo e mi piaceva, oltre tutto anche mio fratello mi aveva preceduto in questa esperienza, ma lui era più avanti di me essendo più grande. Alla fine della terza media, il direttore del seminario convoca i miei genitori a mia insaputa e me li trovo a Roma. Alla presenza dei miei genitori mi comunicarono che mi mandavano a casa e che non potevo continuare perché loro erano un ordine missionario e io a causa del mio difetto fisico mi sarei trovato in difficoltà ad affrontare quel ritmo di vita. Infatti, io sono portatore di poliomielite alla gamba destra. Ho pianto molto, non potevo persuadermi, potevano dirmelo all’inizio mi avrebbero fatto meno male. Tornato a Napoli ho tentato di recuperare gli studi che avevo fatto come privatista, ma erano troppo diversi da quelli che avevo fatto in seminario e ho dovuto abbandonare gli studi spinto anche dalle necessità economiche della mia famiglia. Ho cominciato a lavorare. Nel 1966 mi sono sposato e nel 1972 mi sono trasferito a Varese con la mia famiglia. Avevo tre figli, poi è nato un quarto nell’80. Attualmente ho quattro figli due femmine e due maschi. Nel 1979 ho aperto una filiale di corriere espresso a Varese, le mie cose andavano bene, mi giravano soldi da tutte le parti, avevo perso il conto, la contabilità della ditta mi sfuggiva dalle mani, non controllavo più niente, ho comprato camion, furgoni, le banche mi davano quello che chiedevo, vivevo in un mondo irreale non mi rendevo conto della realtà in cui ero immerso, credevo di andare bene, non mi mancava niente, se qualcuno mi veniva a parlare del Signore in quel momento, io lo cacciavo via, non avevo bisogno di nessuno, ero capace di tutto, solo con le mie forze. Mi sentivo realizzato. Ma il Signore aveva il suo sguardo su di me, mi ha lasciato fare, mi ha fatto sentire grande, ero riuscito a risolvere da solo tutti i problemi economici, facendomi credere di aver realizzato anche un avvenire per i miei figli.

Dopo un po’ sono cominciati i guai, ho cominciato a realizzare che i soldi che mi giravano non erano i miei ma erano soldi che io incassavo e non distinguevo il guadagno dall’incasso. I creditori cominciavano a chiedermi gli arretrati che non avevo onorato, le banche cominciavano a chiedermi di rientrare, in poco tempo mi è caduto il mondo addosso, non capivo più niente. Era Domenica, il 20 Novembre 1982, alle ore 4 di mattina mi suonano al citofono, mi sveglio. Chi può essere mai a quest’ora? ho fatto mille pensieri.

Rispondo al citofono e mi chiedono di aprire subito. Era la polizia. Entrano in casa, mi buttano tutto per aria, mi perquisiscono ogni angolo. Io rimasi senza parole, mi tremavano le gambe, ho avuto paura. Dopo mi portano via con loro e solo in Questura mi comunicano che mi avevano arrestato con l’accusa d’associazione a delinquere mafioso con finalità di rapine armate sui TIR. Il giorno dopo mi hanno portato al carcere di Varese per poi trasferirmi a Milano e poi a Bologna, da dove partiva il mio ordine d’arresto. In carcere a Milano ho conosciuto i miei correi, solo uno di loro conoscevo già da molto tempo da quando abitavo ancora a Napoli. Questa persona abitava a Milano a lui avevo telefonato per farmi venire a prendere alla stazione per farmi accompagnare in sede della ditta con cui lavoravo, gli avevo chiesto se per favore si poteva far trovare alla stazione di Milano perché non avevo più neanche la macchina che me l’avevano ritirata per morosità. Poi gli telefonai successivamente per annullare tutto perché avevo avuto degli imprevisti.

Questa mia telefonata è stata registrata perché a mia insaputa questo mio amico aveva il telefono sotto controllo della polizia e lui aveva contatti con i suoi soci a Napoli con i quali si parlava di un certo Ciro e si raccomandavano e dicevano che stava per arrivare Ciro, mi raccomando appena arriva dagli quello e così via. Quando la mia ignara telefonata diceva sono Ciro di Varese, per la polizia non c’è stato nessun dubbio quel Ciro delle telefonate ero io. In carcere i miei correi mi avevano messo al corrente che il Ciro che si doveva trovare al posto mio era uno di Ponticelli e mi avevano fornito tutti i dettagli, mi avevano altresì avvertito dell’omertà che regna in queste situazioni e del divieto di rivelare al giudice l’identità del mio omonimo. Ho vissuto momenti terribili, in carcere mi sono ricordato della mia fede cattolica, del seminario, delle cose che mi avevano insegnato, non sapevo più che fare. Intanto dalla mia famiglia arrivavano brutte notizie, mi avevano tolto l’appalto della filiale del corriere, nel frattempo non potevo più onorare gli impegni già precari e mi hanno sequestrato tutti i mobili di casa lasciandomi solo quattro sedie e un tavolo. Vedevo la mia vita rotolare rovinosamente, senza speranza, senza avvenire. Vedevo girare per il carcere un cappellano, aveva un aspetto serio, ispirava fiducia, veniva ad invitarci di andare nella cappella del carcere ad ascoltare la messa, mi è sembrato una buona idea, ci sono andato, ma più andavo più il mio vuoto aumentava, nonostante tutti gli sforzi che faceva quel buon cappellano per ridarci un po’ di serenità, più la mia disperazione aumentava. Mi sono sentito perso, ho creduto di essere ormai irrecuperabile perché non sentivo più neanche il richiamo della fede che mi avevano inculcato da bambino. Ho toccato il fondo e ho cominciato lo sciopero della fame, tanto non mi interessava neanche più di vivere, che valore aveva la mia vita, meglio affrontare la morte.

Sono stato 20 giorni senza mangiare, pesavo ormai 47 chili. In quei giorni dello sciopero della fame mi sono rivolto al Signore, ho fatto una preghiera, ma non mi sono rivolto al signore che mi avevano insegnato, percepivo dentro di me che non era quello cui mi sarei dovuto rivolgere, ma era un altro che io ancora non conoscevo, sentivo che mi aspettava e che finalmente solo in quelle condizioni mi sarei ricordato di LUI. Ho pregato intensamente, ma non la solita preghiera che conoscevo a memoria, ho parlato, ho avuto un colloquio, mi sentivo ascoltato ho chiesto aiuto, ho detto: 'Signore se esisti, se veramente ci sei aiutami'. Non avevo mai pregato così, non sapevo neanche che ci fosse una possibilità del genere, ho sempre creduto in un signore lontano, austero, invece era lì nella mia stessa cella, era vicino al mio dolore, aspettava solo il mio grido e la mia resa.

Mi sono sentito subito bene, ho realizzato che qualcosa era cambiato nonostante tutto intorno era uguale, mi sentivo stranamente tranquillo, ho realizzato una pace e una gioia. Dopo qualche giorno ottengo gli arresti domiciliari. Non avevo detto niente neanche a mia moglie di questa mia esperienza spirituale con il Signore, non mi avrebbe creduto e mi avrebbe dato anche del pazzo. Dopo qualche mese ottengo la libertà definitiva per non aver commesso il fatto.

Ho cominciato subito a lavorare per recuperare il tempo perso, ma non mi sono mai dimenticato della mia preghiera e aspettavo una conferma di tutto quello che mi era successo. Una sera rientro dal lavoro e mia moglie mi dice: 'Sai Ciro sono venute delle persone che hanno detto d’essere evangelisti e che ti vogliono parlare'. Gli ho risposto di non dare retta a queste sciocchezze, tanto per me erano i soliti testimoni di Geova, con i quali avevo avuto uno scontro subito dopo il mio arrivo in Varese. Ma no, mi risponde, non sono come loro, sono diversi, tu dovresti incontrarli. Avevo altro per la testa e gli ho risposto che prima o poi li avrei incontrati e gli ho lasciato un appuntamento, ma naturalmente non mi sono fatto trovare, ma loro non si sono arresi hanno continuato a venire fino a che non mi hanno trovato. Abbiamo aperto un dialogo e io sicuro di metterli in difficoltà ho chiesto cosa pensavano della confessione.

Per me la confessione è stata sempre una cosa che ho accettato controvoglia, non ho mai avuto un buon rapporto e pur non condividendo dentro di me questo obbligo cattolico cercavo sempre di evitarlo e mi chiedevo come può un uomo assolvere un altro uomo dai peccati e magari l’assolutore è più colpevole dell’assolto. Non potevo mandar giù questo problema e mi chiedevo perché un Signore così grande aveva bisogno di questa funzione per assolvere i peccati, per me era assurdo accettare una così meschina soluzione ad un problema così grande. Ho posto subito questa domanda agli evangelisti pensando di metterli in difficoltà e sbarazzarmi di loro al più presto. Ma la risposta mi ha inchiodato, mi è stato letto che Dio condanna l’uomo che si confida in un altro uomo. L’unico che poteva perdonare i peccati era Dio attraverso il Sangue di Cristo. Era la risposta che io intuivo e che non avevo il coraggio di manifestare solo per mancanza di conoscenza, non sapevo che la Bibbia vietava la confessione all’orecchio del prete, per me è stata una rivelazione, mi è stato tolto un peso che da troppo tempo mi schiacciava e mi teneva schiavo di una tradizione cattolica, eppure bastava leggere la Bibbia per avere questa grandiosa notizia. Poi ho voluto continuare a chiedere, ho fatto molte domande ero avido di sapere tante cose che mi erano oscure. Ho realizzato tanta conoscenza, ho confrontato, HO CREDUTO. Dopo tanti inviti mi sono recato per la prima volta nella comunità, ho visto come pregavano, non recitavano preghiere confezionate, ma parlavano con il Signore, proprio come avevo fatto io quando ho chiesto aiuto. Allora ho avuto la conferma di aver cercato e di aver trovato il Signore, ma non un Signore morto come mi avevano sempre fatto credere nella chiesa cattolica, ma un Signore vivo con il quale puoi parlare, dialogare, litigare, un Signore che ti dà la libertà, la libertà che mi è mancata e che avevo sognato. Un Signore che esalta la tua personalità invece di opprimerla come fanno tante religioni. Ho capito veramente cosa significa essere liberi! Ho cominciato a frequentare i culti, la mia fede si rinforzava di giorno in giorno, ma più la mia fede cresceva più mia moglie era ostile, mi faceva capire che non voleva che io avessi accettato questa fede, proprio lei che mi aveva messo davanti le persone che mi hanno guidato. Non ho mai reagito, ho sempre fatto di tutto per non farla arrabbiare, ogni tanto gli parlavo della mia esperienza spirituale e spesso la invitavo a venire, lei ha sempre respinto ma io continuavo per la mia strada senza creare problemi famigliari.

Di problemi ne avevo avuti fin troppi fino a quel momento e non era il caso andarsene a cercare altri. Ma intanto pregavo per lei e per i miei figli. Intanto incalzavano ancora difficoltà economiche, io dicevo sempre che il Signore ci avrebbe aiutati e che ben presto ci saremo dimenticati di tutto questo. È arrivato il momento che la mia prima figlia si doveva sposare, mia moglie era nervosa al massimo, non si poteva neanche parlare, poi con il matrimonio di mia figlia sono aumentate le spese, io continuavo a tranquillizzare mia moglie, gli dicevo di non preoccuparsi, ma lei mi diceva che ero diventato matto, noi avevamo bisogno di soldi e io gli continuavo a ripeter di non preoccuparsi. Ma lo capisci o no, mi rimproverava mia moglie, che abbiamo ordinato l’abito da sposa e domani ce lo consegnano e non abbiamo una lira per pagare? e tu continui a ripetere di non preoccuparmi? da dove li prendi i soldi per pagare? che figura facciamo? ma tu non ti rendi conto di questo?

È stata una lotta continua. Ero sicuro che il mio Signore non mi avrebbe lasciato solo. Il giorno dopo arriva una telefonata, era pronto l’assegno di un lavoro che mia figlia aveva fatto e che il datore di lavoro non voleva pagare per una contestazione in corso. Mai più mi sarei aspettato una telefonata del genere. Siamo subito andati a ritirare l’assegno, abbiamo pagato l’abito da sposa in contanti.

Potrei raccontarne ancora di questi episodi di vita, di miracoli vissuti sulla mia pelle, toccato con le mie mani, visto con i miei occhi. Un Venerdì sera, come al solito, mi reco in comunità per il culto, prima di andare gli lancio un invito a mia moglie se voleva venire, ma per l’ennesima volta la risposta fu negativa. Eravamo proprio nel momento della preghiera, io mi trovavo in ginocchio, le mie spalle erano girate verso l’ingresso, non vedevo chi entrava, sentivo un fruscio di voci, io ero troppo immerso nella preghiera, non mi sono girato, non ho guardato, non potevo mai immaginare.

Finito il momento d’adorazione mi alzai e guardai. Mia moglie e i miei figli erano lì. Ero testimone di un altro miracolo non credevo ai miei occhi, la gioia era incontenibile. Ma il Signore non fa le cose a metà, ha continuato a benedirmi, ho chiesto il battesimo in acqua è stata ancora un’esperienza bellissima, poi ho ricevuto anche il grande dono del battesimo dello Spirito Santo, ho fatto di tutto per spiegare a mia moglie cosa era, cosa si provava, ma gli affermavo che per capirlo bisognava provare, non c’erano parole al mondo per esprimere un’emozione spirituale così intensa. Poi ha provato anche lei e mi ha detto che avevo proprio ragione, non si può spiegare in parole quella gioia che il Signore ti dona. Abbiamo vissuto ancora altri momenti, abbiamo visto miracoli nella famiglia con i nostri occhi; fra tanti il Signore ha liberato mio cognato dall’alcolismo, beveva circa cinque litri di vino al giorno, oggi non beve più, neanche durante i pasti, ho tante, ma tante cose da raccontare una più bella dell’altra.

Abbiamo continuato a lavorare, con l’aiuto del Signore, abbiamo pagato i debiti che avevo fatto per la ditta che avevo, ho pagato le banche, ho pagato i fornitori, posso camminare per Varese con la testa alta, non mi devo nascondere davanti a nessuno, il Signore mi ha liberato da tutti i miei spaventi. Sono un uomo libero. Questo è il Signore che ho conosciuto e io non mi stancherò mai di ringraziarlo e metto tutta la mia vita nelle sue mani. Quando si raccontano le meraviglie del Signore si può raccontare solo quello che le parole ci consentono, ma esse costituiscono solo la superficie di quello che il Signore ha fatto. Sono lontani concetti di una realtà che per essere capita veramente deve essere vissuta personalmente.

La mia esperienza con il Signore mi porta dunque a questa conclusione: abbiamo un DIO grande, meraviglioso, ma noi con la nostra incredulità, con i nostri dubbi, impediamo a DIO di operare. Signore accresci la nostra fede!

 

Pace a tutti!

 

Ciro Sarrubbi

 

(Testimonianza inviataci tramite e mail da Ciro Sarrubbi)

  

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